Avastina e cumadin

Mio padre ,90 anni, soffre di degenerazione maculare senile, l'oculista ha consigliato iniezioni di Avastina intrabulbari. Essendo in cura anche per fibrillazione atriale sta prendendo il Cumadin per mantenere il valore INR tra 2 e 3. Ci possono essere delle complicanze assumendo i due farmaci???
Grazie
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Oculista attivo dal 2007 al 2010
Oculista
Carissimo,
in pazienti di quella età ed in terapia con antiaggreganti in maniera cronica,bisogna fare molto attenzione perchè hanno realmente equilibri precari della crasi ematica!
Quindi bisogna valutare bente con l'internista se il gioco vale la candela!
Un caro saluto.
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la cortese e sollecita risposta
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Dr. Luigi Marino Oculista, Medico legale 17k 575 314
legga un mininforma sull-argomento nella sezione di oculistica
mi pare chiaro
che la scelta e' comunque quella di sospendere anti coagulanti prima di ogni intervento chirurgico

LUIGI MARINO CHIRURGO OCULISTA
CASA di CURA “ LA MADONNINA “ via Quadronno n. 29 MILANO centralino tel 02 583951 / CUP 02 50030013

[#4]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio anche al prof. Marino.
ne approfitto per chiedere ancora un parere.
Mio padre in un occhio ha una degenerazione maculare senile umida da parecchi anni (vede la macchia e abbiamo già fatto terapia fotodinamica nel 2004) Ora dall'altro occhio l'oculista ha diagnosticato "emorragie maculare".
Lui si lamenta che ha piu' difficoltà a leggere da qualche mese.
Se non interveniamo con l'Avastina cosa potrebbe succedere?(in cura col Cumadin). Capisco che non è facile dare risposte via web ma secondo Voi se invece interveniamo con l'Avastina che rischi si corrono?
Grazie ancora.
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Dr. Luigi Marino Oculista, Medico legale 17k 575 314
direi che il farmaco più indicato sarà quello scelto dal suo oculista, non mi posso sbilanciare, ma faccia intravitreale...
I farmaci antiangiogenetici
Sono i farmaci più utilizzati per via intravitreale.

La somministrazione per via intravitreale consente l’impiego efficace di concentrazioni minime di antiangiogenetici con significativa riduzione dei gravi effetti collaterali sistemici tipici della somministrazione per via parenterale di questi farmaci.

L’angiogenesi rappresenta un ciclo che porta alla neoformazione di vasi sanguigni anomali a partire da quelli già esistenti, è una tappa di fondamentale importanza in molti processi fisiologici e patologici .

Il core dell’angiogenesi è custodito nella cellula endoteliale che prolifera e si differenzia sotto l’azione regolatoria del Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) che è il principale induttore diretto dell’angiogenesi insieme ad altri cofattori di crescita solubili alcuni dei quali hanno effetti biologici ancora poco chiari.

La comunità scientifica internazionale ha accettato il ruolo fondamentale dell’ipossia nello starting dell’angiogenesi patologica che si verifica nelle malattie retino-vascolari associate a non perfusione capillare ed ischemia.
Michelson già nel 1948 valutò la possibilità che un fattore rilasciato da aree retiniche ischemiche potesse essere alla base dello sviluppo di neovascolarizzazioni intraoculari.
Oggi la ricerca clinica ha identificato numerosi fattori correlati al controllo dell’angiogenesi (equilibrio dinamico tra fattori endogeni positivi pro-angiogenici e fattori endogeni negativi anti-angiogenici).

Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF)
Il VEGF, conosciuto anche come VEGF-A ha un ruolo fondamentale nel controllo dell’angiogenesi fisiologica e patologica. Inizialmente fu scoperto come fattore di permeabilità vascolare, ma studi recenti hanno evidenziato lo stimolo angiogenico come fattore mitogeno specifico per le cellule endoteliali.
Dal punto di vista biochimico, è una proteina glicosilata dimerica a basso peso molecolare (36-46 KD).

Nell’uomo sono state isolate diverse isoforme di VEGF,la specie molecolare che stimola la crescita di neovasi oculari patologici è la VEGF165 che si presenta come una glicoproteina con elevata affinità per l’eparina.
Nella retina, studi in vitro hanno dimostrato che il VEGF può essere secreto da diverse tipi di cellule retiniche come le cellule dell’EPR, i periciti, gli astrociti, le cellule di Muller e le cellule endoteliali.
Oggi abbiamo una migliore comprensione del ruolo fondamentale che ha il VEGF-A nello sviluppo dell’angiogenesi patologica in alcune malattie retiniche caratterizzate da neovascolarizzazione intraoculare e nella patogenesi dell’iperpermeabilità endoteliale associata con l’accumulo di fluido intra e sottoretinico tipico delle malattie vascolari retiniche caratterizzate da edema ed essudazione che spesso interessano la regione maculare e comportano una riduzione globale delle funzioni visive centrali.

Le retinopatie ischemiche e quelle essudative generalmente condividono diversi patterns clinici ed angiografici come essudati, rarefazione della rete capillare retinica tipica delle aree ischemiche di non perfusione, dilatazioni microaneurismatiche, teleangiectasie microvascolari, neovascolarizzazione retinica e/o del disco ottico, emorragie retiniche e/o endovitreali, vasi retinici iperpermeabili con essudazione e precipitati lipidici intraretinici, neovascolarizzazione del segmento anteriore.

Farmaci anti VEGF sono:
- Bevacizumab ovvero un anticorpo monoclonale umanizzato anti-VEGF, prodotto mediante la tecnica del DNA ricombinante, che ha dimostrato di possedere spiccate attività antiangiogeniche/antiedemigene e di arrestare la genesi vascolare della malattia.

- Pegaptanib sodico: è fornito come soluzione acquosa senza conservanti contenente pegaptanib sodico alla concentrazione di 0.3 mg/100µL, in siringa sterile monouso di 1 ml del tipo USP I con ago da 27 gauge, iniettando 0.1mL.

- Ranibizumab. Il ranibizumab è un frammento anticorpale umanizzato derivato dal bevacizumab che lega e blocca tutte le forme di VEGF nello spazio extracellulare. Rispetto al bevacizumab, ranibizumab è una molecola più piccola che ha delle proprietà peculiari quali il piccolo raggio e il minor peso molecolare (48 kD) che giustificano la maggior capacità di penetrare tutti gli strati della retina e quindi di diffondere nello spazio sottoretinico dopo somministrazione intravitreale.
Il meccanismo di azione consiste nell’inibizione della crescita neovascolare e nella riduzione della permeabilità vascolare.
Il farmaco viene iniettato per via intravitreale per massimizzare l’effetto inibitorio del VEGF nella retina mentre si minimizza l’inibizione sistemica del VEGF e non si interferisce con il suo ruolo fisiologico nei tessuti dei territori extraoculari.

Articolo tratto da http://www.luigimarino.it su gentile concessione del Prof. Luigi Marino
Tags: glaucoma - retinopatia - maculopatia - miodesopsie - astigmatismo - ipermetropia - uveiti - tecniche laser - retinoblastoma - strabismo - congiuntivite - miopia - ambliopia
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dopo
Utente
Utente
Grazie.Ho capito che occorre fare la terapia con iniezioni intrabulbari.Ma assumendo l'anticoagulante (Cumadin)corriamo dei rischi??
Grazie
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Dr. Luigi Marino Oculista, Medico legale 17k 575 314
a cuneo
vada a parlarne con PROF CARAMELLO
e sicuramente andranno valutati costi e benefici
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dopo
Utente
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grazie per al sollecitudine Le farò sapere
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