Famiglia

Gentili Dottori,
mi rivolgo a Voi poiché sto vivendo una situazione familiare complessa e ho difficoltà nell'affrontarla. Quasi sei mesi fa iniziai una relazione (anzi,una splendida storia d'amore) con un uomo di 18 anni più grande di me. La nostra conoscenza iniziò ormai 2 anni fa,quando cominciai a lavorare come praticante avvocato presso il suo studio legale. Da subito si creò un'ottima intesa professionale,che con il tempo si è trasformata in una sincera amicizia e poi in un sentimento più profondo. Ci siamo innamorati entrambi. Lui non è bello ed è separato con un figlio,ma amo ciò che pensa,che dice,ci capiamo al volo e la "chimica" è forte. Inoltre stiamo maturando entrambi il desiderio, nel momento in cui avessi superato l'esame di stato (difficile ahimè) ed intrapreso la professione, di avere una famiglia insieme. Sarebbe tutto perfetto se ciò non avesse causato fin da subito una forte sofferenza alla mia famiglia. Dapprima quindi ho tenuto nascosto questo amore ai miei genitori,poi mi sono confidata con loro,con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto ed un dialogo aperto. Mia madre ha avuto attacchi di panico,mio padre lunghi silenzi e mia sorella 22enne seri rimproveri nei miei confronti. Pur comprendendo a fondo le loro ragioni,dopo aver riflettuto e cercato di capire se la relazione che stavo vivendo fosse o meno "giusta" per me,mi risposo di sì. Credo che lui sia l'uomo della mia vita,pur con 18 anni più di me. Ci amiamo e mi dà realmente felicità. L'ho spiegato a mia mamma,che però ha chiaramente negato di poter mai accettare questa relazione. "Di fatto" in realtà la accettano perché continuo a lavorare nello studio legale e se esco con lui lo dico ai miei genitori. Tuttavia,ogni volta che sono con lui,il mio pensiero va alla tristezza che causo alla mia famiglia,che amo. Parliamo spesso di questo problema. Lui vorrebbe tanto far capire loro quanto tiene a me ed io vorrei davvero che potessero accettarlo.
Non so come risolvere questo problema. Adoro la mia famiglia,che non mi ha mai fatto mancare nulla in termini di affetto e di prospettive,ma non riesco a rinunciare ad un amore sincero e onesto...
Vi ringrazio per l'attenzione.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66

Gentile utente,

i 18 anni sono un problema solo per chi considera la variabile "età".

Piuttosto mi ha colpito la Sua frase:
<<stiamo maturando entrambi il desiderio, nel momento in cui avessi superato l'esame di stato (difficile ahimè) ed intrapreso la professione, di avere una famiglia insieme.<<
Come mai il desiderio di famiglia è collegato all'esame di stato e all'intrapresa della professione?
E se Lei non ce la facesse mai, per assurdo e facciamo gli scongiuri,
tra Voi tutto finirebbe, niente famiglia con lui? Come mai?

Ed inoltre: lui è di stato "libero"?
Ha figli?

E questo è UNO degli aspetti.

L'ALTRO è il dolore che causa alla Sua famiglia.
E qui, posto che Lei sia sicura di tutte le condizioni di tale relazione,
il problema è loro.

Però Lei è molto vincolata al loro giudizio.
Forse perchè non è sicura di sè?
Ha dei dubbi su tale situazione?
E' forse ancora eccessivamente "figlia"?


Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la veloce ed esaustiva risposta,Dottoressa.
Ho omesso di scrivere che lui è separato e ha un figlio di 11 anni.
In realtà no,non rinuncerei ai progetti con lui qualora non riuscissi ad intraprendere la professione. Tuttavia,prima di lasciare la mia casa ed iniziare una convivenza,preferirei avere una minima indipendenza economica. Avevo formulato in modo errato la frase.
Grazie ancora.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66


E dunque la situazione presenta elementi di maggiore complessità, rispetto al Suo status.

