Non so se lasciare il mio ragazzo

Salve,
dopo giorni di dubbi e domande, ho bisogno di un consulto.
Sto con un ragazzo da quasi due anni, ma sono confusa riguardo ai sentimenti che provo per lui.
All'inizio uscivo con lui senza essere troppo convinta di voler intraprendere una relazione, dato che ero delusa da un rapporto precedente.
Col passare del tempo però ho cambiato punto di vista e siamo diventati una coppia. All'inizio mi sembrava tutto bellissimo, andavamo d'accordo, non riuscivamo a stare separati per più di qualche giorno.
Tanto eravamo legati che ha iniziato a parlarmi dei suoi problemi familiari, confessandomi che ero la prima persona con cui si apriva. La situazione che ha alle spalle è molto complicata: una famiglia distrutta dai problemi di alcol della madre, un padre totalmente assente nell'infanzia, le sorelle dall'altra parte del mondo che hanno tagliato i ponti con tutti.
Questo fatto non fece che avvicinarci; cercavo di aiutarlo il più possibile e rendermi sempre disponibile per parlarne e cercare di farlo stare meglio.
Da più di un anno tuttavia lui si è trasformato completamente. Stavamo tornando da una cena insieme, e lui mi costrinse ad avere un rapporto anche se non ero d'accordo, rispondendo al mio 'no' arrabbiandosi e dicendomi che nelle coppie normali 'deve essere così'.
Stessa situazione in altre occasioni, come in vacanza.
Mi sono sentita degradata e offesa, gliene ho parlato e lui ha cambiato i discorsi, facendomi credere che faceva tutto questo esclusivamente perchè io stessi bene.
Il rapporto si è incrinato ulteriormente: ormai non c'è quasi più comunicazione, sento di non avere più la libertà di esprimere quello che penso e di non poter condividere con lui cose per me importanti (dato che quando gli stavo parlando di un avvenimento significativo della mia infanzia si affrettò a dirmi di stare zitta perche lo infastidiva conoscere il mio passato).
Recentemente abbiamo discusso perchè ho raggiunto l'esasperazione e, come sempre, lui ha fatto la vittima, facendo ricadere tutte le colpe su di me.
Gli ho chiesto una pausa, ma ora, lontana da lui, non riesco a pensare alle volte in cui mi ha trattata male, ma solo ai bei momenti che abbiamo passato insieme e al fatto che lui senza di me si sentirebbe sicuramente perso.
Io non mi sento di dire che non lo amo più, ma al tempo spesso percepisco che probabilmente il mio amore si è trasformato in profondo affetto e, per quanto possa forse sembrare brutto da dire in una coppia, compassione.
Gli ho proposto di chiudere la storia, rimanendo comunque in buoni rapporti per continuare a stargli vicino, ma infantilmente ha reagito mettendosi a ridere in modo forzato e dicendomi che lui non vorrà mai essere mio amico.
Io sto molto male per questo, mi sento in colpa per non aver saputo riconoscere dei segnali che magari mi avrebbero mostrato il suo vero stato d'animo e non so veramente come comportarmi, dato che vorrei che rimanesse nella mia vita.
Sono molto confusa. Grazie in anticipo per le vostre risposte.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazza,
sembrerebbe questo un rapporto sperequato e non sano.
Lei prova compassione per questo ragazzo, ma si dovrebbe chiedere come mai si vorrebbe porre o si è posta nel ruolo di crocerossina.
Se il ragazzo in questione avesse problemi casomai sarebbe con uno specialista che dovrebbe risolverli.

Proverei a riflettere su quanto la spingerebbe a voler mantenere questo ragazzo nella sua vita. Perché continuare a voler aiutare chi pare centrato su sé, sui propri problemi e non disposto ad ascoltare l'altro? Chi pretende intimità non gradite, né desiderate? Secondo quale diritto?

E' la sua prima relazione sentimentale?
Come va la sua vita altri ambiti, famiglia, amici, studio/lavoro?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Buonasera e grazie per la risposta,
credo di sentirmi in dovere di aiutarlo poichè sono l'unica al di fuori della sua famiglia a conoscere i suoi problemi. Gli ho suggerito più volte che però, non essendo io in grado di dargli l'aiuto di cui vedevo che aveva bisogno, avrebbe fatto meglio a parlarne con qualche professionista, anche solo per il fatto di non doversi tenere tutto dentro.
E' la prima relazione seria della mia vita. Per il resto ho sempre vissuto una vita felice, ho ottimi rapporti, sia con la famiglia che con gli amici e i compagni universitari.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<credo di sentirmi in dovere di aiutarlo poichè sono l'unica al di fuori della sua famiglia a conoscere i suoi problemi....avrebbe fatto meglio a parlarne con qualche professionista>

Non si carichi di un ruolo pesante e che non le compete né ne avrebbe il dovere, la sua buona volontà non può sostituire le competenza di un professionista..
Al contrario di quanto si potrebbe credere, cercare di aiutare l'altro per un certo genere di problemi o disagi potrebbe non solo non potrebbe sortire gli effetti sperati, ma anche involontariamente portare proprio a non risolverli mai.
Ad esempio non rivolgendosi a chi di dovere, appoggiandosi all'altro e facendone il "materasso " sul quale sfogare i propri problemi, senza naturalmente risolverli. Oltretutto anche il suo benessere (di lei che scrive) ne potrebbe risentire.