Non riesco a stare da sola

Perché non riesco a stare da sola?
Premetto che non mi riferisco a relazioni sentimentali ma principalmente d'amicizia! Penso di avere un po di buoni amici infatti quando sono con loro durante il giorno sono contentissima, ma non appena ognuno torna a casa propria e quindi mi ritrovo da sola, mi sento male. Credo di avere un costante bisogno di stare in compagnia delle persone, per fare qualsiasi cosa, anche le azioni più banali. Vorrei compiere qualsiasi azione della mia vita in compagnia di qualcuno, persino uscire a buttare via lo sporco. Ho quasi il bisogno di vivere in simbiosi con i miei amici! Anche loro ovviamente hanno il bisogno di stare insieme, ma non al mio livello; anzi spesso hanno comunque bisogno dei loro spazi. La cosa peggiore è che se devo svolgere un compito o un lavoro in compagnia, sono molto motivata, prendo le redini della situazione, invece se devo svolgerlo da sola perdo tutta la motivazione al punto da non riuscire nemmeno a compierlo in certi casi!!! Non riesco a capire perché quando torno a casa la sera, anche se ho passato tutta la giornata in compagnia di amici o colleghi, la tristezza mi pervade e cado quasi in depressione. Questo succede non appena per qualche motivo mi ritrovo ad essere da sola, fosse anche solo per 5 minuti. In quelle situazioni inizio a provare un vuoto incolmabile e a pensare che tutti mi abbiano abbandonato e che non mi vuole bene nessuno, anche se forse in realtà non è così. Infatti quando mi ritrovo da sola inizio a pensare di non avere amici veri, proprio per il fatto che non mi cercano tanto spesso come farei io. In sintesi, in quei casi mi sento terribilmente sola, anche se magari non lo sono. O meglio, non riesco a capire se sia una percezione o se io lo sia davvero. Voi che ne pensate?
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

nel consulto precedente le era stato consigliato di rivolgere le domande, che erano molte, ad uno psicologo direttamente. L'ha fatto?

Detto ciò,
"ma non appena ognuno torna a casa propria e quindi mi ritrovo da sola, mi sento male"
può specificare in che modo "sta male"? Forse nel modo in cui descrive in seguito? ("inizio a provare un vuoto incolmabile e a pensare che tutti mi abbiano abbandonato")

Sarebbe interessante capire come vive le relazioni con i pari. Cosa desidera da queste relazioni? In che modo si mette in gioco? Quali sono le sue aspettative? Ci sono dei momenti in cui il disagio si fa più forte rispetto ad altri? E' sempre così, o a volte cambia?

Mi sembra di aver capito che lavora. Nota una differenza tra amici e colleghi?

"se devo svolgere un compito o un lavoro in compagnia, sono molto motivata, prendo le redini della situazione, invece se devo svolgerlo da sola perdo tutta la motivazione al punto da non riuscire nemmeno a compierlo in certi casi"
A quali compiti o lavori si riferisce? Fa mai qualcosa da sola (sport, per esempio)?

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

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dopo
Utente
Utente
L'ho fatto, tuttavia volevo anche chiedere un vostro parere.

Esatto, di solito inizio a provare un senso di vuoto all'altezza dello stomaco e a sprofondare nella tristezza.

Io mi metto molto in gioco nelle amicizie e onestamente penso di fare il possibile per cercare di costruirle e mantenerle. Chiaramente le mie aspettative sono più alte della realtà, perché desidererei tanto dei rapporti sopra descritti: in cui ci si sente e vede tutti i giorni, si condividono esperienze insieme e si abbia proprio cura l'uno dell'altro, che ci si voglia bene nel profondo. I momenti in cui mi sento più a disagio sono quelli in cui percepisco che l'altra persona è molto lontana dal desiderio di amicizia che ho anche io.

Noto differenza tra amici e colleghi ma per come sono fatta io tendo a dare confidenza a tutti, e il desiderio di amicizia è sempre vivo in me, quindi anche con i colleghi.

Mi riferisco alla preparazione di esami, tesi e lavori di questo genere (sto studiando oltre ad avere un lavoro part time). Molto raramente faccio sport da sola; cerco sempre di includere qualcuno nelle mie attività, e se a nessuno interessano e mi ritrovo a farle da sola, mi sento molto a disagio.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Visto che ha consultato un collega, posso chiederle se è stato fatto un percorso di terapia? Lo sta facendo ancora ora? Se ha smesso, che risultati sono stati raggiunti?

