Elaborazione lutto da suicidio

Salve a tutti,
come da titolo vorrei esporvi la mia tragica situazione. Un mese e mezzo fa, l'amore della mia vita, si è suicidato e a scoprire il corpo sono stata io. Vorrei chiedere un vostro parere e ringrazio anticipatamente chi riuscirà a darmelo.
La mia reazione a questo evento è stata (a mio giudizio) un po anomala rispetto alle fasi comuni dell' elaborazione di un lutto. Mi spiego meglio: a parte la primissima fase di puro terrore che ha preceduto e seguito il ritrovamento, subito dopo ho vissuto (nell'arco temporale di 5 o 6 ore) un sensazione di distacco, come se il fatto lo stesse vivendo un' altra persona, misto a un forte senso di colpa per non esser riuscita a evitare la tragedia accorgendomi prima delle sue terribili intenzioni. La prima notte l ho passata insonne tra lacrime e disperazione, ma gradualmente dal giorno successivo sono riuscita a acquistare una cinica consapevolezza, fino ad arrivare dopo qualche giorno ad aver accettato il fatto. Il giorno del funerale mi sentivo anestetizzata, non provavo e sentivo nulla,a differenza dei genitori e amici affranti, volevo solo che tutto finisse in fretta per poter andare a casa e ricominciare a vivere. Da quel giorno mi sento come una lottatrice nella gabbia dei leoni, lotto contro i miei sentimenti che variano dalla rabbia, al dolore, alla nostalgia e alla tristezza, ma mai disperazione, forte angoscia o depressione. Riesco a dormire e non ho perso peso. Per quanto io possa avere un contesto sociale e affettivo che mi permettono di non sprofondare e risorse interiori nell'affrontare un dramma simile, vi chiedo è normale aver saltato le vari fasi che in genere durano mesi o anni e arrivare all'ultima cioè quella dell'accettazione e del ricominciare a vivere?
Ho ripreso il lavoro quasi da subito, ovviamente manco di concentrazione, sono destabilizzata e spesso mi sento stanca, ma riesco ad andare a correre e ultimamente anche a stare da sola con i miei pensieri. Vivo però nella paura che prima o poi arriverà il crollo definitivo, gli attacchi di ansia o di panico, la depressione e la malattia. Aiutatemi a capire, questo mio stato mi confonde. Io lo amavo piu della mia vita, stavamo cercando di costruire una famiglia, avevamo comprato casa, stavamo cercando di avere un figlio, mille progetti, sogni e un unica certezza eravamo felici. Poi la fine improvvisa di tutto, ma non mi sento mancare la terra sotto i piedi...Perchè?
Concludo dicendo che la nostra è stata una storia molto combattuta, nn era mai stato completamente accettato dalla mia famiglia, gli anni vissuti assieme per quanto bellissimi sono stati fonte di turbamenti e menzogne rispetto al rapporto con mia madre, ma vivevamo molto distanti e a lui poco importava del parere di una famiglia, la mia, che sentiva lontana a tutti gli effetti. L'angoscia era solo mia e forse adesso una punta di sollievo è subentrata, quantomeno non soffro più per quel l'unico neo che perseguitava la mia coscienza di brava figlia.
Aiutatemi
[#1]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, quest'uomo è quello di cui ci parlava nel consulto precedente ? sembra di sì.
Anche qui ci parla di grandi difficoltà con la sua famiglia, di anni vissuti bellissimi , ma fonte di di turbamenti e menzogne..lei conclude la sua richiesta parlando di una punta di sollievo.." perlomeno non soffro più per quell'unico neo che perseguitava la mia coscienza di brava figlia . "
Adesso è sotto choc, anestetizzata , persino sollevata, è un modo di salvarsi..non sia esigente con sè stessa che ha pagato tanto la sua libertà di donna, potrebbe farsi aiutare e potrebbe anche scrivere, scrivere i suoi pensieri per ricordare, fermare il tempo felice..
Restiamo in ascolto, con empatia..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa, innanzitutto vorrei ringraziarla per la sua tempestiva risposta. L'uomo in questione è proprio lui, colui che 15 anni fa entrava nella mi vita stravolgendomela e che con la stessa violenza ne è uscito. Purtroppo non sono nelle condizioni adesso di pensare ai nostri momenti felici, rifiuto il suo ricordo, anzi mi sforzo di pensare ai momenti piu brutti come per convincermi che in fondo non era l'uomo giusto e spesso l'unico sentimento che non rifiuto è la rabbia per avermi abbandonata. Lo so che è un modo per salvarsi, il mio problema è se mi salverò.
Sono stata da un psicologo ma non ho sentito l'empatia giusta per continuare. Prossima settimana ne sentirò un altro, ma penso che nessuno potrà darmi la garanzia che nel lungo periodo sopravviverò. Ho l'anima lacerata, scrivere mi da sollievo noto, ricevere una risposta ancora di più.
Infinite grazie
[#3]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Mia cara, nessuno può darle una garanzia , vero, però mi auguro che trovi con il Collega che scegliera' l'aiuto e il supporto per riprendersi la vita e cercare di mettere al centro lei stessa, con progetti,interessi, desideri grandi e piccoli. Non tutti i giorni della vita arrivano le grandi felicità , non sempre dipendono da noi, lei ha pagato prezzi altissimi a tutti, adesso si prenda in carico.. e cerchi per sè le piccole felicità, essere libera e scegliere lei le cose che le piacciono e lasciarsi scivolare via le nevrosi degli altri i loro costi ,i loro prezzi ..
Noi siamo qui e facciamo il tifo per lei..
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,


