Perchè ho questa reazione emotiva

Buonasera Gentili Dottori,
faccio presente che mio papà ha problemi di salute (tumore) con il quale lotta da qualche anno.
Che lo vedo stanco, alle volte non reattivo e molto spaventato.
Ma la situazione è abbastanza stabile.
Quando si presenta qualche sintomo particolare lui si chiude in un mutismo assoluto e diventa impenetrabile.
Alle volte si arrabbia quando cerchiamo di capire se possiamo fare qualcosa per lui o che cosa lo fa stare male.
So che non è facile, noi stesse siamo spaventate ed abbiamo paura del dolore che lui può provare.
Non ha mai avuto un carattere facile e questa cosa ci mette ancora più in difficoltà.
E' spaventato dalla morte e resta a casa a fissare fuori dalla finestra per ore o ad ascoltare la tv chiudendosi a riccio.
Accompagnandolo in auto e avendo difficoltà a scendere lui ha detto: guarda come mi sono ridotto.
E' sempre stato un uomo autosufficiente, forte, di vecchio stampo, abituato a lavorare sodo ma ora ci sono queste difficoltà.
So che la diagnosi è stata dura, il male era aggressivo ma nella mia testa mi dico che siamo/è ancora qua dopo 3 anni e alle volte mi sembra che stia buttando vita, anche se diversa o ridimensionata, in attesa del momento.
Quindi esce poco perchè ha paura gli possa succedere qualcosa, che i vicini vedano com'é.
Esce poco a pranzo con noi perchè ha poco appetito mentre io penso che qualche ora in compagnia fuori da casa gli permetterebbe di smettere di rimuginare fatti passati di 60 anni fa o sui sintomi.
Sintomi che poi ci nasconde o arriva a manifestare quando sono fuori controllo come ha fatto con la malattia.
Ognuna di noi reagisce alla cosa in modo diverso, mia mamma arrabbiandosi senza manifestarlo, mia sorella accondiscendendo ad ogni richiesta ed io?
Io cerco di capire se possa mantenere un minimo di autonomia che lo risollevi.
Che ha rinunciato a tanto ma che alcune cose si posso ancora fare anche se in modo diverso.
E' che non so se sbaglio l'approccio e mi sento impotente.
Cosa posso fare?
Che faccia bene a lui ma anche a me.

Poi ultimamente mi sono successe due situazioni particolari.
La prima in cui un'amica mi ha comunicato di essere malata.
Era impaurita ed io mi sono bloccata, mi veniva da piangere per lei, per mio papà, per la situazione a cui so sarebbe andata incontro...mi stavo quasi mettendo a piangere.
Le ho solo detto che sarebbe stata nei miei pensieri.
Mi sono sentita egoista.
Mi son detta: ma guarda te se ti metti a piangere quando è lei che ha bisogno di supporto.
Questa mattina davanti ad un banchetto Airc sono stata fermata e nel momento in cui l a sig.
a voleva spiegare di cosa si occupavano mi stavo mettendo a piangere.
Imbarazzata ho ricacciato le lacrime e ho tagliato corto.
Cosa mi sta succedendo?
Vi ringrazio per la risposta.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

a fronte di una narrazione dettagliata e sofferta ci chiede:
"Cosa mi sta succedendo?"

Sta succedendo che quando si incontra la Malattia - quella grave con la M maiuscola - che colpisce i famigliari più stretti, non si riesce a rimanere indifferenti.
La propria tranquillità, il proprio mondo interiore e organizzativo, tutto subisce uno scossone significativo.

Si vorrebbe riuscire ad essere di maggiore aiuto, a dare suggerimenti utili, che i suggerimenti utili venissero presi in considerazione e magari attuati.
Ma ogni persona è differente, ha un modo diverso di affrontare il dolore e la paura della morte.
Non è facile "accompagnare": con una presenza reale, con empatia, e al contempo con quel rispetto che dobbiamo al modo di essere/vivere/morire della singola persona, sia pure nostro padre.

Tenga anche conto che la Malattia delle persone affettivamente vicine è un pro-memoria della nostra stessa mortalità, del nostro destino comune, della finitezza della vita. E ciò è in grado di intaccare la propria tranquilla serenita; ci porta ad avere le lacrime lì lì, pronte ad uscire.
Non si senta egoista verso la Sua amica, è (solo) emotivamente sovraccarica.


Non è una fase semplice della Sua vita,
però La percepisco come una persona sensibile, attenta. Troverà il modo di viverla ed affrontarla al meglio di quanto è possibile: per Suo padre, per sè.

Carissimi saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera,
Gentile Dott.ssa io la ringrazio molto per la risposta. No, non è facile accompagnare perché abbiamo modi/vissuto/carattere diversi per affrontare le situazioni. Per cui ho sempre questa paura di esagerare nel cercare di dare speranza (sarà perché a volte anche la mia speranza vacilla), di dire troppo, di fare poco, di spronare quando non dovrei, di non saperlo sostenere psicologicamente perché non ne ho la competenza. Cosa potrei fare per diminuire il suo dolore? E la risposta la so. Nulla, solo stargli vicino. Ma è difficile. La cosa più difficile che abbia mai affrontato. La saluto e ancora la ringrazio.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
"..la risposta la so. Nulla, solo stargli vicino.
La cosa più difficile che abbia mai affrontato..."


Accade (è accaduto, accadrà) a molti di noi figli.
"Accompagnare" lasciando che sia l'altro (spesso senza esserne consapevole) a decidere i modi, i tempi, tutto, è difficile. E' una sfida.
Talvolta si sente di aver fatto centro in una certa situazione, e il giorno dopo in un'altra ci si sente inadeguati.

Però l'altra persona "percepisce" l'amore.
Purtroppo talvolta l'amore non è sufficiente a scacciare la paura della morte.

Carissimi saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/