Agorafobia

Buonasera
Sono una ragazza di 34 anni che ha iniziato a soffrire di attacchi di panico all' età di 16 anni tra i banchi del liceo. Ho subito iniziato percorsi di psicoterapia comportamentale associata a farmaci e girato tra psichiatri di Italia senza risolvere mai il disturbo. Negli ultimi anni ho seguito un percorso di
mindfulness tramite psichiatra ma quando ho dovuto scalare i farmaci sono stata male e ripresi ed adesso sono alle 7 seduta di terapia strategica breve con uno psicologo. Non riesco ad uscire di casa perche soffro fi agorafobia con attacchi di panico.Possibile che davanti ad una paziente con anni di medicine alle spalle non si possa consigliare cosa fare per non ritornare dallo psichiatra? Non ho avuto giovamento anzi sto peggiorando. Prendo solo la xanax e passo giornate intere a stare male. Lo psicologo mi chiede di consultare lo psichiatra. Lo psichiatra vuole rivedermi. Quindi io cosa dovrei fare? A chi seguire? Io sto male spendo soldi inutilmente così.. sono confusa non so se riprendere anche l'antidepressivo o lasciare perdere. Un grazie a chi mi risponderà
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Gentile utente,
Sembra che lei si senta frustrata per via di una sintomatologia che piuttosto che diminuire sembra addirittura peggiorare.
Attualmente, da quel che ho capito, é seguita da uno psicoterapeuta con approccio strategico breve, le vorrei chiedere in questo nuovo percorso come si sta sentendo.

Chiedere in questo luogo un aiuto malgrado lei stia affrontando un percorso di psicoterapia potrebbe essere un indizio della qualità percepita del percorso stesso.

L'ansia, gli attacchi di panico ecc hanno delle cause che richiedono certamente un percorso che punti all'esplorazione di se stessi.

Per quanto riguarda il consultare uno psichiatra, se lo psicologo che la segue le ha consigliato una visita é probabilmente perché ritiene potenzialmente utile l abbinare una terapia Farmacologica alla psicoterapia. Una cosa infatti non esclude necessariamente l'altra.
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dopo
Utente
Utente
Buon pomeriggio
adesso sto un pò meglio. Il percorso che sto affrontando di terapia breve strategica richiede più tempo perchè ho anni di blocchi e di medicine addosso che tamponano ma non risolvono il problema. Lo psicologo non mi da indicazioni sui farmaci perchè dopo 18 anni vanno scalati solo tramite prescrizione dello psichiatra ma cerca prima di farmi stare bene e questo mi costerà più tempo rispetto alle 10 sedute previste mi sà. L'importante è uscirne. Ho qualche difficoltà nei vari esercizi di eliminare la paura perchè aumentadola fino a farla scomparire da me ha l'effetto contrario aumenta e non va via anzi mi devasta. Sarà questione di tempo?
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
"Ho qualche difficoltà nei vari esercizi di eliminare la paura perchè aumentadola fino a farla scomparire da me ha l'effetto contrario aumenta e non va via anzi mi devasta. "

Salve,
faccia presente al suo psicoterapeuta quanto ha scritto in questo virgolettato.
Qualunque tecnica le venga prescritta deve essere sempre proposta centrandosi sul suo funzionamento.
La priorità è, a mio parere, la comprensione del suo modo di funzionare.

E' importante inoltre che il clima che lei percepisce in terapia sia un clima di apertura e di empatia, questo farà da base ad un percorso efficace.
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dopo
Utente
Utente
Si Dottore l'ho già fatto presente in terapia ma mi è stato detto che è normale ... che ho vissuto per troppo tempo così ma al mattino soprattutto senza effetto farmaco sto male . Ancora dopo 7 sedute non riesco ad uscire da sola anche se è un compito che mi è stato dato a tutti i costi . Tra terapia strategica breve e mindfulness quale potrebbe risolvere agorafobia?
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Da ciò che scrive ho la sensazione che lei abbia perso un pò di fiducia circa l'efficacia del percorso che sta seguendo.

La mindfulness, cosi come qualsiasi altra terapia convalidata scientificamente, le potrebbe essere utile.

Tuttavia le vorrei sottolineare che ciò che effettiivamente porta ad un processo di guarigione non è l'approccio o la tecnica in sè, ma piuttosto la relazione tra terapeuta e cliente.

La qualità della relazione, se misurata in termini di accettazione profonda, di empatia e di autenticità, è indicativa della qualità stessa del percorso psicoterapeutico.

Nello specifico, sembrerebbe che le sia stato dato un compito che lei sente eccessivamente gravoso in termini di sofferenza.

Mi limiterò a dirle che, dalle sue parole, mi sembra che il percorso sia incentrato più sul protocollo che sul suo funzionamento.

Qualora dovesse decidere di cambiare psicoterapeuta, le vorrei consigliare di attenzionare la sua percezione del suo stare in terapia prima di tutto ("quanto sento di potermi aprire di fronte a questa persona?" - "sento di potermi esprimere completamente senza temere in alcun modo un giudizio?" - " sento di essere pienamente io durante la mia terapia?" - "sento che il mio terapeuta è estremamente sincero nel relazionarsi con me?" - "mi sento totalmente compreso dal mio terapeuta?").

Le ho messo tra parentesi alcuni quesiti relativi al proprio modo di essere in terapia cosi da poterle fornire un esempio di cosa intendo quando dico di valutare la qualità relazionale del proprio percorso.
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