Sembra che lei abbia un'idea molto particolare dell'amicizia. Ma attenzione a non scambiarla per un rapporto simbiotico. La capacità di stare bene con gli altri dipende da quella di stare bene soli con se stessi. Penso sia necessario approfondire il rapporto che ha con sé stessa quando si trova da sola, e poi si potrà lavorare parallelamente al rapporto con i pari. Ovviamente, è una mia ipotesi, a seconda dello specialista potrebbe cambiare.

I colleghi sono ben differenti dagli amici. A volte un collega assume il ruolo di amico, ma non è sempre così. I rapporti lavorativi sono diversi da quelli amicali.
Mi sembra di capire che lei pone le stesse aspettative alte di amicizia verso tutti, anche verso coloro che probabilmente non le ricambieranno (vuoi per un motivo, vuoi per un altro).
Le esperienze si condividono con gli amici, ma poi la cosa che rimane più vivida dentro di noi è il ricordo e le emozioni che ci hanno suscitato. Mi pare che per lei la presenza "fisica" sia fondamentale rispetto a tutto il resto. Ha mai pensato che è possibile tenere vive le amicizie anche solamente con i ricordi di ciò che si fa? Con le prospettive di ciò che si farà in futuro?

Mi viene da chiederle: a parte gli "amici", che altre persone significative ci sono nella sua vita?
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dopo
Utente
Utente
Ho iniziato da poco,perciò quando avrò più elementi in mano la aggiornerò. Comunque mi sento un po meglio ma la strada è lunga...

Sicuramente pongo aspettative verso tutti, ma in misura diversa a seconda del rapporto che ho con una persona. Dalle mie amiche più care tendo ad avere più aspettative. Non so se sia per la mia idea particolare di amicizia ma sta di fatto che il comun denominatore è che sono comunque insoddisfatta...
In che senso è possibile tenere vivide le amicizie tramite ricordi e prospettive future? Mi chiedo semplicemente, non rischio di basarmi su qualcosa che non esiste?

Le altre persone significative della mia vita sono la mia famiglia (genitori, fratello, cugine). Non ho un ragazzo e sinceramente al momento non ne sento neanche troppo la mancanza, nè tantomeno ho intenzione di colmare questa mia insoddisfazione nelle amicizie in una relazione (come fanno tante persone che poi si isolano dal resto del mondo!!)...
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Intendo dire che può dare gioia e tenere vivo il sentimento di amicizia anche solo l'idea di aver organizzato una cena in pizzeria il fine settimana. O il ricordo di essersi divertiti l'ultima volta a casa di un amico. La prospettiva futura di risentirlo per fare altre cose. Lei cosa teme di più quando rimane da sola, per esempio dopo una serata con amici?

Con i suoi familiari, prova le stesse emozioni quando rimane da sola?
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dopo
Utente
Utente
Ho capito. Quando rimango sola temo che gli amici si dimentichino si me e che non mi cerchino più; oppure che per loro il momento passato insieme è stato solo superficiale, quasi di circostanza, e che non mi inviteranno a ripeterlo. Forse mi spaventa di più la superficialità dei rapporti: il fatto che i miei amici non vogliano farmi entrare nelle loro vite e la sensazione di non essere veramente importante per nessuno.

Sì, con i familiari stretti provo le stesse sensazioni perché i miei genitori non possono colmare questo mio desiderio di amicizie. Invece con mio fratello e le cugine (che hanno più o meno la mia età) sto meglio, mi sento quasi come in un rapporto di amicizia.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
I genitori non possono colmare il desiderio di amicizia in quanto non sono amici. Possono essere COME degli amici, ma non degli amici veri e propri. Così come i fratelli. A ognuno il suo ruolo.

Di queste sue paure penso sia il caso di parlarne direttamente con il collega che la segue. Detto ciò, penso che abbiamo esaurito le potenzialità del consulto online. Ritengo di non dover più inserirmi all'interno del suo disagio in quanto c'è già un terapeuta presente che lo sta facendo, e non voglio modificare il setting che si è creato.
Però, se vuole, ci faccia sapere se ci sono risvolti.