Sono presenti diffuse immagini di invasione linfovascolare
Salve,
mia madre (56 anni) è stata operata al seno destro in data 07/04/2009.
Prima dell'intervento è stato effettuato il seguente esame con i risultati sotto esposti:
Esame: Ag-Biop.mult.della mammella
Descrizione microscopica: Carcinoma duttale infiltrante nei tre frammenti agobioptici inviati
Fattori prognostici:
- Estrogeno: positività nucleare del 50%
- Progesterone: positività nucleare del 50>%
- Ki-67: indice nucleare di proliferazione pari a 5%
- Her-2: 1+
- e-caderina: +
A questo esame è seguito un intervento il cui esito è stato:
Esame: Asportazione mammella destra, asport.linfon.ascellari DX, asp.linf.sentinella
Descrizione Macroscopica:
Tessuto fibroadiposo delle dim. di cm 3x2x1
Al taglio sono presenti 2 strutture linfonodali del diametro rispettivamente di cm 1,5 e cm 0,7. Losanga di cute delle dimensioni di cm 8x3 comprendente areola e capezzolo con sottostante parenchima mammario delle dimensioni di cm 19x17x14.
Al taglio a cm 1,5 dal margine profondo ed a cm 5 dal margine laterale è presente una neoformazione del diametro massimo di cm 3,5.
Radicalizzazione margine profondo: frammento delle dimensioni di cm 2x1, 5x1.
Radicalizzazione margine laterale: parenchima mammario delle dimensioni di cm 8x4x2.
Tessuto fibroadiposo del cavo ascellare delle dimensioni di cm 5x4x3.
Esame intraoperatorio: Positiva la ricerca di cellule neoplastiche nel linfonodo sentinella esaminato.
Descrizione microscopica: Carcinoma duttale infiltrante, scarsamente differenziato (G3). La neoplasia si spinge sino a 1,1 mm dalla cute. Sono presenti diffuse immagini di invasione linfovascolare. Margini di resezione chirurgica esenti da infiltrazione neoplastica.
Metastasi in 1 dei 12 linfonodi ascellari esaminati.
Class. UICC 2007: pT2 pN1 pMx; Stadio II B
Dopo l'intervento sono stati effettuati i controlli di Scintigrafia ossea, ecografia al fegato e radiografia toracica. Tali controlli, fortunatamente, non hanno evidenziato metastasi.
Il chirurgo che l'ha operata ha commentato il tutto con toni positivi rassicurandoci sulla buona riuscita dell'intervento e del post-operatorio. Tra circa un mese avverrà l'incontro con l'oncologo che stabilirà la terapia da seguire.
Mi piacerebbe avere un Vs parere sulla situazione della mamma e sulla terapia da seguire; un chirurgo ha rimarcato più volte la necessità di un trattamento chemioterapico mentre il secondo chirurgo (stessa equipe medica) ritiene che il trattamente chemioterapico, in questo caso, potrebbe essere sostituito da una cura ormonale dati i valori ottenuti per i recettori ormonali e il basso indice di proliferazione.
La chemioterapia la aiuterebbe più della sola ormonoterapia?
Mettendo su un piatto della bilancia i disturbi della chemioterapia e, sull'altro, gli eventuali vantaggi che porterebbe, da che parte penderebbe il tutto?
Grazie per l'ascolto e il supporto che riuscite a dare.
A presto
mia madre (56 anni) è stata operata al seno destro in data 07/04/2009.
Prima dell'intervento è stato effettuato il seguente esame con i risultati sotto esposti:
Esame: Ag-Biop.mult.della mammella
Descrizione microscopica: Carcinoma duttale infiltrante nei tre frammenti agobioptici inviati
Fattori prognostici:
- Estrogeno: positività nucleare del 50%
- Progesterone: positività nucleare del 50>%
- Ki-67: indice nucleare di proliferazione pari a 5%
- Her-2: 1+
- e-caderina: +
A questo esame è seguito un intervento il cui esito è stato:
Esame: Asportazione mammella destra, asport.linfon.ascellari DX, asp.linf.sentinella
Descrizione Macroscopica:
Tessuto fibroadiposo delle dim. di cm 3x2x1
Al taglio sono presenti 2 strutture linfonodali del diametro rispettivamente di cm 1,5 e cm 0,7. Losanga di cute delle dimensioni di cm 8x3 comprendente areola e capezzolo con sottostante parenchima mammario delle dimensioni di cm 19x17x14.
Al taglio a cm 1,5 dal margine profondo ed a cm 5 dal margine laterale è presente una neoformazione del diametro massimo di cm 3,5.
Radicalizzazione margine profondo: frammento delle dimensioni di cm 2x1, 5x1.
Radicalizzazione margine laterale: parenchima mammario delle dimensioni di cm 8x4x2.
Tessuto fibroadiposo del cavo ascellare delle dimensioni di cm 5x4x3.
Esame intraoperatorio: Positiva la ricerca di cellule neoplastiche nel linfonodo sentinella esaminato.
