Strano problema con la mia ragazza

Salve,
Ho 28 anni, sono fidanzato da 2 anni con una ragazza di 24. Il rapporto è (apparentemente) soddisfacente sotto tutti i punti di vista: abbiamo gli stessi interessi, lo stesso senso dell'umorismo, la stessa estrazione culturale e abbiamo un'ottima intesa sessuale. Il rapporto è gioco, ridiamo, io gioco a corteggiarla un giorno sì e l'altro pure.
Ultimamente, stanno accadendo degli episodi strani.

Racconto l'ultimo episodio, poi vi esporrò le mie ipotesi. Qualche tempo fa ha intrapreso un nuovo progetto, in merito al quale mi ha chiesto aiuto "tecnico" (materialmente, la creazione di un sito e la sua promozione). Lei ci teneva moltissimo quindi io mi sono impegnato, nonostante la mia assolutamente non felice situazione personale e la cronica mancanza di tempo: lavoro molto, assisto mia madre che purtroppo è molto malata. Tutti problemi che lei conosce perfettamente e in merito ai quali lei ha sempre mostrato il giusto tatto, un supporto silenzioso ma molto molto utile.
A un certo punto, di punto in bianco, lei esplode in lacrime e mi fa delle accuse. "Non mi hai supportata abbastanza, mi aspettava un supporto diverso, avrei voluto partire prima, dovevi accorgerti di quanto ci tenevo, non hai capito il mio entusiasmo". E così via. Questa cosa mi fa imbestialire per due motivi.
1. Io il lavoro l'ho fatto, in sua presenza, ma alla fine lei non ha proseguito con la SUA parte di lavoro. Io non l'ho pressata, d'altronde il progetto era suo.
2. Mi reputo una persona abbastanza forte e solida. La mia situazione personale e il carico di responsabilità che io stesso mi sono assegnato (in famiglia le decisioni le prendo io, e sono spesso decisioni molto molto importanti)... Ogni tanto mi sento schiacciato. Un giorno, in un momento di particolare stress emotivo, le ho confidato che ho paura che, in virtù dei miei problemi, non riesca a essere un buon fidanzato, ad accudirla, a supportarla come merita. Lei quel giorno mi ha consolato, ma... Questo è evidente: l'accusa che mi ha rivolto di recente verteva proprio su questo: la mia incapacità, la mia cecità e così via. Sul piano irrazionale, mi sono sentito tradito: io le rivelo un mio complesso e lei mi pone un accusa agitando quello stesso complesso?
L'ho resa consapevole di questo mio sentire, e si è arrabbiata sul serio. "Se pensi non sia una buona confidente, allora prenditi una pausa di riflessione". La cosa è rientrata dopo qualche ora, ma io rimango disorientato e arrabbiato.

Questo è l'episodio. Ma è solo uno dei tanti. Lei fa sempre così: inizia rivolgendosi male a random (con un tono sgarbato), fa riferimento a un "qualcosa" che dovrei capire e non riesco a capire, poi sbotta, secondo me a caso, e mi accusa.

Mi chiedevo. Perché fa così? Si trova male con il mio carattere? Ha una necessità "organica" di litigare? Preciso che, non so se può servire, io sono il tipo junghiano ISTJ-ESTJ e lei un ENFP.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

ho letto anche altri Suoi precedenti consulti e mi spiace molto per la situazione che sta affrontando a causa della grave malattia di Sua mamma.
Le auguro che questi mesi possano trascorrere per quanto possibile sereni, se saranno davvero gli ultimi, ma prima di tutto che possa accadere qualcosa di inaspettato e che le cure alle quali Sua madre si sta sottoponendo diano un esito diverso da quello che vi state purtroppo attendendo.

In questo clima familiare, nel quale Lei si sta facendo carico di tante (troppe) cose praticamente da solo, immagino che non possa avere anche tutto il tempo e le energie da dedicare al Suo rapporto di coppia - come invece avrebbe se non ci fossero altri problemi.
Per questo ritengo lodevole il Suo impegno in favore della Sua ragazza e del suo progetto e penso che non sia il momento di ricevere critiche nè di fare analisi su quanto sia stato o meno presente, perchè ha ben altro a cui pensare.

E' possibile che la Sua fidanzata provi gelosia per l'attenzione che Lei deve rivolgere al problema di Sua madre e che per questo si comporti in maniera (mi sembra) piuttosto egoista e anche incoerente (chiedendoLe aiuto per poi non svolgere la propria parte di lavoro)?
O magari è agitata anche lei per quello che sta succedendo e questo la porta a non essere serena e a non riuscire a starLe accanto senza avere richieste che La carichino di ulteriori pesi?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille dell'augurio, è una speranza anche nostra ovviamente.

