Sfidare o no i timori di attacchi di panico

Buongiorno, mia madre 52 anni da moltissimi anni soffre di depressione, ansia ed attacchi di panico molto frequenti e forti. Per circa 1 anno è stata in terapia (terminata da 4 mesi) con Ciparalex 20 mg/ml, 15 gocce al dì e ci sono stati molti miglioramenti della sua depressione e soprattutto degli attacchi di panico che non si verificano più da oltre 8 mesi. Il 7 settembre però dovrà fare un controllo da un endocrinologo da cui è in cura da 4 anni per problemi endocrinologici ora perfettamente risolti ma che, ogni 2 anni, richiedono una visita di controllo. Il problema è che questa visita va effettuata in un centro distante da noi circa 170 km, e per questo 2 e 4 anni fa mia madre, accompagnata da me, aveva raggiunto il luogo in treno con viaggio di circa 90 minuti (90 all’andata e 90 al ritorno). Purtroppo in tutte le occasioni ebbe forti, prolungati attacchi di panico in treno che siam riusciti a sedare, dopo moltissimi minuti, ricorrendo ad almeno 20 gocce di Xanax 0,75 mg/ml, farmaco che portava con sé. Nella sua vita ha sempre evitato di prendere ascensori e considera assurdamente gli ascensori e il treno come fossero scatole chiuse senza aria e possibilità di fuga. Quindi è impaurita dall’idea di prendere il treno, cosa che appunto ha fatto soltanto ogni 2 anni giusto per andare a sottoporsi a questi controlli medici. Ora già pensa che si sentirà sicuramente male in treno e non sa se andare o no. Pensavo che la terapia con Cipralex avesse potuto eliminare anche gli attacchi di panico claustrofobici e non solo quelli generalizzati (che appunto son spariti da 8 mesi), invece questi suoi pensieri e paure riguardo al treno mi hanno spiazzato e non mi confortano affatto. Noi non abbiam l’auto, quindi il treno è l’unica possibilità per tragitti così lunghi. Ormai entro il 7 settembre, per ovvie ragioni di tempo non è possibile iniziare un eventuale lungo percorso terapeutico contro gli attacchi di panico claustrofobici. Per questo chiedo gentilmente se a mia madre conviene (magari assumendo le gocce di Xanax circa un’ora prima di salire sul treno cercando forse di prevenire l’attacco di panico) prendere ugualmente il treno recandosi alla visita? Forse al posto dello Xanax sarebbe meglio una compressa orosolubile (da 1 mg o da 2,5 mg) di Tavor da assumere prima della salita sul treno a scopo preventivo o eventualmente dopo al verificarsi dei primi sintomi dell’attacco di panico? Oppure è meglio non forzare le cose, disdire l’appuntamento che abbiam da parecchio tempo e quindi mettersi in cura da un endocrinologo della nostra zona per il raggiungimento del quale ovviamente non è necessario l’utilizzo del treno? Ringrazio per la cortese consueta disponibilità. Cordiali Saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

L'attacco passa fondamentalmente da solo. Si seda la paura di averlo, per cui l'uso del tranquillante diviene strumento di libertà apparente, perché consente di muoversi, osare, ma non previene assolutamente gli attacchi.
Invece terapie come il cipralex sì, per cui va poi verificato se esponendosi alla situazione c'è copertura o meno. Portarsi dietro il tranquillante all'inizio può essere accettabile, ma fondamentalmente il tranquillante non ha più un ruolo quando la cura funziona.

Bisogna evitare che con una cura funzionante la persona non si esponga più alle situazioni, perché un po' di ansia prima è normale, mentre ciò che va recuperata è capire che l'ansia, se il panico è bloccato, si controlla automaticamente, e non "esplode".

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2013 al 2020
Ex utente
Ok. La ringrazio dr. Pacini. Saluti.
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