Una compressa al giorno,

Gentili Dottori,
Vi scrivo perché la mia ragazza ha iniziato circa tre mesi fa un ciclo
Di daparox una compressa al giorno, e domenica e lunedì ha sospeso per dimenticanza la cura,
Il martedì ha avuto una crisi di panico con difficoltà respiratorie, ansia, impossibilita di parlare e camminare, pianto, tremore incontrollato, piu tutto quello che posso non aver notato; il punto è questo: mi chiedo se sia normale che una medicina/cura come il daparox possa essere prescritta da un medico generico senza conoscere a fondo le motivazioni e le problematiche della paziente che ha 27 anni, e poii chiedo ancora se sia possibile sospendere la cura (a mio umilissimo avviso prescritta con estrema leggerezza) dopo soli 3 mesi - ho letto che il ciclo minimo consigliato è di circa 6- e a che effetti collaterali può andare incontro sia con la sospensione graduale (che avverrà prima o poi) sia con la continuazione. In questi giorni e ha casa da sola e ho notato una certa apatia, stanchezza e tristezza, sono seriamente preoccupato.
In attesa di una vostra gentile risposta ringrazio per il tempo dedicatomi.
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
siccome la persona in questione è la sua ragazza, dovrebbe lei stessa chiederci il consulto.

Capisco che Lei è preoccupato, ha bisogno di vedere la situazione con maggiore chiarezza, e forse dal Suo comportamento e dalla Sua posizione dipende anche la collaborazione della ragazza alle cure. Per cui Le rispondo ma in un modo generale.

La terapia antidepressiva dovrebbe essere prescritta e monitorata da uno specialista psichiatra.

Questo però non significa che il medico di base che l'ha prescritto non ne aveva motivi sufficienti (per il medico generico Lei intende il medico di base?). Che cosa Le fa pensare che l'ha fatto co estrema leggerezza e senza conoscere a fondo le motivazioni e le problematiche della paziente ?

E' vero che solo la visita psichiatrica (non un consulto via internet, ma una visita dal vivo) può dirimere il dubbio se ci sono motivi e le indcazioni per tale terapia. Tuttavia, in assenza della visita psichiatrica (se la persona ad esempio rifiuta o preferisce non fare la visita psichiatrica o non è possibile per altri motivi) conta il parere del medico di base, perche' è comunque un medico, possiede competenze necessarie per sospettare la malattia, è responsabile della salute, anche psichica, dell'assistito, legalmente può prescrivere anche gli psicofarmaci.

La durata della cura viene stabilita dal medico che l'ha prescritto in base alla storia e allo stato clinico attuale della persona (il numero dei mesi che si trova in letteratura è solo orientativo). Sospendendola o regolandola autonomamente si va incontro ai gravi rischi.

Forse è la mia impressione, ma mi sembra che La preoccupano soprattutto gli effetti collaterali del farmaco, ed è in questa chiave che tende a interpretare quello che succede con la Sua ragazza, mentre non è meno importante la malattia psichica stessa, la quale può manifestarsi in questo modo. E' possibile che per Lei è difficile accettare che la Sua ragazza possa soffrire di un malessere psichico? Accettare che un'altra persona (un medico) possa conoscere le problematiche della Sua ragazza ?

Il rischio maggiore è sicuramente disconoscere o maldiagnosticare la malattia.

La cosa migliore che posso consigliarvi è, se la Sua ragazza fosse d'accordo, di andare in visita dallo psichiatra tutti e due (in modo che anche a Lei sia chiara la situazione e come gestirla), oppure, se la Sua ragazza lo preferisse, che ci vada almeno lei stessa, e, se dubita che scriva a noi.

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,
Prima di tutto la ringrazio per la celerità e la pazienza concessa nel rispondermi.
Cercherò di rispondere con ordine alle sue domande.
Quando parlo di medico generico mi riferisco al medico di base. Mi fa pensare che sia stata prescritta la cura con una certa leggerezza perché dal mio ignorante (me ne rendo conto) punto di vista (che mi porta a trarre conclusioni sicuramente molto lontane dal vero) il fattore che porta alla depressione è dentro la propria testa anche se a scatenarlo sono fattori esterni, uno dei quali so di essere stato proprio io. Deve sapere che la cura è iniziata perché la vita di coppia non funzionava molto bene e io decisi di allontanarmi per capire meglio ciò che volevo. Comunque sono profondamente contrario all'aiuto di medicine che alterino la perceZione della realtà e penso che medico di base avrebbe potuto quanto meno consigliare alla mia ragazza una visita specialistica dato che non avevano avuto che una semplice visita per parlarsi.
Sicuramente trovo difficile accettare che la mia metá stia male e le scrivo anche perché non so come rapportarmi con il suo problema, se consIderarla una malattia e come muovermi insomma. Comunque siamo in attesa di fissare un appuntamento per una visita specialistica in modo da affrontare la situazione nel giusto modo per lei. È una situazione piuttosto frustrante per me. Mi interrogavo sugli effetti collaterali perché nell ultimo periodo ha avuto non un calo del desiderio, ma sotto quell aspetto le cose sono cambiate, e lei lamenta stanchezza e irritabilità insomma vorrei esserne piu utile e se fosse consigliabile aiutarla a interrompere qualora lei lo volesse la cura che sta seguendo. La ringrazio nuovamente per il tempo concessomi e sappia che anche se so che lei parla in generale io sono molto attento e scrupoloso nel seguire i suoi consigli. In attesa di una risposta le auguro buon lavoro
[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,

