Apatia nel rapporto di coppia

Buongiorno, vi chiedo un parere su ciò che mi sta succedendo.

Ho 30 anni e da 5 anni sto con un ragazzo meraviglioso.
La nostra storia è iniziata non benissimo, il primo anno era una storia ancora indefinita che non prendeva il "volo".
Io sono molto solare, estroversa e tendo sempre a preoccuparmi per gli altri.
Lui è molto introverso, fatica a esprimere le sue emozioni e questo se lo portava anche nel sesso.
Prima che io e lui riuscissimo ad avere un rapporto completo, senza avere perdite di erezioni, saranno passati anche 10 mesi.
Diciamo che abbiamo sempre avuto la difficoltà ad aprirci l'un l'altro: io per paura di non essere accettata o non piaciuta (ero molto insicura in sua presenza, mi metteva una grande soggezione, ero totalmente annebbiata e annullata perché mi piaceva da impazzire), lui perché caratterialmente è così.
Tutto questo accentuato dal fatto che avevamo (o avevo, visto che per lui andava "bene") insoddisfazioni sessuali.
Man mano che passa il tempo riusciamo a creare quella complicità, un po' per me che sono molto accomodante e non l'ho mai fatto sentire a disagio, un po' per lui che mi dimostrava sempre qualcosa.
Passano così 3 anni.
Decido di andare a vivere insieme, me lo porto in una città vicina 60 km da casa sua natale (posto in cui lavoro, da premettere che è il lavoro dei miei sogni), dopo un anno di convivenza in cui sembravamo due persone in equilibrio, sia nel rapporto di coppia emotivo che sessuale, molto complici, aperti e con progettualità (sognavamo e parlavamo di sposarci), lui decide di andare a lavorare nella sua terra natale per un lavoro più stabile: io felicissima perché, essendoci solo 60 km di strada, ipotizzo una soluzione a metà strada in modo da essere comodi entrambi.

Le mie sensazioni?
Fiduciosa, felice e sognavo un matrimonio.
La realtà di quello che è successo?
A maggio 2022 ha iniziato il nuovo lavoro, finisce la convivenza per la "troppa" strada ed ecco che si ripresenta il distacco emotivo e l'apatia dei primi tempi che stavamo insieme, mi torna quel senso di insicurezza e di insoddisfazione, di solitudine emotiva.
Decido di praticare delle attività e conosco un ragazzo esattamente opposto, di cui mi invaghisco.
So che è una cosa momentanea, un'evasione...scoppio quando il mio ragazzo mi dice che in realtà non vuole andare a vivere a metà strada, lì mi cadono tutte le certezze e progettualità che mi ero creata.

Nella mia testa il caos: inizio a farmi talmente tante domande che ho sviluppato una forma di apatia assurda, non ho più entusiasmo a stare con lui pur avendo chiarito la situazione a febbraio 2023.
Però so che se lo dovessi lasciare, me ne pentirei a vita.
Ma non sono più io, mi sento in colpa per aver dato modo a quell'altra persona di entrare nella mia vita, di lavorare in questa città scomoda, di sentire apatia quando sto con lui, con zero aspettative e zero progettualità e ansia del futuro, perché sento che sto aspettando invano.
Da 3 mesi che vivo così, con apatia e ansia.
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Dr. Alessio Fogliamanzillo Psicologo 372 4
Buon pomeriggio,


Nelle coppie giovani, ai giorni nostri, queste situazioni sono comuni in quanto non ci sono più i "paletti" culturali che un tempo permettevano più agevolmente di pianificarsi il futuro, ovvero con il crescere di libertà ed auto-determinismo talvolta si sacrificano le responsabilità nei riguardi degli altri

Quel che racconta coinvolge sia lei che il suo compagno; non possiamo intervenire sulle scelte di vita di altri, lei può tuttavia provare a cambiare qualcosa di sé per introdurre nel mondo i cambiamenti che sente necessari per superare le sue attuali difficoltà

Diceva di essere molto invaghita di quest'uomo: cosa la attrasse? E cosa l'ha poi attratta del secondo uomo?

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dopo
Utente
Utente
Mi sono innamorata della sua persona, lo stimo tanto come persona a livello intellettuale, con il tempo ho scoperto in lui una persona dolce e buona, di una bontà infinita e zero malizia. Condividevamo tante avventure, il primo ragazzo che mi trasmetteva tanta tranquillità e mi spronava a fare sempre di più anche a livello universitario. Lo ammiravo e lo ammiro tutt'ora.
L'unica cosa che mi è sempre mancato è quella passionalità che si ha quando si è innamorati all'inizio: noi la fase dell'innamoramento non l'abbiamo vissuta, o per lo meno lui (io gli sarei saltata addosso in ogni istante, lui ha un rapporto con il sesso diverso dal mio, come se non gli interessasse o avesse scarsa libido).
Passionalità che purtroppo ho riscontrato nel secondo uomo, che esterna tutte le sue emozioni in modo esagerato e mi fa ridere tanto. Mi fa sentire al sicuro, protetta, forse per il suo modo empatico, come se potessi fidarmi di lui. E mi fa sentire desiderata, lo vedo dal suo sguardo e dal modo in cui mi cerca quando stiamo insieme. Sento proprio il richiamo sessuale, e mi piace.
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Dr. Alessio Fogliamanzillo Psicologo 372 4
Del primo uomo lei ammira le qualità intellettuali e morali, e nel parlarne discute anche del sesso che non la soddisfa, noto tuttavia che nel descrivere il secondo ha parlato solo della componente passionale; in altre parole del secondo lei non ha scritto cosa pensa sul piano morale/personale, se lo ritiene dolce e buono o meno, con malizia o meno, et cetera

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