Panico, ansia e depressione...è il caso di intervenire con farmaci?

Salve, cerco di essere conciso : i problemi che mi porto dietro da ormai 10 anni sono ansia, episodi passati di attacchi di panico, claustrofobia e depressione. sono stato in psicoterapia per molto tempo in due periodi distanti tra loro, e dalle quali ho tratto notevoli benefici. Qualche volta (molto di rado) aiutandomi con ansiolitici (tranquirit). Ora dopo l'ennesima ricaduta a seguito di un attacco di panico, ho deciso di riprendere la psicoterapia (cognitivo comportamentale) , con un nuovo psicoterapeuta, che dura ormai da circa un anno. Ho imparato a gestire lo stress, la respirazione e la meditazione. Sono veramente soddisfatto di questo percorso intrapreso ma ancora non riesco a risolvere la claustrofobia e soprattutto la paura di avere paura e di trovarmi in una situazione di panico . La quale quest'ultima mi sta creando non pochi problemi, visto che mi impedisce di allontanarmi dai luoghi consueti o familiari dove mi sento più sicuro. In sostanza non riesco a viaggiare nè in aereo nè in treno e nè in auto, il chè mi ostacola pesantemente nel lavoro. Siccome il mio psicoterapeuta ( che stimo moltissimo) sostiene che non avrei bisogno di utilizzare ansiolitici ma bensì utilizzare le mie risorse interne (respirazione, meditazione e tecniche varie), la mia domanda è questa: a questo punto non sarebbe meglio una terapia con psicofarmaci da abbianare al percorso psicoterapico che sto facendo?

Ho visto al tg2 medicina, l'intervista di un prof. psichiatra il quale sosteneva che in casi come questo andrebbe fatta una psicoterapia breve accompagnata da una terapia con psicofarmaci.

non credete che forse la mia psicoterapia è ormai troppo lunga?
inoltre avrei un certo timore nell'assunzione di psicofarmaci ma per motivi di lavoro e non solo ho bisogno di risultati a breve termine. Sono stanco di vagabondare in questa "selva oscura" che dura da più di 10 anni.

cosa mi consigliate?
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
Le consiglio di fare una visita da uno specialista psichiatra, ma non con il programma preformulato di assumere gli psicofarmaci, bensì 1) per definire meglio la diagnosi del disturbo, che Lei descrive caratterizzandolo con attacchi di panico, ma il quale non sembra di essere limitato a questi e che, quanto pare, ha anche anche una caratteristica episodica, che mi porrebbe il quesito di un disturbo di umore. Forse si è nella "selva oscura" che perché senza capire bene di quale disturbo si tratta. 2) per valutare l'effettiva necessità dell'utilizzo degli psicofrmaci (non è detto che quelli indicati per Lei siano farmaci ansiolitici nel senso "classico"; non escludo che più indicati sarebbero ad esempio i farmaci della classe degli antidepressivi) e per valutare magari nell'insieme le strategie non farmacologiche adottate e loro adeguatezza.

Ci vuole fare una tale visita (dallo psichiatra) dal vivo.

Non bisogna venire in visita con idee già fatte. Non bisogna né avere paura defli psicofarmaci, né convincersi a priori che siano indispensabili: se ne parla durante la visita.

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Vorrei comunque esprimere il mio opinione sull'uso degli psicofarmaci in un caso "come il Suo". In primo luogo, l'ho già accennato, "come il Suo" non è un concetto abbastanza valido: senza una valutazione diagnostica dal vivo non posso sapere quale è il Suo caso, paragonarlo agli altri.

Ammettiamo comunque, che si tratta di un disturbo da attacchi di panico (ma bisogna confermarlo). Allora:

<< in casi come questo andrebbe fatta una psicoterapia breve accompagnata da una terapia con psicofarmaci >>

Effettivamente nei disturbi d'ansia l'abinazione della psicoterapia con la farmacoterapia dà spesso i risultati migliori. Tuttavia, secondo la mia opinione, che può darsi non tutti condividono, i farmaci vanno intesi come facilitatori per la psicoterapia, come un mezzo per rendere la vita della persona più vivibile e che la persona riesca a partecipare alla psicoterapia in modo più costruttivo. In altre parole, i farmaci sono utili anche per "dividere i compiti": il farmaco è un intervento nella fase più acuta, la psicoterapia è un intervento di consolidamento. In questa ottica, la psicoterapia non è detto che debba essere necessariamente "breve". Deve essere orientata su obbiettivi concreti, sui quali a periodi di tempo "brevi" ci si aggiorna. E' vero che
esistono le tecniche psicoterapeutiche pensate come interventi "brevi" (un breve ciclo di incontri), però questo non significa che con un tale ciclo si guarisce la malattia. Semplicemente sono le tecniche che sono pensate come "brevi" e come tali sono efficaci nei confronti di un obbiettivo ben definito, ma anche limitato. E in pratica nel caso individuale possono essere necessari più cicli, orientati su fasi man mano diversi della malattia o su aspetti diversi. Non si può applicare una tecnica artificialmente, prescindendo dei bisogni del caso individuale. Comunque, nel Suo caso, da quello che Lei descrive non mi sembra che la psicoterapia è troppo lunga, perché il suo proseguire è accompagnato da un costante e graduale miglioramento.

I farmaci possono fare quello che non sempre può fare la psicoterapia e che non è costruttivo aspettarsi dalla psicoterapia: una stabilizzazione del quadro clinico a termine relativamente breve. Bisogna però specificare che alcuni elementi della malattia sono più tresistenti alla farmacoterapia (in particolare la condotta di evitamento e le modalità ideative) e per avere il massimo di effetti del farmaco bisogna aspettare talvolta più settimane, qualche volta: mesi. Parlo dei farmaci antidepressivi.

<<..una psicoterapia breve accompagnata da una terapia con psicofarmaci ..>>

non va inteso come una psicoterapia "breve" e farmacoterapia "breve", perché anche gli psicofarmaci hanno bisogno di essere assunti per un certo periodo (non "breve", ma nemmeno "infinito") anche a mantenimento.

non va inteso nemmeno come una psicoterapia "breve" e farmacoterapia "lunga", perché così si invertono i ruoli e si danno a ciascuna cura i ruoli che non può sostenere. La psicofarmacoterapia non può fare quello che fa la psicoterapia e che va fatto a lungo termine.

Visto che Lei non è più nella fase acuta e che il Suo disturbo sta gradualmente migliorando con la sola psicoterapia, è da vedere quale può essere beneficio aggiuntivo dei farmaci.

Importante la diagnosi. Nel caso di un disturbo di umore, tutti i ragionamenti sarebbero diversi.

Comunque sono i miei pareri. Le suggerisco di consultare uno psichiatra dal vivo.

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
Gentile Utente,

dieci anni sono un periodo eccessivamente lungo e il non aver risolto il problema significa che bisogna trovare altre soluzioni, pertanto una visita psichiatrica, che se ho ben capito non ha mai fatto in tutti questi anni, è necessaria per fare il punto della situazione e impostare il percorso terapeutico più adeguato al suo caso,

Saluti

Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta

[#3]
dopo
Utente
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Sentitamente vi ringrazio, seguirò i Vostri preziosi consigli.
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