Sono disperata: non so cosa fare nella mia vita

Gentili dottori,
Sono una studentessa di lingue.
Qualche giorno fa, ho letto di una ragazza che ha affrontato la stessa dinamica su questo portale.

Ho 21 anni e vengo da una famiglia umile: non ci manca niente, ma senza che io lavori non possono sostenermi.
Anzi, dovrei aiutare anch’io a casa nel momento in cui trovi un impiego.

A me piace molto la disciplina del mio studio, ne sono anche molto appassionata e sogno di diventare, a tutti gli effetti, una persona importante, economicamente messa bene e con un lavoro prestigioso.
Sono convinta che nella vita sia necessario impegnarsi e fare sacrifici per ottenere le cose.
Vorrei anche cimentarmi, ma da quando ho ripreso a cercare lavoro, mi sono imbattuta in delle realtà tremende.
Manco fossi una schiava.
Ho pianto, ho tremato tanto poiché mi sono sentita come chi non possiede nulla, come chi si vede i suoi sogni andare in frantumi.
Ho avuto un impatto molto forte con la realtà dei fatti, dicono le mie sorelle.
Io ero speranzosa, pensavo che conoscere le lingue mi aprisse molte porte.
Invece, mi ha aperto molte porte allo sfruttamento.
Io vorrei anche essere sottopagata per imparare un mestiere che sia alla mia altezza.
Non importano i mezzi, ma il fine.
Solo che mi chiedevano di lavorare per cifre irrisorie.
Ho parlato con dei laureati del mio settore e mi dicono che è difficile trovare un lavoro.
Non so più cosa fare.
Da un lato vorrei già inserirmi nel mondo del lavoro, dall’altro vorrei continuare a studiare e a formarmi quanto più possibile per soddisfare al meglio i requisiti delle buone offerte.
Ieri, ho avuto una discussione accesa con la mia famiglia che mi ha rimproverato di non voler fare niente, che sono apatica, che sono una delusione.
Questo perché ho espresso loro la mia indecisione al riguardo se proseguire gli studi o no.

Sono in un periodo in cui vedo tutto nero.
Piango perché la realtà che vivo non mi piace.
Soffro vedendo datori di lavoro che sfruttano chi ha bisogno di costruirsi un futuro e che, al contrario, i loro figli studiano, si formano, perdono anche tempo perché hanno già una situazione stabile, un’economia sulla quale contare, nel peggiore dei casi.
Purtroppo, non tutti nasciamo in culle d’oro e occorre rimboccarsi le maniche.
Lo voglio fare volentieri, ma ho tanta paura dottori.
Alla fine, persa in questi pensieri, non sto studiando ne facendo qualcosa di importante per la mia vita.

Cosa posso fare?
Rivolgermi a uno psicologo mi aiuterebbe a risolvere questo blocco?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Dispiace sentire il Suo abbattimento, la sua tristezza, la sua delusione. Purtroppo il passaggio dal mondo dello studio a quello del lavoro non è del tutto facile.
Nel primo, l'impegno personale costante porta frequentemente ad un riconoscimento gratificante in sede di esame. La persona/studente impara a pensare che l'impegno dà dei risultati, e questo vale per tutti e per ognuno.
Nel mondo del lavoro, invece, spesso si fronteggiano interessi contrapposti:
da parte del lavoratore il desiderio di dimostrare le proprie competenze e di riceverne un giusto riconoscimento,
da parte del datore di lavoro l'esigenza di ottenere il massimo vantaggio dal lavoratore con il minimo esborso economico (e magari ... in black, come si suol dire).
Ovviamente quest'ultima è una prospettiva miope, che non fa crescere i collaboratori; ma si pensa che esaurito uno, ce n'è sempre un altro che si offre.

Non tutte le zone d'Italia offrono così scarse possibilità, fortunatamente.
Per questo motivo assistiamo ad una migrazione interna. Ma anche verso l'estero, dai parte dei/delle migliori e più coraggios*; peccato.

Dopo questo bagno di realtà, assai doloroso per Lei (e per molt* studenti!), si avvia la elaborazione del lutto (si, è proprio un lutto la morte di alcune speranze, convinzioni) e si inizia a elaborare una risposta più realistica alla domanda "che fare delle mia vita?"

A mio parere una risposta realistica comprende per Lei una laurea, considerato che è a buon punto con l'università. *Poi* deciderà cosa fare della Sua vita e della Sua professionalità.
Se nel corso degli studi desidera nel frattempo trovare un "lavoretto", faccia il possibile affinché esso non Le tolga energia fisica e mentale verso il Suo obiettivo primario. Qui da noi, nel settentrione d'Italia, si vedono brillantissimi studenti universitari servire pizze il sabato e la domenica, aiutare al bar dopo aver imparato a fare il caffè, fare la baby sitter al bisogno, operare come dog sitter, tanto per fare qualche esempio di lavoretti che permettono di non portare a casa pensieri aggiuntivi.

Le consiglierei di rivolgersi allo sportello psicologico gratuito del Suo Ateneo. Le Sue sono problematiche che rientrano pienamente negli obiettivi dello "sportello psicologico studenti".

Se Le fa piacere, ci dia un riscontro.

Saluti cari.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/