Parlare in publico

Buongiorno,
premettendo che sò già che ci sia bisogno anche di una psicoterapia
volevo chiedere quali sono le attività che uno psicologo/a consiglierebbe di fare a chi ha paura di parlare in pubblico per chi è timido/insicuro.
Andando in giro per internet si vede scritto di tutto di più, PNL, teatro , corsi di 3 4 giorni in cui si viene buttati a parlare in pubblico, corsi di animazione ecc ecc........ma io volevo chiedere un parere "scientifico" su qual'è l'attività più indicata.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Ha già scritto in questo consulto.

https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/463470-meditazione-e-training-autogeno.html


Deve rivolgersi ad un nostro collega per diagnosi del suo disagio, la terapia viene molto dopo.


Se rimane online e cerca su internet le rimarrà la problematica

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>teatro , corsi di 3 4 giorni in cui si viene buttati a parlare in pubblico, corsi di animazione ecc<<
queste attività potrebbero non essere adatte al miglioramento del suo benessere psicologico e non possono assolutamente sostituire l'intervento psicologico.

Un parere scientifico implica una valutazione approfondita del caso e un'eventuale diagnosi, dopo di che la messa in atto di un intervento specifico, anche focale.

>>quali sono le attività che uno psicologo/a consiglierebbe..<<
è importante comprendere che lo psicologo NON consiglia "attività", ma favorisce la consapevolezza e il miglioramento delle abilità, in questo caso sociali, del cliente/paziente.

Comprendo che per lei potrebbe essere più facile ricevere suggerimenti piuttosto che affrontare realmente le sue difficoltà, ma non credo sia la strada migliore da percorrere.

Nel precedente consulto ha scritto di aver fatto cinque anni di psicoterapia. Sono a mio avviso molti per continuare ad avere queste difficoltà.
Cosa secondo lei non ha funzionato?
Per quale motivo ha iniziato la psicoterapia?






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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dopo
Utente
Utente
Io ho iniziato la terapia perchè mi sono reso conto di non essere in grado di affrontare certe situazioni come per esempio il parlare in pubblico, ho la consapevolezza di essere insicuro.
Probabilmente la terapia non ha funzionato perchè io mi aspettavo di guarire completamente dalla mia insicurezza o di non provare nessuna emozione di fronte ad un gruppo di persone quando espongo qualcosa.....insomma credo di avere idee di perfezionismo forse un pò eccessive.
La psicologa diceva sempre che io avrei dovuto passare all'azione oltre che capire in teoria i miei problemi, eppure a me sembrava di non essere stato del tutto fermo , di non agire.
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Dr. Enrico Cazzolino Psicologo, Psicoterapeuta 26 1
Gentile Utente,

è sicuramente ampia - in rete e fuori - l'offerta di corsi che promettono di cambiare rapidamente alcuni comportamenti organizzativi specifici: ad esempio, condurre più efficacemente le riunioni o effettuare presentazioni più incisive.
Tecniche derivate dal teatro o semplici pratiche di comunicazione persuasiva per la vendita, sono proposte in aula anche da trainer che non hanno una preparazione in Psicologia. In generale, tali "attività" operano ad un livello piuttosto superficiale dei rapporti interpersonali e tendono a dare esiti molto circoscritti nelle capacità allenate e nella durata dei miglioramenti nel tempo. Lavorare su postura e respirazione durante un discorso in pubblico può forse aiutare, così come organizzare meglio i contenuti di una presentazione.
Ma questo tipo di training comportamentale non risponderebbe, credo, alla sua richiesta.

Uno Psicologo o uno Psicoterapeuta potrebbe effettuare con Lei, invece, un'analisi delle sue relazioni - formali e non - in ambito lavorativo (in quali situazioni e con quali segni si manifesta l'insicurezza? ci sono rapporti professionali più "difficili" di altri? che emozioni e che sentimenti accompagnano i momenti più critici?) aiutandola a formulare risposte autonome e ad ipotizzare obiettivi di miglioramento realistici e personali, che tengano in considerazione l'unicità della sua storia e delle sue esigenze.

