Mio marito chiede tempo e mi confessa che c'è un'altra, cosa faccio?
Sto insieme a mio marito da 21 anni (ne ho 38) di cui 8 di matrimonio e 12 di convivenza, abbiamo due bimbi di 5 anni e 20 mesi.
Fino a un paio di settimane fa andava tutto relativamente bene.
Dico relativamente perchè dopo un paio d'anni non proprio idilliaci in cui abbiamo sofferto aborti, trasferimenti dal nord al sud italia, problemi di lavoro e post parto e allattamento, ci eravamo promessi che era giunto il momento di rimettere in sesto la nostra coppia visto che ci eravamo un pò allontanati emotivamente e fisicamente.
Non abbiamo mai avuto grossi litigi e ci siamo sempre supportati in ogni evento della nostra vita.
Da un anno ci eravamo trasferiti finalmente in una casa tutta nostra, i bambini stavano crescendo e da un mese anche il piccolino dormiva nella sua stanza.
Ogni pezzo si stava mettendo a posto.
Avevamo appuntato le nostre uscite di coppia e stavamo cercando anche di ricrearci delle nuove amicizie.
All'improvviso il 15 gennaio mi dice che vuole andare dallo psicologo perchè non sa cosa vuole, che non è soddisfatto della sua vita, non è felice, che si sente in prigione e che se pensa al futuro con me gli viene l'ansia.
Sostiene che non abbiamo più interessi in comune o complicità.
Io non la penso allo stesso modo.
Sono stata molto male, ho cercato di dargli tutto l'affetto che gli è potuto mancare ma mi diceva che era peggio e lo dovevo lasciare in pace a riflettere, l'ho lasciato in pace, cercando di non fargli mancare nulla e cercando di gestire la nostra famiglia sola per non oberarlo di altri problemi.
Nel frattempo lui è diventato molto freddo, faticava anche a guardarmi negli occhi e mi dava un bacio in fronte quasi sforzandosi al rientro dal lavoro.
Ieri è andato al secondo incontro con la psicologa e a seguito della mia richiesta di come fosse andata mi ha risposto che è molto complicato, che occorre tempo, io non ci ho visto più, ho chiesto di dirmi cosa stesse succedendo perchè se il problema sono io sono disposta a fare una terapia e ricostruire il nostro rapporto, al che lui mi ha confessato che c'è un'altra di cui si è "invaghito", che non mi ha mai tradito ma il fatto di pensare a lei con amore lo destabilizza.
La psicologa gli ha detto che per anni ha sepolto le emozioni e che questa tizia è arrivata in un momento in cui stava scoppiando.
Razionalmente sceglierebbe la famiglia ma ad oggi emotivamente sceglierebbe quest'altra.
Mi dice che sta andando dalla psicologa proprio per evitare di fare scelte avventate, per evitare di fare scelte cui potrebbe pentirsene.
Nel frattempo settimana scorsa siamo stati insieme 3 volte ma lui sostiene che si è trattato di s*ss* e non di amore.
Io lo amo ancora tantissimo e vorrei che non abbandonasse me e i nostri figli.
Lui sostiene che non devo preoccuparmi, che gli dispiace e mi chiede scusa per quello che mi sta facendo passare.
cosa devo fare?
E' ancora possibile che torni da me?
capisco la Sua comprensibile preoccupazione e anche sorpresa, perchè dalla narrazione sembrava andasse tutto molto bene fino a pochi giorni fa.
Però può accadere a chiunque ciò che è accaduto a Suo marito; un momento in cui, viste le difficoltà incontrate (trasferimento, aborti, stress, ecc...) si è guardato attorno e si è "invaghito" di una ragazza che con buona probabilità non è certo il suo progetto di vita.
Apprezzerei che Suo marito non voglia fare scelte avventate: il primo step da uno psicologo per queste problematiche è capire cosa sta succedendo, ma anche fare in modo di ricomporre il rapporto.
Però deve lasciargli lo spazio e il tempo per farlo. Non è semplice il Suo ruolo in questo momento.
Parallelamente, se ancora non è giunto il momento di intraprendere una consulenza della coppia, potrebbe Lei da sola chiedere un supporto psicologico individuale per la gestione di questo momento difficile.
Mi tenga aggiornata.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Io per questo non capisco se effettivamente come ha detto lei sta lavorando sulla ricomposizione del rapporto o se piuttosto voglia tirarla lunga e giustificare la sua scelta.
