Depressione maggiore e disturbo d'ansia generalizzato

Egregi Dottori, ho 27 anni e soffro da 20 mesi ormai di ansia depressiva e sono in cura psichiatrica. La mia depressione è di tipo endogena, non ci sono motivi per cui debba stare così male. Ho provato anche tre volte la psicoterapia abbinandola per vari mesi con le medicine e poi una volta facendomi accontentare dallo psichiatra scalando completamente medicine. Behh la psicoterapia purtroppo non ha portato i benefici sperati e credo che ormai non faccia per me. Purtroppo neanche sul campo farmacologico le cose sembrano migliorare, ho cambiato in questi 20 mesi, Venlafaxina, Mirtazapina, Paroxetina, Duloxetina ed ora dopo 2 mesi da schifo senza medicine e dopo aver preso una bella ramanzina per ciò , il mio psichiatra mi sta facendo provare l'agomelatina. La assumo da 2 settimane ma purtroppo le orribili sensazioni della depressione non vanno via. Senso di inutilità, pessimismo, pensiero ossessivi sul mio stato mi stanno logorando. Riesco miracolosamente ad alzarmi dal letto ed andare a lavoro ma per il resto è un disastro. Sto facendo soffrre molto la mia ragazza e la mia famiglia perchè continuano a vedermi cosi giu. A detta del mio medico,il Thymanax 25 mg doveva essere un farmaco con effetto immediato ma purtroppo non trovo benefici e credo che, domani che avrò la visita, me lo cambierà.
La scorsa volta mi accennó che voleva ritornare all'Efexor, l'unico farmaco che abbia funzionato per qualche mese e poi accantonato perché non faceva più effetto nonostante lo avessimo stressato fino a 260mg. Credete sia giusto ritornare su un farmaco che, sebbene abbia funzionato per un po',e che poi abbiamo accantonato? Che consigli potreste darmi? Io mi sento sempre più sconsolato e stanco.
Vi ringrazio
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
Sebbene a diverso meccanismo d'azione, l'agomelatina non può dare effetti strabilianti in meno di 3-4 settimane, soprattutto in situazioni difficili e resistenti. In condizioni di resistenza ai trattamenti antidepressivi, esistono altri farmaci da associare a questi ultimi, proprio per garantire un aumento della percentuale di risposta clinica.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
Dr. Stefano Martellotti Psichiatra 72 1 7
Il grado di sofferenza soggettiva dovuta ad ansia e depressione può essere davvero invalidante e portare ad una certa "urgenza" nell'ottenere risultati. Ciò induce spesso alcune persone a cambiare, chiedere di cambiare, sospendere, riprendere, autogestire, psicofarmaci e psicoterapia. Questo porta a volte ad una sorta di tensione continua, esplicitata o sotterranea, tra psichiatra e paziente o terapeuta e paziente. Mi pare di aver capito dal suo racconto che ciò possa essere capitato anche a lei sia con i farmaci ("2 mesi senza niente...ramanzina da parte dello psichiatra") che con le psicoterapie ("tre psicoterapie per alcuni mesi..."). Naturalmente, ammesso che questo discorso la riguardi, ciò non deve farla sentire "colpevole", ma invitarla a riflettere su una possibile dinamica involontaria che riguarda alcuni suoi schemi interiori ed interpersonali e che può tradursi in autentici e ricorrenti autosabotaggi.

Dr. Stefano Martellotti
www.stefanomartellotti.com

[#3]
dopo
Attivo dal 2012 al 2018
Ex utente
Vi ringrazio per le vostre risposte sempre molto complete e competenti.
X il dott. Martellotti : Ho pensato anche io che forse in questi 20 mesi ho fatto troppi sforzi. Questa mia continua autoanalisi di certo so che non mi fa bene, ho cercato più volte di "cedere" affidandomi un po' al destino, ma purtroppo soffro troppo e non riesco a tenere a bada questi pensieri ossessivi. Cerco di curarmi in tutti i modi e per alcuni mesi ho usato anche due antidepressivi ma senza risultati. Amo la vita ed è proprio questa mia voglia di vivere e stare bene che mi porta a lottare e sbattere ogni volta contro un muro. Non ho un solo motivo per cui debba stare così male e ciò mi rattrista molto. Sono circondato dal bene ma io vedo solo "nero". Sono sfiduciato. Continuo a vivere il mio quotidiano andando a lavoro, ma per me è solo un tirare a campare. Faccio tutto meccanicamente senza gioie ne entusiasmi. Ho paura del futuro.