Descrizione microscopica: Carcinoma duttale infiltrante, scarsamente differenziato (G3). La neoplasia si spinge sino a 1,1 mm dalla cute. Sono presenti diffuse immagini di invasione linfovascolare. Margini di resezione chirurgica esenti da infiltrazione neoplastica.
Metastasi in 1 dei 12 linfonodi ascellari esaminati.
Class. UICC 2007: pT2 pN1 pMx; Stadio II B
Dopo l'intervento sono stati effettuati i controlli di Scintigrafia ossea, ecografia al fegato e radiografia toracica. Tali controlli, fortunatamente, non hanno evidenziato metastasi.
Il chirurgo che l'ha operata ha commentato il tutto con toni positivi rassicurandoci sulla buona riuscita dell'intervento e del post-operatorio. Tra circa un mese avverrà l'incontro con l'oncologo che stabilirà la terapia da seguire.
Mi piacerebbe avere un Vs parere sulla situazione della mamma e sulla terapia da seguire; un chirurgo ha rimarcato più volte la necessità di un trattamento chemioterapico mentre il secondo chirurgo (stessa equipe medica) ritiene che il trattamente chemioterapico, in questo caso, potrebbe essere sostituito da una cura ormonale dati i valori ottenuti per i recettori ormonali e il basso indice di proliferazione.
La chemioterapia la aiuterebbe più della sola ormonoterapia?
Mettendo su un piatto della bilancia i disturbi della chemioterapia e, sull'altro, gli eventuali vantaggi che porterebbe, da che parte penderebbe il tutto?
Grazie per l'ascolto e il supporto che riuscite a dare.
A presto
[#1]
Sicuramente il quadro presenta diversi fattori favorevoli che suggeriscono un cauto ottimismo.
Tuttavia sono presenti anche alcuni fattori sfavorevoli
(G3, invasione vascolare peritumorale, N+1/12.....)
che sono predittivi di una buona risposta alla chemioterapia.
Ma, trattandosi di una situazione bordeline, va riproposto, guardandosi in faccia con il suo oncologo, quanto opportunamente Lei ha scritto (e pertanto anticiperei l'incontro per non differire ulteriormente la eventuale chemio adiuvante)
>Mettendo su un piatto della bilancia i disturbi della chemioterapia e, sull'altro, gli eventuali vantaggi che porterebbe, da che parte penderebbe il tutto?>>
Cordiali saluti
Tuttavia sono presenti anche alcuni fattori sfavorevoli
(G3, invasione vascolare peritumorale, N+1/12.....)
che sono predittivi di una buona risposta alla chemioterapia.
Ma, trattandosi di una situazione bordeline, va riproposto, guardandosi in faccia con il suo oncologo, quanto opportunamente Lei ha scritto (e pertanto anticiperei l'incontro per non differire ulteriormente la eventuale chemio adiuvante)
>Mettendo su un piatto della bilancia i disturbi della chemioterapia e, sull'altro, gli eventuali vantaggi che porterebbe, da che parte penderebbe il tutto?>>
Cordiali saluti
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
[#2]
Utente
La ringrazio molto per la cortesia nella pronta risposta.
Un'ultima domanda che vorrei porLe riguarda i fattori sfavorevoli a cui accennava nella sua risposta. Rileggendo altri casi esposti qui sul forum mi è sembrato di capire che l'invasione vascolare è cosa comune
ormale quando vi è un interessamento dei linfonodi, o sbaglio?
La presenza di metastasi in un solo linfonodo non è comunque - nella negatività della vicenda - da interpretare com un fattore favorevole per la guarigione e per pensare in positivo?
Mi chiedo, da profano, quanto effettivamente la ormonoterapia possa essere una valida alternativa della chemioterapia (capisco bene, comunque, che ogni paziente rappresenta un caso a sè). Si parla di trattamenti che possono "sostituirsi" l'uno con l'altro o che andrebbero comunque affrontati in coesione?
La ringrazio molto per l'interesse e per l'enorme disponibilità (e pazienza!) nell'ascoltare le nostre parole.
Saluti
Un'ultima domanda che vorrei porLe riguarda i fattori sfavorevoli a cui accennava nella sua risposta. Rileggendo altri casi esposti qui sul forum mi è sembrato di capire che l'invasione vascolare è cosa comune
ormale quando vi è un interessamento dei linfonodi, o sbaglio?
La presenza di metastasi in un solo linfonodo non è comunque - nella negatività della vicenda - da interpretare com un fattore favorevole per la guarigione e per pensare in positivo?
Mi chiedo, da profano, quanto effettivamente la ormonoterapia possa essere una valida alternativa della chemioterapia (capisco bene, comunque, che ogni paziente rappresenta un caso a sè). Si parla di trattamenti che possono "sostituirsi" l'uno con l'altro o che andrebbero comunque affrontati in coesione?
La ringrazio molto per l'interesse e per l'enorme disponibilità (e pazienza!) nell'ascoltare le nostre parole.
