Lunedì vedrò il mio medico di famiglia

Gentili medici,

ho 37 anni e sono una persona omosessuale. Ho sempre faticato ad accettare il mio orientamento, e credo di soffrire di una leggera depressione (non sono un medico, quindi non so se la mia si possa chiamare proprio depressione in senso scientifico). Un paio di settimane fa, per la prima volta, ho dichiarato il mio orientamento sessuale ad alcuni amici eterosessuali: loro sono stati gentilissimi e tollerantissimi e continuano a trattarmi come prima, però, da quando gliel’ho detto, la mia depressione è peggiorata. Adesso ho crisi di ansia e di panico che prima non avevo: a volte non riesco neppure ad uscire da camera mia! Non ho amici omosessuali con cui confrontarmi, però ho letto in rete che a volte succede. Lunedì vedrò il mio medico di famiglia: vorrei che mi prescrivesse qualcosa di blando, più che altro perché durante il giorno ho bisogno di essere concentrato sul posto di lavoro. Lo so che dovrei chiedere direttamente al mio medico, ma, conoscendolo, temo che lui mi prescriva gocce di valeriana o che mi dica che non è niente di grave. Invece vorrei andare da lui dicendogli: “Soffro di una leggera forma di depressione, vorrei che per questo periodo lei mi prescrivesse il farmaco XY”.

Ringrazio per l’attenzione
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
Lei scrive:
<<.. vorrei andare da lui dicendogli: “Soffro di una leggera forma di depressione, vorrei che per questo periodo lei mi prescrivesse il farmaco XY"..>>

Devo dirLe che non è etico nei confronti del medico, perché spetta a lui la decisione, e non è opportuno nemmeno per Lei, perché si assisterebbe ad una prescrizione fatta via internet (via internet comunque non si può prescrivere le cure), e Lei avrebbe avuto un farmaco, ma senza il medico che La segue realmente, e questo è pericoloso.

Ogni rimedio si prescrive per curare una determinata malattia, con un certo obbiettivo. Nel Suo caso è Lei stesso che si ha fatto la diagnosi, ma non può farlo il paziente a sé stesso. L'autodeterminazione nell'orientamento sesssuale - sì, ma una diagnosi di malattia - no. Sono due cose molto diverse.

Per cui, siccome si tratta anche dei farmaci di competenza psichiatrica, bisogna trovare lo specialista psichiatra, al quale potrà spiegare tutto, ed il quale potrà fare la valutazione sulla diagnosi e sulla cura. E' sicuramente importante confidare a lui anche della Sua omosessualità e di quello che è successo, altrimenti, come scrivevo, è pericoloso avere in mano un farmaco senza essere realmente seguiti, soprattutto nel Suo caso (intendo anche la solitudine).

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio per la risposta. Tengo a sottolineare che non mi considero un “malato da seguire”: sono un uomo che lavora con competenza, completamente indipendente, capace di decidere per sé e di relazionarsi con gli altri. Non ho amici omosessuali, è vero, ma non sono solo. Adesso che mi sto aprendo con i miei amici eterosessuali, sono sicuro che ne riceverò solo vantaggi in termini di relazioni sociali. Quando nasci omosessuale, passi un terzo della vita a chiederti perché sei nato così, un terzo a raccontare bugie, un terzo a cercare soluzioni a problemi che un eterosessuale non immagina neanche di poter avere, dalla visibilità sociale a una stanza in affitto, dai figli a un posto di lavoro. Faccio tutto quello che fanno gli altri, solo che per me è tutto 1000 volte più difficile. Come si fa a non essere depressi? A questo punto vorrei, tenendo presente la Sua risposta, saltare il medico di famiglia (una brava persona, ma so già che non mi aiuterà) e rivolgermi direttamente a uno specialista. Conferma che lo psichiatra è lo specialista che fa al caso mio? Saprebbe indicamene uno nella mia zona?

Ringrazio nuovamente
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
confermo che lo specialista che fa al caso Suo è lo psichiatra. Il regolamento del sito non permette di fare i nomi direttamente, ma sullo stesso sito è disponibile l'elenco degli secialisti psichiatri
https://www.medicitalia.it/specialisti/psichiatria/
dove accanto al nome di ciascuno sono notate le città nelle quali riceve.
Oppure si può cercarlo secondo la provincia:
https://www.medicitalia.it/medici-specialisti-provincia/
Cliccando poi sul nome dello specialista, si arriva sulla sua scheda personale e lì, nella categoria "dove riceve" si trovano i recapiti che permettono di contattarlo privatamente.

