Prostatite ed epididimite batterica cronica: come combatterla definitivamente?
Dottori tutti,
buonasera.
Mi ritrovo, dopo tanti anni, a chiedere un consulto on line, nella speranza che qualcuno mi possa dare la dritta giusta e sappia guidarmi verso la risoluzione del mio problema.
Provo la sintesi: anno 2009 (oggi ho cinquant'anni) inizio ad avvertire un leggero dolore al testicolo dx.
Mi rivolgo ad un urologo di zona che, dopo ecografia, mi diagnostica una epididimite a dx con modica formazione di idrocele reattivo.
Mi prescrive nebicina per 10gg.
Nessun effetto.
Passa poi a Ciproxin per una settimana e Neo furadantin per altri 15gg.
Mai fatti esami colturali all'epoca.
Il dolore passa e lo dimentico per 10 anni.
Nel 2019 torna sporadicamente e da allora si sono susseguiti diversi urologi che, confermando la stessa diagnosi di dieci anni prima, alternano (a seconda del parere di ciascuno) bactrim o ciproxin, sempre per una settimana.
Ancora nessun esame colturale.
I sintomi vanno e vengono ma a Luglio del 2024 peggiorano: dolore a dx più intenso e "fastidi" da prostatite, come bruciore alla minzione e doloretto post eiaculatorio.
Decido di fare autonomamente urinocoltura e spermiocoltura.
Negativa la prima, positiva la seconda per Klebsiella pneumonie.
Da anrtibiogramma risulta un batterio sensibile praticamente a tutti gli antibiotici.
Mi prescrivono Piperacillina Tazobactam 2 volte al giorno per 10gg.
Nessun giovamento e spermiocoltura ancora positiva.
Poi 10gg di Ciproxin ma sempre senza esito.
Infine un mese continuativo di Bactrim 2 volte al giorno.
Mi sono negativizzato per circa 2 mesi.
Poi di nuovo Klebsiella (sempre con antibiogramma sensibile).
Parallelamente faccio TAC addome con mdc, perchè lamento, sempre da anni, dolori addominali e talvolta febbricola.
Faccio riassunto del referto: No segni di pneumoperitoneo.
Diverticolosi del colon.
Nessuna alterazione significativa a carico del Tenue o del Colon.
Vescica a pareti regolari.
Fini calcificazioini prostatiche periuretrali.
Colicisti nella norma.
Fegato senza lesioni focali sospette.
Milza, pancreas e surreni senza anomalie significative.
Vasi addominali nella norma.
Linfonodi con asse corto perlopiù subcentimetrico lungo le catene iliache, in sede otturatoria ed inguinofemorale bilateralmente (più numerosi a destra) e nel ventaglio mesenteriale.
Al netto di tutto, il mio urologo suggerisce cistoscopia e consulto da infettivologo (quest'ultimo per valutare un approccio più "pesante" con antibiotici ospedalieri).
La cistoscopia non ho avuto ancora il coraggio di farla, mentre dall'infettivologo ci sono stato.
Quest'ultimo ribalta la diagnosi, ritenendo responsabile la diverticolosi e la disbiosi intestinale come causa scatenante della colonizzazione della Klebsiella nelle vie seminali.
Mi prescrive Normix e Masurota.
Seguo terapia da 4 mesi ma sono ancora positivo.
Ora davvero non so più che fare.
Mi sento una palla da ping pong tra specialisti ma senza esito.
Per favore, aiutatemi a tracciare la strada! : -)
buonasera.
Mi ritrovo, dopo tanti anni, a chiedere un consulto on line, nella speranza che qualcuno mi possa dare la dritta giusta e sappia guidarmi verso la risoluzione del mio problema.
Provo la sintesi: anno 2009 (oggi ho cinquant'anni) inizio ad avvertire un leggero dolore al testicolo dx.
Mi rivolgo ad un urologo di zona che, dopo ecografia, mi diagnostica una epididimite a dx con modica formazione di idrocele reattivo.
Mi prescrive nebicina per 10gg.
Nessun effetto.
Passa poi a Ciproxin per una settimana e Neo furadantin per altri 15gg.
Mai fatti esami colturali all'epoca.
Il dolore passa e lo dimentico per 10 anni.