A questo lavoro d'indagine preliminare potrebbe seguire un intervento di sostegno psicologico alle capacità relazionali, per rispondere in modo più sereno alle richieste sociali dell'ambiente di lavoro.
O ancora, se necessario, potrebbe avviare un percorso di aiuto più profondo e specialistico, guidato da uno Psicoterapeuta.

Spero che queste note - nei limiti del "mezzo web" - possano esserLe d'aiuto per un primo orientamento. Comunque, mi unisco ai colleghi nel consigliarLe di non limitarsi alla raccolta di informazioni online, raccomandando di fare riferimento solo a Professionisti qualificati.

Un cordiale saluto,

Enrico Cazzolino
Psicologo Psicoterapeuta
psicoterapiaipnotica.net

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>io mi aspettavo di guarire completamente dalla mia insicurezza o di non provare nessuna emozione di fronte ad un gruppo di persone quando espongo qualcosa..<<
le insicurezze non sono una "malattia" quindi vanno gestite e risolte, non curate. Non si può non provare emozioni, sarebbe quantomeno innaturale non crede?

Il "perfezionismo" va ridimensionato, altrimenti diventa un'autocastrazione che le fa evitare appunto di agire e quindi di migliorare la sua condizione sperimentando qualcosa di diverso dal suo solito modo di essere.

Su cosa avete lavorato in questi anni di terapia?





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Dr. Enrico Cazzolino Psicologo, Psicoterapeuta 26 1
Un piccolo commento aggiuntivo: le persone più efficaci nel parlare in pubblico, di solito, non eliminano le proprie emozioni dalla scena, ma le utilizzano come uno strumento per "avvicinarsi" a chi ascolta, ottenerne l'attenzione, comprenderne le reazioni.
Potrebbe trovare qualche esempio di questo tipo nel suo stesso ambiente di lavoro. Provi ad osservare bene, pur senza "copiare" lo stile di altri: è forse il primo passo per costruire - nel tempo, con pazienza - un suo modo personale di esprimere idee (ed emozioni) in modo originale e naturale, benché (o in quanto) imperfetto.

Saluti ed auguri,

EC

[#7]
dopo
Utente
Utente

Il lavoro con la psicologa è stato fatto sul rapporto esistente tra me e i miei genitori, ho capito da dove derivano i miei problemi insicurezze , si parlava di come io mi rapportavo agli altri ma spesso la psicologa mi diceva che io non facevo le cose in pratica e che mi limitavo ad averle capite in teoria.
Comunque sia questa mattina ho contattato un altra terapeuta con la quale riuscirò ad iniziare un altra terapia (anche se ormai non ho grandi speranze,vista l'esperienza precedente dei 5 anni) tra un mese circa, ma nel frattempo stavo cercando qualcosa diciamo come ""coadiuvante"" alla psicoterapia.

E' stato detto che tutti provano emozioni quando si trovano a parlare in pubblico , io sinceramente vedo persone che sono lì a parlare tranquillamente e di certo non vedo persone che scappano di fronte a queste situazioni come faccio io.

Il massimo della paura poi lo sento quando questo parlare in pubblico è relativo a situazioni lavorative , sento tanta agitazione da non capire più niente e spesso mi assento in queste situazioni.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>vedo persone che sono lì a parlare tranquillamente e di certo non vedo persone che scappano di fronte a queste situazioni..<<
lei vede persone che riescono a gestire bene le loro emozioni e hanno, probabilmente, un'immagine integrata di sé.






[#9]
dopo
Utente
Utente
Spero tanto di non dover aspettare altri 5 anni per riuscire anche io a gestire le mie emozioni ed avere un 'immagine integrata di me.
In realtà ho anche qualche dubbio sul fatto che le psicoterapie funzionino per tutti, visti i miei risultati avuti dopo 5 anni di psicoterapia.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Bisognerebbe comprendere se la terapia intrapresa era adatta alla sua problematica. Cinque anni di trattamento sono un tempo troppo lungo (con o senza risultati) e probabile indice di dipendenza.






