Separazione dopo 37 anni
Gentilissimi dottori vorrei esporvi la mia situazione e chiedervi un parere.
Io 58 anni mia moglie 55, 2 figlie di 25 e 18 anni.
Come ho scrittodopo 30 di matrimonio e 7 di fidanzamento mia moglie ha deciso di separarci.
Diciamo che non è stato un fulmine a ciel sereno, molte volte si era arrivati vicino e poi per 1000 motivi si è andati avanti.
Del resto il sesso non c'era più da anni anche complice l'assunzione da parte di mia moglie dei farmaci per la soppressione ormonale dopo un tumore al seno, che gli hanno azzerato la libido e la lubrificazione vaginale che rendeva quasi impossibile i rapporti.
Comunque non c'erano nemmeno le carezze ed altre effusioni.
Insomma la situazione era esattamente come ho letto in un ottimo articolo pubblicato da voi che rappresenta perfettamente la vita pre separazione.
Tra un po' mesi andrò via, questo tempo serve affinché un appartamento di mia proprietà si liberi dall'inquilino, per adesso vita coniugale in letti separati naturalmente e rapporti cordiali (ma freddi) per non ritrovarci a vivere in un inferno, soprattutto per le ragazze.
Come sto io?
Male. Paura di restare solo, anche se andrò ad abitare sempre nella stessa cittadina e quindi sempre in contatto con le figlie, che verranno spesso a trovarmi.
Ancora lavoro (per fortuna) e frequento una palestra, insomma mi do da fare.
In questo momento vivo dei sentimenti contrastanti che mi turbano non poco e non mi fanno dormire.
Da una parte la paura della solitudine in queste lunghe giornate e dall'altra sprazzi di entusiasmo in cui ho voglia di tornare a vivere (con mia moglie non si viaggiava più, periodi tranquilli e periodi di incomprensioni continue), mi piacerebbe tornare a fare l'amore, io sono un 58enne ancora in forma.
Insomma i sentimenti sono contrastanti.
La mia paura e che ho questi pensieri perché sono ancora in casa e che quando mi troverò da solo la paura e la depressione prendano il sopravvento.
Mi piarebbe avere un vostro parere ed eventualmente un consiglio per affrontare questa situazione.
Grazie.
Io 58 anni mia moglie 55, 2 figlie di 25 e 18 anni.
Come ho scrittodopo 30 di matrimonio e 7 di fidanzamento mia moglie ha deciso di separarci.
Diciamo che non è stato un fulmine a ciel sereno, molte volte si era arrivati vicino e poi per 1000 motivi si è andati avanti.
Del resto il sesso non c'era più da anni anche complice l'assunzione da parte di mia moglie dei farmaci per la soppressione ormonale dopo un tumore al seno, che gli hanno azzerato la libido e la lubrificazione vaginale che rendeva quasi impossibile i rapporti.
Comunque non c'erano nemmeno le carezze ed altre effusioni.
Insomma la situazione era esattamente come ho letto in un ottimo articolo pubblicato da voi che rappresenta perfettamente la vita pre separazione.
Tra un po' mesi andrò via, questo tempo serve affinché un appartamento di mia proprietà si liberi dall'inquilino, per adesso vita coniugale in letti separati naturalmente e rapporti cordiali (ma freddi) per non ritrovarci a vivere in un inferno, soprattutto per le ragazze.
Come sto io?
Male. Paura di restare solo, anche se andrò ad abitare sempre nella stessa cittadina e quindi sempre in contatto con le figlie, che verranno spesso a trovarmi.
Ancora lavoro (per fortuna) e frequento una palestra, insomma mi do da fare.
In questo momento vivo dei sentimenti contrastanti che mi turbano non poco e non mi fanno dormire.
Da una parte la paura della solitudine in queste lunghe giornate e dall'altra sprazzi di entusiasmo in cui ho voglia di tornare a vivere (con mia moglie non si viaggiava più, periodi tranquilli e periodi di incomprensioni continue), mi piacerebbe tornare a fare l'amore, io sono un 58enne ancora in forma.
Insomma i sentimenti sono contrastanti.
La mia paura e che ho questi pensieri perché sono ancora in casa e che quando mi troverò da solo la paura e la depressione prendano il sopravvento.
Mi piarebbe avere un vostro parere ed eventualmente un consiglio per affrontare questa situazione.
Grazie.
[#1]
Gentile utente,
noi sappiamo troppo poco di lei e ancora meno della sua vicenda matrimoniale.
La malattia, è vero, può mutilare gravemente la vita di una coppia, ma nel vostro caso non solo la sfera sessuale, anche l'amicizia, l'affetto, la "complicità" sembrano assenti da anni. Niente più iniziative comuni, al contrario continue incomprensioni.
Queste non sono condizioni indotte solo dalla malattia. Molte altre mancanze devono essersi prodotte anche prima, un continuo venir meno alle reciproche aspettative, da parte di tutti e due o di uno solo.
E' di rilievo il fatto che sia sua moglie a volersi separare, ossia quella dei due che colpita dalla malattia potrebbe temere di più la solitudine e desiderare più di lei che ci scrive di non aggiungere il fallimento del matrimonio al trauma del cancro.
Il complesso stato d'animo di lei, utente, dovrebbe ora volgersi all'elaborazione del lutto, ossia ad accettare il dolore e a prendere atto di cosa non è andato, fino a rendere penosa e insopportabile la reciproca compagnia.
Anche qualche colloquio con un esperto di terapia di coppia può aiutare tutti e due a lasciarvi meglio, in particolare a vantaggio delle figlie.
Ritengo necessaria questa premessa per poter rispondere alla sua domanda: "La mia paura e che ho questi pensieri perché sono ancora in casa e che quando mi troverò da solo la paura e la depressione prendano il sopravvento".
