Utilizzo lenti a contatto: problema raggio base

Buongiorno, ho 26 anni, ho gli occhi chiari e sono miope occhio dx e sx - 3,50, no astigmatismo. Porto gli occhiali dall'età di 11 anni.
Da tempo cerco le lenti a contatto perfette che non riesco a trovare, ho provato moltissime soluzioni in commercio giornaliere e mensili ma non riesco mai a trovare un confort totale indossandole. Dal test della lacrimazione è emerso che la lacrima è sufficiente, sembrano non esserci particolari problemi qualche contattologo sostiene che i fastidi che avverto (avverto il bordo delle lentine e dopo qualche ora un leggero prurito) siano causati da una particolare misura del raggio base dei miei occhi "incompatibile" con la maggior parte delle lentine in commercio, altri sostengono possibile congiuntivite allergica. Ho in programma di fare un'accurata visita oculistica ma vorrei sapere se le lentine annuali, fatte fare su misura per me potrebbero essere la soluzione nel caso si tratti realmente di un problema di raggio. Desideravo anche un gentile parere su i pro e i contro dell'utilizzo di lenti per occhiali fotocromatiche del tipo transitions. Grazie.
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Attivo dal 2007 al 2010
Oculista
Carissimo,
ormai "BERTA NON FILA PIU'"!!!
Ovvero con i parametri costruttivi ricettabili, si possono avere soluzioni applicative estremamente
interessanti all’esperto applicatore. Così possiamo scegliere il diametro totale e quello della
zona ottica, uno o due raggi di base ortogonali (la cosiddetta LAC torica posteriore), il numero e il raggio di curvatura delle flangie (per lenti multicurve) o del coefficiente medio di asfericità (per lenti asferiche).
Grazie alla libertà di scelta costruttiva data da questi torni, l’applicatore può scegliere da vari set di prova a geometria nota, le LAC che meglio si prestano a risolvere il caso.
Tramite prove applicative e valutazioni sovrarefrattive, riesce a “progettare” la LAC di ricetta ideale per ciascun caso.
Con i torni computerizzati si possono realizzare LAC con toricità anche anteriore in grado di correggere componenti astigmatiche indotte o residue dall’applicazione di LAC a base sferica o con toricità posteriore (bitoriche). Queste ultime sono particolarmente utili per ottenere una correzione precisa senza dover scendere a compromessi geometrici nella
determinazione della toricità posteriore; è possibile, ad esempio, impiegare lenti a contatto toriche dello stesso valore della superficie corneale senza per questo incorrere nell'effetto indesiderato legato alla eccessiva correzione cilindrica inevitabilmente indotta dall'indice
più alto del materiale delle lenti. L'eccesso di correzione cilindrica negativa viene risolto
completamente dalla superficie anteriore, anch'essa torica ma di un valore positivo pari al valore dell'eccesso.
Anche il profilo del bordo (o disimpegno) della LAC è stato migliorato grazie alla rifinitura in tornitura (che ha sostituito quella in lucidatura semiautomatica usata prima); in questo modo la forma risulta ottimizzata e quindi l’azione meccanica sulla cornea ridotta. Il
ricambio del film lacrimale inoltre risulta ulteriormente favorito.
Con questa metodica sono nate delle geometrie mai usate fino ad allora come le LAC a flangia torica e le LAC a geometria inversa. In queste ultime, la parte periferica, invece di essere più piatta del raggio base (come succede nelle comuni LAC che correggono la cornea con il suo normale profilo “prolato”) è più curva. Sono usate quando il profilo corneale e stato reso “oblato” da un intervento di chirurgia refrattiva per miopia o da una
cheratoplastica. Le lenti a geometria inversa vengono utilizzate inoltre su cornee prolate,quando è necessario un appoggio differenziato sulla cornea per ottenere una maggiore stabilizzazione, oppure nell’ortocheratologia dove vengono applicate LAC centralmente molto piatte al fine di indurre quelle modificazioni plastiche della cornea necessarie allo scopo correttivo e, nel contempo, regolare l’appoggio periferico della lente.
La prescrizione di lenti a contatto su misura, non presenta limiti nella scelta del potere
ottico della LAC.
L’avvento dei topografi corneali ha migliorato la conoscenza morfologica della cornea,aumentato le informazioni dell’applicatore. Gli algoritmi di calcolo altimetrico, basati su la rappresentazione comparativa a piani noti, hanno dimostrato, grazie alla rappresentazione
in scala colorimetrica, l’effettiva morfologia corneale come l’esperto applicatore già aveva intuito con la sua esperienza e le prove contattologiche.
Ricordiamo che, il topografo calcola una rappresentazione 3D della geometria corneale rispetto ad un riferimento prefissato.
Su questi concetti sono basati i software di comparazione geometrica fra modelli di LAC rigide e la simulazione fluoresceinica comparsi negli anni novanta. Si tratta di una vera e propria applicazione “virtuale” di LAC a geometria nota, senza doverla provare fisicamente
sull’occhio del paziente. Questo consente l’utilizzo praticamente illimitato di set di prova,un risparmio di tempo e soprattutto consente di ridurre le
prove “invasive” sul paziente.
Un grosso passo avanti nella tecnologia costruttiva delle LAC prodotte per tornitura, è stata la recente comparsa di torni a “controllo numerico” che lavorano su cuscinetti d’aria con precisione dell'ordine dei nanometri (0,001 micron).
Questi torni, guidati da un computer, possono di fatto costruire qualsivoglia profilo della
faccia interna esterna e del bordo della LAC senza vincoli teorici se non quelli impostati dal
costruttore.
Ciò ha comportato l’aumento dei gradi di libertà nella costruzione della LAC. Per esempio,
una LAC tricurva convenzionale su misura può essere impostata per 6 gradi di libertà oltre
l’ordine costruttivo del disimpegno; essi sono rappresentati dai raggi di curvatura (tre) e
dai diametri (altri tre) del raggio base e delle due flange. Con un tornio a controllo numerico di questo tipo possiamo variare l’inclinazione di qualsiasi profilo interno di una LAC, limitato solo dalla nostra capacità di calcolo e di progetto, incluse le curve di
transizione fra varie zone attraverso un correttivo nella lavorazione (chiamato blending)che permette di smussare tali transizioni. Questo avviene oggi per lenti a profilo
assosimmetrico, ma è possibile applicarlo anche a profili più complessi.
L’inevitabile passo successivo è stato quello di progettare “virtualmente” la LAC sui dati
cheratoscopici e realizzarla, così come pensata, grazie ad un link informatico che trasmette i dati ad un tornio a controllo numerico.
Esistono alcuni sistemi costruttivi nel mondo che utilizzano tale procedura e che, a mio parere, svolgeranno un ruolo fondamentale nella futura contattologia dei casi particolari.
Un software di gestione utilizzato per simulare il comportamento di una lente nota (come
avviene per i sistemi di fitting virtuale attualmente usati), può facilmente essere svincolato dai limiti parametrici di un set di prova preimpostato, e permettere una elaborazione successiva dei parametri fino al progetto di una lente totalmente nuova.
Faccio parte del direttivo della Società Italiana di Contattologia Medica(SICoM):Acceda pure al link del sito per porre qualsiasi domanda lei voglia e le sarà risposto!
Un caro saluto
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