Saluti
[#3]
La presenza di emboli neoplastici nei vasi linfatici o ematici siti alla periferia del tumore è strettamente correlata alla presenza di metastasi linfonodali ed in questo caso, (come nel suo) non ha valore prognostico indipendente per quanto riguarda la sopravvivenza globale.
Ha valore come fattore sfavorevole invece nei casi in cui sia presente in assenza di metastasi linfonodali.
Inoltre l’invasione vascolare è strettamente correlata ad un aumentato rischio di recidiva locale a seguito di interventi di chirurgia conservativa.
Ha valore come fattore sfavorevole invece nei casi in cui sia presente in assenza di metastasi linfonodali.
Inoltre l’invasione vascolare è strettamente correlata ad un aumentato rischio di recidiva locale a seguito di interventi di chirurgia conservativa.
[#4]
Utente
Salve,
dall'incontro avuto con l'oncologo è emerso che una eventuale cura chemioterapica potrà diminuire di un 3% il rischio di una recidiva entro i prossimi 5 anni.
Si tratterebbe di affrontare 6 cicli di chemioterapia (da 21 giorni).
La mamma continua quindi ad avere forti dubbi ed incertezze su quale sia la "scelta giusta" da effettuare: evitare la chemio e vivere con preccupazione i controlli che effetuterà nei prossimi anni oppure effettuare i 4 mesi di chemioterapia nella speranza di potersi mettere al sicuro da eventuali ricadute?
Continuiamo a chiederci se la cura ormonale possa effettivamente sostituire la cura chemioterapica (ha valori molto elevati per i recettori ormonali e un valore molto basso di Ki-67).
L'oncologo parlava inoltre di effettuare tale scelta entro e non oltre le 6 settimane dall'intervento; questo porta maggiore pressione su mia madre che si ritrova a dover scegliere in tempi brevissimi. In alcuni precedenti messaggi ho notato che si parla invece di 12 settimane e non 6.
Speriamo di poter avere un Vs parere su questa scelta difficile da affrontare.
Se si decidesse di non effettuare la chemio, una prevenzione accurata nei prossimi anni non potrebbe comunque aiutare e permettere di "correre ai ripari" in maniera tempestiva in caso di recidive?
La cura ormonale ha comunque degli effetti rilevanti in casi come quello di mia madre e può aiutarla "notevolmente"?
Speriamo di poter avere una risposta che ci aiuti sia da un punto di vista medico che umano.
Grazie ancora per l'attenzione.
A presto
dall'incontro avuto con l'oncologo è emerso che una eventuale cura chemioterapica potrà diminuire di un 3% il rischio di una recidiva entro i prossimi 5 anni.
Si tratterebbe di affrontare 6 cicli di chemioterapia (da 21 giorni).
La mamma continua quindi ad avere forti dubbi ed incertezze su quale sia la "scelta giusta" da effettuare: evitare la chemio e vivere con preccupazione i controlli che effetuterà nei prossimi anni oppure effettuare i 4 mesi di chemioterapia nella speranza di potersi mettere al sicuro da eventuali ricadute?
Continuiamo a chiederci se la cura ormonale possa effettivamente sostituire la cura chemioterapica (ha valori molto elevati per i recettori ormonali e un valore molto basso di Ki-67).
L'oncologo parlava inoltre di effettuare tale scelta entro e non oltre le 6 settimane dall'intervento; questo porta maggiore pressione su mia madre che si ritrova a dover scegliere in tempi brevissimi. In alcuni precedenti messaggi ho notato che si parla invece di 12 settimane e non 6.
Speriamo di poter avere un Vs parere su questa scelta difficile da affrontare.
Se si decidesse di non effettuare la chemio, una prevenzione accurata nei prossimi anni non potrebbe comunque aiutare e permettere di "correre ai ripari" in maniera tempestiva in caso di recidive?
La cura ormonale ha comunque degli effetti rilevanti in casi come quello di mia madre e può aiutarla "notevolmente"?
Speriamo di poter avere una risposta che ci aiuti sia da un punto di vista medico che umano.
Grazie ancora per l'attenzione.
A presto
[#6]
Utente
La ringrazio per la solita tempestività che contraddistingue le sue risposte.
Mi da, se ne ha tempo e voglia, un suo parere sulla questione "chemioterapia si, chemioterapia no" nel caso specifico?
Un paziente che si ritrova in una situazione del genere, come andrebbe aiutato (moralmente) nella scelta?
Saluti
Mi da, se ne ha tempo e voglia, un suo parere sulla questione "chemioterapia si, chemioterapia no" nel caso specifico?
Un paziente che si ritrova in una situazione del genere, come andrebbe aiutato (moralmente) nella scelta?
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 25.1k visite dal 20/04/2009.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Tumore al seno
Il tumore al seno è il cancro più diffuso in Italia: quali sono i fattori di rischio e come fare prevenzione? Sintomi, diagnosi e cura del carcinoma mammario.