Sono molto confusa anche io e soprattutto preoccupata per i nostri bambini.
A seguito di diverse mie richieste di terapia di coppia per ricostruire invece che distruggere la nostra famiglia mi dice che la psicologa non ritiene che sia il momento perchè entrambi devono volerlo.
Cosa ne pensa?
Gentile signora,
bisognerebbe capire con Suo marito che cosa intende con tale affermazione... alcune persone confondono l'amore con l'innamoramento, oppure s'illudono per un momento di poter vivere una vita ricca di emozioni come nei film. La vita vera, fatta di sfide, problemi, trasferimenti, accudimento della famiglia, ecc... è una vita anche pesante, che espone tutti noi a tantissima fatica. Ora, potrebbe essere proprio la situazione in cui può trovarsi chicchessia, una fuga da questo genere di vita, illudendosi di poter condurre una vita più leggera...
Però dichiarare che la vita anche in famiglia può essere pesante e impegnativa a mio avviso è il primo passo. Senza illudersi.
Credo che anche su questo aspetto dovrebbe far luce Suo marito.
"La psicologa gli ha detto che per anni ha sepolto le emozioni e che questa tizia è arrivata in un momento in cui stava scoppiando."
Io la vedo come una forma di stanchezza, che prima o poi coinvolge tante persone.
Per quanto riguarda il lavoro che Suo marito farà su se stesso in prima battuta e poi sulla coppia, sono d'accordo, non significa che non si voglia fare il possibile per risolvere la problematica. D'altra parte è una fatica che accusa Suo marito. Probabilmente anche Lei sente la stessa fatica, ma la gestisce in altro modo.
Però, ripeto, in questo momento possiamo solo aspettare, evitando di angosciarci più del dovuto.
Al di là di quello che dice la psicologa, Suo marito vorrebbe fare una terapia di coppia?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
rispondendo alla sua domanda, prima del primo incontro con la psicologa mi diceva che voleva andare lui solo perchè il problema era solo suo e che io non avevo nulla che non andasse, che voleva indagare su cosa gli stesse accadendo (probabilmente voleva parlarle dell'altra senza di me) tuttavia il giorno prima del primo incontro con la psicologa dopo essersi confrontato con un suo amico che ha risolto un problema del tutto simile con la sua compagna (lui addirittura aveva intrattenuto una relazione extraconiugale per 1 anno a seguito della nascita della sua bambina, ecc) si era convinto di farla e addirittura sembrava sollevato, mi ha abbracciata spontaneamente ma diceva che comunque al primo incontro voleva andare solo. Dopo il primo incontro invece sostiene quello che gli dice la psicologa ossia che non è il momento.
A questo punto la "giusta" strategia consiste nell'ignorarlo? nel fare finta di niente? non fargli domande? accettare la sua freddezza? essere o no affettuosa? cosa consiste in pratica questo dargli tempo e spazio visto che comunque viviamo sotto lo stesso tetto?
Nel permettere di capire davvero che cosa gli è successo; è evidente che Suo marito è molto confuso, cambia idea repentinamente anche a seguito di una sola conversazione con un amico...
Certo che può domandare come è andata una seduta, ma si aspetti anche che magari Suo marito non abbia voglia di parlarne o che ci siano delle questioni che vuol tenere solo per sè. Ed è giusto anche che sia così.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Però non ci sono tempi predefiniti; il tempo che occorre.
Chiaramente sei mesi o un anno è un periodo davvero eccessivo: l'efficienza di un trattamento psicologico riguarda non solo l'aver raggiunto proprio l'obiettivo prefissato, ma anche il tempo e le risorse impiegate. Quindi, bisogna raggiungere l'obiettivo con il minor costo possibile (anche in termini di tempo).
Cordiali saluti,
Angela Pileci
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Nella mattinata di oggi mi ha chiesto scusa dei modi e che era nervoso perchè ieri ha chiamato l'altra per dirle di chiudere, di non sentirsi più e che questa cosa lo ha ucciso. Mi spergiura che non mi ha tradito sessualmente ma mi ha fatto capire che si sono baciati.
