Ansia, depressione e isolamento

Salve, soffro da sempre di ansie ingiustificate in qualsiasi contesto, confronto, prova, test.
Da che ho memoria son sempre scappato da qualsiasi situazione potenzialmente difficoltosa.
Tutto è iniziato nel periodo dell'adolescenza e delle scuole superiori. I pochi amici che avevo erano quelli che mi portavo dietro dalle medie e con cui i rapporti si sono deteriorati poco alla volta. Passavo il tempo ad ascoltare musica ricercata, sempre più estrema e a guardare film filosofico-intellettuali con cui tentavo di nutrire sfere esistenziali che sentivo aver bisogno di colmare in quel periodo. In quegli anni ricordo che sognavo di condividere le mie passioni con qualcuno, senza mai aver trovato nessuno.
Parlando del presente e prima degli ultimi mesi e dell'ultimo anno, ho sempre tentato di assolvermi e nascondere i problemi che si sono via via accumulati, ma guardandomi adesso indietro vedo la mia vita come una serie lunga di occasioni mancate, appuntamenti e impegni annullati all'ultimo minuto.Quello che faccio è rifugiarmi nella sicurezza di casa o di un luogo sicuro. Entrare in un bar per comprare un pacchetto di caramelle? Magari lo faccio ma quanti pensieri, quante titubanze. Prendere il bus e andare dall'altra parte della città? Faccio anche questo, ma quante ansie e poi quella gente che osserva? Cosa vuole in realtà? Cos'hanno da guardare? E così a ruota nei rapporti con medici, "autorità", persone sconosciute, insegnanti ecc.: Queste ansie hanno pesantamente condizionato e invalidato i miei percorsi scolastici e lavorativi. Divento estremamente ansioso all’idea di intrattenere un rapporto che imponga per sua natura un distacco (lavoratore / datore di lavoro, paziente / medico ecc) e mi sento spesso debole, sbadato e disorientato all’infuori della mia zona di comfort. Ho quasi l’impressione di non controllare quello che dico e di apparire stupido e “lento" con sensazioni di difficoltà nell'articolare dei pensieri che mi rappresentino e che facciano valere le mie ragioni e i miei bisogni.Due anni fa ho mi son fatto coraggio e ho vissuto un anno all'estero in cui ho lavoricchiato. Anche lì ovviamente le mie ansie hanno continuato a seguirmi. Ho conosciuto da subito una ragazza anche lei con diversi problemi e con cui ho instaurato da subito un rapporto molto profondo, ma dannoso per esclusività e dipendenza reciproca. Passavamo 24/24 insieme e spesso ad autoanalizzarci, vedendo poche altre persone e molte volte tentando di annullare le nostre ansie e problemi con stati di alterazione e di eccessi (marijuana quotidianamente, molto alcool e solo 3-4 volte droghe pesanti un arco di tempo ravvicinato) che non hanno fatto altro che accrescere le mie difficoltà nei momenti di lucidità, e fatto implodere il nostro rapporto.
Il motivo della relazione con questa persona è presto spiegato: fondamentalmente le persone, i loro bisogni e i rapporti che intrattengono tra di loro non mi piacciono. Potrei definirmi asociale o misantropo, ma in realtà sono molto selettivo.Troppo. A livelli estremi.
E' come se avessi una naturale predisposizione ad entrare in sintonia soltanto con persone a loro volta problematiche e con conflitti, ansie o tarli ma soltanto se declinate in salsa nichilista.
Ho sempre avuto una visione ironicamente cinica della società, delle relazioni e della vita in generale che mi appare come una enorme rincorsa verso la morte che vede i partecipanti mettersi in difficoltà tra di loro in un mare di ipocrisie, false apparenze e tornaconti personali consci o inconsci.Rapportarmi con persone "non problematiche" e diverse da questa sommaria descrizione è per me sempre stata un impresa complicatissima. In società mi sento come se il mio vero io comandasse una marionetta del mio io visibile e questo non fosse mai se stesso ma una recita che impiega uno sforzo mentale e fisico incredibile per essere messa in scena.Nell'ultimo anno in particolare, dopo esser tornato in italia, attraverso una depressione molto forte che ha annullato in me qualsiasi forza di volontà rendendo le giornate una serie infinita di ore passate tra sonnolenza e anedonia. Ho spesso pensieri ossessivi anche suicidi, conversazioni interne che si accavallano per ore una dopo l'altra su quella che è la mia condizione e sui miei problemi.Negli ultimi due mesi ho anche avuto costanti dolori al plesso solare ancora in fase di indagine ma che a prima diagnosi (analisi, ecografia ecc.) sono stati giudicati dal mio medico (che non è a corrente dei miei probemi e della mia depressione) come psicosomatici, che mi hanno fatto ripiombare in un baratro ancora più profondo.
Vorrei tentare di prendere in mano la mia vita e e inizierò una terapia nonostante molte (ovvie) resistenze.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, per fortuna ha deciso di farsi aiutare, perchè penso che sia necessario davvero..Dai problemi di ansia , depressione si esce, ma è necessario un percorso con un Collega de visu ed anche , spesso, con un leggero supporto farmacologico, sono troppi anni che questa situazione si trascina..Avrà così modo di riflettere sulla sua storia , sui suoi modelli di riferimento , sulla sua educazione.. abbia fiducia , le faccio molti auguri..
Restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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dopo
Utente
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Grazie per il supporto Dottoressa. Da quando vedo questo vissuto come un problema, qualsiasi tipo di parola mi è di conforto. Quello che mi spaventa e che riempie la mia testa di quesiti, ansie e questioni ossessive è il conoscere in maniera molto lucida la natura di questo vuoto. Fondamentalmente la mia è, credo, sempre stata una depressione di tipo esistenziale al confine tra patologia e normalità. Ho sempre avuto una naturale inclinazione per gli outsider (scrittori, autori ecc.) e mi rendo conto che le vite di queste persone sono spesso state laghi di sofferenze e continui crolli emotivi. "Curarmi" la vedo come la negazione di me stesso e di quello in cui (non)credo. Il mio è un urlo di vita e allo stesso tempo di morte e tutto questo crea un cortocircuito di pensieri, ossessioni e dicotomie che spesso ho l'impressione portino alla pazzia.
L'unica ancora di salvezza la vedo come il riuscire a convivere con la realtà in quanto tale e riuscire da questa sorta di delirio metafisico che spesso mi imprigiona al vuoto, all'abulia e riempie le mie giornate di paranoie e ansie. Riuscire ad accettare il non senso ed essere almeno funzionale nel quotidiano superando ansie e paure.
Grazie
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