Cipralex o paroxetina?

Domanda tecnica per i Dottori a causa di una mia curiosità personale.
Nel corso della vostra esperienza per il trattamento degli attacchi di panico solo in determinate situazioni e con la presenza di una depressione moderata quale farmaco indichereste maggiormente come prima esperienza? Perchè?
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
formulata così la Sua domanda non è adeguata al contesto del nostro sito. Non possiamo rispondere alle "curiosità" generiche, né "indicare" via internet il farmaco giusto. Possiamo suggerire un orientamento se la situazione è di una persona concreta. La scelta della cura dipende da più elementi.

Si tratta di Lei stesso ? Perché Lei ha questa curiosità ? (e perché limita la questione solo a questi due farmaci ?) Quale diagnosi è stata fatta esattamente ? In quali determinate situazioni compaiono gli attacchi ? Oltre alla problematica psichica, ci sono o ci sono state le altre malattie ? Si sta assumendo nel contempo gli altri farmaci ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

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dopo
Utente
Utente
Perchè feci la stupidaggine di dire alla psichiatra che il cipralex non mi fece effetto, quando in realtà effetto lo fece.
A questo punto mi prescrisse la paroxetina ma i suoi effetti collaterali e la sua sospensione mi spaventano alquanto.
Si ok, si dice che gli effetti sono soggettivi ma pare testato clinicamente che il cipralex dia meno problemi rispetto alla paroxetina la cui però efficacia è comprovata.
Preferirei assumere una sostanza che non mi dia problemi di sospensione altrimenti mi causerà un'insicurezza immane al momento della sospensione che mi farebbe ripiombare nell'abisso.
Solo che prima di parlarne con lo psichiatra vorrei avere delle delucidazioni da piu medici riguardo la tollerabilità maggiore del cipralex rispetto alla paroxetina, se è vera o meno, soprattutto per quanto riguarda la sospensione, ma anche aumento di peso e calo della libido.
Queste sono le tre cose che mi preoccupano di più.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
non mi ha risposto alle altre domande.

Lei scrive:
"... attacchi di panico solo in determinate situazioni..."

In quali "determinate situazioni" ?

[#4]
dopo
Utente
Utente
In macchina prevalentemente nelle gallerie e sui viadotti se la strada è trafficata e sui mezzi pubblici se c'è gente. Alcuni giorni va bene, in altri ho attacchi di panico estremi.
Per esempio fino a poco tempo fa non ho avuto mai problemi a prendere la metropolitana mentre prima nè avevo e ora sono rispuntati di nuovo.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Allora è possibile che non si tratta di attacchi di panico nel senso stretto, ma di "fobia specifica" (nella quale si riesce ad individuare gli stimoli od i contesti "specifici" che scatenano i sintomi). Il primo approccio in questo caso è la psicoterapia, ad esempio, cognitivo-comportamentale, che è anche la cura più radicale rispetto alla cura farmacologica, e in più casi è sufficiente. Se il disturbo è particolarmente invalidante così che la persona non riesce nemmeno a partecipare con beneficio alla psicoterapia, non ne è pronta, e soprattutto se è associato o fa parte del disturbo depressivo importante, allora si può valutare l'uso dei farmaci (in concomitanza o con la ripresa successiva della psicoterapia). Fra i farmaci, entrambi da Lei nominati hanno i possibili sintomi collaterali. Statisticamente la paroxetina è il farmaco che ha più sintomi collaterali rispetto ad altri farmaci della stessa classe, ma nella mia pratica la statistica è stata diversa, perché è stato generalmente ben tollerato. Deve essere sospeso gradualmente e in accordo con lo specialista e così - con tutti gli psicofarmaci (se uno vuole che il farmaco sia facile da sospendere quando uno vuole, allora è meglio non prescrivere a questa persona gli psicofarmaci). In ogni caso, se la persona ha già avuto un beneficio e buona tollerabilità con il Cipralex (ex-citalopram), allora quest'ultimo sarebbe il più indicato. E se il beneficio da questo farmaco c'è stato, ma non è stato sufficiente, allora è possibile che la dose è stata bassa e che la persona ... non ha fatto la psicoterapia (ma quest'ultima non si può fare senza essere motivati).
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio Dottore per la risposta esaudiente, un'ultima cosa, per psicoterapia intende la cognitivo-comportamentale oppure ce n'è una di maggiore efficacia?
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Rispetto all'indirizzo ottimale della psicoterapia, Le consiglio di postare una richiesta anche nella sezione di "Psicologia" del nostro sito.

Da parte mia posso dire che in realtà anche all'interno della scuola "cognitivo-comportamentale" ci sono più correnti, e non si tratta di una cosa solo. Più che altro sarebbero utili alcune metodiche (ad esempio, la "desensibilizzazione sistematica" elaborata inizialmente da Joseph Wolpe), che tipicamente sono utilizzate nel contesto della scuola cognitivo-comportamentale. Può trattarsi anche di combinazione con altre tecniche utili (ad esempio, sulla capacità di valutazione del pericolo; di rilassamento; anche alcune tecniche apprese delle tradizioni orientali). Nello spirito iniziale della scuola "cognitiva" c'è stato l'utilizzo di quelle tecniche che dimostrano di funzionare a prescindere in base a quale teoria sono state sviluppate (approccio ateorico), e intendevo "cognitivo-comportamentale" più che altro in tale senso. Poi, ovviamente, non basta una combinazione di tecniche, ma serve anche uno psicoterapeuta capace di vedere l'insieme, perché le tecniche vanno individualizzate, ed il processo di cura va monitorato. Serve anche la consapevolezza del paziente, perché, a differenza di alcune altre scuole, nella scuola "cognitiva" si presume la Sua partecipazione consapevole e che la persona stessa è potenzialmente capace di analizzare (le circostanze, sé stessa ecc).

Lei può fare anche una ricerca di letteratura sull'argomento per conto Suo, così sarà più consapevole di che cosa si tratta e magari più motivato.
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