Sessuologia - Ricerca del padre

Gentili Dottori,

sono un uomo di 35 anni che ha vissuto in una famiglia dove io più piccolo di 3 fratelli e con il padre molto assente.
Assenza causata da una separazione dei miei genitori da quando avevo 4 anni e marcata dal fatto che mio padre ha vissuto per anni in un' altra città e quindi non partecipe alla vita familiare. Ho sempre vissuto e sofferto questa mancanza da piccolo tanto che nel corso degli anni ho maturato una predisposizione sessuale verso uomini maturi, possibilmente in carne e rassicuranti. All'età di 15 anni mio padre è venuto a mancare e non ho mai potuto avere quel rapporto che avrei voluto sviluppare anche per cercare di capire se avrei mai colmato alcune "lacune" del passato. Il lutto per me è stato un rafforzativo di una mancanza già molto importante. Tutto ciò ha ovviamente compromesso i miei rapporti di coppia che dapprima etero tra i 15 e 20 anni, ma poi sfociati nella bisessualità fino alla ricerca incessante di questa figura paterna.
Tra i 23 e 24 anni ho avuto il mio primo rapporto omosessuale con un uomo del doppio dei miei anni che praticamente mi ha fatto da padre acquisito (in segreto) per 5 anni, poi altri rapporti saltuari ed attualmente ho un'altra frequentazione continuativa. Il tutto vivendo una vita parallela da bisex non dichiarato che il mio stesso partner altrettanto conduce. Non viviamo insieme, perché lui sposato, ma in realtà questo per me va bene. Ho provato a pensare come sarebbe a formalizzare e vivere serenamente ed in tutta libertà una storia con lui, il discorso è che ho razionalizzato che queste figure, seppur amandole, non riescono a colmare realmente questa figura "idealizzata" che cerco. Questo mi ha porta to a troncare nel tempo alcune relazioni ed a ricercare una nuova figura. Non sono attratto da altre tipologie di uomini, ma solo da quelle che si avvicinano a questo "padre idealizzato" e che oltretutto non rappresenta la figura del mio vero padre.
Tutta questa ricerca sta compromettendo la mia stabilità nei rapporti, magari nel crearmi una famiglia mia o comunque avere dei figli. Solo l'idea di non avere la possibilità di continuare questa ricerca ed appagamento sessuale mi blocca ogni considerazione.
Non mi interessa realmente il fatto di essere omosessuale o bisessuale, ma il dubbio che senza questo "trauma" avrei avuto una differente predisposizione sessuale l'ho sempre avuto. Alla fine questo poco mi importa. Mi tormenta invece questa continua ricerca perché credo che non mi porterà a concludere nulla. Ragionandoci sopra negli anni sto razionalizzando che finché questa ideologia di padre non si ripossa collocare nel contesto familiare passato ..non sarò mai realmente appagato. Ed ovviamente questo non avverrà.
La domanda per voi è: come se ne esce? Troverò una stabilità o devo affrontare un discorso interiore più profondo? Un trauma da risolvere?
Grazie del vostro tempo.
Luca.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

per definizione un evento traumatico è un evento che minaccia la sopravvivenza o l'incolumità delle persone.
La separazione dei propri genitori, pur non essendo un trauma è senz'altro uno stress, soprattutto per un bimbo di quattro anni che non riesce a leggere correttamente ciò che sta accadendo a casa. Di solito, i bimbi così piccolini tendono ad incolparsi per la separazione dei genitori, perchè nella loro mente l'equazione è: io sono stato cattivo e quindi il papà è andato via. Quindi è una chiara punizione,sproporzionata per il bambino rispetto a qualunque tipo di errore che possa aver commesso...

Il problema sembrerebbe essere questo padre che si è mentalmente costruito e la convinzione secondo la quale se solo Suo papà non fosse stato assente Lei oggi sarebbe un'altra persona o sarebbe più sereno.

In realtà non possiamo saperlo, nessuno può affermarlo con certezza.

Qualora decidesse di intraprendere una eventuale psicoterapia, l'obiettivo non dovrà essere quello di lavorare alla ricerca del trauma, quanto alla ricerca e implementazione di eventuali soluzioni. Il passato è quello che ha descritto e non possiamo incidere sul passato (si perderebbero tempo ed energie per rincorrere eventi che non è detto siano centrali e comunque anche sapere con certezza se questo evento ha determinato un trauma non cambierebbe nulla oggi).

Certamente è possibile lavorare per dare una svolta al presente e al futuro. Sono d'accordo con Lei su quanto afferma: "Mi tormenta invece questa continua ricerca perché credo che non mi porterà a concludere nulla."

Ritengo che una eventuale psicoterapia dovrà lavorare principalmente su questo aspetto.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Pileci,
grazie mille del suo punto di vista.
Concordo pienamente nel dare una svolta al presente ed al futuro. Interessante la differenziazione tra stress e trauma. Certamente una fase di stress credo si recuperi in 30 anni di tempo, per questo ho sempre cercato di capire CHE TIPO di stress (o trauma) avessi avuto tanto da subirne ancora gli effetti oggi. Questo è l'unica chiave che mi tiene legato al passato, ma capisco che il presente è oggi ed il futuro può essere solo che migliorato.

Cordiali saluti e grazie ancora per la sua risposta.
Luca
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Non è detto che trent'anni siano sufficienti per voltare pagina, nel senso che, se ipotizziamo che dopo uno stress o trauma che dir si voglia, l'essere umano resta a guardare passivamente, allora non basta l'intera esistenza...

Ma se io subisco uno stress come può essere la separazione dei genitori e inizio sin dall'età di quattro anni a dirmi che questo evento mi segnerà e anzi accentuerà l'assenza del papà, allora il trauma non solo lo creo ma INCONSAPEVOLMENTE decido di portarmelo dietro per un bel pezzo di strada, almeno fino a quando non mi fermerò a riflettere su questo aspetto.

Secondo me non è sempre detto che le scelte che facciamo siano sempre ricollegate al passato, all'infanzia, ecc...non esiste una logica del genere in psicologia, del tipo di causalità lineare, dato A segue sempre B.

L'essere umano è troppo complesso e complicato per seguire regole così superficiali.
Anche per questa ragione proponevo di lavorare sul futuro, anzichè provare ad ipotizzare traumi che potrebbero non essersi verificati mai, oppure addirittura potremmo ricostruire con falsi ricordi e in questi casi il paziente non solo non ha benefici da una eventuale psicoterapia, ma può arrivare a soffrirne molto.

L'unico lavoro psicologico che secondo me ha senso fare è quello di comprendere le Sue dinamiche relazionali oggi e capire che cosa non funziona come Lei vorrebbe ed eventualmente modificarlo.

Cordiali saluti,