Tac - diagnosi di recidiva
Mia mamma (72 anni) ha subito un intervento di lobectomia al polmone destro nel
mese di maggio 2006, per un tumore che, all’esame istologico, si è
rivelato un adenocarcinoma misto, moderatamente differenziato, T2
(diam. c/a 7 cm.), con interessamento di 3 dei 5 linfonodi asportati; i
margini della resezione sono risultati indenni, nessuna invasione
toracica; prima dell’intervento i vari controlli avevano escluso la
presenza di metastasi a distanza: insomma, l’intervento sembrava
completamente riuscito. Non è stata prescritta alcuna terapia post-
chirurgica in quanto gli effetti collaterali sarebbero stati maggiori
dei benefici (riduzione del rischio di recidiva di appena il 5%), considerando che lei ha già diversi problemi di salute: è in cura con
Sotatolo per prevenire la Fibrillazione atriale e con un antiaggregante
di cui non ricordo il nome per prevenire eventuali formazioni di trombi
(una specie di “Aspirinetta”), con Peridom e Antra per il reflusso
gastro-esofageo, con Adronat per l’osteoporosi. Inoltre soffre di chinetosi grave e non può fare 2 passi in macchina senza Xamamina, soffre di stitichezza per cui ogni giorno deve prendere il Portolac.
A seguito dei controlli di routine, fino al mese di luglio, le
radiografie del torace non mostravano nulla di sospetto.
Purtroppo il referto della radiografia effettuata con il controllo di
ottobre riportava:
“Iperdiafania da enfisema dei campi polmonari; al campo medio e
superiore di sinistra si osserva un discreto rinforzo dell’interstizio
con presenza di formazioni nodulari di varia grandezza lievemente
sfumate; l’ilo di sinistra è di volume lievemente aumentato con
calcificazioni”.
Pertanto è stata richiesta una Tac Torace + Addome con mezzo di
contrasto, che ha dato questi risultati:
(TORACE) “In entrambi i campi respiratori si nota una diffusa
disseminazione di noduli parenchimali aventi significato ripetitivo; al
3° superiore dell’emitorace destro si nota una grossolana opacità
bandiforme dovuta all’ispessimento dell’interlobo; in sede precarenale
nell’ilo sinistro e in sede sottocarenale si notano alcuni linfonodi
ingranditi”
(ADDOME): Nel fegato si notano piccole formazioni ipodense di tipo
cistico. Nel 6° segmento epatico si nota un’altra formazione ipodensa a
contorni sfumati che non era presente nell’indagine precedente: può
sembrare attribuita a secondarismo. Non alterazioni della milza, del
pancreas e dei surreni. Entrambi i reni presentano qualche formazione
cistica. Anteriormente all’aorta sopra di un piano passante per il
tripode celiaco si nota una formazione iperdensa avente dm. massimo
circa 3 cm, compatibile con la tumefazione linfoghiandolare. Non
tumefazioni linfo-ghiandolari in sede lombo-aortica, intra ortocavale e
al livello delle catene iliache”.
I markers tumorali che risultavano alterati (notare che ho chiesto IO al medico di famiglia di prescrivere i markers, perché nessuno li aveva mai prescritti), erano:
CEA 6,5;
CA 15.3: 47 (non so perché il medico abbia richiesto questo particolare marker, visto che è di solito associato al tumore alla mammella).
Gli altri esami erano abbastanza nella norma, a parte i linfociti un po' bassi e gli eosinofili parecchio alti, ma aveva appena superato una cistite, inoltre da tener forse presente che in estate ha avuto l'herpes zoster.
Oggi siamo stati all’ambulatorio oncologico ed è stato fissato un appuntamento per il giorno 29/11 al fine di impostare le modalità per una chemioterapia leggera, prospettata come unica soluzione. Io ho chiesto se non era il caso di approfondire la diagnosi, considerato che i noduli polmonari potrebbero essere benigni, idem per le formazioni all'addome, ma mi è stato risposto che, anche in considerazione della pregressa malattia, appare praticamente certo che si tratta di una recidiva.
