Cura sindrome da stress

Gentili dottori,
vorrei un consulto riguardo la cura che mi è stata proposta, che non mi sta dando alcun giovamento.
Dopo che il mio fidanzato si è trasferito all'estero per lavoro, ho attraversato un periodo di blocco nello studio e non riuscivo a sostenere gli ultimi esami della magistrale in lettere. Mi rivolgo pertanto a una psicoterapeuta. Comincio a manifestare psicosomatizzazioni: insonnia, colite spastica nervosa, gastrite, mioclonie all'occhio, spasmi muscolari involontari, scatti di rabbia, irascibilità, depersonalizzazione, derealizzazione,senso di oppressione al petto (ansia) tachicardia ed extrasistole (un episodio mi è durato per ben tre ore la mattina dopo il mio ultimo esame, alla fine il mio medico mi ha fatto chiamare l'ambulanza perché il cuore continuava ad avere un ritmo irregolare). Spesso ho difficoltà nella deglutizione e paura di strozzarmi.
Vista anche la condizione familiare, che riassumo velocemente (genitori separati, ho sofferto di attacchi di panico al loro divorzio a 16 anni; madre depressa che non fa niente in casa) ho dovuto sempre lavorare e studiare e dare sempre il massimo. Il medico di base mi dà per la colite spastica spasmomen somatico e mi manda da una psichiatra, che mi prescrive la seguente cura: Lyrica 0.75 mattina e 0.75 sera (all'inizio più leggera ovviamente) + rivotril 5 gocce la mattina e 10 la sera.
Il mio ragazzo dopo tante belle promesse anche di una convivenza, mi lascia nel peggiore dei mondi rendendosi irreperibile e sparendo nel nulla, lasciandomi dentro un dolore lacerante. Comincio ad avere pensieri intrusivi della città dove viveva e dove sono stata per due volte da una ventina di giorni l'una (es. flashback di un negozio o di una strada, mai di lui). Poi manifesto emicranie persistenti e comincio a meditare il suicidio. La psichiatra mi cambia la cura, aggiunge il Lyrica 0.75 anche a pranzo+ laroxyl 5 gocce la sera. Il rivotril la sera diminuisce a 7 gocce.
Ho cominciato la cura a ottobre, alla fine mi sono laureata anche grazie alla pazienza della mia relatrice, ma non sento benefici, ho spesso crisi di pianto e di rabbia, continuo ad avere pensieri intrusivi, colite spastiche, spasmi muscolari soprattutto all'occhio e all'interno coscia, cefalee ricorrenti. Pensate sia il caso di cambiare cura o è solo il caso di aspettare? Scusate se mi sono dilungata ma volevo essere esauriente.
Ringrazio
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Dr. Michele Patat Psichiatra, Psicoterapeuta 640 11
Gentile utente,
tra i farmaci che sta assumendo solo laroxyl può avere effetti curativi, gli altri sono esclusivamente sintomatici (riducono temporaneamente la sintomatologia, senza però risolverla).
Il dosaggio, tuttavia, mi pare eccessivamente basso.
Andrebbe verificato insieme alla sua psichiatra il motivo per il quale è stato introdotto solo in un secondo tempo ed a un dosaggio del genere.
Cordiali saluti,

Dr. Michele Patat
https://www.medicitalia.it/michelepatat

[#2]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
In assenza di miglioramento dal trattamento, esso andrebbe rivalutato.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#3]
dopo
Utente
Utente
Credo che la psichiatra volesse mantenere un dosaggio basso per non darmi troppa sonnolenza in quanto ero alle prese con la tesi magistrale. L'ultima volta però mi ha solo aggiunto il Laroxyl e in una quantità che da quanto apprendo dal foglietto illustrativo, non è neanche curativa, (ma ovviamente non sono un medico e poi è in associazione con altri farmaci). La scelta del Lyrica credo fosse dettata dalla volontà di curare le somatizzazioni ma la situazione peggiora e soprattutto l'umore, ho degli scatti di rabbia violentissimi che non avevo mai avuto prima. Temo di impazzire o di sviluppare una personalità psicotica (con cui tra l'altro c'è familiarità, mio zio materno è schizofrenico)
[#4]
Dr. Michele Patat Psichiatra, Psicoterapeuta 640 11
Sulla base di ciò che dice (evitare la sonnolenza), le scelte prese non mi sembrano le più idonee.
I farmaci che possono più frequentemente causare sonnolenza sono infatti proprio quelli sintomatici (non a caso "sedano" i sintomi ansiosi), mentre quelli più curativi generalmente non provocano questi effetti.
Tendenzialmente nella cura dei disturbi d'ansia prevede come prima scelta i farmaci denominati SSRI (ne esistono molti), eventualmente affiancati da benzodiazepine (come rivotril) nelle prime fasi del trattamento.
Riguardo al dosaggio di laroxyl, come detto sembra eccessivamente basso per gli scopi che si vorrebbero raggiungere.
Cordiali saluti,
[#5]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
L'utilizzo di lyrica ha indicazione nel dolore neuropatico e non nel disturbo somatoforme.

Ha una certa quota di azione sull'ansia ma se effettivamente il suo risulta essere un disturbo somatoforme può non trarre giovamento dal trattamento.

L'antidepressivo può agire sui disturbi dolorosi anche a bassi dosaggi.

E' probabile però che la situazione non sia trattata per la diagnosi che riferisce.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Dai sintomi prescritti (forme dissociative, cefalea, somatizzazioni), mi consigliate di rivedere la cura con un neurologo o con uno psichiatra?
Il mio psichiatra mi ha fatto fare un'elettroencefalogramma non ho capito bene per quale motivo, non sono affetta ovviamente epilessia (anche se ho casi in famiglia) ma ha detto che ci sono dei "picchi" e mi ha detto che forse sarebbe bene fare una sonnografia..ha parlato di "stadi intermedi" tra epilessia vera e propria e altre patologie ma non ho capito bene cosa temeva potessi avere..
Altra cosa: ho sofferto per una separazione molto dolorosa e inaspettata dal mio fidanzato (che poco prima mi aveva chiesto di convivere) e sono perseguitata dai pensieri intrusivi, esistono dei medicinali che bloccano i pensieri? Come mai non terminano dopo quasi otto mesi (di terapia farmacologica più psicoterapia cognitivo-comportamentale)? Questi sintomi rientrano nella sindrome da stress?
Scusate le molte domande ma vorrei capire cosa mi sta succedendo..
grazie delle risposte
[#7]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Attualmente i pensieri intrusivi vanno considerati come sintomo a sè stante se non si riducono con l'attuale terapia e trattati con una classe farmacologica differente.
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