Cosa fare

Salve, sono 8 mesi che sono caduto in un ciclo di visite e paure.
Sono sempre stato ansioso ma l'ansia negli ultimi tempi è aumentata.
L'evento credo sia stato la separazione dei genitori, che non accetto.
Venivano da anni di discussioni, che nell'ultimo periodo pre separazione avevano coinvolto anche me, perchè emotivamente ne risentivo comunque vedere mia madre a cena in altra stanza, o che non si parlavano e dover fare da tramite.
Seguo un percorso psicologico da un anno iniziato per vari motivi di sentirsi socialmente un pò escluso, problemi di concentrazione e blocco nello studio.
Lei ha cercato di evitare le triangolazioni e di cercare di rendermi più autonomo perchè secondo lei non esco dalla mia zona di comfort e qualsiasi evento possa modificare la zona di comfort mi prova disagio e cerco l'esca per scapparvici.
Il problema però è che l'ansia degli ultimi otto mesi non è come quella che ho avuto in precedenza, si, mi capitava di pianificare cosa fare, come presentarmi e calcolare ogni minimo aspetto, o magari avere nause e vomito la mattina prima di un interrogazione.
Ma negli ultimi otto mesi ho avuto manifestazioni diverse.
Ho iniziato ad avere paura del minimo sintomo del mio corpo, paura però non irrazionale poichè scaturita da un'acrocianosi che mi ha portato ad avere paura innescando un meccanismo di visite e paure con risvegli notturni, bruciori di stomaco paure panico e così.
Ultimamente negli ultimi mesi ho una sensazione di disorientamento, disequilibrio, stanchezza fisica e mentale, debolezza, ho perso molti chili, quando sono a tavola ho queste oscillazioni che mi fanno preoccupare chiudere lo stomaco iniziare a muovere con velocità il piede fino a quando non mi devo alzar3 perchè non riesco a resistere.
Mi è stato consigliato di intraprendere terapia con en e cipralex ma la mia insicurezza tende a non garmi prendere farmaci per paura di reazioni.
Ho avuto due prescrizioni psichiatriche di cui una con diagnosi di ipocondria ansia generalizata a tratti ossessiva.
Infatti io hocome una voce che mi dice fai questo altrimenti succede quello o vose simili.
Ora la mia paura è assumere quei farmaci perchè già so che inizierei a somatizzare e al minimo sintomo avrei panico.
Quindi mi trovo in un cerchio.
Ho iniziato anche un percorso di psicoterapia, dove mi è stato spiegato che la mia età emozionale è piccola rispetto a quella fisica e quindi c'è questo contrasto tra il bambino e il me.
Però questo senso di stordimento, io vorrei iniziare la terapia ma come al solito vengono tanti dubbi, come se fosse altro e nessuno lo ha capito, se mi fanno male, se generano qualche interazione, se mi annullano emotivamente condizionando la mia vita, se poi prendendoli al primo effetto collaterale ho paura o mi inizio a impressionare scaturendo nel panico
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
la prima cosa penso che sia fare chiarezza, cominciando da quanti curanti ha e quanto lei segue le loro prescrizioni.
All'inizio della sua email scrive: "Seguo un percorso psicologico da un anno iniziato per vari motivi di sentirsi socialmente un po' escluso, problemi di concentrazione e blocco nello studio".
Verso la fine modifica: "Ho iniziato anche un percorso di psicoterapia, dove mi è stato spiegato che la mia età emozionale è piccola rispetto a quella fisica e quindi c'è questo contrasto tra il bambino e il me".
Si tratta dello stesso specialista, o sono due percorsi differenti?
A livello psichiatrico lei comunica: "Mi è stato consigliato di intraprendere terapia con en e cipralex".
Di seguito aggiunge: "Ho avuto due prescrizioni psichiatriche di cui una con diagnosi di ipocondria ansia generalizzata a tratti ossessiva".
Finché lei continuerà a correre dall'uno all'altro specialista, ignorando poi regolarmente le loro prescrizioni, come pensa di poter guarire?
