Primi effetti della terapia

Buon giorno.
Ieri mattina ho avuto il primo colloquio terapeutico con la nuova dottoressa. In passato ne avevo già avuti, ma per vari motivi, che cercherò di chiarire, non avevo continuato la terapia.
Negli altri consulti non avevo specificato due cose: la prima è che sono dipendente dalla pornografia e dall'autoerotismo. La seconda è che, più a livello di fantasie e pornografia che di altro, ho dei comportamenti sessuali di tipo masochistico, remissivo, da sottomesso.

Ormai sono sicuro del perché. Le ragioni di questa mia dipendenza e delle fantasie ad essa connessa dipendono dalla mancanza di sesso. Se avessi avuto in passato più rapporti sessuali non avrei costruito una sessualità remissiva nella quale io sono colui che implora la donna di avere appagamento sessuale e la donna decide del mio destino in questo rapporto nel quale le mie pretese non contano nulla. Se avessi la possibilità di fare del sesso non dipenderei dalla masturbazione e dalla pornografia per il mio piacere.

Se ieri dopo la terapia ero più sereno, ciò è durato fino a ieri sera. Infatti da un po' di giorni, se non ormai settimane, non mi masturbavo più. Inoltre da tempo ero riuscito a ricostruire un desiderio sessuale più attivo, attraverso fantasie nelle quali magari ero io il dominante e la donna sottomessa, oppure fantasie "vanilla".

Fino a ieri stavo camminando verso l'asessualità, verso l'astinenza, che è comunque meglio, per quanto faticosa e talvolta mortificante possa essere, sia della sfiga di chi si masturba perché non può avere una partner, sia di provare a sottomettersi (realmente o nella fantasia non importa) per elemosinare gratificazione.


Poi ieri sera mi sono masturbato con un video nel quale c'era una terapeuta che mi chiedeva se fossi riuscito a fare sesso con qualche ragazza in questi giorni, poi mi diceva di spogliarmi, vedendo le dimensioni del mio pene capiva perché le donne non mi volessero (chiaramente si tratta di una fantasia perché il mio pene è normalissimo) e poi mi diceva di masturbarmi parlando di quanto i suoi partner fossero migliori di me.

Nel mentre, avevo in mente di stare davanti alla dottoressa con la quale avevo avuto il colloquio.

Ora sono piuttosto arrabbiato per quello che ho fatto e non sono più tanto convinto di voler proseguire nella terapia, se gli effetti sono questi. Invece di essere progredito mi pare di essere regredito. Sottolineo che non volevo fare quello che ho fatto. Mi sono sentito "costretto". Magari costretto dal mio corpo, ma comunque costretto. Non ho provato piacere, né coinvolgimento, ma solo una sensazione generale di disagio connessa a tutte le fasi della masturbazione.

Ora provo rabbia, sento che il mio carattere è stato danneggiato, di essere più pronto a cedere alla volontà altrui anche quando non voglio assecondare gli altri, a subire dagli altri. Non voglio sottomettermi a nessuno, mai, a costo della vita.

Sono seriamente dissuaso dal continuare la terapia e vorrei un consiglio su cosa fare.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.8k 580 67

Nella psicoterapia tutto serve,
tutto diventa "materiale di lavoro".

Quando avrà più confidenza potrà parlargliene.

Però se è già "seriamente dissuaso dal continuare la terapia"
e
"vorrei un consiglio su cosa fare."
il "consiglio" di continuare la psicoterapia non servirà a nulla, non crede?

Saluti cordiali.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Seriamente dissuaso, ma non convinto.

Immagino che tutto serva, certo, ma al tempo stesso regredire non penso mi aiuti.

Il consiglio di continuare la terapia può servire. Anche perché ormai sono in ballo e mi sono stufato di non concludere le terapie che inizio.

Solo, mi sembra di andare alla cieca.

A cosa mi può servire quello che mi è accaduto?

Come posso portarlo, e magari ragionarci, una volta entrato in confidenza?

E' nell'arco di tempo fra un colloquio e l'altro il problema.
Non voglio farmi vedere in giro quando sono in uno stato del genere, quando sono "sessualmente desideroso" e al tempo stesso reso remissivo dalla mia sessualità. Non voglio che gli altri si approfittino di me o mettermi nella condizione di essere abusato dagli altri.

Come posso vivere la mia vita durante il periodo fra una terapia e l'altra, con tutte le cose scabrose che mi riguardano?
Mi vergogno. Sono certo che le altre persone fiutino la mia condizione e mi vedano come una preda.