Le ho scritto che Le rispondo "in un modo generale", perche' non essendo stato chiesto il consulto dalla Sua ragazza, non si può andare nello specifico. E' una questione di privacy (a tutela della Sua ragazza).

Vedo però dalla Sua risposta che Lei stesso pone alcune domande rispetto al proprio stato d'animo e al proprio comportamento, e su queste domande posso senz'altro risponderLe (tenendo sempre presenti i limiti del consulto via internet).

Lei scrive:
"..vorrei esserne piu utile e se fosse consigliabile aiutarla a interrompere qualora lei lo volesse la cura che sta seguendo.."

Penso che, a prescindere dell'utilità, della nocuità o meno della cura (vedi in seguito), Lei può essere utile alla Sua ragazza soprattutto in un altro ambito, e cioè, avere un atteggiamento costante e affidabile nei confronti di lei, evitando che esso cambi (come è successo prima), evitare dunque di aggiungere a quelle sofferenze che lei ha le altre legate alla eventuale instabilità del Suo comportamento nei confronti di lei.

Penso che Lei lo capisce perfettamente, ma che per Lei può essere doloroso pensarlo e dunque tende a pensare ad altri ambiti nei quali potrebbe "rendersi utile" come il problema del farmaco che è sicuramente più lontano come pensiero dalle problematiche della relazione che ci sono state ed è più lontano dall'ambito delle cose che veramente dipendono da Lei.

Stare accanto alla Sua ragazza, avere atteggiamento costante e affidabile nella Sua situazione non è facile (ma importante), perche' significa stare accanto ad una persona anche se è malata, a prescindere dalla possibilità che possa essere malata, non lasciarsi impressionarsi dalla situazione, dai problemi (malattia, farmaci o altro che possa essere) per non peggiorare la salute psichica della coppia ora anche dalle Sue preoccupazioni.

E' molto importante anche la compressione e l'accettazione delle esigenze della Sua ragazza: potrà capitare che abbia bisogno di un rapporto più discreto, possibile che con la malattia voglia prendere ora lei la sua "pausa".

Non si può escludere che l'atteggiamento della Sua ragazza sia condizionato dalla malattia o dal farmaco (vedi oltre), ma tradurre il discorso in questi termini è purtroppo anche un modo di non tollerare e non accettare i mutamenti d'animo della Sua ragazza, che possono significare anche il mutamento dell'atteggiamento verso di Lei.

Il malessere psichico (a prescindere dalla causa) non è un buon aiuto alla vita di coppia - soprattutto dal punto di vista della vita sessuale. Rivestono più importanza altri lati del rapporto: quegli amichevoli e protettivo-paterni.

Bisogna chiedersi se Lei è in grado di tollerare i cambiamenti d'animo e delle essigenze della Sua ragazza (vista anche l'esperienza di qualche mese fa) e dunque se Lei riuscirà a mentenere l'atteggiamento comprensivo e costante. Se no, è meglio capirlo prima e non tormentare la ragazza inutilmente.

Lei scrive:
"...non so come rapportarmi con il suo problema, se consIderarla una malattia.."

Penso che in gran parte Le ho già risposto. Sulla questione se è una malattia o no si deve pronunciare lo specialista dal quale andrete; per il momento vale il parere (benche' frettoloso) del primo medico che l'ha vista; però come cambierebbe il Suo atteggiamento sapendo se è una malattia o no? Le auguro che il Suo atteggiamento verso la ragazza sia minimamente vulnerabile a tali dettagli, ed è il meglio che può fare, se c'è lo fa.

Lei scrive:
"..sono profondamente contrario all'aiuto di medicine che alterino la perceZione della realtà.."