Non voglio giustificarla, però lei non ha mai comportamenti egoistici, anzi. Solo che ogni tanto se ne esce con queste sparate, che in quel caso mi hanno ferito, dal momento che puntavano il dito esattamente sul mio complesso. Ha specificato quasi subito che non voleva fare un collegamento sul mio (secondo lei) scarso impegno nel suo progetto e la mia presenza come fidanzato, che si è affrettata a giudicare ottima. Il fatto che non ha pensato alle conseguenze di quello che diceva, però, mi fa arrabbiare uguale.

Credo che pure lei sia disorientata per quello che mi sta accadendo nella mia famiglia, sebbene da qualche mese la stia coinvolgendo quasi per nulla, per non generarle pressione (io, comunque, con qualcuno dovrò pure confidarmi, e da questo punto di vista penso sempre a lei).

Sulla gelosia nei confronti di mia madre, onestamente non credo. A pelle non saprei dire perché, ma credo proprio di no.

Può darsi che sia qualcosa del suo carattere che la spinga a sentirsi offesa, svalutata, non considerata abbastanza? Ci sono indizi che possano farmi capire che il motivo è realmente questo?

La mia sensazione è che si imponga di comportarsi bene, in questo caso lasciando i miei spazi nei momenti più concitati della mia vita familiare, per poi esplodere a random, perché non ce la più. C'è modo per risolvere questa situazione?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
E possibile che proprio a causa del rapporto profondo che Vi lega avvenga fra voi quella che si definisce "identificazione proiettiva" .
E' un meccanismo di difesa in base al quale due persone unite a un livello inconscio riversano uno sull'altro le parti disconosciute di se' , obbligando l'altro ad agirLe.
E sembra funzionare perfettamente fra voi perche' il problema dell'uno diventa un carico emotivo dell'altro.
Questo meccanismo di difesa fa parte dell'approccio psicodinamico che Lei mi sembra padroneggiare avendo definito i vostri tipi psicologici junghiani.
Che ne pensa?
Potreste parlarne e se davvero doveste non essere in grado di gestirvi da soli, chiedere un sostegno psicologico ad hoc.


Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta.

Certo, potrebbe anche essere. Ma in questo caso, chi starebbe manipolando chi? Può essere che cerchiamo di manipolarci a vicenda?

A dire il vero non sono così esperto, mi ricordo dell'identificazione proiettiva come un processo attraverso il quale un individuo manipola l'altro, affinché questi produca quegli atteggiamenti che il manipolatore disprezza, ma che in verità fanno parte della sua sfera emotiva.

Se ci rifletto, le parti di lei che non mi piacciono sono l'instabilità emotiva, la tendenza ad annullarsi per non farmi pesare le cose (salvo poi esplodere, come accade purtroppo ciclicamente), i pensieri di autosvalutazione. Preciso, però, che questi difetti mi fanno anche dolcezza e mi fanno venire un istinto di protezione.
Io ho ben altri difetti, ma non questi (eccetto gli occasionali pensieri di autosvalutazione, ma che ricollego al lutto imminente).

Tra le accuse che le faccio durante le liti (che ripeto, sono sporadiche, avremo litigato quattro volte in 2 anni, di cui solo una grave come questa), c'è proprio la tendenza ad annullarsi per poi fare vittimismo. Non lo so onestamente se è una caratteristica mia, non credo. Casomai il contrario, in genere mi accusano di essere presuntuoso e di imporre me stesso agli altri.

Un'altra cosa di cui l'accuso, e che è emersa palesemente in questa discussione, è vedere le cose attraverso il suo dolore, ignorando bellamente il resto. Questo tratto, onestamente, non so se mi appartiene.

Lei mi accusa di non accettare le critiche, nel senso che apertamente me ne infischio, e di fare sempre le cose di testa mia, a prescindere da quello che mi chiede l'altro. La prima non la so, ma posso dire per certo che il "fare le cose di testa propria" non appartiene al suo essere, fa sempre il contrario: è accondiscendente, troppo (secondo i miei canoni).