Sono molto preoccupata per gli effetti collaterali che temo possano non essere da lei sopportati, inoltre ci è stato detto chiaramente che non si punta ad una guarigione ma ad un arresto della malattia, o meglio un rallentamento. Insomma, possibile che non ci siano possibilità di guarigione? E poi mi chiedo: com'è possibile che un tumore, che per aver raggiunto quelle dimensioni immagino ci abbia messo del tempo eppure è rimasto circoscritto fino all'intervento, dopo la resezione in così poco tempo si ripresenti e addirittura in modo così diffuso?
Voi consigliereste altre indagini (ad esempio la pet) prima di procedere con la temuta chemioterapia?
Grazie!
(una figlia disperata)
mese di maggio 2006, per un tumore che, all’esame istologico, si è
rivelato un adenocarcinoma misto, moderatamente differenziato, T2
(diam. c/a 7 cm.), con interessamento di 3 dei 5 linfonodi asportati; i
margini della resezione sono risultati indenni, nessuna invasione
toracica; prima dell’intervento i vari controlli avevano escluso la
presenza di metastasi a distanza: insomma, l’intervento sembrava
completamente riuscito. Non è stata prescritta alcuna terapia post-
chirurgica in quanto gli effetti collaterali sarebbero stati maggiori
dei benefici (riduzione del rischio di recidiva di appena il 5%), considerando che lei ha già diversi problemi di salute: è in cura con
Sotatolo per prevenire la Fibrillazione atriale e con un antiaggregante
di cui non ricordo il nome per prevenire eventuali formazioni di trombi
(una specie di “Aspirinetta”), con Peridom e Antra per il reflusso
gastro-esofageo, con Adronat per l’osteoporosi. Inoltre soffre di chinetosi grave e non può fare 2 passi in macchina senza Xamamina, soffre di stitichezza per cui ogni giorno deve prendere il Portolac.
A seguito dei controlli di routine, fino al mese di luglio, le
radiografie del torace non mostravano nulla di sospetto.
Purtroppo il referto della radiografia effettuata con il controllo di
ottobre riportava:
“Iperdiafania da enfisema dei campi polmonari; al campo medio e
superiore di sinistra si osserva un discreto rinforzo dell’interstizio
con presenza di formazioni nodulari di varia grandezza lievemente
sfumate; l’ilo di sinistra è di volume lievemente aumentato con
calcificazioni”.
Pertanto è stata richiesta una Tac Torace + Addome con mezzo di
contrasto, che ha dato questi risultati:
(TORACE) “In entrambi i campi respiratori si nota una diffusa
disseminazione di noduli parenchimali aventi significato ripetitivo; al
3° superiore dell’emitorace destro si nota una grossolana opacità
bandiforme dovuta all’ispessimento dell’interlobo; in sede precarenale
nell’ilo sinistro e in sede sottocarenale si notano alcuni linfonodi
ingranditi”
(ADDOME): Nel fegato si notano piccole formazioni ipodense di tipo
cistico. Nel 6° segmento epatico si nota un’altra formazione ipodensa a
contorni sfumati che non era presente nell’indagine precedente: può
sembrare attribuita a secondarismo. Non alterazioni della milza, del
pancreas e dei surreni. Entrambi i reni presentano qualche formazione
cistica. Anteriormente all’aorta sopra di un piano passante per il
tripode celiaco si nota una formazione iperdensa avente dm. massimo
circa 3 cm, compatibile con la tumefazione linfoghiandolare. Non
tumefazioni linfo-ghiandolari in sede lombo-aortica, intra ortocavale e
al livello delle catene iliache”.
I markers tumorali che risultavano alterati (notare che ho chiesto IO al medico di famiglia di prescrivere i markers, perché nessuno li aveva mai prescritti), erano:
CEA 6,5;
CA 15.3: 47 (non so perché il medico abbia richiesto questo particolare marker, visto che è di solito associato al tumore alla mammella).
Gli altri esami erano abbastanza nella norma, a parte i linfociti un po' bassi e gli eosinofili parecchio alti, ma aveva appena superato una cistite, inoltre da tener forse presente che in estate ha avuto l'herpes zoster.
Oggi siamo stati all’ambulatorio oncologico ed è stato fissato un appuntamento per il giorno 29/11 al fine di impostare le modalità per una chemioterapia leggera, prospettata come unica soluzione. Io ho chiesto se non era il caso di approfondire la diagnosi, considerato che i noduli polmonari potrebbero essere benigni, idem per le formazioni all'addome, ma mi è stato risposto che, anche in considerazione della pregressa malattia, appare praticamente certo che si tratta di una recidiva.
