Ansia affettiva

Buongiorno,
mi chiamo Sara, e sono una ragazza under-trenta, di professione insegnante.
Purtroppo la precarietà economica non mi permette di effettuare un consulto approfondito con uno specialista, pertanto la mia domanda è finalizzata a chiedervi se è il caso di fare qualche sacrificio e sottopormi ad un ciclo di sedute da un terapeuta, o se i miei problemi non sono poi così rari e così urgenti..
Sono una persona tendenzialmente molto timida ed insicura, parlo pochissimo e spesso avverto nei confronti dell'interlocutore una forte sensazione di disagio, correlata a sensazioni fisiche : rossori, tremoli, sudorazione forte. Convinta che si trattasse di una situazione legata alla giovane età e alla adolescenza, non ho mai dato molto importanza a tutto ciò che mi accadeva, e non l'avrei fatto neanche ora se la situazione non mi stesse leggermente sfuggendo di mano. Prima (dalle elementari alle superiori) mi limitavo a comportarmi con naturalezza, a essere me stessa - pur non essendo una "chiacchierona", stavo bene con amici e conoscenti - nonostante gli occasionali commenti poco gratificanti da parte di alcuni, o le sporadiche sollecitazioni (in classe ma anche in altri contesti) nel prendere la parola e nell'esprimere la mia opinione. Adesso (con gradualità osservo questo fenomeno sempre più netto dal secondo anno di università ad ora che ho 27 anni), invece, consapevole del fatto che l'età adulta e la mia professione mi impongono socialmente di avere a che fare quotidianamente con più persone, ho sviluppato uno "schermo difensivo": cioè è come se avessi messo a punto un personaggio che parla al posto mio, ma che mi somiglia veramente poco. Una persona calma, riflessiva, che parla pianissimo, mentre all'interno sento la spinta di un carattere tutt'altro che calmo e riflessivo. Conosco il mio carattere perché nelle situazioni in cui mi sento a mio agio viene fuori: sono intuitiva e abbastanza intelligente, ironica ed auto-ironica, che ha sempre avuto un buon rendimento scolastico (ottimi voti a scuola, e all'università, ai master, pur non essendo una "secchiona" classica); eppure il personaggio (pirandelliano) che ho costruito per me stessa è una persona noiosa, senza idee, convenzionale, che si limita a ripetere stancamente stereotipi e che non ribatte mai. Ho paura che, con gradualità, questa persona che non sono, possa prendere il sopravvento decisivo su di me e ne è indice una recente spia d'allarme: il fatto che un mio caro amico del passato mi abbia fatto notare quanto poco somigliassi alla me di prima, osservando quanto prima fossi - nonostante la pur sempre presente timidezza - più vispa e gioviale, mentre adesso sembro decisamente uno zombie conformista e banale. Non so che pensare.
Mi affido al vostro saggio parere.
Grazie davvero per aver letto la mia storia (chiedo scusa per l'eccessiva prolissità).
Sara
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gentile Sara,

sembra sottolineare due aspetti di sé distinti. Da una parte una timidezza rilevante e un senso di insicurezza. Da un'altra parte una sua naturalezza e una sua vivacità.

Una parte di me, leggendo il suo racconto, tentava di mettere ordine a questi elementi, di cui ha parlato. Mi chiedevo come fosse possibile che descrivesse se stessa come timida e insicura, ma poi dicesse di riuscire complessivamente a essere se stessa.

Ho così abbandonato il mio tentativo lineare di mettere tutto insieme in modo coerente e ho pensato alla complessità di questi elementi, presenti nella sua esperienza e nella sua narrazione. Tanto più che lei pone, durante il consulto, una distinzione molto significativa: essere o meno a suo agio fa la differenza.

È possibile quindi che lei viva dentro di sé entrambe queste dimensioni, sia un senso di timidezza e insicurezza sia una sua vivacità espressiva. Sembra che oggi, per qualche motivo, stia avendo il sopravvento quella parte di sé più convenzionale, non so se in qualche modo sia dovuta alla sua timidezza e all'insicurezza che stanno prendendo spazio, annullando se stessa.

Sarebbe importante, a mio avviso, poter appronfondire sia questo aspetto di sé legato all'insicurezza che lei rintraccia nel suo mondo interiore potremmo dire da sempre, se non mi sbaglio. Sia poter capire che cosa stia succedendo oggi.
La possibilità di effettuare una consultazione psicologica mi sembra, quindi, un'idea da portare avanti. Relativamente all'aspetto economico, alcuni psicoterapeuti hanno un'onorario sostenibile.

Ci tengo anche a dirle che il suo consulto è prezioso perché testimonia l'importanza di non sacrificare se stessi, indossando una maschera che annulla la propria autenticità. Il fatto che ci ha scritto mi sembra indice della sua vivacità e della sua espressività che, nonostante questo periodo, premono evidentemente per emergere e non essere sopraffatte dalle convenzioni.

Sente il valore di non aderire a quella maschera, al punto da farla diventare la sua pelle. Sente vitale avere le sue idee e le sue emozioni, e fortunatamente sente giusto esprimersi, senza mortificare se stessa.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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