Non ho inteso che Lei sia "un malato", ma la richiesta di un rimedio sottintende la presenza dello stato di disagio, e dunque è da seguirne l'evoluzione ed i risultati della cura.

un saluto,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentili medici,

il mio medico di famiglia mi ha prescritto un ansiolitico (Xanax, ma in farmacia mi hanno dato anche l’Alprazolam, che credo contenga lo stesso principio). Ho deciso, in ogni caso, di seguire il vostro consiglio e di rivolgermi a uno psichiatra. Ho soltanto una domanda. Vorrei che il medico a cui mi rivolgerò fosse omosessuale. È previsto che il pazienze avanzi una richiesta come questa al proprio medico? Immagino di no... Chiedo scusa, ma il fatto è che non ho ancora incontrato un eterosessuale che abbia capito fino in fondo il disagio che le persone come me vivono. Sono fortunato perché fino a ora ho trovato tolleranza e accoglienza, ma non ho ancora incontrato nessuno che avesse davvero un’idea di cosa significhi vivere come un uomo senza potersi sentire un uomo. In rete ho letto qualcosa sull'omosessualità egodistonica: non so se questo è il mio caso, tuttavia vorrei che il mio medico mi dicesse, da medico, tutto quello che c'è da sapere sull'argomento, ma che al tempo stesso mi facesse capire che conosce gli orrendi e irrisolvibili disagi che il “nostro” orientamento sessuale comporta. Non voglio rivolgermi a un professionista per sentirmi dire che l'omosessualità è una variante naturale dell'eterosessualità, che ci sono tanti eterosessuali che non hanno figli, che la società sta cambiando, che gay è bello ecc. Forse è vero che l'omosessualità non è una malattia (ma, poi, perché? chi l'ha detto? Chiunque l'abbia detto, mi avrà sulla coscienza per tutta la vita), ma è innegabilmente una condizione ostativa, e io vorrei che il mio medico, prima di dirmi che rimarrò così per sempre, capisse questo, e soltanto un altro omosessuale lo può capire.

Ringrazio di cuore per l’attenzione.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,

innanzittutto farei una precisazione necessaria. Ogni psichiatra che sa il proprio mestiere è capace almeno di cercare e di voler capire la persona che si rivolge a lui, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, e l'orientamento sessuale non fa da "garanzia": lo fanno le altre caratteristiche dello specialista.

Devo constatare nelle Sue lettere una maggiore intenzione ad affrontare i Suoi problemi, una maggiore apertura. Mentre prima voleva andare dal Suo medico di famiglia, dicendogli: “Soffro di una leggera forma di depressione..", ora Lei vuole essere capito davvero.

Tuttavia, sul piano dei fatti non è cambiato niente, perché per ora Lei ha realizzato esattamente quello che programmava (ha fatto al medico di base prescriverLe un ansiolitico e non è ancora andato dallo specialista). Questo farmaco possa essere d'aiuto come un tamponamento del problema (è efficace come un ansiolitico, ma non come una cura radicale per un disturbo depressivo o per gli attacchi di panico), mentre tutta la discussione che abbiamo fatto qui è come se scorresse su un piano (quello delle idee) parallelo al piano della realtà (delle opere) senza che si intrecciassero..

Penso.., sia possibile che quella barriera psicologica che Lei debba superare per rivolgersi allo specialista rimane ancora alta e (forse anche inconsapevolmente) Lei stia cercando dei modi per evitare a scavalcarla..

Chiedere che lo psichiatra sia un omosessuale e dunque che riesca a capire Lei praticamente come sé stesso può essere un desiderio normale, ma può essere (anche inconsciamente) anche una "condizione" fatta apposta più complicata perché il rivolgersi allo specialista sia un qualcosa di meno realizzabile. E' possibile che in fondo Lei non si sente ancora una persona che debba andare da uno specialista ?

In una delle repliche precedenti Lei scriveva:
<<..Tengo a sottolineare che non mi considero un “malato da seguire”: sono un uomo che lavora con competenza, completamente indipendente, capace di decidere per sé e di relazionarsi con gli altri..>>

Forse a Lei è rimasto ancora uno strascico di questi dubbi (e di questi stereotipi) ?

Ci si rivolge ad uno specialista in ambito della psiche (psichiatra o psicoterapeuta) non necessariamente perché ci si percepisce come un "malato" (nel senso "medico" della parola). Inoltre, di una serie delle proprie problematiche psicologiche spesso non siamo consapevoli noi stessi prima di un consulto (o un ciclo di cura) specialistici. Ad alcune di queste problematiche (che potrebbero esserci nel Suo caso) accenno in seguito: la Sua richiesta le mette in luce.