Sono molto preoccupata per gli effetti collaterali che temo possano non essere da lei sopportati, inoltre ci è stato detto chiaramente che non si punta ad una guarigione ma ad un arresto della malattia, o meglio un rallentamento. Insomma, possibile che non ci siano possibilità di guarigione? E poi mi chiedo: com'è possibile che un tumore, che per aver raggiunto quelle dimensioni immagino ci abbia messo del tempo eppure è rimasto circoscritto fino all'intervento, dopo la resezione in così poco tempo si ripresenti e addirittura in modo così diffuso?
Voi consigliereste altre indagini (ad esempio la pet) prima di procedere con la temuta chemioterapia?
Grazie!
(una figlia disperata)
[#1]
Cara Utente,
la sua lettera è ben dettagliata e si può rispondere a molte delle sue perplessità. Una massa neoplastica polmonare di 7 cm con 3 linfonodi positivi (su 5, quindi probabilmente erano presenti anche altri linfonodi colonizzati data l'esiguità di quelli asportati) ha una alta possibilità di recidivare. Al momento dell'intervento verosimilmente erano già presenti foci neoplastici (non evidenziabili per la loro piccola dimensione dalle metodiche di imaging) in altre sedi dell'organismo. Inoltre tali colonie cellulari spesso dopo l'asportazione della massa principale (probabilmente per un meccanismo biologico ancora da delucidare) iniziano a crescere. Dopo l'intervento in chirurgia toracica mamma è stata vista da un oncologo? Le neoplasie polmonari effettivamente non hanno una grande sensibilità ai trattamenti chemioterapici ma attualmente, con l'immissione in pratica terapeutica di nuovi farmaci, si tende ad effettuare le chemioterapie adiuvanti post-chirurgiche. Le chemioterapia funzionano molto meglio con la cosiddetta "malattia minima residua" cioè quando la massa cellulare da abbattere è piccola. Una situazione pluri-metastatica da neoplasia polmonare non è con le metodiche di oggi ed i farmaci odierni , purtroppo, guaribile. Si può pensare però di impiegare i nuovi farmaci a bersaglio molecolare come ad esempio il Tarceva (erlotinib) con l'intento di congelare o rallentare la progressione di malattia anche nel rispetto di una buona qualità di vita. Si somministra per via orale (sono delle compresse) ed ha un profilo di tollerabilità buono. Mamma ha fumato? Chiedo questo perchè il Tarceva sembra funzionare meglio nei non fumatori. Anche una classica chemioterapia ev può comunque essere tagliata su misura secondo le comorbilità del paziente ed evitarle effetti collaterali importanti. A mio avviso l'oncologia non va vista come le tabelline ma va tagliata a misura del paziente in quanto ognuno è diverso e porta con se le sue problematiche. Una PET può essere utile per definire se non ci siano altre sedi interessate e per valutare l'attività delle cellule neoplastiche. E' stato studiato l'encefalo? L'encefalo può essere sede di ripetizioni da neoplasia polmonare e quindi può giovarsi di una radioterapia preventiva.
A disposizione per eventuali delucidazioni, cari saluti
Dr. Carlo Pastore
la sua lettera è ben dettagliata e si può rispondere a molte delle sue perplessità. Una massa neoplastica polmonare di 7 cm con 3 linfonodi positivi (su 5, quindi probabilmente erano presenti anche altri linfonodi colonizzati data l'esiguità di quelli asportati) ha una alta possibilità di recidivare. Al momento dell'intervento verosimilmente erano già presenti foci neoplastici (non evidenziabili per la loro piccola dimensione dalle metodiche di imaging) in altre sedi dell'organismo. Inoltre tali colonie cellulari spesso dopo l'asportazione della massa principale (probabilmente per un meccanismo biologico ancora da delucidare) iniziano a crescere. Dopo l'intervento in chirurgia toracica mamma è stata vista da un oncologo? Le neoplasie polmonari effettivamente non hanno una grande sensibilità ai trattamenti chemioterapici ma attualmente, con l'immissione in pratica terapeutica di nuovi farmaci, si tende ad effettuare le chemioterapie adiuvanti post-chirurgiche. Le chemioterapia funzionano molto meglio con la cosiddetta "malattia minima residua" cioè quando la massa cellulare da abbattere è piccola. Una situazione pluri-metastatica da neoplasia polmonare non è con le metodiche di oggi ed i farmaci odierni , purtroppo, guaribile. Si può pensare però di impiegare i nuovi farmaci a bersaglio molecolare come ad esempio il Tarceva (erlotinib) con l'intento di congelare o rallentare la progressione di malattia anche nel rispetto di una buona qualità di vita. Si somministra per via orale (sono delle compresse) ed ha un profilo di tollerabilità buono. Mamma ha fumato? Chiedo questo perchè il Tarceva sembra funzionare meglio nei non fumatori. Anche una classica chemioterapia ev può comunque essere tagliata su misura secondo le comorbilità del paziente ed evitarle effetti collaterali importanti. A mio avviso l'oncologia non va vista come le tabelline ma va tagliata a misura del paziente in quanto ognuno è diverso e porta con se le sue problematiche. Una PET può essere utile per definire se non ci siano altre sedi interessate e per valutare l'attività delle cellule neoplastiche. E' stato studiato l'encefalo? L'encefalo può essere sede di ripetizioni da neoplasia polmonare e quindi può giovarsi di una radioterapia preventiva.
