Attacco di panico durante il sonno?

Buongiorno a tutti. La mia storia di crisi d'ansia e attacchi di panico è nota. Spesso ho scritto su Medicitalia. Negli ultimi 4 anni ho seguito (sempre su indicazione specialistica) una terapia farmacologica a base di amitriptilina, perfenazina e benzodiazepine. Nel corso del tempo ho scalato il tutto con molta gradualità (sempre su indicazione medica) fino ad eliminare i farmaci lo scorso mese di maggio. Ho fatto e faccio psicoterapia. Ho cambiato 4 terapeuti ma i risultati sono sempre stati scarsi o, comunque, limitati nel tempo. Da qualche mese mi sono affidato ad una eccellente dottoressa (psicanalista e psicoterapeuta), con la quale mi sto trovando bene, dato che mi sta prospettando dei nuovi angoli di visuale, che mai erano stati presi in considerazione prima. Dopo un periodo discreto di qualche settimana, negli ultimi 3 giorni sono stato piuttosto male, con crisi d'ansia continue, soprattutto per le somatizzazioni che le caratterizzano. Passo alla domanda. Anche ieri ho avuto una giornata molto pesante. I sintomi sono stati tanti e frequenti. Quando tutto sembrava finalmente finito, quando sembrava che stessi bene, sono andato a letto. Normalmente, in questi anni, l'unica fase di vera tranquillità è stato il sonno, durante il quale mai si era verificato alcunchè. Senonché ieri notte è proprio nel sonno che mi sono sentito male. In realtà non so se stessi già dormendo, se fossi a tutti gli effetti sveglio, se fossi fra veglia e sonno. Non so che ora fosse, se mi fossi messo a letto da poco o da tanto. Non lo so! Il fatto è che ho avvertito una bruttissima sensazione, che non sono minimamente in grado di descrivere. Qualcosa di orribile, accompagnato ad una leggera tachicardia (dico leggera perché in altre circostanze, seppur piuttosto infrequenti, ho avuto tachicardie ben più violente). La cosa che mi atterrisce è che si è verificata in un contesto protetto: il letto e (forse) il sonno. L'unico luogo nel quale, in quattro anni, mai era accaduto nulla. Poi mi sono definitivamente addormentato. Stamattina, ovviamente, sono fermo a quella sensazione, alla paura che fosse qualcosa di grave e che possa ripetersi. È l'ennesima cosa nuova, capitata quando e dove non doveva capitare. Ho fatto 2000 visite in passato (le ultime pochi mesi fa), soprattutto cardiologiche, e, onestamente, non ho voglia di cominciare ancora una volta e farne altre 2000. Cosa è successo stanotte? È plausibile un attacco di panico? O può trattarsi di qualcosa di organico, che merita un approfondimento? Grazie mille a tutti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Ha una storia di disturbo d'ansia con attacchi di panico ed ha una possibile recidiva dopo la sospensione di una cura ?
Io direi che intanto farei rivalutare l'opportunità di riprendere un trattamento dal medico che la seguiva.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottore, intende un trattamento farmacologico? In verità la persona che mi segue adesso è anche psichiatra (ha diretto un reparto ospedaliero) e, quindi, avrebbe la competenza per prescrivermi dei medicinali. Solo che, da quanto mi ha detto, al momento vorrebbe evitarlo perché l'assunzione potrebbe "condizionare" l'efficacia della sua terapia. Anche perché i farmaci su di me, in passato, non hanno avuto l'esito sperato, considerato che li ho presi continuativamente per 3 anni. Onestamente non so cosa fare. In ogni caso lei ritiene che l'episodio di stanotte sia riconducibile sempre all'ansia ed al panico? Ancora grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Non saprei di che tipo di terapia si tratti, anche se non mi risulta che le psicoterapie siano ostacolate dai trattamenti farmacologici, se parliamo di evidenze.
Essendo comunque un medico, può valutare se questa è una recidiva del disturbo in questione.
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Utente
Utente
Il problema è che il mondo dei disturbi ansiogeni, con il quale mio malgrado ho imparato a fare i conti, è - a mio modestissimo parere - un mare magnum nel quale ognuno ti dice delle cose, che però non danno mai delle certezze. Si guarisce? Non si sa! Quando si guarisce? Non si sa! Dipende molto dal soggetto che ne soffre? Forse! Esistono cure? La psicoterapia e i farmaci! E se non funzionano che si fa? Boh!! Insomma, io sono estremamente scoraggiato. Non so che pesci pigliare. Non accetto di non stare bene. Non accetto di essere una specie di invalido. Prima che mi succedesse questa cosa vivevo una normalissima esistenza. Oggi non è più così. La paura mi attanaglia e sono stanco. Stanco di tutto questo è di non avere una prospettiva. Ho sviscerato la mia vita in lungo ed in largo con i terapeuti. Ad un certo punto ripetiamo sempre le stesse cose...ma io sono ancora qui, in preda ad un problema che non ha soluzione. Ed allora che si fa? Nessuno lo sa. Dottore, in ogni caso la ringrazio tanto per la disponibilità.
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Utente
Utente
Gentile dottore, mi permetta un'ultima riflessione. Cliccando sul suo link mi sono imbattuto nell'articolo "somatizzazioni e disturbi psicosomatici: domande e risposte". Ebbene, si tratta di una perfetta, inconfutabile esposizione delle situazioni che io vivo quotidianamente. Una rappresentazione plastica. Mentre leggevo mi sono totalmente rivisto in quelle parole. Il tutto, per me, sfocia poi negli attacchi di panico. Ciò che non sono riuscito a individuare in quell'articolo è la soluzione o forse non sono stato in grado di leggerla. Ovviamente la mia non è una critica o una osservazione...ci mancherebbe. Ripeto, a mio modestissimo avviso quello scritto è una magnifica ricostruzione del mio malessere. La domanda è: la strada che seguo ormai da anni, anche cambiando farmaci e professionisti, è quella giusta? È l'unica percorribile? Scusi il disturbo e la prolissità. Ancora grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
La soluzione è di solito una cura. In cosa poi debba consistere dipende. Ci sono diagnosi e le loro terapie da accoppiare (non sempre ne esiste una standard).
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