Forte depressione

Salve
spiego velocemente la mia situazione.
Dai 20 ai 24 anni ho sofferto di un disturbo ossessivo, con conseguente percorso psicoterapeutico e cura farmacologica che pian piano e regredito.
Per 3 anni sono stato molto bene anche se a volte si ripresentavano attacchi di panico e ipocondria.
Mi sono laureato, felice, ho ripreso il controllo della mia vita.
A Settembre di quest'anno sono andato in Francia a lavorare dove le mie ossessioni, sopratutto per il mio stato fisico si sono riaccentuate, e quindi è tornata una lieve ipocondria, ma niente di eclatante.
Il 24 Ottobre tutto è precipitato: mi sono ammalato di prostatite e la mia testa è tornata a "tuonare". Nonostante ciò, dal punto di vista psicologico stavo abbastanza bene ma sul piano fisico questa prostatite mi creava dolori, e quindi dopo il lavoro (in cui avevo sintomi), tornavo a casa e cominciavo a cercare sintomi e diagnosi online. Le cure per la prostatite intanto non facevano effetto.
Torno a Dicembre a casa mia in quanto ormai, dopo piu di un mese di dolori vari, la situazione è diventata insostenibile: i dolori non passavono, dolori alle gambe e addirittura dimagrimento (cosa che ho ancora). Comunque, una volta tornato, faccio tutte le visite con tutti i medici possibili e immaginabili e quindi la mia paura di una neuropatia nata da questa prostatite diventa reale. Ho una neuropatia del piano pelvico con sintomi che per 4 mesi non mi hanno dato tregua. Piano piano tendevo sempre più a evitare le uscite per paura che il dolore mi tornasse e non mi rendevo conto che stavo andando incontro a un forte stato depressivo. In tutto ciò la mia mente è andata totalmente in tilt, con momenti in cui credo ancora di fisico mi stia consumando (dimagrisco e mi sento molto debole), momenti in cui mi dispero in quanto leggendo su internet (cosa purtroppo sbagliatissima) vedo persone che si trovano da anni con questi dolori senza ancora una cura e momenti in cui mi faccio vincere dalla depressione, cado nello sconforto più totale (momenti che pian piano stanno predominando). Attualmente ho perso interesse in tutto, esco poco di casa, mi sento debolissimo, quando penso a come stavo 4 mesi fa mi viene da piangere; non ho la forza di rialzarmi.
Sono tornato dal mio vecchio psicoterapeuta per la prima visita, che mi dice che sto passando un periodo di depressione reattiva in quanto, nell'apice della mia vita ho avuto questo fortissimo stress che ha consumato tutte le mie energie. Io ho paura di non riuscere più a riprendermi, non so proprio come riprendermi sia dal punto di vista fisico, sia da quello psicologico; ogni giorno che passa mi sento sempre peggio e ho sempre più paura di dove andrò a finire. Certe volte provo a farmi forza ma il risultato è peggio di prima, in quanto ricado subito nello sconforto. L'evento di questa "malattia" e soprattutto il fatto che mi porto ancora dietro i sintomi (anche se in forma più blanda) mi sta distruggendo psicologicamente.
Cosa mi consigliate?
Grazie
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> in quanto leggendo su internet (cosa purtroppo sbagliatissima)
>>>

Esattamente. Però continua a farlo. Dunque che cosa ne dovremmo dedurre? Che ha imparato a gestire la sua ansia, o che non ha ancora imparato a dovere?

L'ipotesi della depressione reattiva mi sembra del tutto plausibile. Sta lottando ormai da tanto tempo con quest'ansia che va e viene e quindi è possibile che sia arrivato al punto che una volta si chiamava "di esaurimento".