A disposizione per eventuali delucidazioni, cari saluti
Dr. Carlo Pastore
Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/
[#2]
Gentile utente,
senz'altro la Pet può dare informazioni utili su altre
eventuali localizzazioni secondarie.
Per il resto il dr. Pastore è stato più che mai esauriente.
Auguri con cordialità.
Salvo Catania
www.senosalvo.com
senz'altro la Pet può dare informazioni utili su altre
eventuali localizzazioni secondarie.
Per il resto il dr. Pastore è stato più che mai esauriente.
Auguri con cordialità.
Salvo Catania
www.senosalvo.com
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
[#3]
Utente
Gentilissimi Dottori,
innanzitutto grazie per aver risposto in modo sollecito ed esauriente!
Quindi probabilmente al momento dell'intervento c'erano altri linfonodi colonizzati: perché allora non sono stati asportati tutti, per sicurezza? E' normale prelevarne solo alcuni campioni?
Non c'è alcuna possibilità che i noduli attuali siano di natura benigna?
La mia mamma è stata vista si da un'oncologa dopo l'intervento, ed è stata proprio lei a decidere di non procedere con una terapia adiuvante, valutato il rapporto danni/benefici, anche in considerazione dell'anemia (attualmente non è più anemica). A tale proposito, non so se può essere utile saperlo, durante il ricovero era risultata positiva al test di Coombs.
Mia mamma non ha mai fumato.
L'encefalo è stato studiato solo prima dell'intervento, dopo non è mai stata richiesta la tac encefalo, e nemmeno la scintigrafia! Non so se gli oncologi che vedremo mercoledì prossimo valuteranno la necessità di procedere con ulteriori indagini, in effetti la PET sarebbe la metodica migliore, anche se mi risulta che a Milano c'è solo un Centro che la effettua, il S. Raffaele, e immagino i tempi di attesa!
Approfitto della vostra gentilezza per chiedere se il tumore primario può essersi sviluppato sulla cicatrice di una pleurite che mia mamma aveva avuto da giovane.
Infine, considerato che lei è sempre stata soggetta ad ammalarsi spesso di raffreddore, mal di gola, ecc.: non si potrebbe valutare la possibilità di rinforzare il sistema immunitario? Sono spaventata perché so che uno degli effetti collaterali della chemioterapia è quello di abbassare le difese, come peraltro ci ha annunciato l'oncologa.
Grazie!
innanzitutto grazie per aver risposto in modo sollecito ed esauriente!
Quindi probabilmente al momento dell'intervento c'erano altri linfonodi colonizzati: perché allora non sono stati asportati tutti, per sicurezza? E' normale prelevarne solo alcuni campioni?
Non c'è alcuna possibilità che i noduli attuali siano di natura benigna?
La mia mamma è stata vista si da un'oncologa dopo l'intervento, ed è stata proprio lei a decidere di non procedere con una terapia adiuvante, valutato il rapporto danni/benefici, anche in considerazione dell'anemia (attualmente non è più anemica). A tale proposito, non so se può essere utile saperlo, durante il ricovero era risultata positiva al test di Coombs.
Mia mamma non ha mai fumato.
