Assunzione duratura di ssri e problematicità del concetto di
Assumo dall'inizio del 2022 Escitalopram dopo aver vissuto un esordio violento di agorafobia l'anno precedente, disturbo che mi era stato inizialmente suggerito di "curare" con psicoterapia (ho seguito due orientamenti, entrambi senza successo).
Da quando assumo Escitalopram, vivo meglio: non mi sento del tutto "guarita", perché ci sono ancora diverse cose che non riesco a fare e temo di fare (non avendole però ancora provate: ad esempio viaggiare in treno da sola per lunghe tratte, o fare viaggi della durata di più di due ore; prima non riuscivo neanche ad allontanarmi da casa per oltre 200 mt).
Molte altre, però, sono riuscita a farle con successo e sento di "funzionare" decisamente meglio.
Tuttavia avverto una sorta di violenza psicologica ed emotiva quando diversi specialisti (che sono solo psicoterapeuti ma non anche psichiatri) mi dicono che "serve solo la psicoterapia, perché i farmaci sono solo una stampella e ti daranno effetti collaterali gravi se deciderai di toglierli dopo lungo tempo".
Francamente non capisco il senso, anche a livello scientifico e neurochimico, di questa affermazione.
Senza questo farmaco non sarei neanche riuscita ad andare a lavorare e a svolgere le attività più basilari del quotidiano.
So che non sono ancora guarita e ci vorrà tempo (purtroppo, so che il mio disturbo può rendere alla cronicizzazione) ma le migliorie le avverto e anche a livello di "struttura mentale", per usare una categoria cara a certi psicoterapeuti, mi sono sentita più lucida e consapevole da quando assumo questo farmaco (prima temevo di morire continuamente, Senza riuscire ad opporre alcuna resistenza ai miei pensieri intrusivi associati alla fobia).
Chiedo, quindi, se sia legittimo avere delle perplessità di fronte a chi mi ripete che "solo la psicoterapia guarisce", fermo restando che il concetto di guarigione rimane estremamente problematico.
Avevo posto un quesito simile tempo fa, ma confesso di sentirmi un po' rattristata nel sentirmi trattata come chi fa uso di "droghe" per non affrontare un problema.
Io ho già cercato di affrontarlo, il mio problema, e lo affronto quotidianamente, ma non vedo perché demonizzare l'utilizzo prolungato di ssri, che da quel che so può anche durare molti anni in casi severi.
Sbaglio a credere che se è necessario il farmaco serva, anche per lunghi periodi o anni?
Vi ringrazio.
Da quando assumo Escitalopram, vivo meglio: non mi sento del tutto "guarita", perché ci sono ancora diverse cose che non riesco a fare e temo di fare (non avendole però ancora provate: ad esempio viaggiare in treno da sola per lunghe tratte, o fare viaggi della durata di più di due ore; prima non riuscivo neanche ad allontanarmi da casa per oltre 200 mt).
Molte altre, però, sono riuscita a farle con successo e sento di "funzionare" decisamente meglio.
Tuttavia avverto una sorta di violenza psicologica ed emotiva quando diversi specialisti (che sono solo psicoterapeuti ma non anche psichiatri) mi dicono che "serve solo la psicoterapia, perché i farmaci sono solo una stampella e ti daranno effetti collaterali gravi se deciderai di toglierli dopo lungo tempo".
Francamente non capisco il senso, anche a livello scientifico e neurochimico, di questa affermazione.
Senza questo farmaco non sarei neanche riuscita ad andare a lavorare e a svolgere le attività più basilari del quotidiano.
So che non sono ancora guarita e ci vorrà tempo (purtroppo, so che il mio disturbo può rendere alla cronicizzazione) ma le migliorie le avverto e anche a livello di "struttura mentale", per usare una categoria cara a certi psicoterapeuti, mi sono sentita più lucida e consapevole da quando assumo questo farmaco (prima temevo di morire continuamente, Senza riuscire ad opporre alcuna resistenza ai miei pensieri intrusivi associati alla fobia).
Chiedo, quindi, se sia legittimo avere delle perplessità di fronte a chi mi ripete che "solo la psicoterapia guarisce", fermo restando che il concetto di guarigione rimane estremamente problematico.
Avevo posto un quesito simile tempo fa, ma confesso di sentirmi un po' rattristata nel sentirmi trattata come chi fa uso di "droghe" per non affrontare un problema.
Io ho già cercato di affrontarlo, il mio problema, e lo affronto quotidianamente, ma non vedo perché demonizzare l'utilizzo prolungato di ssri, che da quel che so può anche durare molti anni in casi severi.
Sbaglio a credere che se è necessario il farmaco serva, anche per lunghi periodi o anni?
Vi ringrazio.