Se non fosse identificazione proiettiva, cosa potrebbe essere?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Secondo me lo e'.
Io la vedo chiara. E sarebbe la ragazza a proiettare su di Lei. Tanto e' che Lei e' bloccato e non sa come uscirne!
E' un meccanismo inconscio comunque e non sareste in grado di prenderne coscienza senza una mediazione.
Tenga presente che i meccanismi di difesa tendono a "schermare" delle problematiche inconsce. E se non si elaborano queste il meccanismo non puo' svanire.
Auguri comunque! Pensate a una terapia di coppia magari, per padroneggiare queste difficolta' a un livello piu' consapevole!
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dopo
Utente
Utente
Sì, a questo punto credo proprio di sì.

Il fatto che mi abbia chiesto se voglio una pausa di riflessione, o di lasciarla addirittura, come si inquadra in tutto ciò? Preciso che poi ha tagliato il discorso e mi ha evitato, salvo poi ritornare come se nulla fosse e coccolarmi.

Ricordo che mi ha posto quella provocazione dopo che io le avevo fatto notare che ha usato (ok, in buona fede, magari senza accorgersene) una mia confidenza per accusarmi, e che io c'ero rimasto male. Per la serie "non sono adatta a te, non mi comporto bene? Allora lasciami".

Confesso che, nella rabbia, ho pensato di farla soffrire per toglierle il vizio, e risponderle "sì la pausa di riflessione me la prendo, ciao", magari per tornare dopo qualche ora (è la donna della mia vita, e lo rimane nonostante tutto ciò). Avrei fatto bene o avrei fatto male?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Non sarebbe stata che una ripicca di un attimo.
Sembrate una coppia abbastanza legata e queste "decisioni" di impulso lasciano il tempo che trovano!
Ci pensi su e forse capira' che e' cosi'.
Del resto se ci sono dei problemi, e spesso nelle coppie ci sono, che anche se molto unite come sembrate essere voi, non si possono ignorare e basta. Si ingigantirebbero nel rancore individuale e silenzioso che fa davvero male!
I miei auguri di nuovo.
Se ha bisogno di confrontarsi scriva di nuovo!
[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazia del tempo che mi sta dedicando.

Ho solo due domande.

Secondo lei che parti di sè sta proiettando su di me? Lo so che su due piedi è difficile dirlo, ma forse può farsi un'idea da quanto le ho raccontato di lei.

Il fatto che mi abbia sfidato a lasciarla è da considerare come un fatto da niente o come un campanello di allarme per qualche cosa? Se sì, di cosa?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Non si possono fare ipotesi in questa sede.
Si tratta di temi che vanno indagati di persona e tramite analisi di sogni e associazioni.
I miei saluti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non ha notato nessun cambiamento nell'atteggiamento della ragazza da quando sua mamma è malata o è peggiorata?
Posto che da qui e senza conoscere nessuno dei due non possiamo fornirle risposte certe, non escluderei che si senta trascurata perchè lei si deve occupare di sua mamma.

Il fatto che le abbia chiesto un aiuto per il proprio lavoro per poi non fare la propria parte mi sembra più che altro una sorta di messa alla prova per verificare se lei avrebbe trovato tempo ed energie da dedicare a quello che interessa alla sua fidanzata in questo momento.
Credo che se fosse stata una richiesta dettata unicamente dalla necessità di un aiuto la ragazza non avrebbe solo aspettato di vedere se e quando lei avrebbe realizzato ciò che le ha chiesto, ma avrebbe anche svolto la parte di lavoro che le compete per raggiungere l'obiettivo.

Se è una ragazza che non riesce ad esprimere il malcontento, ma lo tiene dentro di sè per poi "esplodere" in certi momenti, è possibile che la situazione della sua famiglia le stia pesando più di quanto lei pensi.
Potrebbe invitarla a dirle tutto quello che pensa e ad esprimere il malcontento quando lo prova, promettendole di non arrabbiarsi e di lasciarla parlare per discuterne poi con calma.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Della Sua ragazza tra il resto ci scrive:
<<...problemi ... in merito ai quali lei ha sempre mostrato il giusto tatto, un supporto silenzioso ma molto molto utile.<<

Caratteristiche rare, preziose, non comuni; che forse obbligano la Sua ragazza ad un certo sforzo per mantenerle nel tempo, considerato che la difficile situazione va avanti da tempo (ricordo benissimo l'interazione che abbiamo avuto in dicembre) e che durerà nel tempo.
D'altra parte Lei sa che la ragazza manifesta <<la tendenza ad annullarsi per non farmi pesare le cose (salvo poi esplodere, come accade purtroppo ciclicamente) <<
e dunque?