L'encefalo è stato studiato solo prima dell'intervento, dopo non è mai stata richiesta la tac encefalo, e nemmeno la scintigrafia! Non so se gli oncologi che vedremo mercoledì prossimo valuteranno la necessità di procedere con ulteriori indagini, in effetti la PET sarebbe la metodica migliore, anche se mi risulta che a Milano c'è solo un Centro che la effettua, il S. Raffaele, e immagino i tempi di attesa!
Approfitto della vostra gentilezza per chiedere se il tumore primario può essersi sviluppato sulla cicatrice di una pleurite che mia mamma aveva avuto da giovane.
Infine, considerato che lei è sempre stata soggetta ad ammalarsi spesso di raffreddore, mal di gola, ecc.: non si potrebbe valutare la possibilità di rinforzare il sistema immunitario? Sono spaventata perché so che uno degli effetti collaterali della chemioterapia è quello di abbassare le difese, come peraltro ci ha annunciato l'oncologa.
Grazie!
[#4]
La Pet viene eseguita da tempo anche al Policlinico
Multimedica di Sesto S.Giovanni dove io lavoro.
In ogni caso lasci decidere agli oncologi curanti perchè loro potrebbero avere in programma una strategia diversa!
Cordiali saluti
Salvo Catania
www.senosalvo.com
Multimedica di Sesto S.Giovanni dove io lavoro.
In ogni caso lasci decidere agli oncologi curanti perchè loro potrebbero avere in programma una strategia diversa!
Cordiali saluti
Salvo Catania
www.senosalvo.com
[#5]
Cara Utente,
in genere vengono asportati un certo numero di linfonodi variabile a seconda della situazione di partenza e rispetto a ciò che è possibile vedere in campo operatorio. Semmai dopo l'intervento si poteva valutare l'opzione di eseguire una radioterapia sul mediastino per una bonifica più radicale. Direi che l'ipotesi che le nodularità viste alla TC siano di natura benigna è piuttosto remota (anche se in medicina tutto è possibile). Non bisogna vedere la chemioterapia come il mostro che distrugge tutto! Oggigiorno esistono farmaci che possono azzerare il vomito, la nausea e le difficoltà in cui si può trovare il sistema immunitario durante la terapia. Segua con fiducia le indicazioni dell'oncologo a cui si rivolgerà e vedrà che si potranno avere degli ottimi risultati. L'idea di eseguire la PET per completezza è da valutare con l'oncologo che prenderà in cura mamma.
Un caro saluto
Dr. Carlo Pastore
in genere vengono asportati un certo numero di linfonodi variabile a seconda della situazione di partenza e rispetto a ciò che è possibile vedere in campo operatorio. Semmai dopo l'intervento si poteva valutare l'opzione di eseguire una radioterapia sul mediastino per una bonifica più radicale. Direi che l'ipotesi che le nodularità viste alla TC siano di natura benigna è piuttosto remota (anche se in medicina tutto è possibile). Non bisogna vedere la chemioterapia come il mostro che distrugge tutto! Oggigiorno esistono farmaci che possono azzerare il vomito, la nausea e le difficoltà in cui si può trovare il sistema immunitario durante la terapia. Segua con fiducia le indicazioni dell'oncologo a cui si rivolgerà e vedrà che si potranno avere degli ottimi risultati. L'idea di eseguire la PET per completezza è da valutare con l'oncologo che prenderà in cura mamma.
Un caro saluto
Dr. Carlo Pastore
[#7]
Utente
Forse sono un po' testarda, ma in questi casi penso che tutti facciano fatica ad arrendersi, quindi avrei una domanda specifica da porre: la diagnosi di recidiva in base alla presenza dei noduli rilevati dalla TAC può essere stata data solo in base al pregresso tumore o il radiologo può avere degli elementi per decidere che i noduli hanno "significato ripetitivo?" In pratica, avrà valutato la forma, come si presentano, la densità? Scusate l'ignoranza, solo che cercando informazioni ho trovato che i noduli diffusi sono spesso associati a malattie infettive o infiammatorie, che eventualmente potrebbero essere rilevati da esami di laboratorio (?). Ho posto la domanda all'oncologa ma lei mi ha detto che in questo caso mia mamma avrebbe dei sintomi. Data la confusione mentale del momento non ho chiesto quali sintomi dovrebbe avere, mia mamma in realtà ha sempre tanti sintomi! Ad esempio le è capitato di avere sporadicamente dei dolori a entrambe le spalle (anche se in realtà soffre anche di artrosi quindi non so se i dolori potrebbero dipendere da questo), ha sempre un po' di tosse, ha avuto un paio di episodi di febbre e mal di gola, durati uno o due giorni.