Forse anche questo fa riflettere la Sua famiglia.
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Utente
Utente
Esatto. Infatti io comprendo la mia famiglia e la loro paura per il mio futuro. Tuttavia credo che possa essere possibile conciliare le sue responsabilità di padre con la nostra relazione e la realizzazione dei nostri progetti. So che sarebbe più difficile rispetto ad una storia nata fra coetanei ma forse non impossibile. Vorrei provarci ma vorrei anche l'appoggio dell mia famiglia... forse chiedo troppo...
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Ragazza,
mi sembra di capire che la relazione è iniziata da pochi mesi, forse è necessario prendersi il tempo necessario per consolidare il rapporto ed eventualmente in seconda battuta instaurare una relazione con il figlio del suo partner, è evidente che ci sono delle criticità da non sottovalutare.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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dopo
Utente
Utente
Sono d'accordo, Dottoressa.
Dal momento che la situazione è complessa ed include la presenza di un bambino , riconosco la necessità di essere cauti e non affrettare i tempi.
Ciò che mi fa soffrire e non poter contare sull'appoggio dei miei famigliari, non poter condividere con loro le gioie di questa storia nata da poco,consapevole di non poterlo fare neanche in futuro, e tanto meno chiedere loro consigli sul modo in cui affrontare gli eventuali aspetti più complicati. Mi capita per la prima volta perché abbiamo sempre avuto un rapporto molto aperto e sincero.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

anche i Suoi genitori hanno bisogno di tempo per adattarsi alla situazione,
una situazione nuova per loro e che non avrebbero forse nè immaginato, nè desiderato.

E dunque possibilmente ancora sperano che Lei si "accorga dell'errore", che "cambi idea",..

<<...perché abbiamo sempre avuto un rapporto molto aperto e sincero.<<
Arriva il momento nel quale le scelte dei figli fanno capire che ormai sono diventati adulti, e dunque autonomi nelle loro decisioni anche non gradite ai "grandi". E ciò è inizialmente faticoso per ambedue: genitori, ma anche figli quando non possono <<condividere con loro le gioie di questa storia nata da poco.<<.


Quello che avverrà in futuro tra Lei e loro non lo si sa, nè lo si può immaginare. I frutti maturano nel corso delle stagioni.



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Utente
Utente
La ringrazio di cuore, Dottoressa.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Limitatamente alle difficoltà incontrate dai suoi genitori nell'accettare la relazione con quest'uomo, si tratta di un problema loro, non suo. Che può certo cercare di rendere meno gravoso, ma che non è tenuta a risolvere in prima persona.

Molti genitori vorrebbero per un malinteso senso di protezione ingerirsi nelle faccende sentimentali e di vita dei loro figli, ma quando il figlio diventa maggiorenne, i genitori dovrebbero fare un passo indietro. Se non lo fanno e iniziano anzi con i ricatti morali e si fanno venire gli attacchi di panico ecc., il figlio deve chiedersi: voglio crescere, diventare adulto e prendermi le mie responsabilità e la mia autonomia o restare figlio per tutta la vita?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio, Dottore.
Mi rendo conto che i genitori sognino "il meglio" per una figlio/a e probabilmente un compagno più grande, con una separazione alle spalle ed un bambino da crescere non rappresenta per loro la realizzazione di questo "sogno". Proprio per questo, sin dall'inizio di questa storia sapevo che non sarebbe stato semplice parlarne con la mia famiglia. Una famiglia affiatata, allegra, colta alla sprovvista da questo fatto. La consapevolezza di aver, forse, deluso le loro aspettative mi fa soffire molto. Per la prima volta sento di dar loro una delusione (a scuola sono sempre stata brava, mi sono laureata con il massimo dei voti, non ho mai frequentato cattive compagnie ecc...), nonostante io sia veramente felice quando sono con lui. Sebbene mia mamma mi abbia detto di non illudermi perché non lo accetteranno mai (nonostante sappiano che è una brava persona e che non si tratta di una "storiella"), io non posso non sperare che, se questa relazione dovesse continuare (è quello che vorrei), loro possano un giorno accettarla.
Grazie ancora.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> probabilmente un compagno più grande, con una separazione alle spalle ed un bambino da crescere non rappresenta per loro la realizzazione di questo "sogno"
>>>

La vita è quella che accade nella vita reale, non nei sogni genitoriali e nei film.

>>> La consapevolezza di aver, forse, deluso le loro aspettative mi fa soffire molto
>>>

Infatti, questo è il *suo* problema.

Perciò dovrebbe decidere di scrollarsi di dosso l'immagine di figlia brava e sempre perfetta che è stata in passato. Perché rimettere agli altri, sia pure ai propri genitori, la chiave del giudizio che si ha di se stessi, è una delle trappole più micidiali che le persone si creano.
[#12]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio molto per le risposte esaustive di cui farò tesoro.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66


Ci fa piacere.