Oltretutto, come molti malati, lei pensa di poter trovare la causa della sua sofferenza in un unico evento scatenante: "la separazione dei genitori, che non accetto".
Come molti figli vissuti in un clima conflittuale, non è stata la separazione che "non accetta" a farla ammalare, ma è stato traumatizzato dalle liti e dalla malevolenza continua tra i suoi, che andando a cadere su un temperamento predisposto le hanno creato i disturbi che accusa, somatizzazioni comprese.
Ora le viene suggerita una cura farmacologica e lei resiste a oltranza. Pensa di essere un esperto di psicofarmaci? Del resto, per avere risposta ai suoi timori bastava esternarli con lo psichiatra che glieli ha prescritti. Può ancora farlo.
La stessa resistenza mi sembra che lei opponga agli psicologi, vediamo come.
1) Scrive a noi invece di parlare al curante di questi suoi dubbi;
2) ci riferisce frasi dei suoi psicologi come se fossero diagnosi o il responso della sibilla, mentre non sono altro che delle parti di un percorso psicologico, il quale è appunto un percorso, in cui nel tempo si portano alla luce le sofferenze per curarle, si scoprono nuovi modi di interpretare il proprio vissuto, si riformulano impressioni, si pianificano obiettivi, si esercitano capacità.
Tutto questo richiede tempo, disponibilità, fiducia nel curante.
Tutti i disturbi che lei riferisce sono certo dolorosi, ma non appaiono, all'occhio dello specialista, insuperabili, incurabili... a meno che il paziente stesso non rifiuti di curarsi, puntando i piedi contro le cure come gli è capitato di fare anche contro la vita: mi riferisco al disaccordo tra i suoi genitori e alla loro separazione, eventi certo molto sgradevoli per un figlio, ma che si trovano nell'ambito di comportamenti e scelte sui quali non solo lei non può agire, ma nemmeno può volerlo fare. La sua stessa autonomia, la sua libertà passano attraverso la consapevolezza di non doversi intromettere.
Le auguro di trovare il coraggio, la forza e l'intelligenza di pensare a sé stesso e cominciare seriamente a curarsi, ringraziando il cielo di avere i mezzi e l'appoggio familiare per poterlo fare.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Lei ha ragione. Faccio chiarezza, i due terapueuti sono diversi, ovvero la psicologa che seguo da un anno e la psicoterapueuta che seguo da due settimane, tutto è nato per via della piscologa che era in vacanza ed io ne avebo bisogno. Anche un medico cardiologo amico di famiglia mi ha consigliato l'approccio con uno psicoterapeuta e ho deciso di iniziare. Ovviamente si è messo subito in chiaro che è meglio seguirne una sola, e su questo devo decidere io, non sapendo se la mia psicologa è anche psicoterapeuta le mie intenzioni sono di parlarle chiaro, ovviamente se non è psicoterapeuta io sarei indirizzato ad abbandonare il vecchio percorso ed intraprendere quello con la psicoterapeuta.