Non è detto che una sofferenza composta, privata, non teatrale sia inferiore o diversa da chi esterna tutto ciò che sente dopo la perdita di qualcuno.

Invece mi sembra importante che Lei riesca ad elaborare questa tragica esperienza con uno psicologo psicoterapeuta e ha fatto bene a rivolgersi ad un Collega per farsi aiutare.

La morte ci pone sempre delle domande importanti, ma qui il Suo compagno non è morto per una grave malattia o per un incidente, ma si è tolto la vita. Sono comprensibili allora sia i sensi di colpa, i sentimenti di impotenza, ma anche le molte domande che Lei in questo momento non vuole porsi. Ma forse è giusto così adesso.

Nessuno parla volentieri della morte perchè la morte ci spaventa e talvolta del suicidio c'è molto imbarazzo e paura a parlarne perchè le domande sono più numerose e i sentimenti di impotenza, rabbia, ecc... devono essere ascoltati e modulati, quindi il suggerimento che posso darLe è di rispettare i Suoi tempi e i Suoi bisogni.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Magda Muscarà Fregonese,
grazie per le parole incoraggianti. Quando scrivo che lotto ogni giorno, lo faccio non solo per frenare sentimenti che ho paura di non riuscire a gestire, ma soprattutto lotto per riuscire in questa risalita che mi vede a denti stretti affrontare ogni giorno quella quotidianità che adesso manca di elementi vitali.
Ho pagato prezzi altissimi, è vero, e trovo immensamente ingiusto soffrire ancora, anche solo un giorno in più. Fuggo dal dolore, non so se questo sia normale ed ho paura che arriverà primo o poi ad inondarmi sommergendomi violentemente come un fiume in piena.
Farò tesoro delle sue parole, le ho percepite come carezze al cuore.
Nuovamente infinite grazie
[#6]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr Pileci,
ringrazio anche lei per la sua attenzione. Da quando ho smesso di farmi delle domande il mio dolore si è notevolmente attenuato. Per quanto riguarda il colpevolizzarsi, credo sinceramente di aver superato questa fase; ciò che rimane è un sentimento di rabbia che spesso non riesco a modulare e l'impotenza di fronte ad una scelta subita e atroce in ogni suo ricordo. Un' unica domanda mi perseguita, come abbia potuto lasciare che fossi io a trovarlo, perchè non si è fatto travolgere da un treno , perchè a casa nostra, perchè non in un altro luogo, mi avrebbe risparmiato questo choc e la paura incontrollata che lo stress post trauma si manifesti a breve, visto che a quanto ho avuto modo di leggere spesso insorge dopo parecchie settimane dall'evento.
Disfunzione erettile

La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?

Leggi tutto