Ansia e panico derivanti da cambiamenti e incertezze sulla situazione presente

Salve,

ho 32 anni, figlio unico e risiedo all'estero da circa 3 anni. Ho sempre sofferto di ansia (anche quando stavo in Italia) ma nell'ultimo anno la situazione si è aggravata parecchio.

Ho iniziato a pensare a cose delle quali prima non mi ponevo nemmeno il problema, e in particolar modo all'eventualità di una malattia o della morte dei miei genitori. Questo mi ha portato a delle crisi di ansia molto forti, e molto spesso sfociate in attacchi di panico. Ho parlato spesso con i miei genitori di quello che mi accade, e nonostante le loro rassicurazioni e incoraggiamenti sono ancora in preda a queste crisi. L'ansia mi porta ad aver paura e a mettere in discussione tutto quello che mi capita: il lavoro, le amicizie, la mia permanenza all'estero o un eventuale rientro in Italia.

Sono fidanzato con una ragazza da circa un anno e mezzo. Anche lei è italiana e ci siamo conosciuti qui. L'unica cosa che l'ansia non mi ha mai fatto mettere in discussione è il mio amore per lei. Di questo sono certo, come sono certo che non voglio perderla.

A settembre, tornato dalle vacanze estive passate in Italia, avevo deciso quasi definitivamente di tornare in Italia nel giro di un paio di mesi e intraprendere una cura con un terapista. La decisione, tuttavia, è stata abbandonata dalla paura di staccarmi dalla mia ragazza e, verso fine settembre, abbiamo deciso che saremmo andati a convivere. Teoricamente ciò sarebbe dovuto accadere a partire dal primo di novembre (tra 2 settimane) ma negli ultimi giorni sono ripiombato in una spirale di panico e ansia che ha mandato all'aria tutti i piani. Tutto questo per lei è stato uno shock e io sono tormentato dai sensi di colpa per il male che le ho provocato.

Credo di non essere stato in grado di far fronte a tutti i cambiamenti che mi si prospettavano davanti: ho appena iniziato un nuovo lavoro, la paura per il trasloco, la paura per il cambiamento derivante dalla convivenza e l'incertezza riguardo alla mia permanenza all'estero.

Ora mi sento perso, senza punti di riferimento e con una forte paura che quanto accaduto possa intaccare definitivamente il rapporto con la mia ragazza.

Anche fisicamente non sto molto bene: da due mesi a questa parte faccio fatica ad assumere cibo e ho perso quasi una decina di chili. A giugno, dopo 11 anni, ho smesso gradualmente di assumere antidepressivi (citalopram/escitalopram) ma continuo ad assumere ansiolitici (in Italia Xanax, qui Valium) al momento del bisogno. L'assunzione degli ansiolitici, tuttavia, tendo a ridurla al minimo per paura di assuefazione e dipendenza.

Ringrazio chiunque possa aiutarmi a far chiarezza su questa situazione molto confusa.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Utente,
innanzi tutto eviti di fare auto gestione della terapia farmacologica e si faccia seguire dallo specialista (psichiatra) per eventuali modifiche della stessa.
Inoltre provi ad informarsi se ci sono psicologi-psicoterapeuti italiani preferibilmente esperti in tecniche di rilassamento che esercitano nel suo luogo di residenza attuale.
La confusione e il disorientamento che sta vivendo derivano almeno in parte da un rigido atteggiamento giudicante che rischia di chiuderla in una spirale di autocommiserazione e di sensi di colpa.
"L'ansia mi porta ad aver paura e a mettere in discussione tutto quello che mi capita: il lavoro, le amicizie, la mia permanenza all'estero o un eventuale rientro in Italia."

L'ansia è solo il modo con il quale sta esprimendo il suo disagio quindi è il suo modo di reagire ad esso, è necessario creare le condizioni favorevoli ad avviare un percorso terapeutico e/o di crescita personale che faciliti il cambiamento.
Attraverso questo portale non possiamo fare invii diretti se ha bisogno di ulteriori indicazioni può scrivere ad uno degli specialisti.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie. Credo che quello che lei scrive, soprattutto riguardo all'atteggiamento giudicatorio che induce ad una spirale di sensi di colpa e autocommiserazione, sia vero. Sto male e nei momenti più difficili mi capita di pensare al suicidio. So che non lo farò mai per non creare dispiacere e non perdere i miei genitori e la mia ragazza, ma il solo pensiero, anche se irrealizzabile, mi conforta e in qualche modo mi fa sentire alleggerito dalle mie ansie.

Mi sa indicare come entrare in contatto con uno specialista tramite questo portale?
[#3]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Non possiamo fare invii diretti ma può scrivere privatamente ad uno degli specialisti.
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