Scusate se vi disturbo ancora, ma le sto pensando tutte!
Un'ultima cosa: sono riuscita finalmente a convincere mia mamma a prendere l'aloe, più precisamente vorrei prendere in considerazione l'aloe arborescens secondo la ricetta di Padre Zago, che contiene anche una piccola dose di alcool: potrebbero esserci delle controindicazioni ad assumere l'aloe durante la chemioterapia?
Vi ringrazio ancora infinitamente!
Scusate se vi disturbo ancora, ma le sto pensando tutte!
Un'ultima cosa: sono riuscita finalmente a convincere mia mamma a prendere l'aloe, più precisamente vorrei prendere in considerazione l'aloe arborescens secondo la ricetta di Padre Zago, che contiene anche una piccola dose di alcool: potrebbero esserci delle controindicazioni ad assumere l'aloe durante la chemioterapia?
Vi ringrazio ancora infinitamente!
[#8]
Cara Amica,
è naturale che non ci si rassegni a delle diagnosi non gradevoli. Allora...ci sono degli elementi (appunto densità, modalità di presentazione) che fanno deporre e decidere il radiologo per interpretarle come metastasi. Piuttosto, è stata eseguita una scintigrafia ossea recentemente? Questo per escludere che ci siano ripetizioni ossee e per far si che se ci fossero si utilizzi l'acido zoledronico, un ottimo farmaco per cercare di bloccarle. L'aloe, secondo la mia esperienza, non è controindicata ma direi anche che i dati sulla sua efficacia sono piuttosto controversi.
Un caro saluto
Carlo Pastore
è naturale che non ci si rassegni a delle diagnosi non gradevoli. Allora...ci sono degli elementi (appunto densità, modalità di presentazione) che fanno deporre e decidere il radiologo per interpretarle come metastasi. Piuttosto, è stata eseguita una scintigrafia ossea recentemente? Questo per escludere che ci siano ripetizioni ossee e per far si che se ci fossero si utilizzi l'acido zoledronico, un ottimo farmaco per cercare di bloccarle. L'aloe, secondo la mia esperienza, non è controindicata ma direi anche che i dati sulla sua efficacia sono piuttosto controversi.
Un caro saluto
Carlo Pastore
[#11]
Gentile utente,
sull'Aloe concordo con il dr.Pastore.
Potrebbe abitando a Milano tuttavia contattare, anche a nome mio,il dr. Alberto Ricciuti che nella mia
associazione ATTIVECOMEPRIMA si occupa di
SUPPORTO MEDICO ALLA CHEMIOTERAPIA e conosce anche le problematiche legate alle terapie non convenzionali.
Può rintracciarlo anche attraverso il mio sito
www.senosalvo.com
cliccando su terapia medica
o su attivecome prima
sull'Aloe concordo con il dr.Pastore.
Potrebbe abitando a Milano tuttavia contattare, anche a nome mio,il dr. Alberto Ricciuti che nella mia
associazione ATTIVECOMEPRIMA si occupa di
SUPPORTO MEDICO ALLA CHEMIOTERAPIA e conosce anche le problematiche legate alle terapie non convenzionali.
Può rintracciarlo anche attraverso il mio sito
www.senosalvo.com
cliccando su terapia medica
o su attivecome prima
[#12]
Utente
Grazie infinite Dr. Catania, ho contattato via e-mail il Dr. Ricciuti, anche per chiedere una conferma circa l'assoluta mancanza di tossicità dell'aloe arborescens, visto che mia mamma ha paura ad assumere prodotti naturali (contrariamente alla maggior parte della gente), si fida solo dei farmaci prescritti dai medici.
[#15]
Utente
Grazie gentilissimi medici!
Mia mamma ha poi iniziato da circa 2 settimane un ciclo di chemioterapia con vinorelbina, sembrerebbe reggerla abbastanza bene (ha avuto solo un paio di espisodi febbrili, non so se riconducibili alla terapia o meno, più qualche altro disturbo passeggero), se non fosse per una stipsi particolarmente ostinata, nonostante assuma regolarmente Portolac.