Nella Sua richiesta leggo un forte desiderio di essere capito, talmente forte che non tollera la fase di transizione, durante la quale uno, volendo capirLa e cercando di capirLa, forse non La capisce ancora a pieno. E' un processo, psicologicamente naturale, ma doloroso, durante il quale Lei può dubitare delle capacità, delle intenzioni di altrui, non può dare ancora la fiducia. E' una fase naturale, dalla quale spesso inizia il rapporto con lo specialista nell'ambito della psiche.

Nel Suo caso mi sembra di capire che questa fase Lei la vuole evitare, avere già una certezza a priori di essere capito, addirittura che lo specialista capisca Lei come sé stesso. Tale aspettativa può essere tipica e più naturale nel mondo politico (dove i fautori di una stessa ideologia, gli attivisti di uno stesso partito si capiscono subito fra di loro). E' come chiedere che lo psicoterapeuta o lo psichiatra siano dello stesso orientamento politico. C'è da dire che anche gli orientamenti sessuali condizionano le persone e le dividono mentalmente, socialmente, psicologicamente. Può essere anche comprensibile.

Però, nel mondo della psiche tale comprensione "a priori" è un'illusione, perché non esistono due persone che pensono e sentono in modo uguale. Anzi, quello che si potrebbe aspettare da una buona psicoterapia è che la persona stessa sia man mano in grado di sentirsi indipendente e capace nelle scelte della vita e nei sentimenti, trovare sé stesso, ma anche accettare di essere un po' diverso dagli altri e che l'interlocutore sia un po' diverso da te. E' importante la propensione empatica a capire ed il capire come un processo.

Se la comprensione viene presunta a priori, tende a perdere le sue caratteristiche mature: abbiamo un'illusoria impressione di essere capiti già dalla prima parola, ma tante volte lo è solo nella nostra mente, ed è un atteggiamento meno maturo e più regressivo, nel quale lo psicoterapeuta è capace (come un genitore) di capire di che cosa abbiamo bisogno noi anche prima che lo dicessimo. E' come confondere la vita di tutti i giorni (ed i propri rapporti sentimentali) con il rapporto professionale.

Tante volte, ammetto, una persona non può iniziare il rapporto terapeutico se non da queste posizioni e con queste aspettative "più regressive". Questo può mettere la persona a proprio agio, è talvolta necessario per la partenza, augurando di essere consapevoli di tutto il discorso che ho fatto prima.

Posso consigliarLe di rivolgersi ad una delle associazioni di omosessuali. Alcune di tali associazioni conoscono e collaborano da più tempo con gli specialisti (avvocati, medici, psicologi) con i quali hanno un rapporto di lunga data e di fiducia. Non tutti di questi specialisti sono a loro volta omosessuali. Ma fra gli omosessuali ci sono parecchie persone che lavorano sia come psicologi sia come psichiatri.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
L'approccio che si dovrebbe tenere nei confronti di un medico o di uno psicologo è quello di considerare la persona che si ha di fronte senza alcun timore di essere giudicato.

La richiesta di conoscere l'orientamento sessuale del suo "futuro" medico è al di fuori di una logica normale nel rapporto medico/paziente, soprattutto considerando che uno psichiatra ha un livello di riservatezza più elevato degli altri medici.

Rifletterei sul fatto che la sua considerazione possa essere in qualche modo poco consona e la invito a guardare il seguente link:


http://www.youtube.com/watch?v=Q87ccko0XCo&feature=youtube_gdata_playe

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

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Utente
Utente
Gentili medici,

ringrazio per la pazienza e per il tempo che mi state dedicando.

“E' possibile che in fondo Lei non si sente ancora una persona che debba andare da uno specialista ?”

A questa domanda non so rispondere. È vero, vorrei evitare di andare dallo psichiatra, preferirei andare a divertirmi con la mia ragazza come fanno i miei amici. Ma forse nessuno vorrebbe andare mai da nessun medico!

“Forse a Lei è rimasto ancora uno strascico di questi dubbi (e di questi stereotipi) ? Ci si rivolge ad uno specialista in ambito della psiche (psichiatra o psicoterapeuta) non necessariamente perché ci si percepisce come un "malato" (nel senso "medico" della parola). Inoltre, di una serie delle proprie problematiche psicologiche spesso non siamo consapevoli noi stessi prima di un consulto (o un ciclo di cura) specialistici. Ad alcune di queste problematiche (che potrebbero esserci nel Suo caso) accenno in seguito: la Sua richiesta le mette in luce”

Mi rendo conto di avere un’idea errata della psichiatria, così come tanta gente ha un’idea errata dell’omosessualità. Chiedo scusa.

