Ansia post utilizzo thc

Buonasera,

vi scrivo in quanto ho aperto un consulto in neurologia qualche giorno fa: https://www.medicitalia.it/consulti/neurologia/558059-dr-ferraloro-mi-piacerebbe-porle-una-domanda.html ottenendo sull'argomento l'ottima risposta del Dr.Ferraloro che mi ha indicato come l'utilizzo della cannabis (nel mio caso una sola votla ad amsterdam nella mia vita) slatentizzi spesso un disturbo d'ansia pregresso.

Mi diceva anche che ci sono due tipi di slatentizzazione: ovvero che può essere sia slatentizzato sia dalla sostanza (disturbo funzionale e non organico) e dal pensiero che la sostanza abbia potuto causare danni.

Non so in quali dei due casi di possibile "slatentizzazione" io mi trovi, ma noto che in effetti provo una certa paura di aver rovinato qualcosa. Penso la sezione sia la più adatta per indirizzarmi verso la strada giusta per la cura e parlarne con qualcuno.

Grazie per il vostro apporto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Ciò che il Dr. Ferraloro intendeva dire è che, avendo fatto uso della sostanza una sola volta, è probabile che una vulnerabilità preesistente all'ansia sia stata attivata dal *pensiero* di aver fatto qualcosa di sbagliato. Non dalla sostanza. In altri termini, forse la sostanza non c'entra. Ma di certo, continuarne a usarla bene non le farà.

Da un punto di vista psicologico sembra trattarsi di un'ideazione di tipo ossessivo, cioè preoccupazione per qualcosa di grave ma ipotetico (immaginato) che potrebbe succedere o che è già successo. Sottolineo "preoccupazione", nel senso che magari non è successo nulla ma, siccome lei è ansioso, sta costruendo un problema sul nulla.

Se le preoccupazioni dovessero continuare, è opportuno consultare uno psicologo psicoterapeuta per un parere.

Ovviamente sarà meglio lasciar stare le canne, da ora in poi.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Nono aspetti Dottore, ci deve essere stato un fraintendimento. Io non ne ho mai più fatto uso da quella volta e mai vorrò più farne uso, fu una curiosità dettata dal contesto di quel momento e mai risuccederà. Ripeto che se dico una cosa non la faccio e sinceramente manco mi piacque molto.

Chiarito ciò, diceva:
""Sottolineo "preoccupazione", nel senso che magari non è successo nulla ma, siccome lei è ansioso, sta costruendo da solo un problema sul nulla.""

Quel che mi mette appunto "ansia" in realtà è la non-certezza. Fossi sicuro del non danno o del danno mi farei meno ragionamenti. Credo trattasi di ansia anche in tal caso, giusto?

Grazie per la celere e cortese risposta.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Esatto. L'ansia consiste proprio nella bassa tolleranza all'incertezza.

Pertanto, uscire dall'ansia *non* significa acquisire più certezza. Significa imparare a non averne più tanto bisogno.
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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Grazie dottore per aiutarmi a capire la mia situazione.

Ho capito e devo dire che mi ci rivedo.
Volevo chiederle, dato che parlava di ossessività, ma ansia e ossessività sono la stessa cosa o vanno a braccetto?
Insomma son termini che si usano in modo naif solitamente e non so bene di cosa si tratti.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
L'ossessività è uno dei modi principali in cui può manifestarsi l'ansia. Consiste principalmente nel disagio causato da pensieri preoccupanti riguardo a cose che potrebbero succedere, ma che sono poco probabili.
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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
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Grazie Dottore, più che disagio vero e proprio ravvedo in me un continuo rimuginio, e noto che non mi arrendo mai finché non ho snocciolato una questione fino al midollo, solo a quel punto riesco ad uscirne, ma ne trovo subito un'altra.
Ho sempre pensato fosse una mia sfortunata peculiarità ma a questo punto credo di avere un nome. Non è possibile che in tutta la mia vita io non sia mai riuscito ad accettare un dubbio, se ho un dubbio sento di dover arrivare alla verità ( o meglio alla mia verità, dato che in fondo filosoficamente parlando nulla è mai certo) e solo a quel punto passare oltre.

Mi diceva che "Pertanto, uscire dall'ansia *non* significa acquisire più certezza. Significa imparare a non averne più tanto bisogno."
E' davvero possibile accettare una situazione di dubbio non chiara e passarci oltre? Le assicuro che mi sembra -ad ora - impossibile e noto che è così fondamentatle per me che se dovessi passare oltre ai dubbi non avrebbe quasi più senso la mia curiosità (curiosità fondamentale per la mia attività: lavoro brillantemente in ambito scientifico)
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> più che disagio vero e proprio ravvedo in me un continuo rimuginio
>>>

A lei decidere se e quanto tale rimuginare costituisca un disagio o meno. Tuttavia, se ha sentito il bisogno di scrivere a degli psicologi, probabilmente non è qualcosa che vive con leggerezza.

>>> E' davvero possibile accettare una situazione di dubbio non chiara e passarci oltre? Le assicuro che mi sembra -ad ora - impossibile
[...]
se ho un dubbio sento di dover arrivare alla verità
>>>

Certo. Quando si ha una tendenza all'ossessività, è proprio così.

La curiosità è diversa perché non causa disagio né preoccupazioni, è vissuta in modo positivo. Il rimuginare, invece, per definizione non porta con sé sensazioni piacevoli.
[#8]
dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Credo abbia ragione, forse mi è difficile distinguere addirittura le due cose, così, su due piedi.

Proverò a sentire qualcuno direttamente.
Grazie per l'aiuto.
[#9]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Prego,
Buona serata
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