Cura con nomafen

buonasera, sono stata operata di carcinoma il 9.4.2012, era di 1 cm perfettamente circoscritto, sentinella negativo. Ho fatto 25 sedute di radio ed ho iniziato nomafen e decapeptyl. Ho smesso il decapeptil, sotto indicazione dell'oncologa a giugno 2014, nel dicembre 2013 ho subito resettoscopia per polipo all'utero, continuato solo nomafen, ho preso 10kg nonostante la dieta e l'attività fisica, mi si sono aperti dei capillari sulle gambe, caldane ed ho problemi di gastrite e si è riformato il polipo che dovrò asportare in marzo. In questo momento ho sospeso nomafen per sclerosanti, sparito il mal di stomaco, le caldane ed ho perso peso, consultata l'oncologa mi ha detto che finita la terapia slerosante dovrò riprendere nomafen fino al raggiungimento del quinto anno. Ho chiesto terapia alternativa ma mi è stato risposto picche...Esiste una terapia più leggera che mi eviti di ricadere nei sintomi fastidiosi sopra descritti? inoltre ho letto che il protocollo parla di una somministrazione variabile dai 2 ai 5 anni e io sono a quota 2 anni e 1/2...grazie mille
Cordialità
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Attivo dal 2007 al 2020
Medico Chirurgo
Gentilissima Signora,
se l'oncologa di cui si fida le ha prescritto terapia con Tamoxifene (presumo 20mg/die) deve fidarsi della sua prescrizione.
La fiducia tra oncologo e Paziente è fondamentale per la aderenza alla terapia. Diversamente tanto vale cambiare oncologo.

Il tamoxifene è un farmaco ben sperimentato e la cui efficacia è validata da decenni di uso clinico nel cr mammario: in donne come Lei che non sono state istercomizzate è d'obbligo un assiduo controllo ginecologico ma mi pare che vi si sottoponga già.
I protocolli in oncologia vanno adattati al singolo paziente: se la sua Dott.ssa ritiene di doverle somministare una terapia per 5 anni, significa che ha le sue ragioni per farlo. Lei è tuttavia autorizzata a chiedere spiegazioni che sicuramente le saranno fornite.
La ritenzione idrica può essere un evento collaterale del Tamoxifene: in quanto alle teleangectasie è proprio sicura che non vi fossero prima dell'inizio della terapia, magari non così evidenti?
Rimarco dunque che Ella debba o fidarsi della sua oncologa o valutare di passare a un altro collega; in quanto alla terapia alternativa con il letrozolo si tratta di una "seconda scelta" da riservare a casi tra i quali la Collega non ha ritenuto annoverare il suo; tra l'altro anche il letrozolo è gravato da ritenzione idrica.
Io credo che una dieta corretta, attività fisica giornaliera, eventualmente una minima riduzione del dosaggio (da fare valutare esclusivamente alla Collega), e ripeto un monitoraggio assiduo dell'endometrio, le permetteranno di riprendere con tranquillità una terapia che si è rivelata efficace, protettiva verso le recidive o nuove localizzazioni primarie, sostanzialmente ben tollerata.
Cordiali saluti.

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