Affrontare la malattia del partner: farmaci o supporto psicologico?

Ho 47 anni e da più di due mesi vivo un dolore costante: il mio compagno, 55 anni, ha ricevuto una diagnosi di cancro al quarto stadio, non guaribile.
Da allora la parola inguaribile mi tormenta e non riesco a trovare sollievo nel fatto che oggi stia bene e non abbia sintomi.
Mi sento triste, sola, spenta; provo ansia, paura, piango spesso.
Andavo già in psicoterapia da tre anni per altri problemi che ora mi sembrano inesistenti rispetto alla malattia del mio compagno.
Continuo la terapia, frequento un gruppo per caregiver e cerco sostegno dalle persone che mi vogliono bene, ma faccio tutto con grande fatica e senza sentire un vero beneficio.


Il mio psicoterapeuta mi invita a restare nel presente, dicendo che ho risorse sufficienti per evitare farmaci.
La mia dottoressa di base, invece, mi ha prescritto alcune gocce di Xanax al mattino e una compressa di passiflora la sera.
Io le sto assumendo, ma mi aiutano poco.
Paradossalmente la notte riesco a dormire: vorrei solo che le giornate finissero, anche se mi pesa sprecare il tempo che ho con il mio compagno, che è vivo e desideroso di continuare a vivere.


La malattia ha messo in crisi ogni progetto: persino la casa in Puglia che avevo comprato per la nostra vecchiaia ora mi sembra priva di senso.
Uno psichiatra, in un consulto precedente, mi aveva parlato di un possibile trattamento con antidepressivi, ma io ho molte paure riguardo a questi farmaci: temo che non funzionino, di non essere più me stessa, di non riuscire a provare le emozioni come dovrei, o di non riuscire più a smettere.
Allo stesso tempo però mi sento soffocata da tristezza e preoccupazione.


Non ho pensieri suicidi, ma a volte l’idea di non vedere cosa potrebbe accadere mi sembra meno dolorosa.
Vivo in un’attesa perenne di qualcosa di brutto e non riesco più a essere felice.
Tutti mi dicono di vivere nel presente, ma per me è sempre stato difficile: ho sempre guardato al futuro e ora quel futuro mi deprime.
In questo modo non vivo più e non riesco nemmeno a sostenere il mio compagno, che invece ha una fortissima voglia di vivere.


Mi chiedo se i farmaci possano davvero aiutarmi.
La mia dottoressa dice che può seguirmi, ma non so se sarebbe meglio rivolgermi a uno psichiatra.
Al momento prendo le gocce la mattina e la sera bevo un bicchiere di vino, unico vizietto che mi concedo.
Ho bisogno di essere lucida e presente per accompagnarlo nelle cure, ma ho paura che gli antidepressivi possano farmi stare peggio all’inizio.
Vorrei capire come rendere la mia quotidianità più sostenibile e come riuscire ad affrontare la vita senza essere schiacciata.
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
La dottoressa può seguirla, dice, ma con che terapia ? Non questa, presumo, che è solo un rimedio momentaneo.

Dr.Matteo Pacini
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Mi ha detto di iniziare con xanax e poi tenerlo al bisogno. tenga conto che lei me lo ha dato di sua spontanea volontà quando ha saputo cosa stavo passando (non fui io a chiedere farmaci). Lei oltre ad essere medico di base mi ha detto che è psicoterapauta ed omeopata (io vado da lei solo come medico di base). Non so come mi curerebbe perchè a parte lo xanax non le ho ancora chiestoi aiuto e non sa nulla di ciò che ho scritto qui. ma al di la di chi sono indecisa sul da farsi, perchè sono molto spaventata.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
Di tenerlo al bisogno dopo quanto ?
Se questo è tutto quello che ha in mente, le consiglio di rivolgersi ad uno psichiatra.

Dr.Matteo Pacini
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Gentile, aldilà dello specialista? Secondo lei, un supporto farmacologico potrebbe fare al mio caso?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
"Gentile, aldilà dello specialista? "

Che significa ?

Perché "supporto farmacologico" ? Esclude che una terapia farmacologica possa risolvere il problema, perché ne parla comunque come un "supporto" ?

Dr.Matteo Pacini
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Forse perché non sono cosi lucida? Mi dispiace che non mi abbia dato nemmeno un parere medico, e abbia riposto soltanto a parole che non le sono piaciute. Grazie comunque di avermi dedicato tempo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
Continuo a non capire.
Se non le interessa avere dei pareri, lo dica in partenza. Se le chiedo una cosa è per darglielo, e se non capisco da che presupposti parte, non posso darLe pareri sensati.
A meno che non abbia scritto per avere commenti ma non pareri, e se così fosse sarebbe improduttivo. Lei se ne è avuta a male come se le fosse stato detto che quel che ha riferito non sia "interessante", ma il punto non è questo. Se si vuole risolvere una situazione, non è quello il piano:

La sua domanda finale è

"Vorrei capire come rendere la mia quotidianità più sostenibile e come riuscire ad affrontare la vita senza essere schiacciata."

Quindi che c'entrano commenti su quel che aveva detto prima. Qui Lei chiede un consiglio verso una soluzione, e temo che poi si perda per la strada confondendo la soluzione con i consigli di vita, e trascurando invece che esistono delle cure quando si sta male.

Dr.Matteo Pacini
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Ha ragione, mi scusi se ho frainteso. E' che mi sembra di attraversare qualcosa più grande di me. Io credo nei farmaci e nella scienza, ma questa, la psichiatrica, mi fa molta paura perchè è la prima volta che vivo uno schock del genere e ho paura di ricorrere ai farmaci per eliminare la mia angoscia per poi scoprire che non è così. ma non lo dico perchè non credo ai farmaci ma perchè non credo nelle mie risorse interne, visto che sono arrivata al punto di doverne ricorrere. Spero di essermi spiegata e sì, vorrei tanto essere rassicurata da un professionista che i farmaci possano aiutarmi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
Le nostre risorse interne hanno un limite, come per tutti gli organi, e anche entro i limiti si può decidere di curarsi per non sforzarle. Anche perché non sempre sforzare una funzione solo perché è possibile, fa bene a quella funzione.
I farmaci possono sia aiutarla che risolvere uno stato di malessere, spesso dando anche la possibilità di vedere in maniera diversa i problemi e porsi più efficacemente verso la loro soluzione.
Questi che sta assumendo magari no, hanno un effetto contingente e quindi non cambiano il fondo, ma altri si.

Dr.Matteo Pacini
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