Che tipo di lavoro avete fatto con il vecchio terapeuta?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Allora, ho preso il Cipralex per un anno e mezzo anche se penso che non mi abbia fatto chissà che effetto. Diciamo che ci sono state fasi altalenanti in 2 anni di psicoterapia e, già a tempo, dopo 1 anno di psicoterapia, un morbillo che durò 20 giorni mi causò attacchi di panico e vertigini per mesi e mesi. Diciamo la mia "guarigione" completa la associo al fatto di essere partito, dopo la laurea triennale, per Torino per cominciare la laurea specialistica. Ho trovato le forze in me e piano piano ho cominciato sempre a stare meglio, tant'è che sono anche andato in Erasmus dove mi sentivo totalmente guarito, e per totalmente guarito non intendo che non avevo ansia o panico, ma che sapevo gestirlo al meglio e addirittura l'ansia mi parlava portandomi a scelte che alla fine sono risultate vincenti. Il lavoro con lo psicologo era basato solo su dialoghi, in cui ho capito di avere un esigenza a controllare le cose e una sorta di delirio di onnipotenza. Ho imparato a sfidare le mie ossessioni che piano piano sono passate (quelle non le ho più avute, se non di rado).
Adesso, come dice il mio psicologo, non sono più io che mi creo ossessioni dal nulla, ma c'è una causa reale ed effettiva che mi ha portato a ossessionarmi (un po' com'è fu col morbillo) e, la durata della sintomatologia, che ancora non è passata del tutto, pian piano ha portato totalmente la mia mente su di essa, portandomi ad avere questa forte depressione reattiva. Secondo me già a Dicembre stavo in modo subdolo andando in depressione, col fatto di non uscire per paura che il dolore si presentasse mentre stavo con amici ecc, con la paura che la cosa sarebbe diventata cronica e quindi di fare la fine di persone che addirittura stanno nel letto da anni per questa specie di patologia; il fatto che mi vedevo dimagrito mi ha spinto a pesarmi tutti i giorni (da Ottobre ad adesso mi peso tutti i giorni trovando sconforto nei 100 gr persi e conforto nei 100gr acquisiti). Sono tutti segnali che non sono riuscito a cogliere associando tutte queste azioni "normali" per chi avesse un problema del genere, invece, probabilmente, la mia ansia, che era tornata già a farsi risentire da un paio di mesi, ha trovato spinta in questo evento e chissà, forse la mia ancora non guarigione fisica possa essere stata dettata da quest'ansia che inconsapevolmente si stava sempre più insidiando in me, mandandomi in una vera e propria depressione. Rispetto al primo messaggio mandato mi sento un po' più lucido e meno abbattuto e a questo tipo di ragionamento ci sono arrivato proprio prima mentre mangiavo. Probabilmente tra un'ora tornerò nella disperazione più totale, o probabilmente è questo il ragionamento giusto per farmi trovare la forza di rialzarmi, forza che ancora non riesco a trovare o che oppure non è stata abbastanza sufficiente e vera.
Adesso ho caratteri disponibili per scrivere
Grazie mille per l'attenzione
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Le ricadute ci possono essere, in periodo molto stressanti.

Riprendere la psicoterapia è essenzuiale,ma altrettanto interpellare uno Psichiatra per considerare l'opportunità di riprendere con i farmaci.

L'abbinamento dei due "canali" risulta molto efficace:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html

Saluti cordiali.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Il lavoro con lo psicologo era basato solo su dialoghi, in cui ho capito di avere un esigenza a controllare le cose e una sorta di delirio di onnipotenza. Ho imparato a sfidare le mie ossessioni che piano piano sono passate
>>>

Essersi reso conto di avere un forte bisogno di controllo è il primo passo, infatti.

In che modo ha imparato a sfidare le ossessioni?

>>> Rispetto al primo messaggio mandato mi sento un po' più lucido e meno abbattuto e a questo tipo di ragionamento ci sono arrivato proprio prima mentre mangiavo. Probabilmente tra un'ora tornerò nella disperazione più totale
>>>

È tipico dell'ansia monitorarsi continuamente e dare valutazioni sul proprio stato a seconda di come ci si sente momento per momento, sperando fortemente che un temporaneo miglioramento possa essere un segno di cambiamento duraturo. Purtroppo si tratta di una specie di superstizione che, dal mio punto di vista di terapeuta strategico, indica che la base ossessiva è ancora al suo posto.

Oltretutto si è sentito probabilmente rassicurato dal vedere che le abbiamo risposto e anche questo è sintomatico dell'ansia.

