Oppressione al petto dopo sforzo ed eruttazioni frequenti

Buongiorno dottori, sono un uomo di 35 anni, 170cm per 70kg circa, sempre stato sportivo, ex fumatore e utilizzatore sigaretta elettronica.

Dopo un evento acuto risalente a marzo dell'anno scorso (improvvisa oppressione al petto e tachicardia) sorto a riposo mentre ero a lavoro (circa 2 ore dopo pranzo) non riesco più a condurre una vita normale.

Al PS sono stati effettuati: emocromo completo (colesterolo LDL e HDL nei limiti), emogas, dosaggio degli enzimi cardiaci nelle 12 ore successive, RX torace.

Il foglio di dimissioni recitava: "epigastralgia dovuta a presunta MRGE".

Nei mesi successivi il mio medico di base mi ha prescritto eco addome completo (negativa salvo un po' di meteorismo), gastroscopia (che ha evidenziato cardias incontinente ed esofagite di grado A) e per mia tranquillità ho effettuato una visita cardiologica specialistica con ecocuore (ma senza prova da sforzo) e il cardiologo mi ha rassicurato.

Ora mi chiedo, possibile che nonostante i cicli di Esomeprazolo 40mg la sintomatologia non receda?

Appena faccio uno sforzo mi parte questo senso di oppressione che dura qualche secondo e tutto il giorno ho eruttazioni continue di piccola entità (anche a stomaco vuoto).

Devo fare anche una prova da sforzo o posso escludere l'interessamento cardiaco?
(Ho molta paura di essere cardiopatico, ormai esco di casa soltanto per lavoro, non riesco neanche più a giocare con mio figlio)
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Dr. Fabio Fedi Cardiologo 3.5k 140
Gli sforzi fisici (in particolare quelli isometrici tipo sollevamento pesi, addominali o qualunque sforzo contro resistenza) tipicamente provocano un peggioramento della sintomatologia da MRGE, come può confermarle qualsiasi cardiologo che si occupi di test ergometrici. Giudico pertanto superflua l'esecuzione di una prova da sforzo.
Detto ciò, mi pare strano che la sua terapia sia soltanto a base di cicli di esomeprazolo.
Giro questa richiesta di consulto in Gastroenterologia, affinché qualche collega della branca possa eventualmente intervenire.
Cordiali saluti

Fabio Fedi, MD
Specialista Cardiologo