Nel 2019 torna sporadicamente e da allora si sono susseguiti diversi urologi che, confermando la stessa diagnosi di dieci anni prima, alternano (a seconda del parere di ciascuno) bactrim o ciproxin, sempre per una settimana.
Ancora nessun esame colturale.
I sintomi vanno e vengono ma a Luglio del 2024 peggiorano: dolore a dx più intenso e "fastidi" da prostatite, come bruciore alla minzione e doloretto post eiaculatorio.
Decido di fare autonomamente urinocoltura e spermiocoltura.
Negativa la prima, positiva la seconda per Klebsiella pneumonie.
Da anrtibiogramma risulta un batterio sensibile praticamente a tutti gli antibiotici.
Mi prescrivono Piperacillina Tazobactam 2 volte al giorno per 10gg.
Nessun giovamento e spermiocoltura ancora positiva.
Poi 10gg di Ciproxin ma sempre senza esito.
Infine un mese continuativo di Bactrim 2 volte al giorno.
Mi sono negativizzato per circa 2 mesi.
Poi di nuovo Klebsiella (sempre con antibiogramma sensibile).
Parallelamente faccio TAC addome con mdc, perchè lamento, sempre da anni, dolori addominali e talvolta febbricola.
Faccio riassunto del referto: No segni di pneumoperitoneo.
Diverticolosi del colon.
Nessuna alterazione significativa a carico del Tenue o del Colon.
Vescica a pareti regolari.
Fini calcificazioini prostatiche periuretrali.
Colicisti nella norma.
Fegato senza lesioni focali sospette.
Milza, pancreas e surreni senza anomalie significative.
Vasi addominali nella norma.
Linfonodi con asse corto perlopiù subcentimetrico lungo le catene iliache, in sede otturatoria ed inguinofemorale bilateralmente (più numerosi a destra) e nel ventaglio mesenteriale.
Al netto di tutto, il mio urologo suggerisce cistoscopia e consulto da infettivologo (quest'ultimo per valutare un approccio più "pesante" con antibiotici ospedalieri).
La cistoscopia non ho avuto ancora il coraggio di farla, mentre dall'infettivologo ci sono stato.
Quest'ultimo ribalta la diagnosi, ritenendo responsabile la diverticolosi e la disbiosi intestinale come causa scatenante della colonizzazione della Klebsiella nelle vie seminali.
Mi prescrive Normix e Masurota.
Seguo terapia da 4 mesi ma sono ancora positivo.
Ora davvero non so più che fare.
Mi sento una palla da ping pong tra specialisti ma senza esito.
Per favore, aiutatemi a tracciare la strada! : -)
Lei si è sottoposto a moltissime visite ognuna con un parere diverso ed ha seguito altrettante terapie. Non siamo certamente noi qui a distanza in grado di risolvere magicamente la situazione, ci permettiamo unicamente di fare alcune considerazioni.
La ripetuta inefficacia di terapie antibiotiche energiche deve far pensare che, piuttosto di la resistenza batterica, sia da ipotizzare il fatto che i disturbi abbiano realmente una causa infettiva. Buona parte delle prostatiti croniche non hanno, ovvero non hanno più una causa batterica, ma sono dovute alla congestione ed infiammazione della ghiandola.
L’effetto collaterale di tali e tante terapie antibiotiche è stato il pesante condizionamento della flora batterica intestinale (microbiòta), con selezione di batteri più resistenti.
In situazioni di disbiosi intestinale, le colture su liquidi biologici (urina e liquido seminale) hanno un elevato rischio di essere contaminate da batteri che colonizzano esternamente pelle e mucose dell’area ano-genitale, compreso l’ultimo tratto dell’uretra. In questo concordiamo in parte con il Collega infettivologo.
È evidente che la disbiosi intestinale debba essere affrontata prima di tutto dal punto di vista gastro enterologico e, soprattutto, dietetico/nutrizionale poiché molto spesso l’alimentazione riveste un ruolo prominente.
In assenza di febbre ed evidenti complicazioni, gli antibiotici dovrebbero essere gestiti con la massima parsimonia, per non innescare ulteriori circoli viziosi di difficile, se non impossibile risoluzione.
