Sensi di colpa

Gentili dottori,
continuo ad avere i sensi di colpa per aver 8 mesi fa lasciato il mio ragazzo dopo tanti anni insieme. Da 2 anni avevamo una relazione a distanza e ogni volta che ci rivedevamo dopo mesi mi sembrava di non conoscerlo più, anche se poi recuperavamo il tempo "perso" e tutto andava bene. Purtroppo involontariamente ero invidiosa del suo successo professionale, e mi sentivo schiacciare. L'avevo scelto come compagno di vita ed ero convinta che fosse quello giusto. Eppure l'ho tradito in passato con la scusa di "ritrovare me stessa", l'altro uomo era un manipolatore narcisista, e ho chiuso questa seconda relazione dopo anni e molto a fatica dopo che ho cominciato a provare un sentimento fortissimo e una grande attrazione fisica per un altro. Dopo lunga riflessione e sofferenza ho lasciato il fidanzato storico perché mi sembrava la cosa giusta da fare. La relazione ho cominciato e sto costruendo ora è più consapevole, rispettosa e matura. Nonostante ciò, da quando l'ho lasciato non trovo pace e quando mi sembra di averla trovata ecco che la testa ricomincia ad urlare e a dirmi "guarda che cosa hai fatto". È come se avessi lasciato una porta aperta, come se in fondo sperassi ancora di ritornare con lui. È il solo pensiero che mi conforta, anche se so che è sbagliato. Mi tornano alla mente i ricordi e momenti con il mio ex, come mi sentivo con lui, quella sensazione di appartenenza, lo penso e sogno spesso, ho il terrore che sappia che l'ho lasciato per un altro e che mi blocchi sui social e che mi odi. Le volte che lo ho sentito per messaggio e telefono mi hanno fatta sentire meglio, ma quando non lo sento per un po' mi agito.. .
Allo stesso tempo, sento di provare qualcosa di molto forte per il mio ragazzo di ora, stiamo crescendo insieme e per la prima volta sto conoscendo me stessa e non mi sto identificando nella relazione, come era in passato. Spesso ripenso ai momenti felici con l'altro e ora mi chiedo perché non riesca ad essere serena e spensierata, perché non abbia le idee chiare e non riesca a pianificare il mio futuro. Ho affrontato una terapia cognitivo comportamentale per 9 mesi, ed è emerso un disturbo abbandonico e dei tratti DOC, nonché disturbi alimentari. Le cause sono nel rapporto con i miei genitori. Purtroppo ho dovuto interrompere perché mi sono trasferita per lavoro, ma ho già risolto molto, o comunque sono più consapevole. Ma non so come fare per smettere di rimuginare sul passato e non avere crisi di pianto nei momenti meno opportuni.. . Sono tanto stanca.
Vi ringrazio in anticipo per la vostra disponibilità.
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Dr. Alessio Vellucci Psicologo, Psicoterapeuta 92 5
Cara Utente,

Non fatico a credere che sia molto stanca. Il rimuginio e la ruminazione sono stili di pensiero perseverativi, che tipicamente adottiamo con l'obiettivo di risolvere un problema o rivivere qualcosa vissuto come un errore, come nel suo caso. Purtroppo, la sola conseguenza che hanno, è quella di fiaccarci nella motivazione, nell'umore e nel fisico, lasciandoci più confusi di prima.

Dalle sue parole non sono riuscito a comprendere i motivi che l'hanno spinta ad interrompere la relazione con questo ragazzo, ovvero se perché soffrisse il confronto con i suoi successi, o se per altre ragioni. L'impressione è che oggi lei non rammenti più queste ragioni, oppure che non le condivida più, il che renderebbe l'uscita dal rapporto di coppia una sua modalità comportamentale di gestire un qualche stato doloroso legato alla relazione con il suo ex fidanzato e che ha preceduto il lasciarlo, ma che però, non avendolo potuto esprimere nel suo intervento, ignoriamo.

Ha pensato di rivolgersi ad un professionista per esprimere queste sue difficoltà?

Un caro saluto

Dr. Alessio Vellucci
www.miodottore.it/alessio-vellucci/psicologo-psicoterapeuta-psicologo-clinico/roma

[#2]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Buongiorno e grazie. Non ero più felice come un tempo, anche a causa della lontananza e mi sentivo molto attratta dal mio attuale ragazzo. Ma l'ho fatto come se fosse "provvisorio", come se sperassi sempre, e lo spero in fondo ancora, che tutto torni come prima. Durante la psicoterapia ne ho parlato, mi è stato consigliato di non pensare più a lui, dal mio comportamento dimostrato non lo amavo davvero, era un'immaturità e superficialità emotiva.
[#3]
Dr. Alessio Vellucci Psicologo, Psicoterapeuta 92 5
Gentile Utente,

parlare di "immaturità e superficialità emotiva", a mio modesto avviso, suona come un giudizio eccessivamente severo nei suoi confronti. Spesse volte prendiamo decisioni, nel bene o nel male, mossi da un'urgenza della quale non siamo consapevoli e che ha lo scopo di trarci di impaccio da situazioni scomode. La terapia ha proprio lo scopo di far riemergere le ragioni di quell'urgenza, per trovare una maggiore consapevolezza.

Mi permetto di aggiungere, senza nulla togliere al prezioso lavoro che ha fatto con la collega psicoterapeuta, che più che smettere di pensare a questo ragazzo, sarebbe importante comprendere cosa rappresenta per lei e lo rende così importante e significativo da non accettarne l'allontanamento.
Qualora in futuro sentisse di voler cercare una risposta a queste domande, si rivolga nuovamente con fiducia ad uno specialista della sua zona, oppure alla precedente terapeuta, ne gioverà.

Un caro saluto
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