Neuropatia diabetica: perché le parestesie spariscono dormendo?
Da un paio di anni soffro saltuariamente di parestesie estese su tutto il corpo (dolorose sensazione di punture di spillo).
Il neurologo, anche sulla base della ENG cha avrva refertato una lieve neuropatia assonale sensoria, ha diagnosticato una neuropatia probabilmente ma non sicuramente diabetica in quanto ho estrema sensibilità ovunque, compresi gli arti inferiori, e controllo il mio decennale diabete ottimamente con una glicata mai superiore a 6.
Le mia domanda è: se questa neuropatia ha cause sistemiche, perché scompare durante il sonno?
Anche quando mi addormento dopo pranzo per un paio d’ore le sensazioni dolorose si azzerano, per ricominciare dopo una mezzora dal mio risveglio.
Mi viene da pensare ad una causa solamente ansiogena, ma possibile che lo stress mi faccia sentire le punture di spillo sulla pelle?
Come faccio a sapere se la causa è lo stress o una malattia fisica?
Grazie
Il neurologo, anche sulla base della ENG cha avrva refertato una lieve neuropatia assonale sensoria, ha diagnosticato una neuropatia probabilmente ma non sicuramente diabetica in quanto ho estrema sensibilità ovunque, compresi gli arti inferiori, e controllo il mio decennale diabete ottimamente con una glicata mai superiore a 6.
Le mia domanda è: se questa neuropatia ha cause sistemiche, perché scompare durante il sonno?
Anche quando mi addormento dopo pranzo per un paio d’ore le sensazioni dolorose si azzerano, per ricominciare dopo una mezzora dal mio risveglio.
Mi viene da pensare ad una causa solamente ansiogena, ma possibile che lo stress mi faccia sentire le punture di spillo sulla pelle?
Come faccio a sapere se la causa è lo stress o una malattia fisica?
Grazie
Gentile Utente,
la scomparsa completa dei sintomi durante il sonno è un elemento clinico rilevante e non compatibile con una neuropatia diabetica strutturata, che tende invece a persistere anche a riposo e nelle ore notturne. In presenza di diabete ottimamente compensato, ENG con reperti lievi e aspecifici, parestesie diffuse, fluttuanti e assenti nel sonno, il quadro è molto più coerente con una ipersensibilità sensitiva funzionale a modulazione centrale. Questa è una condizione che è frequentemente influenzata da stress e ansia, che può determinare sensazioni dolorose cutanee diffuse senza una lesione nervosa progressiva.
In assenza di segni evolutivi, non vi sono elementi per una neuropatia diabetica clinicamente significativa.
Cordiali saluti.
la scomparsa completa dei sintomi durante il sonno è un elemento clinico rilevante e non compatibile con una neuropatia diabetica strutturata, che tende invece a persistere anche a riposo e nelle ore notturne. In presenza di diabete ottimamente compensato, ENG con reperti lievi e aspecifici, parestesie diffuse, fluttuanti e assenti nel sonno, il quadro è molto più coerente con una ipersensibilità sensitiva funzionale a modulazione centrale. Questa è una condizione che è frequentemente influenzata da stress e ansia, che può determinare sensazioni dolorose cutanee diffuse senza una lesione nervosa progressiva.
In assenza di segni evolutivi, non vi sono elementi per una neuropatia diabetica clinicamente significativa.
Cordiali saluti.
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
https://neurochirurgomaurocolangelo.it/
Utente
Gentile Dottore,
Grazie per la preziosa consulenza.
SD
Grazie per la preziosa consulenza.
SD
Utente
Dottore, avrei un’altra domanda, qual è la classe di farmaci che cura questo disturbo da Lei accennato? Sempre gli anti-convulsionanti tipo pregabalin (che mi è stato prescritto ma non ho ancora assunto) o un’altra classe? Grazie.
Utente
In effetti la domanda più appropriata che volevo farle è chiedere se questa malattia ha una cura, oppure posso soltanto prendere dei farmaci per alleviare i sintomi. Non chiedo nemmeno se potrebbe peggiorare perché già così è invalidante. Ho 65 anni, sarebbe dura avere questo disturbo a vita.
Gentile Utente,
la sua è una domanda molto importante e comprensibile.
Le condizioni di ipersensibilità sensitiva a modulazione centrale non sono una malattia degenerativa del nervo e non evolvono verso un peggioramento strutturale. Non si tratta quindi di una neuropatia destinata a progredire nel tempo.
Più che di una cura in senso stretto, parliamo di una condizione funzionale e reversibile, che può migliorare anche significativamente quando si interviene sui meccanismi che la mantengono (iperattivazione del sistema nervoso, stress, attenzione costante al sintomo).
I farmaci come pregabalin o gabapentin non curano un danno, ma possono essere utili temporaneamente per ridurre l’iper-eccitabilità delle vie del dolore, soprattutto nelle fasi più intense. In alcuni casi sono utili anche farmaci di altra classe (ad esempio alcuni antidepressivi a basse dosi), sempre con l’obiettivo di modulare la percezione del sintomo, non di spegnere un nervo malato.
È altrettanto importante affiancare misure non farmacologiche: attività fisica regolare e graduale, riduzione dell’attenzione focalizzata sul sintomo, gestione dello stress. Molti pazienti, nel tempo, riducono o sospendono i farmaci con un netto miglioramento della qualità di vita.
In sintesi: non è una condizione progressiva né invalidante per definizione, e nella maggior parte dei casi è gestibile e migliorabile, anche in modo significativo.
Un cordiale saluto.
la sua è una domanda molto importante e comprensibile.
Le condizioni di ipersensibilità sensitiva a modulazione centrale non sono una malattia degenerativa del nervo e non evolvono verso un peggioramento strutturale. Non si tratta quindi di una neuropatia destinata a progredire nel tempo.
Più che di una cura in senso stretto, parliamo di una condizione funzionale e reversibile, che può migliorare anche significativamente quando si interviene sui meccanismi che la mantengono (iperattivazione del sistema nervoso, stress, attenzione costante al sintomo).
I farmaci come pregabalin o gabapentin non curano un danno, ma possono essere utili temporaneamente per ridurre l’iper-eccitabilità delle vie del dolore, soprattutto nelle fasi più intense. In alcuni casi sono utili anche farmaci di altra classe (ad esempio alcuni antidepressivi a basse dosi), sempre con l’obiettivo di modulare la percezione del sintomo, non di spegnere un nervo malato.
È altrettanto importante affiancare misure non farmacologiche: attività fisica regolare e graduale, riduzione dell’attenzione focalizzata sul sintomo, gestione dello stress. Molti pazienti, nel tempo, riducono o sospendono i farmaci con un netto miglioramento della qualità di vita.
In sintesi: non è una condizione progressiva né invalidante per definizione, e nella maggior parte dei casi è gestibile e migliorabile, anche in modo significativo.
Un cordiale saluto.
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
https://neurochirurgomaurocolangelo.it/
Utente
Certo dottore, dal tono della risposta capisco benissimo di cosa si tratta. Apprezzo moltissimo la sua delicatezza e la ringrazio. Affronterò il percorso. Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 140 visite dal 11/12/2025.
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