A causa della mia sofferenza una persona è stata allontanata e ora sto malissimo

Buongiorno a tutti,
Sono un ragazzo di 27 anni e a fine Febbraio 2023 ho conosciuto una ragazza che mi scriveva su Instagram da qualche tempo.
Ci siamo trovati subito bene e già al secondo appuntamento è scattato un bacio e da lì abbiamo iniziato a frequentarci.
Fino a Giugno tutto bene fin quando non sono incominciati i primi problemi, qualche discussione o incomprensione.
Da lì abbiamo cercato molte volte di ritornare all'inizio ma senza grande successo.
Intanto i mesi passavano ed eravamo sempre in bilico, c'era però una cosa che ci legava: un corso di teatro.
Io l'avevo invitata perché lei interessata a farlo e io, lavorando in un'associazione culturale, gli ho dato la possibilità di iscriversi.
Solo che il mio maestro, colui che tiene il corso, non era molto convinto della sua iscrizione, ma io gli dissi che non c'erano problemi e che tutto sarebbe andato bene, ma ad un certo punto lei mi lasciò.
Lo potevo immaginare perché per un mese e mezzo mi ha "paccato" evitandomi di vedermi, solo che trovava sempre scuse e pensavo sempre fosse legato al suo lavoro, anche se più di un sospetto mi era venuto.
Il vederla a teatro mi dava molta sofferenza perché è stata la prima persona che mi abbia mai amato per come sono e penso sempre che una cosa del genere non mi ricapiti più.
Ho sempre avuto problemi di autostima e mi sono sempre considerato un "Incel" anche non al 100%, diciamo togliendo la parte dell'odio e lasciando solo il vedersi brutti.
Troppo brutti.
Comunque il mio maestro vide questa cosa, conoscendomi da 7 anni, non ero più io e ogni volta tornavo a casa piangendo e avendo attacchi di panico, io non gli parlai di ciò ma come ho detto prima mi conosceva e aveva capito tutto.
Così un giorno mi disse che avrebbe chiesto a lei di fare un passo indietro e di lasciare il corso, all'inizio non ero convinto e volevo chiarire ma lei non volle mai vedermi e così accettai.
Il risultato è che la cacciò in malo modo, dicendogli che se era intelligente l'avrebbe dovuto capire e dandole della "carnefice".
I giorni seguenti ho preso gli "insulti" della sorella e di una sua amica, dandomi dell'egoista e che non rispetto le persone e adesso piango ogni giorno.
Mi sento uno schifo.
A Gennaio vedrò la sorella perché anche lei frequentatrice del corso e ho già l'ansia.
Premetto che sto già andando dalla psicologa da Ottobre ma ho paura di non superare questo momento perché mi vedo come un mostro.
E mi è stato consigliato di prendere degli antidepressivi ma ho paura di stare peggio, Sono molto disperato e affranto e ho paura di fare sciocchezze
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
due osservazioni:
-se va da una psicologa, perché si attende qualcosa di più da chi non la conosce?
-se sta davvero male, perché non prende i farmaci?
Dalle sue parole sembra che lei si assuma -forse- colpe non sue.
Ha fatto capire al maestro di teatro le sofferenze vissute con la sua ex, e il maestro ha deciso di allontanarla, rimproverandola.
Queste sono scelte del maestro, e se lei gli aveva detto cose vere, perché vuol farsene una colpa?
Allo stesso titolo, non deve permettere alla sorella e all'amica di rimproverarla, se, ripeto, non ha mentito per un infantile desiderio di vendetta sulle responsabilità di quella ragazza nei suoi confronti.
In generale tutti questi timori, sofferenze, tutto questo piangere sembrano le spie di un comportamento poco adulto e virile, che certo non l'aiuta nei rapporti con le donne.
Si affidi dunque alla sua psicologa, per guarire e per "crescere".
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio per la risposta. Le rispondo alle sue osservazioni:
- Ho voluto comunque provare a scrivere per vedere risposte di altri professionisti
- I farmaci non li sto attualmente prendendo perché devo ancora effettuare la visita per la prescrizione. Anche se non vorrei perché non mi fido molto essendo che in passato ho avuto modo di provarli
Mi viene da farmi una colpa perché avrei dovuto non far accorgere al mio maestro della mia sofferenza. Penso che avrei dovuto essere più forte e a Gennaio, quando il corso riprenderà, la sorella sarà lì e ammetto di non sentirmi a proprio agio. Io penso che la mia ex, da come mi ha detto lei stessa, pensa che io sia complice in tutto ciò ma non è vero. Vorrei solo avere la possibilità di dimostrarlo. Ed è vero, con le donne ho sempre fatto molta fatica e me né vergogno molto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
se si fida della sua psicologa, non perda tempo ad acquisire altri pareri.
In questo modo dissipa l'impegno che dovrebbe impiegare nel cambiamento necessario per diventare una persona capace di conseguire gli obiettivi che le stanno a cuore, tra cui amare ed essere amato.
Adesso si fa una colpa delle azioni decise da un altro, si vergogna davanti alla sorella della ex, pensa che la ragazza la ritenga responsabile...
Suvvia, affronti le cose con tempra più virile!
Ha amato una donna che forse non si è comportata bene con lei. Meglio perderla che trovarla, meglio soprattutto non vedersela sempre davanti.
