ipocondria difficile da ammettere a me stessa

Buongiorno.
Premetto che sto seguendo da qualche tempo una terapia cognitivo comportamentale per disturbi d'ansia dalla quale ho tratto moltissimi benefici e ad oggi mi sento quasi del tutto guarita. Il "quasi" dipende dal fatto che ogni tanto sono vittima di una strana ipocondria,che si manifesta soprattutto nei periodi di tranquillità, quando non ho altre ansie, non ho problemi contingenti o occupazioni reali che mi tengano il corpo e la mente impegnati. Praticamente, quando potrei rilassarmi, involontariamente inizio a monitorare il mio corpo, e inevitabilmente trovo dei sintomi su cui mi fisso. A differenza di quanto si legge nei vostri articoli, però io tento ad evitare il medico....ci vado solo se sto veramente male. E infatti mi rendo conto anche da sola che i sintomi che avverto non sono seri, in quanto scompaiono se non ci penso, o se ho qualche incombenza più seria a cui pensare.
Con la mia terapeuta non abbiamo mai affrontato seriamente il problema, credo perchè lei, per una sua storia personale di cui mi ha fatto partecipe, tende come prima cosa a consigliarmi di andare dal medico per escludere il problema fisico, mentre io ho paura di questo.
A breve, tra due settimane, dovremo affrontare una questione legata alla mia infanzia, alla paura delle malattie e all'atteggiamento svalutante di mia madre....forse è per questo che in questi giorni mi sono fissata di avere almeno due malattie gravi, dai sintomi stranissimi? e che però mi passano se mi distraggo, o se qualcosa di reale e serio mi tiene occupata la mente?
Vi scrivo soprattutto per avere qualche spunto di riflessione, in particolare sulla mia reticenza a parlare alla terapeuta di questo mio problema .
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

intanto è importante superare la reticenza a parlare con il terapeuta: se non si apre anche su questioni difficili per Lei, la terapia non sarà utile.
Quindi, potrebbe premettere al terapeuta che fa fatica a parlare di certi temi, in modo da poter comunque essere aiutata dal terapeuta a parlarne.
Bisogna dire che il monitoraggio sui sintomi è il problema, nel senso che la persona ansiosa/ipocondriaca parte da questo per creare sopra molti pensieri disfunzionali: di questo ne ha parlato in terapia?
Non so dirle perché oggi si sia "fissata" a pensare di avere gravi malattie, forse perché non è abituata ad ascoltare il Suo corpo e a leggere correttamente le attivazioni corporee.
In ogni caso, rimando ad un colloquio aperto con il terapeuta.
Come si trova con il Collega?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Attivo dal 2011 al 2016
Ex utente
Gentilissima Dottoressa Pileci, grazie per la sua celere risposta.
Con la mia psicologa mi trovo più che bene, si è instaurato un buon feeling che va anche oltre la sfera professionale, nel senso che nei minuti "di saluto" parliamo di tutto, e lei anche lo fa con me. In passato avevo tentato un'altra terapia, e non ero riuscita a creare un minimo rapporto, quindi potrei proprio dire che lei è quella giusta. Forse, ho avuto la sfortuna (mi perdoni il termine) di conoscerla appena dopo che lei ha ripreso a lavorare dopo una grave malattia.....e potrebbe essere questo che mi frena. Me ne ha parlato, spesso le sedute si diradano per sua impossibilità e devo ammettere che in un certo senso avrei preferito non sapere.
Riguardo al motivo per cui io mi sono fissata "oggi" e non "ieri" credo sia perchè prima avevo ansie ben più gravi, che ho dovuto imparare ad affrontare per riprendere una vita normale. Ora che le ho quasi del tutto risolte, appare questa cosa che non mi permette neanche ora di vivere totalmente serena. E' come se la mia mente si creasse sempre un problema.
Come scrivevo, la settimana prossima in terapia dovremo affrontare un argomento difficile, che forse è utile che le esponga. L'unico problema che mi è rimasto ancora è che ogni volta devo fare qualcosa di sociale, lavorare, uscire a cena, prendere impegni con qualcuno, io ho paura di sentirmi male e quindi dover rimandare, o abbandonare il luogo e le persone. Abbiamo ipotizzato che questo derivi da un comportamento di mia mamma, da cui io ho tratto una idea sbagliata (lei sminuiva ogni mio malessere, non mi ascoltava, quando stavo male ero un peso). Potrebbe essere che lo scoppio dell'ipocondria derivi da qui......e mi farò coraggio e cercherò di parlarne con lei.
Grazie ancora!
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"ogni volta devo fare qualcosa di sociale, lavorare, uscire a cena, prendere impegni con qualcuno, io ho paura di sentirmi male e quindi dover rimandare, o abbandonare il luogo e le persone"

Di solito la terapia cognitivo-cognitiva prevede attraverso la presa di consapevolezza di iniziare in modo graduale ad affrontare tutto ciò che fa paura, in modo tale da poter sperimentare che una certa situazione che pensiamo o immaginiamo come spaventosa o terrificante è in realtà fattibile e addirittura piacevole.

Il terapeuta Le ha dato prescrizioni a proposito?
[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2016
Ex utente
Su questa cosa nello specifico ancora no. La mia terapia prevede anche emdr, e inizialmente faremo questo.

Per quanto riguarda l'esposizione graduale, la sto facendo praticamente dall'inizio, cercando di non evitare le situazioni temute e prendere coscienza del fatto che le mie paure non si realizzano praticamente mai! non ci riesco ancora del tutto, certe cose faccio ancora molta fatica ad affrontarle, ma va molto meglio rispetto al passato
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Bene!

Cordiali saluti,
[#6]
dopo
Attivo dal 2011 al 2016
Ex utente
Gentile Dottoressa Pileci, sono riuscita ad anticipare a questa mattina la seduta di psicoterapia, e ho parlato alla mia Dottoressa di quello che mi succede. Come già avevo ipotizzato leggendo gli articoli di questo sito, lei mi ha confermato che la mia non è una ipocondria, ma proprio una fobia delle malattie e di tutto quello che gira attorno ad esse, quindi dottori e visite mediche. In altre parole io monitoro il mio corpo alla ricerca di qualcosa che non va, ma ho il terrore di trovare qualcosa che non va. Più che paura dei medici, perchè quando serve ci vado, ho proprio il terrore di essere malata.
Ora quindi l'obiettivo della terapia, oltre a quello di cui le avevo accennato, comprende anche il capire e poi superare questa fobia. Che secondo lei va di pari passo con la mia "paura di sentirmi male" , generico, soprattutto in situazioni sociali, ma anche aggiungerei quando sono sola, soprattutto di notte.
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