L’università mi ha rovinato la sanità mentale e le prospettive di vita

Salve, mi chiamo Francesco ed ho 20 anni.
Tre anni fa iniziai la facoltà di informatica all’università ma non trovandomi bene (e con un anno di primina) decisi abbandonare.
L’anno dopo la mia famiglia mi consigliò, in modo oppressivo di iscrivermi ad una facoltà di restauro.
Iniziato il corso mi trovai in un mondo che davvero non mi apparteneva, nella mia facoltà siamo 4 persone e, essendo una quinquennale abilitante mi sono trovato a fare lezioni tutti i giorni settimanali dalle 8:30 alle 18:30.
Durante queste lezioni non solo non posso mai assentarmi ma mi trovo spesso a fare laboratori a 2/3 ore di distanza dall’Università essendo costretto a dormire in case che ci vengono date in giro.
Mi sono accorto che questo non fa per me, il lavoro che andrei a fare non mi piace gli esami non mi piacciono e sopratutto non ho tempo per fare altro, sono sempre fuori sempre a studiare mai un giorno per me mai per la palestra mai per svagarmi, non ho più nulla della mia vita.
Questo anno mi è stato comunicato che dovrò svolgere il mio cantiere universitario da giorno 1 luglio al 31, passando un mese fuori casa e sopratutto in estate.
Arrivo al dunque.
La cosa che più mi tormenta è il fatto che non mi sento più di dover cambiare facoltà perché sarebbero 3 anni persi e io non mi sento di prendere e buttare tutto perché mi troverei troppo indietro.
Inoltre non so se realmente l’università fa per me ed anche se arrivassi a volerla lasciare (cosa che ho provato a fare) i miei genitori me lo impedirebbero come già hanno fatto, sarebbe la fine.
Inutile dire che anche i problemi economici fanno la loro parte.
Mi trovo quindi così a pensare a tutto ciò che vorrei fare e che non posso, alle scelte sbagliate prese nel tempo e alle aspettative che avevo della mia vita.
Mi sento inutile vuoto nel vedere tutti realizzare le loro ambizioni ed io che non solo non so cosa fare ma faccio anche una cosa che mi opprime e che mi porta spesso a far pensieri che mai avrei voluto pensare.
L’università mi ha davvero rovinato la vita ed eliminato ogni mia passione, non ho nessuno che mi aiuta nessuno che mi consiglia e sento di non farcela più, le troppe pressioni che ho mi uccidono.
Non posso neanche saltare una settimana di lezioni perché non mi farebbero fare gli esami non posso fare un viaggio non ho compagni con cui studiare essendo solo 4 (di cui 3 donne e di circa 30 anni).
Vorrei lasciare dedicarmi ad altro fare ciò che mi piace ma poi?
Senza una laurea?
Spero di porre fine a questo dolore che mi uccide e che mi sta rovinando la vita.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2021 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
Caro Francesco, spero di raccogliere le tante questioni che porta quì.
Innanzitutto, e non lo dico per sminuire i suoi vissuti dolorosi ma solo per ricordarle un dato di realtà importante, a 21 anni lei ha ancora tutto il tempo del mondo per indirizzare la sua vita dove meglio crede e sente, ovvero in maggiore accordo ai suoi desideri.
Il tempo che lei chiama "perso", in realtà non esiste in assoluto ma solo in relazione ai "parametri" che noi decidiamo di adottare come riferimento.
Ogni esperienza, anche quelle meno piacevoli, potrebbe svolgere la funzione di tempo necessario per apprendere qualcosa in più su di sé. Ovviamente, per guardare agli "errori" come occasioni di apprendimento, dovrebbe prima accettare la possibilità di sbagliare e, ancor più di cambiare prospettiva, al fine di coglierne il lato positivo.
Tutto questo per dirle che se in cuor suo sente di voler intraprendere un'altra direzione (professionale/lavorativa), potrebbe sicuramente provarci.
Inoltre, anche se lei "perdesse" 3 anni, sarebbero sicuramente poca cosa paragonati ai 30-40 anni lavorativi "persi", nel senso affrontando un lavoro non nelle sue corde per tutta una vita lavorativa!
Unica cosa, le consiglierei di riflettere bene anche sui dati di realtà/fattibilità circa il nuovo percorso, per non compiere decisioni dettate soltanto dall'impulso di fuggire dalla scomodità attuale.
Quanto ai suoi genitori, ovviamente non conoscendoli, non posso dire molto se non che quando si sarà chiarito lei, a prescindere da chichessia, le risulterà anche più semplice comunicarlo agli altri. Se non altro perché si sentirà più sicuro lei per primo. Quindi, se riesce, provi a mettere un attimo tra parentesi gli altri e si concentri solo su di sé, prendendosi un momento per riflettere al riparo dall'onnipresente giudizio, possibilmente con uno/a psicoterapeuta in grado di aiutarla nell'intento.
Le consiglio uno/a psicoterapeuta anche perché fa dei cenni ad alcuni pensieri che "mai avrei voluto pensare", pertanto la invito caldamente a prendersi cura di sé!
In conclusione, la inviterei a riflettere prima su ciò che veramente le piace, tenendo presente che anche "senza una laurea" si può vivere una vita piena e soddisfacente e, al contempo, la inviterei a dar voce anche alle emozioni sottostanti al suo dolore.
Buona fortuna!