Effettti comportamentali della cura di stati depressi

Buonasera,
da anni ho comportamenti depressi, che ho curato attraverso farmaci prescritti da specialisti, tra cui Cipralex, e una cura con Ex Farganesse (oggi antistaminico galenico) per le difficolta' di prendere sonno e riposare.

Concordemente con il medico abbiamo sospeso il Cipralex ed e' rimasta solo la cura a basso impatto per l'insonnia.
La mia domanda verte su questo punto. Questo 'umore depresso' mi ha causato molti problemi negli anni, come a molti altri. Ho notato che le cure sia durante l'assunzione che adesso, hanno migliorato molto il quotidiano, ma hanno avuto scarso impatto sugli effetti a valle. Meno ansia, molta facilita' nelle adempienze quotidiane, ma scarso impatto sui pattern tossici a valle, dalla difficolta' di concentrazione alla capacita' di concludere e schivare il passaggio di mesi come settimane rispetto ad attivita' produttive. Non che non si studi e lavori, ma la "pizza resta quasi sempre nel forno quasi cotta", perche' resta un senso di evanescenza rispetto agli esiti di queste attivita' piu' pesanti.

Forse manca qualcosa nell'affrontare il problema? Ho la sensazione di sentirmi molto meglio, direi bene, ma di non avere in realta' risolto, se le conseguenze piu' gravi, in prospettiva, non sono molto cambiate.


PS. vedo tre t nel titolo ma non trovo come correggere, scusate.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Parlava di comportamenti depressivi, presumo inquadrati in una diagnosi di depressione. Se alcuni aspetti non sono cambiati, mi sembrerebbe logica la sostituzione della terapia antidepressiva, o il suo incremento di dosaggio.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera,
grazie per la sua risposta. Si, come scrivevo, la mia percezione e' che nel tempo la vita quotidiana e' tornata sostanzialmente normale, e in questo senso, non ci sono problemi, ma rispetto ad attivita' piu' cognitive, non ho visto recuperare la capacita' che avevo di "concludere e riassumere", e sebbene legga moltissimo, faccio un po' di fatica con il quantitativo, mentre non ho problemi con il qualitativo, argomenti anche complessi di management.
Mi chiedevo se questa percezione di soluzione incompleta sia il risultato di una cura incompleta, perche' fatta solo di farmaci e qualche consulto, o non precisamente allineate al problema.


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dopo
Utente
Utente
Detto in un altro modo, l'avere recuperato una bella normalita' quotidiana, senza anche la capacita' di svolgere attivita' che richiedono piu' che la semplice serenita' 'del pensionato' mi lascia comunque ai giardini pubblici a dare il pane ai pesci.

Tra l'altro, nel frattempo leggevo anche l'articolo sui sintomi residui, e forse e' un po' quello il modo di interpretare la situazione.

C'e' una qualche specificita' rispetto a questi problemi di concentrazione o meglio di percepire l'incapacita' di assorbire e fare proprie delle abilita', con un dilatarsi dei tempi?

Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Sì, può essere il cosiddetto quadro "residuale", oppure semplicemente essere una risposta incompleta, quindi c'è tutto lo spazio per concepire la prova di altre terapie, ovviamente nel caso con un profilo un po' diverso per vedere se danno benefici ulteriori e a spettro più ampio (cioè che coprano anche i sintomi di spinta vitale, interesse e vivacità emotiva).
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