Pensieri ossessivi riguardo l'università

Buonasera, in passato ho preso la decisione di lasciare l'università poiché volevo intraprendere un percorso totalmente differente.
Ho sofferto molto perché mi sono sempre immaginato un ragazzo studioso con il desiderio di laurearsi, ma non è andato nulla secondo i miei piani e devo metterci un punto sopra.

Ora il problema è io sono diventata una persona più calma, lucida e meno paranoica rispetto al passato, tuttavia il mio desiderio di andare a vivere e lavorare in città si blocca al continuo pensiero del non essermi laureato, inoltre succedendo cose ancora più strane, del tipo nella mia mente c'è il collegamento con mia sorella che in quella città ha vissuto e si è laureata con me che vorrei andarci ma per fare qualcosa totalmente diverso, è come se questa cosa fosse troppo strana per me, provo un senso di nostalgia mista a paura di trovare persone del mio paese proprio in quella città, persone che studiano, mentre io sono lì con obiettivi diversi.

Non so se mi sono spiegato abbastanza.

Ho superato tutte le paranoie ma questa proprio mi resta in testa.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
prima di entrare nel merito delle sue domande devo chiederle: si è procurato l'aiuto di uno specialista, come tutti i miei colleghi fin qui le hanno suggeriro di fare?
Perché, vede, quando c'è un pensiero distorto, entrare nei suoi tortuosi meandri non aiuta, come le dimostrerò rispondendo ai vari punti della sua email che esordisce con le parole: "in passato ho preso la decisione di lasciare l'università poiché volevo intraprendere un percorso totalmente differente".
Questa affermazione è vera? Quale percorso ha intrapreso? Nessuno, sembrerebbe: "non è andato nulla secondo i miei piani".
Si sa che la vita non corrisponde mai perfettamente ai nostri desideri, ma c'è una circostanza in cui questi desideri vengono proprio stravolti: quando non pianifichiamo nulla con buon senso.
Lei dice di aver sofferto nel lasciare l'università: allora perché l'ha fatto?
Perché mai, ancora giovane, non riprende gli studi, e invece scrive: "il mio desiderio di andare a vivere e lavorare in città si blocca al continuo pensiero del non essermi laureato".
Lei non ha quarant'anni e nemmeno trenta (del resto io consiglierei anche ad un novantenne di iscriversi all'università, se ne ha desiderio); ha proprio l'età in cui se desidera studiare può farlo benissimo e con vantaggio per la sua carriera.
Aggiunge che il desiderio di andare in città contrasta con una serie di sensazioni, per altro comprensibili: sua sorella c'è stata per laurearsi, alcuni conoscenti del suo paese sono lì per la stessa ragione, lei invece avrebbe obiettivi diversi, e questo le crea "un senso di nostalgia mista a paura".
Andando al succo, lei si pente di non aver voluto o potuto laurearsi. Il problema è che sviluppare nuovi progetti richiede il coraggio di lasciarsi davvero alle spalle quelli precedenti, scegliendo quelli del presente in quanto migliori. A renderli migliori dovrebbe essere il fatto che questi sono realizzabili, e quegli altri non lo sono stati: "il reale è razionale", come dice Hegel.
Le faccio tanti auguri e la invito a curarsi e a progettare un coraggioso e realistico futuro.
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Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com