Stamattina mi ha detto di essere confuso come non mai e che ad oggi capirebbe se volessi buttarlo fuori di casa . In sostanza o lo butto fuori e fa prendere a me la decisione o lo aspetto, gli do questo benedetto tempo che mi chiede. Io non so cosa fare... io vorrei recuperare il nostro rapporto. Anch'io ho passato un brutto periodo ma credo in noi anche se adesso lui mi ha molto deluso. Cosa devo fare oltre a chiedere supporto psicologico per evitare che fugga?
noi psicologi ci siamo trovati diverse volte davanti a situazioni come la sua, sempre dolorose e laceranti, dove uno dei due "abbandona" l'altro coi sentimenti anche quando non lo ha ancora fatto con la presenza fisica e forse non ha ancora consumato l'adulterio.
Come più volte le hanno detto i miei colleghi, le suggerisco anch'io di trovare una sua valvola di sfogo nel colloquio con uno psicologo.
Ancora di più le suggerisco, per quanto possibile da questa posizione a distanza, di non cedere allo scoramento, di non lasciare che il dolore e la rabbia le facciano fare il passo avventato di mandar via suo marito.
Ci ha chiesto più volte come comportarsi. Come con un malato, signora. Con tenerezza, senza fargli mancare le manifestazioni e le dichiarazioni d'affetto, ma come lo farebbe se suo marito fosse dietro il vetro di una stanza d'ospedale: senza ansia, senza assillo.
Ricordi che lei ha dei doveri, verso di lui, verso i suoi figli, verso sé stessa, da far valere con dolcezza senza forzare i tempi; e soprattutto dei DIRITTI.
Lei è una moglie, signora, non un flirt che accende i sensi di una persona al limite della depressione per lo spazio di poche settimane, ma un impegno d'amore serio, preso a mente limpida.
Di più non posso dire a distanza. Coraggio!
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
ho riletto tutti i suoi scritti prima di risponderle.
La cosa fondamentale che emerge è la differenza tra un "prima" e un "dopo" la tempesta delle sue maternità (aborti compresi), il trasferimento, la casa condivisa con altri, la presenza dei bambini.
Di tutto questo e del suo peso solo con un* psicolog* esperto potrebbe parlare.
Io le posso dire che per molti uomini tutto questo rappresenta un carico eccessivo, prova ne sia l'amico di suo marito cui è bastata la nascita di una figlia per buttarsi in un rapporto adulterino.
Suo marito ha avuto carichi maggiori, che lo hanno sopraffatto, e che forse ha saputo gestire solo in parte, ma anche di questo solo un curante a lei dedicato potrebbe analizzarlo. Fatto sta che la sua mente ha incontrato il flash della più "naturale" delle droghe: l'innamoramento per un'altra.
Questo lo ha confuso e ha contribuito ad addolorarlo. Essendo un uomo serio, non ha buttato via la vita che si è costruita e il rispetto per la sua famiglia e per sé stesso, ha cercato invece una consulenza psicologica.
Lei dal canto suo in questa congiuntura "è stata perfetta", rivelando quei tratti per i quali suo marito l'ha scelta e la sceglie ancora.
Tuttavia lui si sente tuttora infelice, non gestisce ancora bene la vostra realtà genitoriale e vorrebbe trovare con lei lo stato di esaltazione dell'innamoramento delle fasi iniziali, che è ancora un modo per fuggire dalla realtà.
Lei chiede se una terapia di coppia può produrre questo. Sì, e no.
Può succedere, perché voi due lo volete; può non succedere, perché altri aspetti della vostra vita vanno cambiati e perché suo marito ha ancora dentro una sorta di veleno depressivo, per il quale a volte anche i farmaci sarebbero utili, come lo sarebbero dei profondi cambiamenti di abitudini.
Lei chiede infine se va bene una terapia con una psicologa gestalt.
Perché no? La gestalt è una terapia ampiamente validata, ma soprattutto è il rapporto che istaurerete con la curante, e ancora di più tra di voi, che potrà accelerare la "guarigione", come io le auguro di cuore.
Come le auguro di trovare ancora in sé le risorse della pazienza e della speranza.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
ho l'impressione che lei non abbia letto il mio ultimo intervento, #12. Dovrebbe farlo, perché in un certo senso anticipavo il rischio che si sta producendo: che a cedere fosse lei. Concludevo infatti con le parole: "le auguro di trovare ancora in sé le risorse della pazienza e della speranza".
Prima di rispondere alle sue domande ci tengo a dire però che i progressi che lei documenta sono straordinari, e sono il segno di quanto siate fondamentalmente uniti e armonici come coppia, il segno che avete fondato una vera famiglia che desidera restare tale.