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dopo
Utente
Utente
Approfitto ulteriormente della Vostra disponibilità...
Premesso che,considerato anche ciò che mi avete scritto,devo indubbiamente fare un "lavoro su me stessa" per non "restare figlia" tutta la vita ma assumermi consapevolmente le mie responsabilità, secondo Voi nel frattempo come posso rapportarmi con i miei genitori? Voglio rispettare i loro tempi,non forzarli ad accettare questa situazione a loro non gradita... Tuttavia, nel frattempo, esiste secondo Voi un modo per rendere meno gravoso il problema della loro non accettazione? Forse dovrei ignorarlo e aspettare?
Grazie ancora.
[#15]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,scrivo sempre in proposito al mio problema. Tre giorni fa,non riuscendo più a sostenere silenzi e sguardi tristi,ho cercato di spiegare ai miei genitori che la storia che sto vivendo per me è importante e che vorrei potessero quantomeno rispettarla. Non hanno voluto sapere come mi sento quando sono con lui,quali progetti abbiamo. Sì sono limitati a ricordarmi che lui ha un figlio e una ex moglie da mantenere economicamente e che un giorno mi pentirò di tutto questo. Ho cercato di spiegare che sono consapevole delle criticità,ma che spero di avere una indipendenza economica in modo da non "togliere" mai nulla al suo bambino. Mio padre ha aggiunto che si vergogna di avere una figlia come me,che "chissà cos'avrà fatto in quello studio legale"...! Ho spiegato che in studio non è mai successo niente ma non è servito. Inoltre trovano "ridicolo" che una ragazza di quasi 27 anni esca con un uomo di 44 e mia mamma mi ha ricordato che se dovesse venirle "una brutta malattia" la colpa sarebbe mia. Mi sento distrutta... anche lui lo è perché sa che soffro,però mi ama e non riesce a lasciarmi. Lo stesso vale per me. Tuttavia mi sento a terra,l'esame è imminente non ho la forza di studiare per via del clima che si è creato in casa... mi sento persa...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> mi sento persa...
>>>

Certo, perché è tutta presa nel suo ruolo di figlia che deve compiacere a qualunque costo i genitori.

Non possiamo darle indicazioni da qui, sarebbe inappropriato oltre che inutile. Se riconosce di aver bisogno di un aiuto professionale dovrebbe cercarlo di persona.

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75



"spero di avere una indipendenza economica in modo da non "togliere" mai nulla al suo bambino"

Gent.le Ragazza,
temo ti sia soffermata solo sull'aspetto economico, senza prendere in considerazione i condizionamenti che hanno un impatto inevitabile sulla progettualità della tua relazione di coppia.
La differenza d'età che i tuoi genitori ti fanno notare può interferire in questa progettualità.

"non ho la forza di studiare per via del clima che si è creato in casa..."

Mi spiace ma temo che questo sia un alibi per far pesare ai tuoi genitori la loro ostilità, la responsabilità di affrontare l'esame non è loro è tua ed è il primo passo verso quel processo di autonomia e di svincolo che vuoi promuovere.

Comprendo che l'atteggiamento giudicante e radicale dei tuoi genitori renda inaccessibile quel rispetto che tu chiedi, ma forse anche se brutale è il loro modo di indurti a riflettere e a confrontarti con i tuoi sentimenti sia a livello individuale sia nella relazione di coppia.
Sarebbe importante un confronto con il partner non partendo dalla decisione: restare insieme/lasciarsi, quanto piuttosto riguardo al tipo di relazione che state costruendo e al modo di considerare le rispettive esigenze di due persone che stanno affrontando fasi differenti del loro ciclo di vita.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Capisco che per chi ha sempre "goduto" di una <<famiglia affiatata e allegra<< sia assai difficile accettare sguardi tristi e giudizi negativi.

Forse qui sta proprio il taglio del cordono ombelicale:
dove l'amore rimane, ma la dipendenza dal giudizio scompare.

Si faccia aiutare di persona, individualmente; per come qui appare, il problema è suo, di figlia. E in quanto tale va elaborato, pena il danno e il dolore sia nei confronti del Suo compagno che dei Suoi genitori.
Cioè, per non scontentare qualcuno scontenta tutti. Ma soprattutto se stessa.





[#19]
dopo
Utente
Utente
Grazie per il Vostro aiuto.
Mi ferisce in particolare il fatto che dall'ultima discussione con i miei genitori sia emerso che le loro preoccupazioni sono essenzialmente economiche,oltre che sul giudizio delle persone (viviamo in un paesino di circa 2000 abitanti). Omettono di chiedersi e chiedermi come mi sento quando sono con lui, quali progetti abbiamo e come pensiamo di realizzarli tenendo in considerazione gli aspetti più delicati,come la presenza di un bambino.
Grazie ancora. Farò tesoro dei Vostri consigli e cercherò comunque un aiuto personale.
Buona domenica.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66

Siamo lieti se deciderà di essere seguita di persona; lo farà per sè, oltre che per la coppia.