Iniziare a lavorare con una persona che mi ha rifiutata

Salve, scrivo nuovamente qui per chiedere un parere.

Scusatemi, ma non saprei dove chiedere un "aiuto".


Sto vivendo quella che penso possa definirsi una crisi esistenziale.


Ho quasi 25 anni, non sto costruendo nulla per il futuro, sono emotivamente e psicologicamente a pezzi, mi sento sola, devastata dal dolore per la perdita di mia mamma avvenuta 3 anni fa, ho dentro tanta mancanza, tristezza, senso di vuoto, smarrimento ecc ecc.

Mi manca tanto, tantissimo, e non penso posso descrivere a parole il mio dolore perché è indescrivibile... mi manca tutto, mi sembra un incubo che lei non sia più qui accanto a me fisicamente.
É difficile parlarne perché fa malissimo.
Lei il mio tutto.

Mia mamma, insieme a mio padre i due pilastri della mia vita...
A volte non so come io stia sopravvivendo, penso che sia lei a darmi la forza altrimenti non sarei nemmeno in piedi...
Spero di svegliarmi da questo incubo... non ce la faccio più...

Mi sento sola, senza amore, senza nulla.
Vivo nei sensi di colpa continui su tutto.

Ho ripreso l'università ma non so se fa per me, viste le difficoltà che sto riscontrando.

Tanti anni fuoricorso, soli 6 esami dati.

Non ho un indipendenza economica, la mia famiglia non mi fa mancare nulla ma a questa età sarebbe giusto avere un minimo di autonomia anche economica.


Ho trovato una piccola opportunità lavorativa, che vorrei conciliare con lo studio e con la cura della mia casa.

Questa opportunità è nello stesso posto dove lavora un ragazzo che mi interessa, ho paura che sia stato questo che mi abbia dato la spinta per fare questo 1 colloquio conoscitivo.

Con questo ragazzo le cose non sono mai andate, per farla breve lui sa del mio interesse, ho sempre visto atteggiamenti da persona interessata, ma mi ha sempre rifiutata dicendosi non predisposto verso nessuna e che non ero io il problema.
Questa rifiuto non mi ha certamente fatto bene.

Ho paura che la mia sia diventata una sorta di dipendenza affettiva; che magari mi rifugio in questo pensiero perché sto troppo male per cose più importanti, ovvero la perdita di mia mamma, e quindi mi aggrappo a qualcosa.
Anche se spesso sento di non aver mai provato un sentimento così anche se c'è stato poco e nulla, tanti sguardi ammiccanti, sorrisi, gentilezza e chat.

Con questo non dico che non penso al mio dolore e mi metto a pensare ad altro, ma ho paura che la mia possa essere diventata ossessione verso questo ragazzo, anche se so di averci tenuto tanto a lui, fino a pensare che fosse un sentimento d'amore seppur non ricambiato.

Questo "sentimento" va avanti da un anno e mezzo.

Non so se mi prenderanno, ho paura che lui possa pensare che lo perseguito, ho paura che sia stata la sua presenza a spingermi verso questo annuncio.

E ora mi sento combattuta, se mi chiameranno ci vado o lascio perdere?

Cosa dovrei fare?


Non so nemmeno piu io cosa fare e nn fare.

Mi sento totalmente sopraffata da tutto.

Scusate, sono un caso disperato.

Forse è solo uno sfogo perché è tutto troppo complesso.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

già nello scorso consulto di pochi giorni fa, al quale io stesso ho risposto, ci parlava di come scrivere qui fosse uno "sfogo".
Ma, come già le dicevo, uno sfogo lascia il tempo che trova; se non per quei pochi minuti in cui Lei scrive il consulto e legge la risposta.
Io continuo a sperare che chi scrive qui lo faccia per chiedere un'indicazione di miglioramento, e che poi cerchi di applicarla.

Considerato che lei si descrive con una persona immobile
- immobile nel lutto, nell'università, nella sofferenza, nella fissazione sentimentale per quanto non ricambiata, -
sperimentarsi in questa nuova esperienza può rappresentare quel movimento che contrasta l'immobilità. Ogni movimento contiene dei pericoli (lei usa il termine "paura"), ma anche l'immobilità ne contiene, forse peggiori. Se si trattasse dell'immobilità del corpo la mente andrebbe alle pieghe da decubito; ma ci sono anche quelle dell'animo, per usare una metafora.

Concludevo così la risposta al consulto precedente:
"E dunque il lavoro psichico è complesso, faticoso, e non sempre possibile senza una guida (l* Psicoterapeuta)."
Ci ha pensato?

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/