Alla sorella si mostri risoluto e sereno. Se poi dovesse essere questa ragazza a prendere il discorso, le dica che se il maestro ha deciso di allontanare la sua ex avrà avuto le sue ragioni, che vanno semmai chieste al maestro stesso.
Con la sua continua debolezza lei sembra incoraggiare le persone a maltrattarla. Le conviene?

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
Perdoni la risposta tardiva. Chiaramente non mi conviene incoraggiare le persone a maltrattarmi, il mio problema è che, essendo una mia caratterista essere una persona molto sensibile e che cerca di accontentare tutti, sento comunque che l'allontanamento di questa persona sia comunque "causa mia". Precisando comunque che io non ho mai voluto un suo allontanamento e di certo non ho mai avuto un desiderio di "vendetta infantile". Adesso la psicologa la vedrò presto e cercherò di "crescere" ulteriormente, nonostante negli anni ho dovuto affrontare problemi peggiori.
Le pongo una domanda, la prenda come semplice curiosità: Quali sarebbero gli atteggiamenti adulti e virili che aiutano con le donne?
La ringrazio molto
Cordiali Saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
la sua domanda va rivolta alla curante, perché richiede una risposta fatta non di parole, ma di addestramento alla virilità morale, caratteristica che non è solo del maschio della specie ma di chiunque affronti la vita con serietà e coraggio. Non a caso ne parla l'imperatore Marco Aurelio, esponente della filosofia stoica, certamente non un "macho" nel senso deteriore del termine.
Quali siano le sue caratteristiche poco adulte e poco virili lo scrive lei stesso in #1: "Il vederla a teatro mi dava molta sofferenza" al punto che "ogni volta tornavo a casa piangendo e avendo attacchi di panico"! Addirittura. Ma davvero un uomo di 28 anni ha queste reazioni da ragazzino, dopo aver fatto naufragare la propria relazione d'amore con continue "discussioni e incomprensioni" a cui non ha saputo porre rimedio? Quale altro esito si aspettava, se non la conclusione della storia?
Come le ho scritto in #1: "tutti questi timori, sofferenze, tutto questo piangere sembrano le spie di un comportamento poco adulto e virile, che certo non l'aiuta nei rapporti con le donne". E in #3 ribadivo: "affronti le cose con tempra più virile" invitandola a mostrarsi "risoluto e sereno" con chi dovesse rivolgerle dei rimproveri.
Ma nell'ultima email lei scrive: "essendo una mia caratterista essere una persona molto sensibile e che cerca di accontentare tutti"...
In questa frase sono presenti diversi equivoci:
1) quella che lei chiama caratteristica può essere non sensibilità, ma altro, ed è un'abitudine acquisita che è opportuno correggere;
2) cercare di "accontentare tutti" non è della persona sensibile ma della persona pavida, che ha paura di rendersi antipatica o di suscitare reazioni negative;
3) "accontentare tutti" è impossibile per il semplice fatto che ciò che fa piacere a uno può dispiacere ad un altro;
4) il termine "sensibile" è equivoco, ha due facce come Giano bifronte: può essere rivolto all'interno, alla contemplazione di sé stessi, o all'esterno, assumendo il positivo carattere dell'empatia.
Chi piange e nello stesso tempo nasconde il suo vero pensiero non appare sensibile, ma pauroso e anche subdolo.
Per esempio tra le cose che mancano nella sua comunicazione c'è la natura dell'associazione teatrale di cui fa parte: è per caso un centro di cura o un'associazione religiosa? Non è aperta a tutti? Come mai è stato necessario il suo intervento per dare alla ragazza la possibilità di iscriversi?
A vantaggio non solo di lei che scrive, ma di tutti quelli che ci leggono, desidero ricordare che non soltanto alle donne in una relazione amorosa, ma alla maggior parte delle persone in una qualunque relazione piace trovarsi di fronte una persona decisa e serena, gentile ma anche leale nell'esporre con coraggio le proprie idee.
Ci tengo a ribadire questo perché lei ha scritto: "mi sono sempre considerato un "Incel" anche non al 100%, diciamo togliendo la parte dell'odio e lasciando solo il vedersi brutti. Troppo brutti".
Questa eccessiva attenzione al proprio aspetto, considerato responsabile di ogni fallimento, in molti incel non solo è la malattia mentale detta "dismorfia", ma un alibi per non acquisire mai quel comportamento, quelle qualità morali, culturali e professionali, quelle abilità sociali che sono i veri artefici di un sereno apprezzamento di sé e costituiscono gli strumenti vincenti del rapporto con gli altri.
Esistono corsi anche online sulla capacità di farsi apprezzare e amare. Io stessa ne tengo uno da anni, sia per un'associazione culturale che per il pubblico, ed è stato anche presentato qui su Medicitalia.
Lo ricordo a chi fosse interessato, non per pubblicità -il corso è a numero chiuso e i posti vanno via subito- ma perché gli interessati prendano atto che il non iscriversi a nessuno dei numerosi corsi come il mio e il non farsi nemmeno aiutare al cambiamento nella terapia singola equivale a piangere perché non si viene amati, e poi rifiutarsi strenuamente di affrontare i propri veri difetti e correggerli.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com