Neurite vestibolare o sindrome di meniere?

Buongiorno,
Dal febbraio 2016, in seguito ad alcuni giorni di influenza, ho avuto forti vertigini (mai sofferte in precedenza)
Il mio otorinolaringoiatra mi ha diagnosticato una neurite vestibolare che è durata fino a ottobre.

Nel 2018 altro episodio di labirintite per parecchi mesi
Nel 2020 in seguito a forti vertigini mi è stata diagnosticata cupolitiasi curata con levopraid e manovre... che non risolvevano il problema.

Nel 2022 ho avuto una certa remissione anche se non guarita completamente
In febbraio di quest’anno forti vertigini che mi hanno indotto a chiedere molti giorni di malattia.

Sono ricorsa a un nuovo otorino (solo perché più vicino, in quanto il viaggio era debilitante)
Questi, in base al test audiometrico mi ha diagnosticato la sindrome di Ménière in quanto l’orecchio sx aveva un calo.

La nuova cura di 15 giorni a base di Vertiserc 24 x 2 più diuretico, dieta iposodica, polase, e 2 litri di acqua al giorno mi ha debilitato moltissimo tanto da chiedere altri giorni di malattia
Al controllo l’orecchio sx aveva recuperato per cui sono stata dichiarata guarita con sospensione del diuretico e di Vertiserc mantenendo la dieta iposodica.

In realtà le vertigini non erano mai cessate per cui sono ricorsa all’automedicazione assumendo Vertiserc 8mg x 3 al giorno
Il risultato è che al mattino mi alzo con la nausea per cui ricorro al Levopraid ma il mattino al lavoro ho sempre nausea, nel pomeriggio ho qualche ora di remissione
La mia domanda è
1 -Posso/ devo continuare con il Vertiserc?

2 - la dose 8 mg x 3 è appropriata o troppo bassa/alta?

3- quale altro medicinale antinausea che non dia sonnolenza posso assumere?

4-Ho la sindrome di meniere o una riacutizzazione della neurite vestibolare?

Mi scuso della lunghezza dell esposizione ma volevo essere chiara
Ringrazio vivamente per la risposta
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Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno 6.5k 211 29
Gentile Paziente, l’ ipotesi formulata è Sindrome di Meniere, che è una patologia ancora in gran parte oscura, definita dalla presenza di 4 sintomi: ipoacusia inizialmente fluttuante, senso di pienezza auricolare, acufeni, crisi vertiginose. Se manca uno di questi sintomi, non si può parlare di Sindrome di Manière, e si possono avere diagonsi di altre sindromi vertiginose, come la neurite vestibolare o la cupololitiasi, emicrania vestibolare se compare anche cefalea, ma lo riterrei un problema secondario: al paziente non interessa molto conoscere il nome della propria malattia, ma uscire dallo stato di invalidità che anche un quadro incompleto può configurare. L' eziopatogenesi della SdM è incerta: l’idrope è la teoria più accreditata, ma rimane una teoria. Su questa teoria si basano le terapie proposte: betaistina (microser, vertiserc), diuretico ecc,) che però sono tutte state ridimensionate quanto a validità dalla revisione Cochrane (autorevolissimo istituto scientifico internazionale di revisione in campo medico) , in quanto mancano di certezza scientifica di efficacia, ad eccezione della gentamicina intratimpanica, intervento però di tipo demolitivo, per il quale si riscontra (non sempre) una certa efficacia nella remissione delle crisi vertiginose gravi, ma anche un rischio collaterale di perdita dell’udito. Da più di 20 anni mi sono interessato ad alcune esperienze scientifiche pubblicate su riviste internazionali, ma poco recepite dagli specialisti di settore, che prendono in considerazione un legame fra i sintomi caratteristici della Malattia di Meniere con i disturbi dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). Interazioni fisiopatologiche fra il l’organo della masticazione (e quindi in particolare con l’ATM) e l’orecchio sono state descritte da vari autori. L’esatto meccanismo fisiopatologico attraverso il quale una disfunzione dell’ATM può causare sintomi all’Orecchio fino a poter costituire importante elemento patogenetico della Meniere non sono chiari: sono stati chiamati in causa riflessi neurogeni, sinergie muscolari, comuni rapporti con altre patologie oscure, come l’Emicrania e l'Apnea nel Sonno. Poco considerata risulta invece la possibile componente meccanica. In una ATM normale, i condili di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero-superiore della cavità che li ospita (Cavità Glenoide). Per vari motivi, in parte legati all’ATM stessa, ma più spesso al non corretto allineamento dei denti e alla cattiva postura della mandibola , accade però che i condili possano dislocarsi in una zona più arretrata, entrando in rapporto con le superfici più distali delle cavità glenoidi. Tali superfici sono in intimo rapporto con l'orecchio. In questo caso, assai comune, ogni qualvolta l'individuo deglutisce (e ciò avviene circa duemila volte al giorno a prescindere dalla volontà e dallo stato di sonno e veglia) i condili percuotono l'orecchio con più o meno violenza, come può essere facilmente riscontrato con la palpazione endo auricolare (infilando i mignoli nell’orecchio con i polpastrelli rivolti in avanti e muovendo la mandibola). L’interessamento dell’orecchio potrebbe in questi casi essere mediato anche dalla Tuba di Eustachio , sommando la disfunzione tubarica ai meccanismi muscolari e ai riflessi nervosi da vari autori ipotizzati. Appare evidente come, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, dell'equilibrio pressorio sule due superfici del timpano alterato ad esempio per sbalzi di quota, dall'altro un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono dar luogo ad una ipofunzionalità tubarica e, al limite, ad una stenosi, sostenendo così, oltre a varie patologie dell’Orecchio che alle disfunzioni tubariche sono legate, anche la sintomatologia menierica. Il rapporto fra condilo mandibolare e orecchio potrebbe spiegare anche la monolateralità e/o la bilateralità della sintomatologia: una mandibola laterodeviata favorisce una sintomatologia otologica omolaterale alla deviazione , una mandibola biretrusa favorisce una sintomatologia bilaterale (anche se solitamente un lato prevale. Aggiungo che l’anno scorso ho pubblicato i risultati di un lavoro scientifico su una delle più importanti riviste scientifiche internazionali: Edoardo Bernkopf Vincenzo Capriotti Giulia Bernkopf Emilia Cancellieri Andrea D’Alessandro Alberto Vito Marcuzzo Ca Impact factor 3.236 (2021)terina Gentili Giovanni Carlo De Vincentiis Giancarlo Tirelli: Oral splint therapy in patients with Menière’s disease and temporomandibular disorder: a long-term, controlled study.Eur Arch Otorhinolaryngol. 2022 Aug 26. doi: 10.1007/s00405-022-07604-3. Online ahead of print.PMID: 36018357 Impact factor 3.236 (2021): eventualmente lo segnali al Collega che le ha diagnosticato la Sindrome di Meniere.
Trova altre notizie su questo argomento visitando il mio sito internet alla pagina "Patologie trattate-patologie dell'Orecchio" (Trova il link qui sotto la mia firma), e leggendo gli articoli che si aprono con i link qui sotto: se si riconosce nelle problematiche trattate, eventualmente mi faccia sapere.
Cordiali saluti ed auguri.

https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/745-malattia-di-meniere-e-disfunzioni-dell-articolazione-temporo-mandibolare.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1348-acufeni-disfunzioni-articolazione-temporo-mandibolare-atm.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1408-vertigine-pertinenza-odontoiatrica.html

Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com

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Utente
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La ringrazio della risposta dettagliata e approfondita
Ne parlerò con il mio otorinolaringoiatra
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