Vorrei che il mio psichiatra fosse omosessuale per saltare un’eventuale fase dell’accondiscendenza gratuita, che ho riscontrato in molte persone. Quando ho parlato ai miei amici della mia sessualità, ho cercato di spiegar loro i disagi che le persone come me provano. Ho cercato di fargli capire quanto tempo ed energie ho sprecato per risolvere piccoli e grandi problemi: per me è un problema prendere una stanza in affitto con altre persone, ottenere un posto di lavoro, dividere lo stesso spogliatoio con altri, professare una religione, inserirsi in un qualunque contesto (soprattutto ricreativo), avere rapporti sessuali non basati né sull’attività né sulla passività, ambire a una stabilità affettiva, avere modelli di riferimento, stringere nuove amicizie, fino ad arrivare all’impossibilità di procreare. Più cercavo di spiegare ai miei amici come funzionano le cose dalle mie parti, più mi rendevo conto che loro non capivano e continuavano a ripetermi le stesse irritanti frasi, che vanno da “l’omosessualità non è una malattia” a “io ho tanti amici gay”. Certo, uno psichiatra ha competenze, finalità e capacità d’ascolto diverse, ma io, cercando più che altro in rete, temo che i miei disagi risultino misconosciuti se non addirittura ignorati, e uno psichiatra difficilmente mi capirebbe, a meno che non li abbia vissuti lui stesso in prima persona.

"Posso consigliarLe di rivolgersi ad una delle associazioni di omosessuali. Alcune di tali associazioni conoscono e collaborano da più tempo con gli specialisti (avvocati, medici, psicologi) con i quali hanno un rapporto di lunga data e di fiducia. Non tutti di questi specialisti sono a loro volta omosessuali. Ma fra gli omosessuali ci sono parecchie persone che lavorano sia come psicologi sia come psichiatri."

Non mi sono mai rivolto a un’associazione. Ho avuto scambi di opinioni in vari forum, dove sono stato sempre trattato male, soprattutto per la questione dei figli: a quanto pare quelli come me non solo non possono avere figli, ma non gli è nemmeno permesso desiderare di averne.

Ho guardato il video suggeritomi dal dottor Ruggiero, però non capisco cosa abbia a che fare con me. Io mio riassumo così: sono una persona omosessuale che, dopo aver preso coscienza di sé e dopo aver provato a costruire una rete di relazioni sociali, ha capito che dalla vita vorrebbe altro, e si chiede se s’è qualcuno che può aiutarla. Dal mio medico vorrei sapere proprio questo: posso realizzarmi e sperare in una vita affettiva diversa? Se la risposta è sì, lavorerò per raggiungere il mio scopo; altrimenti mi rimboccherò le maniche e cercherò altre soluzioni.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Certo non può pretendere di sapere i gusti sessuali e l'orientameno del suo psichiatra.

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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
Lei scrive:
<<..Non mi sono mai rivolto a un’associazione. Ho avuto scambi di opinioni in vari forum, dove sono stato sempre trattato male, soprattutto per la questione dei figli: a quanto pare quelli come me non solo non possono avere figli, ma non gli è nemmeno permesso desiderare di averne..>>

Oggi ci sono gli omosessuali che crescono i figli, anche se ovviamente non è un fenomeno che la società e molti degli stessi omosessuali accettano facilmente. Comunque, mi sembra un problema che non è alla base, ma che possa essere secondario ad altre questioni, che vanno capite e risolte.

I forum dell'internet non sempre sono rappresentative dei rispettivi gruppi nella società.

Se Lei non ha mai avuto contatti "dal vivo" con una associazione di omosessuali, Le propongo di valutare questa strada, se pensa che un omosessuale possa capirLa meglio.
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dopo
Utente
Utente
Da quanto ho capito, non è previsto che una persona venga aiutata se decide in maniera cosciente di cercare un altro orientamento affettivo. Ma io sto lavorando bene per migliorare la mia condizione. Fino a un anno fa vivevo nell'invisibilità più nera, e per tutta la vita questo mi era sembrato un problema irrisolvibile. Poi ho deciso, riflettendoci a lungo ma senza consultare nessuno, di confidarmi con i miei conoscenti: superate le crisi di panico che ho avuto all'inizio, adesso posso dire che è stato un successo, anche perché ne sto parlando a piccole dosi, senza suscitare compassione. Mi sono presentato come uno di quegli omosessuali che, per il discorso della volpe e l'uva, fingono di essere contenti. Nessuno vuole un amico triste e depresso. Mi rendo conto che la mia è un'operazione molto cosmetica e poco psicologica, ma per il momento sento che questa è la strada giusta. E poi non sono un medico, quindi mi arrangio! Risolverò anche il problema delle relazioni affettive: c'è soltanto da capire come e da lavorarci sopra. Non sono stupido, so che con tutta probabilità la mia condizione non cambierà, ma per lo meno ci avrò provato. I rimpianti avviliscono più dei fallimenti.

Buon lavoro e grazie ancora per il tempo e la pazienza!!!