Ha iniziato anche ad assumere un preparato a base di aloe arborescens, secondo la ricetta di Padre Zago (con miele e distillato), ma non le giova per la stipsi. In realtà io mi aspetto molto di più che non un effetto lassativo da questo preparato, anche se gli oncologi che hanno in cura mia mamma hanno detto che "l'unica proprietà documentata dell'aloe è quella di avere un effetto lassativo".
Però io mi sono documentata abbastanza sull'argomento e pare che i principi attivi contenuti nella pianta, in particolare nella specie "arborescens", quali aloe-emodina o aloina, avrebbero dimostrato di avere, tra le altre cose, un'azione citotossica e apoptotica sulle cellule cancerogene; addirittura l'Università di Padova ha effettuato delle ricerche sull'aloe-emodina, forse allo scopo di isolare una molecola.
Sono contenta di constatare che il Dr. Cirolla pare apprezzare le terapie a base di aloe, sono contenta in quanto i medici generalmente non incoraggiano le cosiddette "terapie alternative", ma io in questo caso parlerei piuttosto di "terapie integrative".
Gradirei moltissimo un Suo parere più esplicito in proposito.
Il Dr. Ricciuti da me contattato, come da consiglio del Dr. Catania, non ha risposto alla mia e-mail, che in realtà era veramente troppo lunga, immagino che con tutto quello che ha da fare non abbia avuto il tempo di leggerla.
Grazie ancora!
Mia mamma ha poi iniziato da circa 2 settimane un ciclo di chemioterapia con vinorelbina, sembrerebbe reggerla abbastanza bene (ha avuto solo un paio di espisodi febbrili, non so se riconducibili alla terapia o meno, più qualche altro disturbo passeggero), se non fosse per una stipsi particolarmente ostinata, nonostante assuma regolarmente Portolac.
Ha iniziato anche ad assumere un preparato a base di aloe arborescens, secondo la ricetta di Padre Zago (con miele e distillato), ma non le giova per la stipsi. In realtà io mi aspetto molto di più che non un effetto lassativo da questo preparato, anche se gli oncologi che hanno in cura mia mamma hanno detto che "l'unica proprietà documentata dell'aloe è quella di avere un effetto lassativo".
Però io mi sono documentata abbastanza sull'argomento e pare che i principi attivi contenuti nella pianta, in particolare nella specie "arborescens", quali aloe-emodina o aloina, avrebbero dimostrato di avere, tra le altre cose, un'azione citotossica e apoptotica sulle cellule cancerogene; addirittura l'Università di Padova ha effettuato delle ricerche sull'aloe-emodina, forse allo scopo di isolare una molecola.
Sono contenta di constatare che il Dr. Cirolla pare apprezzare le terapie a base di aloe, sono contenta in quanto i medici generalmente non incoraggiano le cosiddette "terapie alternative", ma io in questo caso parlerei piuttosto di "terapie integrative".
Gradirei moltissimo un Suo parere più esplicito in proposito.
Il Dr. Ricciuti da me contattato, come da consiglio del Dr. Catania, non ha risposto alla mia e-mail, che in realtà era veramente troppo lunga, immagino che con tutto quello che ha da fare non abbia avuto il tempo di leggerla.
Grazie ancora!
[#16]
Oncologo, Medico legale
Gentile utente
nel contesto di un programma terapeutico nel paziente oncologico l'utilizzo dell'aloe risulta ben riuscito poiche' e' stato dimostrato scientificamente la proprieta' antibatterica e antivirale di questa sostanza.Lungi da riconoscimenti esasperati che esulano dai nostri contesti.
DOTT.VIRGINIA A.CIROLLA
nel contesto di un programma terapeutico nel paziente oncologico l'utilizzo dell'aloe risulta ben riuscito poiche' e' stato dimostrato scientificamente la proprieta' antibatterica e antivirale di questa sostanza.Lungi da riconoscimenti esasperati che esulano dai nostri contesti.
DOTT.VIRGINIA A.CIROLLA
Questo consulto ha ricevuto 17 risposte e 19.7k visite dal 24/11/2006.
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Cos'è la celiachia e come si manifesta? Caratteristiche della malattia celiaca in adulti e bambini, esami da fare e consigli di alimentazione senza glutine.