Vi mando i miei più cordiali saluti
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Dr. Stefano Martellotti Psichiatra 72 1 7
L'autoanalisi, come purtroppo ha potuto constatare in prima persona, raramente produce risultati significativi, anzi... Può essere che per lei sia difficile affidarsi e fidarsi completamente di un professionista e seguire con coerenza un piano d'azione concordato? Oppure, le capita di sentire e pensare che "o le cose vanno alla perfezione oppure non valgono nulla ed è meglio provare a cambiare direzione"?.
Uno dei problemi principali in psichiatria riguarda la difficoltà di molti nell'aderire in modo coerente alle prescrizioni a causa di una serie di processi psichici (insiemi di pensieri e sentimenti rivolti al farmaco o al vissuto di malattia) che andrebbero districati attraverso un dialogo aperto con il suo professionista di riferimento. Non sia sfiduciato e provi a ripartire da qui. Forse l'ingrediente mancante ha a che fare con qualcosa che non ha ancora voluto prendere in considerazione, ma che sta solo un pelo al di sotto della superficie.
[#5]
dopo
Attivo dal 2012 al 2018
Ex utente
Ho fiducia nel mio psichiatra e nella psichiatria. in questi 20 mesi solo per due mesi ho provato a fare "l'eroe"ed ora mi ritrovo peggio di prima. Per il mio caso specifico credo che la psichiatria sia la strada giusta da percorrere. Infatti ho solo avuto uno psichiatra del quale mi fido molto. Non ho ambizioni di perfezione in niente, sono un ragazzo semplice e tranquillo che ha sempre vissuto una vita regolare. Ma la questione fondamentale per me è un altra : riuscire a capire fin dove mi potrei accontentare, riuscire a capire il mio limite. Probabilmente non tornerò più quello di prima ma posso dire per certo che questa qui che vivo non è vita. È come portarsi una croce continua addosso.
Quando Lei dice <insieme di pensieri e sentimenti rivolti al farmaco o al vissuto di malattia che andrebbero districati> ha perfettamente ragione ed ho provato a seguire anche la psicoterapia con il solo risultato di trovarmi come un topo fra due gatti. Ne ho cambiati 3 di psicoterapeuti!! Da un lato lo psichiatra che mi dice che il mio è solo un fatto di chimica del cervello, lo psicoterapeuta che continua a dire che non è così e che noi tutti abbiamo la forza e la volontà di uscire dalla depressione. Mi spiace dirlo, ma per la mia esperienza trovo alquanto "scandaloso" che in questa materia ognuno tiri acqua al suo mulino. Forse sono stato solo non fortunato a non trovare i terapeuti giusti ma spesso mi sono sentito tirare un po' di qua e di la...ed io comunque soffrivo. Per me la psichiatria è la strada principale ma passano mesi ed io non miglioro. La psicoterapia dopo 3 tentativi credo sia una strada da non intraprendere più. Sono molto preoccupato. Possibile che dopo 5 molecole non si trovi quella adatta a me? L'agomelatina che assumo da 15 giorni, mi fa effetto zero benefici e zero effetti collaterali
Cordiali saluti
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Dr. Stefano Martellotti Psichiatra 72 1 7
Credo che lei abbia toccato una dolente nota. Psichiatri e psicoterapeuti non sempre comunicano adeguatamente e spesso non condividono linguaggi, definizione dei problemi clinici, teorie, né obiettivi terapeutici. In certi casi, neppure si parlano e ancor meno si scambiano relazioni cliniche scritte ricorrenti come sarebbe, a mio avviso, auspicabile se non indispensabile. La "coppia" di professionisti in molti casi non ha una definizione chiara di ciò che, rispettivamente, possono dare o non dare farmaci e psicoterapia, né delle eventuali aree di sovrapposizione nei loro effetti clinici. Una scarsa chiarezza nella mente naturalmente corrisponde ad un'ancora più confusa e confondente comunicazione ai pazienti. Non di rado, infine, si instaura una sorta di competizione sotterranea e corporativistica tra i due professionisti e tra i due litiganti il paziente sicuramente "non gode". Anche se va ricordato che solo una parte degli operatori della salute mentale presenta questi limiti, il suo disorientamento è più che comprensibile.
Quando si parla di terapie combinate, talvolta, passa l'equivoco che basti addizionare meccanicamente i due interventi per aiutare meglio le persone, senza preoccuparsi di coordinarsi ed integrare psicofarmaci e psicoterapia in una cornice concettuale e in metodologie operative razionali. La cura della mente, però, non può basarsi sulla pura aritmetica. 1 + 1 in questo campo non fa 2 e solo terapie correttamente integrate possono far fare il salto di qualità.

Dai suoi interventi, tuttavia, non mi è molto chiaro se le sue psicoterapie siano state condotte con continuità, metodo e si siano interrotte dopo uno svolgimento congruo e con una conclusione concordata.
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