Insicurezza e ansia

Salve.
E' da febbraio che sto avendo problemi all'università (continui fallimenti con un esame) e nella vita personale.
Premetto che non ho grossi disturbi fisici: tuttavia ho l'ovaio policistico per cui ho ricominciato a prendere la pillola anticoncezionale da qualche giorno, e sono portatrice sana di anemia mediterranea.
Sono sempre stata una persona timida e molto sensibile.
L'anno scorso ho iniziato l'università e mi sono trasferita in una grande città, lasciando il paese, la mia terra e i miei amici. Il distacco, già non facile, è stato aggravato da altre cose:
- un furto subito a soli 15 giorni dal mio trasferimento;
- quasi 6 mesi vissuti in una casa con la padrona, con cui si litigava sempre, a volte arrivando a minacce (io di denuncia, lei di sfratto)
- un aumento della mia insicurezza, mi sentivo sotto pressione perchè ero indietro e dovevo recuperare il tempo perso, inoltre i miei colleghi di facoltà mi sono subito sembrati più bravi, capaci e sicuri di me ( e forse lo erano davvero), e ciò mi ha portato a poche relazioni strette da quel momento ad oggi.
Posso dire con certezza che qui non ho amici: ho sì stretto conoscenze, ma non mi confido con nessuno davvero e nessuno in realtà può aiutarmi.
Gli esami comunque stavano andando, ma nonostante ciò non riuscivo a fare il passo più lungo della gamba: ero sempre e costantemente indietro.
Un esame particolarmente difficile mi ha bloccata: lo provo in continuazione, sono preparata e mi sento anche sicura, tuttavia davanti a quel foglio bianco succede questo: panico, improvviso blackout, non ricordo più niente, mi viene da piangere e sento la mia voce che dice :' tu non ce la farai mai'. Non riesco a reagire. Una volta finito però, se mi sottopongono gli stessi quesiti so rispondere: certo, ormai la prova è finita!
La solitudine e le difficoltà mi hanno resa vulnerabile: non sono più in grado di stringere amicizia, non parlo quasi con nessuno. Non ho conosciuto più nessun ragazzo dal lontano 2012 , non mi sento carina, ho profonda vergogna (del mio aspetto, del carattere, dei miei insuccessi) e quando mi presentano a qualcuno scappo via per non dire che sono indietro con gli esami.
Non posso avere la borsa di studio per questo, e ciò mi fa vergognare anche davanti ai miei genitori che fanno di tutto per farmi star bene e non farmi pesare ciò. Spesso però mi sentono delusa, piango spesso con loro e da sola, e provo un senso costante di impotenza, inferiorità e rabbia.
Ho preso almeno 5 kg quest'anno, ora sono a dieta e li sto perdendo. Ma sono comunque demotivata, triste, apatica, e dimostro coi miei discorsi il doppio dei miei anni.
So che sto buttando la mia vita. Ho appena iniziato un percorso con una psichiatra, che però ancora non si è sbilanciata su di me.
Questo disagio ha un nome? Sono solo suggestioni o forse c'è davvero qualcosa?
Vi ringrazio in anticipo, e buona giornata.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

da quanto tempo hai iniziato un percorso con la psichiatra?
Dici che non si è sbilanciata sulla diagnosi, ma che cosa ti ha restituito la psichiatra sul tuo disagio?
Quando la rivedrai nuovamente?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per aver risposto così presto!
Ho appena iniziato, ho fatto solo una seduta e tra qualche giorno ho la seconda.
La psichiatra ha detto che vuole iniziare con me un percorso di psicoterapia per aiutarmi a far uscire fuori questo malessere interiore: comunque mi ha subito fatto parlare dei problemi relazionali, il perchè dei fallimenti in amore e del blocco che dura ormai tre anni. Inoltre ha voluto che le descrivessi precisamente cosa succede durante quell'esame, e cosa penso mentre lo faccio.

Mi ha fatto capire che probabilmente soffro di ansia (credo da prestazione), e in quel momento esce fuori tutto ciò che mi ha danneggiata nell'ultimo periodo.
[#3]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>Questo disagio ha un nome?<<
non è importante così tanto dare un nome al suo disagio, cambierebbe poco, credo sia importante invece comprenderne le cause per poi intervenire per cercare di modificare i suoi comportamenti e atteggiamenti.

Se la psichiatra che l'ha visitata, ancora non ha definito il suo caso difficilmente questo può essere fatto da noi a distanza e senza una conoscenza diretta.






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#4]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Cara Ragazza,
Sembrano delle crisi a cascata:
Immagine allo specchio
Autostima
Aspetto relazionale
Affettivo
E blocco dello studio....

Si è già messa in cammino chiedendo una prima consulenza, questo suo malessere necessità un ascolto attento ed empatico.

Mi chiedo come e se è stata amata da bambina?
Le è stato mai detto brava e bella?

La policistosi ovarica la fa sentire inadeguata sul piano della femminilità?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#5]
dopo
Utente
Utente
In famiglia mi hanno sempre amata, io ero l'orgoglio dei miei genitori e dei parenti, dicevano che ero brava e in gamba e che avrei potuto fare qualsiasi cosa nella vita.
Purtroppo in piena adolescenza i problemi ormonali mi hanno causato problemi, ho avuto l'acne per tanti anni e la gente mi prendeva in giro per questo; poi a volte anche perchè sono bassa. Ma la cosa che più mi faceva male era chi si avvicinava chiedendomi :"stai bene? Ti vedo un po' pallida!". Ho scoperto ufficialmente di essere portatrice solo a 18 anni, ma certe cose in famglia si sanno: sono molto chiara di carnagione ma ho sempre fatto sport e mi sentivo sana.
Certe cose mi hanno causato molta sofferenza da ragazzina.
[#6]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
La sofferenza può servire se elaborata adeguatamente....nel tempo, poi, rinforza.

Essee portatrici sane non comporta delle gravi difficoltà o limitazioni, si puó tranquillamente svolgere una vita normale, non è una patologia!
[#7]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio molto.
So che non è affatto una condizione grave, infatti ho scoperto di esserlo solo da grande, ma comunque per la gente "normale" forse risulto sempre un po' malaticcia.

Io penso che questo periodo sia associato ad una crescita, sto diventando davvero adulta e questo comporta una fase di crisi e cambiamento: non posso più essere come prima! Solo che cambiare mi risulta molto difficile e non riesco a farlo sola.
Ormai varie volte al giorno mi capita di piangere per nessun motivo: semplicemente penso ai miei genitori, o a ciò che sto perdendo di bello facendo così.
[#8]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Crescere non è facile.
Comporta trasformazioni, fatiche, lutti e rinascite ....

Vedrà che crescere poi, superata la mareggiata, non è poi così male....

Coraggio e, se ne sente il bisogno, si faccia aiutare
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