Il Daparox (il nome chimico è "paroxetina") non è un farmaco che altera la percezione della realtà, salvo i casi nei quali la persona che lo assume è già affetta da una malattia psichica di un certo tipo. La paroxetina agisce su diversi funzioni dell'organismo che nel complesso regolano l'umore.

Quanto il miglioramento dell'umore che si può ottenere col farmaco sia "artificiale" è discutibile, perche' nel caso della malattia si parte da uno stato di umore che è "innaturale", mentre il farmaco può riportare tali persone allo stato comunque meno "innaturale".

Lei scrive:
"..Mi interrogavo sugli effetti collaterali perché nell ultimo periodo ha avuto non un calo del desiderio, ma sotto quell aspetto le cose sono cambiate, e lei lamenta stanchezza e irritabilità.."

Anche a questa domanda in parte Le ho già risposto. La stanchezza e l'irritabilità possono essere gli effetti collaterali di questo farmaco, ma per lo più all'inizio della cura, non adesso; mentre è più probabile che siano le manifestazioni della malattia o dello stato d'animo;

il calo del desiderio sessuale è un altro possibile effetto collaterale di questo farmaco che coi tempi di assunzione (3 mesi) ci sta di più; tuttavia, vista la storia dei rtapporti precedenti, non si può escludere che sia anche questa la manifestazione della malattia, dello stato d'animo o della decisione di lei. Importante capirlo assieme con lo specialista. Quando andrete dallo specialista sarà importante riferirlo. Se verrà ritenuto comunque opportuno il proseguimento della cura antidepressiva farmacologica, esistono farmaci che incidono di meno sul lato sessuale. Importante non sospenderlo né cambiarlo da soli.

La Paroxetina non è un farmaco che esige sforzi e sofferenze per disfarsi da esso, salvo i casi nei quali la persona è ancora malata e, togliendo il farmaco, si riacutizza la malattia, oppure nei casi nei quali la sospensione è brusca. Ma né uno né l'altro debba succedere se la terapia viene seguita sotto il monitoraggio da parte di uno specialista.

Non perdete tempo, prenotate la visita.

Se qualcosa di quello che ho scritto non è chiaro,
sono a Sua disposizione.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottore,
La ringrazio ancora una volta per il tempo che dedica al mio problema.
Rifletterò su tutto quello che ha mi ha scritto. Pongo allo Sua attenzione alcuni aspetti del comportamento nei momenti di crisi (che si verificano da quando ha avuto lunedì scorso il primo attacco di panico dovuto all'interruzione della cura): ho notato che quando la mia ragazza sta per avere un attacco esso non si manifesta in modo acuto all'improvviso ma poco per volta attraverso segnali allarmanti (almeno per me) come ad esempio l'incapacità di parlare, di concentrarsi sulle mie parole, addirittura si fissa verso un punto non definito e sembra"staccare" la spina, e quando riprende il controllo dice di non ricordare nulla. Seconda cosa, manifesta l'incapacità di camminare, di muoversi, questa mattina mi ha riferito di essere rimasta a letto incapace di muovere le gambe per circa minuti. Lei che ne pensa?
Per quanto riguarda la visita ci siamo Adoperati affinché lei venga chiamata per avere un appuntamento e siamo quindi in attesa, ma sono preoccupato per il fatto che mi ha detto di non volere la mia presenza al momento del consulto, per motivi di imbarazzo immagino e di privacy. Ora Le chiedo un consiglio: premesso che non ho insistito quando mi ha detto questo, ho solo paura che lei non prenda sul serio questo stato o tralasci particolari che invece andrebbero riferiti, o ancora che senza di me la persona che la visiterà non potrà avere una chiave di lettura per così dire completa, secondo lei è importante che il dottore parli con ne, magari anche in un secondo momento?
Io la ringrazio ancora per la pazienza e la cura che percepisco e le auguro una buona domenica
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Bisogna rispettare la volontà della persona in questione (la Sua ragazza): anche se è effettivamente importante che il medico parli anche con Lei, magari in un secondo momento, ciò deve essere fatto col consenso da parte della Sua ragazza.

Da come descrive la sintomatologia, sorge anche l'ipotesi delle crisi epilettiche; utile l'esame Elettroencefalografico (EEG) che magari riuscirete a fare ancora prima della visita psichiatrica. Probabilmente la farmacoterapia deve essere modificata (potrebbe essere indicata l'introduzione di un farmaco antiepilettico - con funzione anche stabilizzante l'umore), anche a EEG normale.

Bisogna dire alla ragazza (se non lo sa ancora) che Lei ha chiesto il consulto da noi e parlarne di quello che Le ho scritto.

Buona Domenica anche a voi
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