E dunque qualche "sbottare" non mi sembra nè imprevedibile, nè grave, nè così frequente.

Le direi di rivolgere l'attenzione su di sè, anzichè sulla Sua ragazza, guardandosi dall'esterno e chiedendosi come Lei stesso può essere cambiato nel corso di questa difficile situazione famigliare.
In una relazione si è sempre in due, e la tendenza a guardare l'altro/a fa spesso dimenticare la parte che ci mettiamo noi stessi.

In ciò possono farle da specchio queste due letture:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1156-il-cargiver-familiare-e-il-burden.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1224-disagi-e-risorse-dei-familiari-del-paziente-oncologico-o-con-patologia-organica-grave.html

Saluti cordiali.





Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#12]
dopo
Utente
Utente
Salve dott.ssa Brunialti, grazie degli allegati. In effetti i sintomi del caregiver ce l'ho tutti. Specifico che non sono il solo. Io sono quello che decide, parla con i dottori e sceglie cosa dire e come dirlo agli altri. Mia sorella è quella che definireste la caregiver principale, è lei che sta fattivamente con mia madre e vive con lei, almeno in questi ultimi due mesi.

L'irritabilità ce l'ho, ma (purtroppo), non so perché, la sfogo solo con mio padre e mio fratello. Il mio atteggiamento con la fidanzata non è cambiato quasi per nulla credo. Tra le altre cose, vivo i momenti con lei come una possibilità, seppur temporanea, di lasciarmi i problemi alle spalle.

Ieri abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Ha ammesso che il fatto di aver sbottato è stato esagerato, ma si è giustificata rivelandomi il suo problema (che in effetti voi specialisti avete intuito). E' stressata dai miei problemi familiari. Nello specifico, ha paura di non riuscire ad aiutarmi. Ha paura anche che dopo la morte di mia madre io enti in depressione, mi isoli e non voglia più stare con lei. Io l'ho consolata dicendo che il peggio è passato: le notizie brutte le ho ricevute, si tratta solo di aspettare la fine; quindi, se ho retto allora reggerò pure dopo (in verità, lo spero).
Le ho detto anche che lei non deve fare assolutamente nulla, che semplicemente non può aiutarmi, certe cose - semplicemente - si subiscono, sono troppo difficili da capire sia per chi le vive che per chi è all'esterno. Io sono stato il più delicato possibile, ma c'è rimasta male per queste mie parole perché l'ha vista come un rifiuto. Poi però ha capito. Nel complesso è finita abbastanza bene la discussione.

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Personalmente sono soddisfatta come credo le mie colleghe di avere promosso un dialogo profondo fra voi.
E' il punto di partenza piu' importante per dissipare le "chiusure difensive" inutili.
Ora non vi accontentate di questo primo passo e andate avanti a "comunicare" piu' che "parlare" semplicemente!
Auguri!
[#14]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

mi fa proprio piacere questo confrontro tra Voi.

Non è facile rimanere alleati nella sofferenza prolungata, quando le risorse interiori dell'uno e dell'altra si riducono quasi al lumicino.
Ma i menti di intimità del cuore - oltre a quella del corpo - permettono di individuare vie comunicative che , fino a quel punto non si erano intraviste.

Rassicuri la Sua ragazza che nel dolore del "dopo" un posto per lei ci sarà,
per condividendo io profondamente quanto Lei afferma:
<<lei non deve fare assolutamente nulla, che semplicemente non può aiutarmi, certe cose - semplicemente - si subiscono, sono troppo difficili da capire sia per chi le vive che per chi è all'esterno. <<.

Chi ama fatica a "rimanere all'esterno", si sente impotente e dunque escluso. Ma non è così.
Se ritiene, faccia leggere questo scambio tra Lei e noi alla Sua ragazza; forse la aiuterà a capire.

Saluti cari.




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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"Ha ammesso che il fatto di aver sbottato è stato esagerato, ma si è giustificata rivelandomi il suo problema (che in effetti voi specialisti avete intuito). E' stressata dai miei problemi familiari. Nello specifico, ha paura di non riuscire ad aiutarmi."

Era immaginabile che una situazione così difficile nella sua famiglia non potesse lasciare indifferente la sua ragazza ed è un bene che vi siate chiariti.
E' importante che continuiate ad avere questi momenti di dialogo per non allontanarvi e per non fraintendervi l'un l'altro.

Ci aggiorni sulla situazione, spero che sua mamma possa migliorare o che possa almeno trascorrere il più serenamente possibile i suoi ultimi mesi.

Un caro saluto,