Lei però nella bufera della crisi ha puntato solo su sé stessa senza il supporto di un suo terapeuta, e questo può aver contribuito a farla sentire esausta e confusa: "non so se è una crisi sua o nostra a questo punto".
Certamente a questo punto la crisi è di tutti e due. A spalancare la voragine è stato lui, e come avviene a chi non è l'artefice del cambiamento, per qualche tempo, spaventata, lei ha cercato solo di resistere.
Di seguito è inevitabile che si cominci a chiedere: "Ma se a lui la nostra vita non andava bene, io che dovrei dire? Se lui ha cercato l'evasione, non avrei dovuto farlo io ancora di più? Vale davvero la pena di lottare per quest'uomo che ha voluto andarsene?" e altre considerazioni simili che forse non sarebbero mai sorte, o forse sarebbero sorte più avanti, ma che lui, ripeto, ha reso attuali e inevitabili.
Parenti e amiche non possono aiutare su queste ed altre considerazioni dolorose, perché non hanno né le competenze né soprattutto le funzioni.
Alle domande citate sopra infatti spesso si aggiunge un senso di offesa per l'inganno, per il tradimento anche solo desiderato dal partner, la perdita parziale o totale di fiducia in lui, l'ansiosa ricerca di conferme di un amore che vorremmo "intatto", quando sappiamo invece che è stato leso.
A questo punto tutti i segnali della serietà di suo marito, del suo attaccamento alla famiglia, della sua rinnovata progettualità, a lei non bastano più.
Spia le sue incertezze nell'abbracciarla, il suo sguardo sfuggente e non se li vuole spiegare per quello che sono: imbarazzo, vergogna, dolore per il male che le ha fatto, forse ancora depressione e ansia.
Addirittura interpreta il suo cercarla sessualmente più di prima sminuendolo, equivocandone il valore inestimabile.
Dice che sta lasciandogli tempo ma in realtà vorrebbe porlo davanti a un ultimatum: "se ha bisogno di provare nuove avventure perchè in crisi di mezza età (è stato solo con me e ha 38 anni) può andarsene ma non avrà più me e la sua famiglia".
Scrive: "non so se vale la pena aspettare, non so se per lui è finita ma non riesce a prendere una decisione, non so se è una crisi sua o nostra a questo punto, non so se farlo andare via per fargli provare l'assenza o se devo resistere...".
Queste sono parole dettate dal risentimento, cara utente; risentimento assolutamente comprensibile, come lo sarebbe anche un desiderio di vendetta: "Vattene pure con quella lì, però a me non mi trovi più!" hanno detto molte mogli esasperate al marito, creando certo l'infelicità di lui, ma anche la propria e quella dei figli.
Come gestire questo magma infuocato che la attraversa e che continuerà a farlo ancora a lungo, cara utente?
Secondo me con l'aiuto di un suo curante, in grado tra l'altro di farle capire che le crisi sono dolorose ma salutari, che rinforzano la coppia e che negli anni danno più libertà, comprensione e amore a tutta la famiglia. Concetti che immagino siano per lei, adesso, del tutto assurdi.
La abbraccio.
Prof.ssa Anna Potenza
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Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Così come non avevo riflettuto sul fatto che sì anche il mio amore è stato leso a causa di quella mancanza di fiducia e inganno causato da un tradimento seppur non consumato. Non avevo riflettuto sul fatto che probabilmente il suo "agire" (quello di mio marito) che gli chiedo da tempo consiste nel restare, nella sua serietà e attaccamento alla nostra famiglia e non posso adesso "pretendere" contatto fisico perchè probabilmente dovrà ancora lavorare con il suo senso di colpa, vergogna o imbarazzo nei miei confronti.
Probabilmente devo ancora pazientare e resistere per salvare il nostro rapporto e la nostra famiglia. Devo capire che ci vorrà tempo, probabilmente ancora tanto.
Grazie per le parole di conforto finali. Abbiamo in effetti fatto molti passi in avanti per la nostra coppia... spero che ne usciremo più forti di prima.
La invito però a considerare con attenzione il contraccolpo che le crisi di coppia comportano, e a non esitare, se dovesse sentire che rischia di compromettere tutto o di soffrire troppo, a rivolgersi ad un* professionista.
Spero che in terapia di coppia vi venga riservato anche spazio per incontri individuali; se è così, potrebbe fruire di quelli per esternare i suoi momenti di sconforto.
Auguri infiniti.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
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