[#11]
dopo
Utente
Utente
E come si fà a sapere se una terapia è adatta alla propria problematica? Nel mio caso (insicurezza e paura di parlare in pubblico) quale potrebbe essere quella giusta?
Quale dovrebbe essere una ragionevole tempistica che non sfoci nella dipendenza?
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Non esiste una terapia giusta, ne un tempo uguale per tutti, la psiche ha tempi soggettivi.

Esiste però una relazione adeguata.

Un terapeuta che la fa sentire a suo agio, capace di creare un clima di empatia e di accoglienza non giudicante, elementi centrali per attuare una cambiamento.

Provi a chiedere qualche altro colloquio ad un altro terapeuta con una formazione diversa.

Le sue difficoltà nel parlare in pubblico saranno un epifenomeno di tanto altro, immagino.
[#13]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Lei chiede: "... come si fà a sapere se una terapia è adatta alla propria problematica?... "
Se la psicoterapia NON ha risolto il problema specifico che ha portato il pz. in terapia, allora NON va bene. Però io sono d'accordo con quanto la Sua psicologa Le aveva suggerito, e cioè di passare all'azione, perché la sola consapevolezza non genera un cambiamento. In altre parole, per imparare a parlare in pubblico ad esempio, si può concordare con il terapeuta una scaletta di azioni da compiere e che riescono a spezzare tutti i timori del pz (es paura del giudizio, di fare brutta figura, di non saper che dire, di arrossire, ecc...).

Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html

Posso chiederLe se e quali difficoltà ha incontrato nella terapia e nello specifico nel mettere in pratica ciò che la terapeuta Le ha detto?

Anche a me cinque anni di psicoterapia sembrano un periodo di tempo troppo ampio per risolvere problematiche come le Sue. E' anche vero che molto dipende dalla MOTIVAZIONE del pz al cambiamento.

Avete discusso in terapia anche di questo e cioè della Sua motivazione al cambiamento?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#14]
dopo
Utente
Utente
Sinceramente proprio senza agire non mi sembra di essere stato durante la mia vita, ho vissuto da solo in altre città ho preso 3 lauree(ho sempre fatto gli esami universitari come ultimo della lista per avitare di avere la folla dietro di me) ho fatto diversi lavori anche se saltuari che non prevedevano il contatto con il pubblico.......ma la psicologa insisteva sul fatto che io avevo provato troppe poche volte le situazioni che mi facevano paura per poter dire che non potevo più cambiare.
Il rapporto con la terapeuta era molto buono, sono riuscito a parlare di me in tutto e per tutto , la motivazione c'era , non ho incontrato difficoltà a raccontarmi, solo che lei diceva sempre che io avrei dovuto trovare un lavoro concreto e buttarmi nelle situazioni e non vivere come più o meno uno studente universitario con un lavoretto stagionale. (ho iniziato l'università a 29 anni).
Proprio ieri sera per esempio nel trovarmi a parlare(per 5 minuti circa, dovevo semplicemente leggere un foglio) in mezzo ad un gruppetto di 13 persone ho iniziato a sentire le orecchie che iniziavano a bollire e che verso la fine parlavo più velocemente per finire prima.....e quasi sempre così, altro esempio è stato un convegno a cui sono stato proprio per via del fatto che volevo ""sfidarmi"" ho deciso di mettermi in seconda fila , c'erano 200 persone circa, finchè parlavano i relatori tutto ok, appena hanno detto che sarebbe stato un convegno interattivo ho iniziato a sentirmi male , sensazione di svenimento e/o di derealizzazione
(forse) dopo 10/15 minuti è passato ma stavo per andarmene.
Io cerco di far qualcosa ma la sintomatologia che mi si presenta mi fà desistere e mi fà scappare , non ho ancora capito se è più o meno ""normale"" o fisiologica avere questa sintomatolia di fronte ad una situzione temuta.