Saprà di essere uscito dall'ossessività quando non sentirà più il bisogno di fare tali valutazioni di breve/brevissimo periodo.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la risposta.
Ho imparato ad affrontare le ossessione sfidandole; ad esempio:
quando mi affacciavo al balcone avevo paura di lanciarmi e perdere il controllo e quindi cercavo di rimanere affacciato più possibile; con l'auto avevo paura di perdere sempre il controllo e sbandare intenzionalmente e quindi ho preso più spesso l'auto per fronteggiare; nei luoghi silenziosi avevo paura di urlare e quindi ho cominciato ad andarci più spesso. In poche parole ho cercato di evitare "l'evitamento" delle situazioni e ci sono riuscito.
Quelle fortunatamente sono passate.
Le ossessioni sul mio stato di salute e la mia ipocondria invece sono tornate (anche se lievemente ci sono sempre state e già da Giugno stavano ritornando con attacchi di panico e con il monitoraggio del mio intestino) e, adesso che il problema è reale, la situazione sembra degenerata. Sono dimagrito abbastanza e la mia mente non riesce ad associare questo allo stress e al mio stato (sto mangiando effettivamente di meno anche se prendo vitamina B e pappa reale); provo una fortissima stanchezza e quindi penso che ho qualcosa che piano piano mi sta distruggendo dal punto di vista fisico. Questi sintomi sono realissimi e, cosa ancora più brutto, faccio un raffronto con il mio periodo oscuro del passato e non ricordo momenti di forte dimagrimento e stanchezza. Questo mi crea ulteriore agitazione. In più tutto questo alimenta quel dolore neuropatico sempre costante a cui ancora non si è trovata una cura definitiva. Poi ho pensato che questa mia stanchezza (e sonnolenza a volte) sia conseguente del Lyrica che sto prendendo per i dolori e quindi non capisco se la causa sia il farmaco oppure questo mio stato di super abbattimento. Fatto sta che, se non vedo miglioramenti dal punto di vista fisico, difficilmente la mia mente riuscirà a riemergere secondo me. Purtroppo 4 mesi di dolore ininterrotto non sono pochi, e ogni volta che provo a reagire cercando di "non pensarci" è come se addirittura fosse peggio in quanto mi ritornano in mente tutte le volte che ho cercato di reagire in questi mesi quando ancora non era arrivato in questo stato, senza dare frutto. Ormai la mia mente è al 100% concentrata su questa cosa e se non vede una remissione dei sintomi non so più che pesci prenderà. E' questo che mi ha dato ormai una visione negativa di tutto, sintomi che tendono a non regredire nonostante analisi e cure fatte. Non riesco a condurre una vita normale avendo sempre un dolore alle pelvi che può accentuarsi da un momento all'altro. Non riesco a riprendere forza fisica se la mia mente è fissa sul dolore, anche inconsciamente. Razionalmente basta pensare che una volta trovata una cura che mi faccia stare bene dal punto di vista del dolore, anche i sintomi ossessivi dovrebbero diminuire e piano piano potrei riprendere da dove ero rimasto. Ma questo momento vedo che non arriva e il punto in cui stavo bene mi sembra sempre più lontano.
Grazie ancora per avermi ascoltato.
[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Sfidare la paura nel modo in cui stava facendo andava bene, ma quelle sembravano per lo più paure legate a situazioni di tipo esterno. Con le preoccupazioni e il disagio per i problemi nel proprio fisico occorre comportarsi invece in modo diverso e a questo proposito potrebbe tornarle utile interpellare un terapeuta di diverso orientamento, ad esempio breve strategico.

Se ha dei sintomi fisici che la tormentano, tre sono le possibilità: o sono prodotti interamente dal fisico e la mente non c'entra; o sono di natura esclusivamente psicogena; oppure dipendono da entrambi, cioè originano nel fisico, ma se la persona è ansiosa li ingigantisce, li percepisce enormemente amplificati e ne soffre molto più di una persona non ansiosa.