É una affermazione senza senso, antiscientifica che ha lo scopo di creare sensi di colpa e volontà a non curarsi.
La terapia farmacologica é risolutiva della sintomatologia e va assunta per tempi lunghi per evitare ricadute sintomatologiche che possono portare ad una riesacerbazione con peggioramento dei sintomi precedenti.
Questi comportamenti descritti sono frutto di pregiudizio che dovrebbe essere assente negli operatori della salute mentale, invece evidentemente sta aumentando.
La terapia farmacologica é risolutiva della sintomatologia e va assunta per tempi lunghi per evitare ricadute sintomatologiche che possono portare ad una riesacerbazione con peggioramento dei sintomi precedenti.
Questi comportamenti descritti sono frutto di pregiudizio che dovrebbe essere assente negli operatori della salute mentale, invece evidentemente sta aumentando.
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Gentilissima,
La tematica che pone in quesito è di estrema importanza, ed è purtroppo un pregiudizio erroneo che, ancora oggi, alcuni professionisti del settore tendono a mettere in atto, e le parlo in qualità sia di psichiatra, che di psicoterapeuta.
Questo pregiudizio nasce dal fatto che si tende ancora a considerare la patologia psichica come "non organica", come se fossero problematiche di qualità differente rispetto ad altre patologie considerate "organiche" come può essere il diabete o l'ipertensione arteriosa.
Quando si parla di patologie psichiatriche, come per l'appunto nel suo caso l'agorafobia, si viene a creare a tutti gli effetti uno squilibrio biochimico a livello neurotrasmettitoriale.
Certamente la psicoterapia può essere molto spesso un validissimo supporto perchè insegna strategie di gestione delle problematiche che sono una importante parte integrante del trattamento; ma se, come spesso accade soprattutto nelle sintomatologie di moderata o elevata intensità, vi è uno squilibrio biochimico neurotrasmettitoriale, la terapia psichiatrica si rende assolutamente necessaria per riequilibrare tale squilibrio, al pari di quanto serve un antidiabetico in chi soffre di diabete.
Purtroppo, e dico "purtroppo" perchè questo stigma ancora presente causa malessere nella società, la psichiatria è una disciplina medica molto moderna; la concezione sta fortunatamente iniziando a cambiare, ma come in ogni cambiamento c'è bisogno che la Società si adatti a questa visione differente della malattia psichiatrica, che è una "malattia organica" a tutti gli effetti (ed altrimenti non potrebbe essere, perchè il nostro cervello non è etereo ma costituito di materia organica).
La ringrazio per l'opportunità per questo spunto di riflessione, sperando di averle in parte alleviato questa sensazione di malessere legato a questo stigma ancora presente nella società di oggi.
Cari saluti, resto a disposizione per eventuali necessità
La tematica che pone in quesito è di estrema importanza, ed è purtroppo un pregiudizio erroneo che, ancora oggi, alcuni professionisti del settore tendono a mettere in atto, e le parlo in qualità sia di psichiatra, che di psicoterapeuta.
Questo pregiudizio nasce dal fatto che si tende ancora a considerare la patologia psichica come "non organica", come se fossero problematiche di qualità differente rispetto ad altre patologie considerate "organiche" come può essere il diabete o l'ipertensione arteriosa.
Quando si parla di patologie psichiatriche, come per l'appunto nel suo caso l'agorafobia, si viene a creare a tutti gli effetti uno squilibrio biochimico a livello neurotrasmettitoriale.
Certamente la psicoterapia può essere molto spesso un validissimo supporto perchè insegna strategie di gestione delle problematiche che sono una importante parte integrante del trattamento; ma se, come spesso accade soprattutto nelle sintomatologie di moderata o elevata intensità, vi è uno squilibrio biochimico neurotrasmettitoriale, la terapia psichiatrica si rende assolutamente necessaria per riequilibrare tale squilibrio, al pari di quanto serve un antidiabetico in chi soffre di diabete.
Purtroppo, e dico "purtroppo" perchè questo stigma ancora presente causa malessere nella società, la psichiatria è una disciplina medica molto moderna; la concezione sta fortunatamente iniziando a cambiare, ma come in ogni cambiamento c'è bisogno che la Società si adatti a questa visione differente della malattia psichiatrica, che è una "malattia organica" a tutti gli effetti (ed altrimenti non potrebbe essere, perchè il nostro cervello non è etereo ma costituito di materia organica).
La ringrazio per l'opportunità per questo spunto di riflessione, sperando di averle in parte alleviato questa sensazione di malessere legato a questo stigma ancora presente nella società di oggi.
Cari saluti, resto a disposizione per eventuali necessità
dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
WhatsApp 3406693506
https://www.instagram.com/docfabiotortorelli?
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 173 visite dal 14/10/2025.
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Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.
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