Credo di soffrire di idee di riferimento e mi sento in colpa per ogni mio successo
Malgrado cio' sono riuscito a conseguire due lauree ma, vi faccio un esempio, non riesco a concentrarmi sull'esame di avvocato se non a patto di pensare che l'avvocatura faccia schifo e che dovrebbe solo essere un trampolino per qualche obiettivo ulteriore... insomma se raggiungo un traguardo devo subito averne un altro in mente... pena un senso di noia dolorosissimo.
Ricordo che questo problema emerse nel 1997, quando avevo quindici anni, ma c'e' dell'altro... ho delle idee di riferimento e, a volte, dei veri deliri.
Una volta pensavo che se avessi toccato con mani sporche di liquido seminale un uovo di gallina magari lo avrei fecondato! Nonostante cio' non ho perso il contatto pieno con la realta' ma, a volte, percepisco la societa' come minacciosa, qui premetto che, alle medie e al liceo fui vittima di bullismo.
Ora mi sento in colpa per ogni mio successo e vorrei solo capire... ho chiesto al mio psichiatra di fare uno screening per la schizofrenia ma non riesco a dirgli a voce pensieri cosi' vergognosi... ora mi chiedo se, ammettendo che io abbia la schizofrenis, i farmaci antipsicotici potrebbero cancellare le conoscenze apprese in tanti anni di studio?
Ho le lauree in filosofia e giurisprudenza.
In aggiunta devo dire che mio fratello e' autistico... credevo di esserlo anche io ma non ho mai avuto problemi di socializzazione.
I sintomi che descrivi non indicano necessariamente un quadro psicotico, ma potrebbero indicare anche un disturbo dell'umore - ad esempio di tipo bipolare.
Anche un disturbo bipolare può infatti accompagnarsi a sintomi come le "idee di riferimento", oppure di veri e propri deliri, che comunque non è detto che siano presenti nel tuo caso.
Per definizione il delirio non viene percepito in quanto tale da parte della persona, da ciò che scrivi invece sembra emergere una consapevolezza da parte tua della non plausibilità di alcuni tuoi pensieri (come la possibilità di fecondare un uovo di gallina).
Il timore di vergogna è comune e non deve frenarti dal discuterne apertamente con il tuo psichiatra.
Rispondendo al tuo dubbio sugli antipsicotici, anche qualora fossero indicati, non cancellano assolutamente le conoscenze apprese, ma possono anzi aiutare a ridurre pensieri disturbanti, preservando le tue capacità cognitive.
Un'idea per aiutarti nella comunicazione con lo psichiatra potrebbe anche essere quella di scrivere i tuoi pensieri e condividerli con lui, sebbene una visita diretta accurata è essenziale per chiarire con esattezza la natura dei tuoi sintomi.
Attualmente il tuo psichiatra ha formulato una diagnosi? Ti ha prescritto una terapia?
Cordialmente
dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
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Quindi, dovrebbe essere già in trattamento per esso, e la sua stessa domanda potrebbe essere sintomo della patologia di fondo.
Nel suo caso, qualora non abbia una diagnosi ed una terapia già indicate dal suo specialista, potrebbe essere utile una valutazione approfondita.
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Cordialita'
È molto difficile potersi esprimere su ipotesi diagnostiche sulla base di un consulto scritto, attraverso la semplice descrizione di un sintomo.
Il senso di colpa potrebbe essere un sintomo che potenzialmente rientra nello spettro dei disturbi dell'umore, essendo in genere caratteristico delle fasi depressive oppure di "episodi misti" di alterazione del tono dell'umore; potrebbe però essere presente eventualmente anche in alcune forme di DOC
È necessaria una attenta valutazione psichiatrica con una visita diretta, nella quale riferisce tutti i sintomi al suo psichiatra di fiducia, per un corretto inquadramento diagnostico.
Rinnovo cari saluti
dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
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Omettere sintomi o non dire completamente la verità procrastina il suo periodo di terapia e può rendere il disturbo più pervasivo.