La ripetuta inefficacia di terapie antibiotiche energiche deve far pensare che, piuttosto di la resistenza batterica, sia da ipotizzare il fatto che i disturbi abbiano realmente una causa infettiva. Buona parte delle prostatiti croniche non hanno, ovvero non hanno più una causa batterica, ma sono dovute alla congestione ed infiammazione della ghiandola.
L’effetto collaterale di tali e tante terapie antibiotiche è stato il pesante condizionamento della flora batterica intestinale (microbiòta), con selezione di batteri più resistenti.
In situazioni di disbiosi intestinale, le colture su liquidi biologici (urina e liquido seminale) hanno un elevato rischio di essere contaminate da batteri che colonizzano esternamente pelle e mucose dell’area ano-genitale, compreso l’ultimo tratto dell’uretra. In questo concordiamo in parte con il Collega infettivologo.
È evidente che la disbiosi intestinale debba essere affrontata prima di tutto dal punto di vista gastro enterologico e, soprattutto, dietetico/nutrizionale poiché molto spesso l’alimentazione riveste un ruolo prominente.
In assenza di febbre ed evidenti complicazioni, gli antibiotici dovrebbero essere gestiti con la massima parsimonia, per non innescare ulteriori circoli viziosi di difficile, se non impossibile risoluzione.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
https://paolopianaurologo.it/
Utente
Caro dottore,
grazie per avermi risposto così celermente e per aver letto con attenzione il mio caso.
Fino a qualche mese fa non sapevo neanche cosa fosse al disbiosi intestinale o la diverticolosi e mi sono sempre lasciato curare come "soggetto IBS".
Proseguirò senza dubbio con i cicli di Normix e col probiotico. Ho prenotato una consulenza gastroenerologica per approfondire la faccenda, soprattuto in relazione alla mia età anagrafica.
Faccio fatica comunque ad accettare di dover convivere con un "ospite indesiderato" nel mio corpo e con la paura che questa "colonizzazione" nell'appararto urogenitale si possa trasformare in altro.
Mi sembra di capire che, al momento, sia preferibile non intervenire per debellare il batterio?!
Ho una domanda: uno degli specialisti urologi che ho interpellato, mi ha consigliato di eseguire una cistoscopia, per escludere che non vi siano ascessi o lesioni che favoriscono la crescita microbica (anche se l'urinocoltura è sempre negativa). Certamente sono un fifone e l'esame non mi fa impazzire ma la manovra strumentale, in ambiente ospedaliero, potrebbe aumentare il rischio di infezione?
Mi rendo conto che la domanda può apparire scomoda ma, dopo un anno e due mesi di intensi "sbattimenti"...sono a dir poco confuso e cerco disperatamente un confronto.
Infinite grazie! :-)
grazie per avermi risposto così celermente e per aver letto con attenzione il mio caso.
Fino a qualche mese fa non sapevo neanche cosa fosse al disbiosi intestinale o la diverticolosi e mi sono sempre lasciato curare come "soggetto IBS".
Proseguirò senza dubbio con i cicli di Normix e col probiotico. Ho prenotato una consulenza gastroenerologica per approfondire la faccenda, soprattuto in relazione alla mia età anagrafica.
Faccio fatica comunque ad accettare di dover convivere con un "ospite indesiderato" nel mio corpo e con la paura che questa "colonizzazione" nell'appararto urogenitale si possa trasformare in altro.
Mi sembra di capire che, al momento, sia preferibile non intervenire per debellare il batterio?!
Ho una domanda: uno degli specialisti urologi che ho interpellato, mi ha consigliato di eseguire una cistoscopia, per escludere che non vi siano ascessi o lesioni che favoriscono la crescita microbica (anche se l'urinocoltura è sempre negativa). Certamente sono un fifone e l'esame non mi fa impazzire ma la manovra strumentale, in ambiente ospedaliero, potrebbe aumentare il rischio di infezione?
Mi rendo conto che la domanda può apparire scomoda ma, dopo un anno e due mesi di intensi "sbattimenti"...sono a dir poco confuso e cerco disperatamente un confronto.
Infinite grazie! :-)
La cistoscopia eseguita ambulatorialmente con uno strumento flessibile ed in semplice anestesia da contatto, in mani esperte ha un’invasività assai modesta. Peraltro noi non riteniamo così evidenti le indicazioni ad eseguire questo accertamento.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 324 visite dal 15/09/2025.
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Approfondimento su Prostatite
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