Esempio tipico: l'acufene. Per un ansioso avere un fischio all'orecchio può diventare una tortura insopportabile, mentre il non ansioso si dimentica addirittura di averlo.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Vabbè, per il momento sono andato solo una volta dallo psicologo e ci dovrò tornare la settimana prossima. Lui ha detto che, conoscendomi, ho subito un fortissimo stress da questo dolore e a suo parere la mia ripresa sarà veloce (non so se l'ha detto solo per rassicurarmi). Mi dice che le "prostatiti" sono cose molto lunghe da curare e che ha già avuto un paio di pazienti che si sono trovati la mia condizione. Generalmente quando si trova la cura giusto, i sintomi regrediscono e anche questo stato depressivo se ne va. Adesso sto cercando di farmi forza per cercare di combattere questa enorme stanchezza e svogliatezza che sento. Mi continuo a dire che il mio dimagrimento e la mia stanchezza quasi estrema è causata da questo stato depressivo unito allo stress del dolore che ho sofferto e che continuo a soffrire; in fondo a me però non credo in questa cosa, pensando ancora di avere qualche problema fisico non scovato. Ho fatto stamattina l'emocromo di mia spontanea volontà e c'è stato un abbassamento di globuli rossi, emoglobina e ematocrito che io non ho mai avuto. Quindi adesso ho ancora più adito di pensare a qualcosa di grave che mi sta colpendo. Il problema è che queste cose le ho pensate anche in passato, e anche spesso, ma mai al punto di sentirmi veramente così stanco e "dolorante". Mi rendo conto che la mia testa e sempre la, ogni cosa che faccio penso sempre a questa situazione, sperando di vedere un miglioramento fisico che non arriva. In tutto ciò continuo a dimagrire e a indebolirmi. Mi guardo allo specchio e mi sento una pezza. La stanchezza fisica mi porta anche questa depressione (o sarà il contrario?) da cui veramente non riesco più a uscire. Cioè, se penso a me tra una settimana non so proprio a cosa pensare, se non al fatto che piano piano non mi alzerò proprio più dal letto dai problemi, fisici e mentali. Non riesco a vedere un miglioramento e soprattutto non riesco a immaginare in miglioramento. Forse questa è la cosa più grave; mi sento proprio come un malato terminale. Il mio medico curante mi tranquillizza dicendo che non ho niente di importante, solo questa neuropatia su cui ci sto costruendo un castello sopra. Non riesco a far uscire la mente da questo problema, con la paura di avere un vero e proprio esaurimento totale. Non ho più piacere nel fare le cose, se esco con gli amici mi sento debole, dolorante, con la mente sempre concentrata sulle mie pelvi. Se mi faccio forza ed esco ho paura di allontanarmi troppo da casa, ma questo sono cose che già so che derivano dal panico. A volte mi dico che ci sono persone che si sentono così e hanno veramente un problema ma continuano ad affrontare la vita nel migliore dei modi. Invece a me un problema, che per quanto "invalidante" è alquanto stupido e begnigno, mi ha messo KO.
In che modo posso cercare di uscire da questo vortice che si è creato? Mi può dare dei consigli in merito?
Grazie mille per l'ascolto
[#8]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Nessun consiglio, purtroppo. Per deontologia e per il regolamento del sito non possiamo darne. Ma se sta già vedendo un collega, potrà chiederne direttamente a lui. Quella è la sede appropriata.
[#9]
dopo
Utente
Utente
Salve Dottori, vorrei aggiornarmi un po' della mia situazione. Mia mamma mi ha portato dallo psichiatra in quanto pochi giorno dopo la mia richiesta di consulto online sono letteralmente crollato. Non mangiavo più e la mia mente era talmente concentrata su me stesso che ho avuto anche effetti dissociativi (derealizzazione). Lo psichiatra mi disse che non vedeva nessuna depressione ma solo un ansia talmente forte che aveva totalmente inibito la mia persona. E di conseguenza il ritorno del vecchio caro Disturbo Ossessivo. Mi diede una cura (7 Marzo) di CIpralex e Delorazepam e, già dalle prime gocce di Delorazepam, ho cominciato a sentirmi meglio. L'effetto dissociativo è scomparso dopo un mese e mezzo di cura. Attualmente ho sospeso anche il Delorazepam e prendo solo 20mg di Cipralex al giorno. A tutto ciò sto affiancando la psicoterapia. Diciamo che per il disturbo ossessivo la cura sta facendo effetto: non sono più ossessionato di avere chissà che malattia, fisica o mentale; non penso più che non mi riprenderò;.. e tutte le rimuginazioni del doc. In ogni caso però ancora non mi sento bene, in quanto la mia guarigione sta avendo un andamento fluttuante (ovviamente ho pensato anche di essere bipolare). Mi sveglio la mattina con una forte ansia che mi inibisce e mi leva la voglia di fare; ogni cosa che faccio sembra fine a se stessa e mi comporta una grossa fatica, maggiormente prima di iniziare tale cosa. Nel momento in cui faccia la mia ansia cala e rendo anche abbastanza bene. Poi rimango senza niente da fare e il malessere torna. Io mi rendo conto di stare meglio perchè, effettivamente, la mia vito sociale è migliorata e i miei pensieri ossessivi sono quasi svaniti. Fatto sta che nei primi mesi, anche se mi forzavo, facevo molte cose per tenermi super impegnato e quasi per inerzia andavo avanti nella giornata. Adesso invece, mi sento un po' più rilassato e credo di aver ripreso un maggiore giudizio, ma la forza di fare le cose è minore; mi annoio facilmente. Adesso mi chiedo, anche se so che dare un nome al proprio malessere può essere sempre una rassicurazione del Doc, secondo voi, questa poca voglia di fare le cose e l'eccessivo sforzo nel farle è sempre un effetto del disturbo ansioso oppure c'è anche una componente depressiva?
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