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E infatti la prima cosa che si nota e che se ne fa tre o quattro subito in una richiesta di consulto, il che ci dà un'idea (ma non per le diagnosi che ipotizza, per il fatto che ipotizza delle diagnosi).
Tende a usare dei termini tecnici per definire i suoi sintomi: non lo faccia, si arriva all'assurdità, cioè uno che dice di avere "delle idee di riferimento e veri e propri deliri".
Quando parla delle sue paure si esprime in maniera normale: questo aiuta, i termini psichiatrici li lasci perdere.
"Ora mi sento in colpa per ogni mio successo e vorrei solo capire... ho chiesto al mio psichiatra di fare uno screening per la schizofrenia ma non riesco a dirgli a voce pensieri cosi' vergognosi... "
Il che riporta allo stesso problema dell'autodiagnosi, cioè chiedere gli approfondimenti allo psichiatra. Ci pensa lui, onde evitare di far cose senza un nesso comprensibile tipo quella che ipotizza qui sopra, che esprimono solo la paura di avere la schizofrenia come idea generica di cosa grave e irrecuperabil (questo è il senso).
In passato " ho abusato di benzodiazepine e ssri ... e ho paura di ricadere nella dipendenza! ": specifichi meglio questo. Cioè, che è successo ?
Dr.Matteo Pacini
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Quanto al senso di colpa ... che mi aggredi', per la prima volta, nel 1997, quando avevo quindici anni, beh ... non sono mai riuscito a spiegarlo del tutto! Ci sono altre cose che vorrei dirLe ma sarebbe meglio una presa in carico diretta da parte Sua ... Lei e' a Roma e io aTrento .. Roma la conosco bene perche' vi ho conseguito le mie lauree ... insomma vedremo.
Una diagnosi di ciclotimia non esclude assolutamente gli aspetti che invece sembrano apparire nella richiesta di consulto. E che la portano, ribadisco, a fare supposizioni a trecentosessanta gradi. A maggio ragione, se una diagnosi è stata fatta come tale, non dovrebbe essere oggetto di rimuginazione, mentre invece è equiparata a tutto il resto.
Invece Lei si irrita e assume questo atteggiamento polemico insultando gli altri con l'accusa di non empatia, che è uno dei modi per denigrare professionalmente chi le risponde evidentemente non per il gusto di andarle contro (ma Lei suppone questo).
Dr.Matteo Pacini
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Lei riferisce delle cose, io individuo alcuni aspetti del suo modo di esporre, che sono segni di un esame psichico. L'autodiagnosi a 360 gradi è un segno (ovviamente chi la fa dentro ci mette anche cose giuste, ma insieme a tutto il resto).
Circa le medicine, l'uso improprio riguarda la dose per gli ssri, ma per le benzodiazepine in cosa consiste ?
Riguardo alla diagnosi: ancora noto che è diffusa l'idea che per capire le cose mentali si debba parlare, parlare, parlare. Anche osservare. Non è questione di comunicazione la diagnosi, ma di individuazione di fatti (che possono anche consistere in passi di un colloquio, certamente). Quindi d'accordo che l'osservazione possa essere utile a definire una diagnosi, però quindi al momento non c'è mai stata una terapia per eventuale ciclotimia, solo antidepressivi.
Dr.Matteo Pacini
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Il fatto che abbia abusato di quei farmaci in effetti è coerente con una diagnosi di ciclotimia, il che non esclude che però, come accade tipicamente in quella diagnosi, ci siano aspetti combinati (a volte panico, a volte doc, ets).
Dr.Matteo Pacini
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Ovvio, così di botto. Ma mica si fa così infatti..... anche perché aggiungere un farmaco per la ciclotimia con un sovradosaggio di antidepressivi non ha molto senso, come strategia. In questo caso, dato il tempo di 15 giorni, non è chiaro cosa abbia fatto, magari tamponare l'eccesso di agitazione dato dalle altre medicine.
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Approfondimento su Bullismo
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