A livello psichiatrico ho avuto due incontri con psichiatri diversi, prima diagnosi che ho riportato con terapia depakin cymbalta e tavor al bisogno, non presa, credevo di superarlo da solo,
Seconda visita da uno psichiatra diverso terapia zoloft 50mg trilafon 20mg e 10 gocce en a scalare di 3 ogni settimana. Nemmeno questa presa, credevo di riuscire da solo, ed infatti era in parte riuscito a limitare, uscivo, ero un pò più spensierato, avevo ripreso anche a studiare. Ma all'imrpovviso è stato un processo graduale di paure che mi ha portato di nuovo a scrivere. So che non è utile cambiare parere sempre ma la mia costabte ricerca di rassicurazioni mi ha spinto a cambiare molte volte medico per poi evitare di prendere i farmaci per paura. Anche la mia terapeuta dice che la separazione è solo una causa scatenante. Non sono esperto, ma ho letto molte testimonianza comunque anche in casa ho avuto parenti che li hanno assunti. Ho scritto a voi perchè non volevo scrivere alla psicologa tutto questo, lei è molto disponibile e mi permette di chiamarla ma è domenica, ed io già ieri le ho chiesto di anticipare la seduta per parlarle e chiarile dopo un mese la situazione, era in vacanza. Non ho capito il fatto del riferire le frasi dello psicologo. Ai miei occhi comunque appare una situazione piena di dubbi, incertezza, paura e lei ha molta ragione quando dice il fatto di impuntare i piedi perchè non riesco proprio ad accettare la separazione, ne ho parlato tante volte, ho fatto molti discorsi ma mi è davvero difficile accettarla. Spesso non penso a me stesso anzi quello che faccio lo faccio per me e altri non solo per me. Vorrei Precisoare che la terapia di en e cipralex mi è stata consigliata da un cardiologo amico di famiglia.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
la confusione continua al massimo grado, e a quanto pare, coerentemente con la sua malattia, lei sceglie proprio le persone che possono aiutarla ad alimentare il caos.
In questo caso il cardiologo amico di famiglia, che le ha prescritto farmaci di pertinenza psichiatrica passando sopra al fatto che lei aveva già avuto diagnosi e prescrizioni da due psichiatri VERI, e e ha prescritto psicoterapie mentre lei aveva già una psicologa, unica che può fare una diagnosi e decidere cosa lei debba fare in questo campo.
Uno psicologo non dovrebbe venir sostituito solo perché è andato in vacanza.
Inoltre per vedere se la sua è anche psicoterapeuta basta guardare l'Albo degli psicologi online, dove accanto al nome della curante è scritto se è psicoterapeuta.
Faccia la stessa ricerca sulla psicoterapeuta consigliata dal cardiologo, e chissà se finirà per scoprire che non è neanche psicologa.
La necessità della psicoterapia, e la scelta di quale psicoterapia, è un genere di dato che i non addetti ai lavori non hanno la competenza di gestire, quindi si affidi senz'altro alla psicologa che la segue da un anno e si metta seriamente a curarsi, in ambito sia psicologico che farmacologico.
La sua malattia le provoca una costante paura perché si accompagna ad un bisogno abnorme di controllo su aspetti della vita che non sono di sua competenza né di sua pertinenza, come i farmaci, le psicoterapie, la separazione dei suoi genitori.
Volendo controllare ossessivamente tutto, lei si affida a persone non competenti che le dicono quali farmaci hanno fatto su di loro questo o quell'effetto, naturalmente parlando da ignoranti.
In questo modo lei può confermarsi nel fatto che ha ragione a non fidarsi di nessuno e che la vita è un caos.
La separazione dei suoi genitori, per esempio, come può essere qualcosa che lei debba approvare o disapprovare?
Può dispiacerle certamente non avere una famiglia unita, ma prima era unita? E del resto, come pretende di tenere insieme due persone che hanno deciso di lasciarsi? Con la colla?
Cominci a curarsi lei, ed esca dal ruolo del bambino capriccioso.
Le malattie sono sgradevoli, ma certi tratti caratteriali le alimentano soltanto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
dopo
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Grazie per la disponobilità nel rispondermi. Lei Ha ragione quando cita il controllo. Volevo precisare che il cardiologo amico di famiglia mi ha solo consigliato il percorso, la scelta del terapeuta l'ho fatta io. Ho controllato e sulla terapeuta che mi segue da un anno c'è scritto psicologa mentre qella di due settimane anche psicoterapeuta.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
anche consigliarle la psicoterapia, confondendole le idee e allontanandola dalla sua psicologa, da parte del cardiologo è stata un'azione fuori luogo.
Ora l'importante è che lei non continui a saltare da una prescrizione all'altra e a preoccuparsi della separazione dei suoi, al solo scopo di allontanarsi dagli impegni veri, quello della cura come quello dello studio, del lavoro etc.
Auguri

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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