Come esco da questo inferno?

Sono un ragazzo di 23 anni e vivo un malessere interiore da non so più quanto tempo.

La mia vita non è mai stata particolarmente facile, sono cresciuto in una famiglia severa e instabile.

Questa instabilità lo hanno trasmesso a me e più passa il tempo e più me ne rendo conto.

Non mi sento mai abbastanza: penso sempre di essere sbagliato, fuori luogo, incapace, brutto e via dicendo.

Ho iniziato a lavorare su me stesso quand'ero alle scuole superiori e sembrava che le cose stessero andando bene, mi sentivo diverso, migliore.

Ma poi tutto è andato a rotoli quando un giorno in preda a uno sconforto provai a sfogarmi con mia madre e lei mi fece sentire a tal punto sbagliato che io mi accasciai a terra disperato e in lacrime.

Mio padre dal canto suo non fece nulla per migliorare la situazione.

Quel momento è rimasto indelebile nella mia memoria e ha creato una spaccatura tra me e i miei genitori che ancora oggi, a distanza di anni, non si è mai sanata.

Io non esagero dicendo che detesto la mia famiglia, o meglio, i miei genitori, perché ho anche una sorella e con lei sono in buoni rapporti poiché entrambi condividiamo la stessa opinione sulla nostra situazione familiare.

Spesso maledico la mia nascita, reputo la mia esistenza inutile, solo una costante sofferenza.

I momenti belli spariscono nel tempo di uno starnuto per fare spazio poi ad altra sofferenza.

Tutti i giorni faccio del mio meglio per cambiare la mia condizione: mi alleno regolarmente, esco con gli amici, studio, lavoro, faccio più cose passibili...ma niente, continuo a stare male dentro, nulla riesce davvero a farmi passare quel dolore interiore.

Vivo in ansia quotidianamente, per lo più quando sto fuori.

Da più di un anno vado da una psicologa.

A volte sembra che mi faccia bene, altre volte mi pare una perdita di tempo, ho come la sensazione che non sto davvero progredendo.

Mi sento sempre più stanco e sfiduciato verso il mio futuro.

I pensieri di morte mi perseguitano da un po' e spesso penso che sia l'unico rimedio a questa vita agonizzante.

Avrei tante cose da dire ma non posso racchiuderle in un solo messaggio.

Mi farebbe piacere sentire qualche consiglio, che non sia andare da uno specialista perché già lo sto facendo.

Grazie per la lettura.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
sua madre nella circostanza che lei racconta si è comportata come il padre in uno dei più intensi racconti di Kafka, "La condanna".
Può succedere di voler demolire l'altro, perché troppo spaventati nel valutare sé e le proprie manchevolezze.
Alcuni genitori sono più fragili, instabili, egoisti degli altri; del resto non risultano del tutto perfetti nemmeno quelli dotati di maturità, generosità e altruismo, e su queste differenze dall'ideale si costruiscono le personalità dei figli.
Lei può essere stato più "sfortunato", ma sta facendo un doppio cammino: su sé stesso da solo, su sé stesso con l'aiuto di una professionista.
Sfrutti a fondo questo percorso. Il parlare chiaro, perfino il ripetuto contraddittorio con la psicologa l'aiuterà a scoprire come condurre il dialogo con gli altri, e chissà, in futuro le farà anche riprendere quello coi suoi genitori.
Per ora non si adagi nel grande vuoto che ha dentro, ma pensi a sé con l'amore dovuto a tutti gli esseri umani.
Da tanta sofferenza può scaturire una più intensa comprensione per tutti, e da qui una vita ricca di gratificazioni e di affetti.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com