Perché la novità e diciamo pure la ritrovata libertà dovrebbero acuire la depressione? La sofferenza e il rimpianto ci saranno, sempre più in sordina, fino ad ultimare l'elaborazione del distacco. Intanto lei scoprirà altri vantaggi, nel tempo libero molto più ampio, nella possibilità di coltivare sé e i suoi contenuti, le relazioni antiche e altre nuove (con prudenza) e certi aspetti della sua salute fin qui trascurati; dico questo perché ho letto il suo consulto con l'andrologo.
Quello che lei forse teme, come tutti i separati, gli uomini in particolare, è di perdere tutte le abitudini, certe forme di accudimento domestico e soprattutto di dover prendere atto delle sue mancanze nei lunghi anni di matrimonio.
Siamo esseri umani: sbagliamo. Fronteggiare a viso aperto questa verità è l'atto di coraggio che ci permette di fare pace con noi stessi, di abbandonare il "bambino" dietro qui ci siamo nascosti per recuperare l'adulto.
Un dialogo costante con un* psicolog* può favorire tutto il processo di superamento dell'addio al vecchio e della riscoperta del nuovo.
Molti auguri. Se crede, ci tenga al corrente.
noi sappiamo troppo poco di lei e ancora meno della sua vicenda matrimoniale.
La malattia, è vero, può mutilare gravemente la vita di una coppia, ma nel vostro caso non solo la sfera sessuale, anche l'amicizia, l'affetto, la "complicità" sembrano assenti da anni. Niente più iniziative comuni, al contrario continue incomprensioni.
Queste non sono condizioni indotte solo dalla malattia. Molte altre mancanze devono essersi prodotte anche prima, un continuo venir meno alle reciproche aspettative, da parte di tutti e due o di uno solo.
E' di rilievo il fatto che sia sua moglie a volersi separare, ossia quella dei due che colpita dalla malattia potrebbe temere di più la solitudine e desiderare più di lei che ci scrive di non aggiungere il fallimento del matrimonio al trauma del cancro.
Il complesso stato d'animo di lei, utente, dovrebbe ora volgersi all'elaborazione del lutto, ossia ad accettare il dolore e a prendere atto di cosa non è andato, fino a rendere penosa e insopportabile la reciproca compagnia.
Anche qualche colloquio con un esperto di terapia di coppia può aiutare tutti e due a lasciarvi meglio, in particolare a vantaggio delle figlie.
Ritengo necessaria questa premessa per poter rispondere alla sua domanda: "La mia paura e che ho questi pensieri perché sono ancora in casa e che quando mi troverò da solo la paura e la depressione prendano il sopravvento".
Perché la novità e diciamo pure la ritrovata libertà dovrebbero acuire la depressione? La sofferenza e il rimpianto ci saranno, sempre più in sordina, fino ad ultimare l'elaborazione del distacco. Intanto lei scoprirà altri vantaggi, nel tempo libero molto più ampio, nella possibilità di coltivare sé e i suoi contenuti, le relazioni antiche e altre nuove (con prudenza) e certi aspetti della sua salute fin qui trascurati; dico questo perché ho letto il suo consulto con l'andrologo.
Quello che lei forse teme, come tutti i separati, gli uomini in particolare, è di perdere tutte le abitudini, certe forme di accudimento domestico e soprattutto di dover prendere atto delle sue mancanze nei lunghi anni di matrimonio.
Siamo esseri umani: sbagliamo. Fronteggiare a viso aperto questa verità è l'atto di coraggio che ci permette di fare pace con noi stessi, di abbandonare il "bambino" dietro qui ci siamo nascosti per recuperare l'adulto.
Un dialogo costante con un* psicolog* può favorire tutto il processo di superamento dell'addio al vecchio e della riscoperta del nuovo.
Molti auguri. Se crede, ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#3]

Utente
Gentilissima dottoressa Potenza grazie ancora per il suo tempo.
La colpa della nostra separazione è al 99% mia. Non mi servono analisi da professionisti, ne ho già fatte tante da giovane insieme all'assunzione di farmaci e da stati depressivi dovuti ad un padre completamente fuori di testa che mi hanno resa sicuramente una persona un po' borderline . Se le raccontassi la mia vita potrebbe scrivere un libro.
Sono consapevole che la malattia di mia moglie non è stato il motivo della destabilizzazione della coppia. Anzi, secondo me in quel momento lei si è iniziata a rendere conto che la vita è fatta di ore e minuti preziosi che non possono essere sprecati in una relazione non appagante. S'intende, nonostante i miei problemi io non ho mai toccato mia moglie , sono riuscito a portare la famiglia in un buon tenore di vita, ma i miei continui sbalzi di umore e il mio atteggiamento non mi hanno permesso di amare questa donna come avrebbe meritato. Adesso è tardi per ricostruire, nonostante io oggi sia una persona diversa .La terapia di coppia che ci permetta di lasciarci nel migliore dei modi non ci serve. Io anche se sono fuori dalla sua vita se lei vorrà ( come mi ha detto) sarò presente nel momento del bisogno, che sia di salute o di qualsiasi genere. È il minimo che io possa fare per rimediare alle mie mancanze. Sarei un bastardo se mi comportassi male anche dopo aver fatto i danni.Spero che lei trovi quella serenità che io non sono stato capace di darle.
L'analisi della rottura quindi è chiara e ben definita, il mio messaggio iniziale era egoisticamente rivolto a come gestire il futuro prossimo a venire, a come affrontare la solitudine che come le ho detto mi fa paura e mi affascina nello stesso momento. Grazie ancora.
La colpa della nostra separazione è al 99% mia. Non mi servono analisi da professionisti, ne ho già fatte tante da giovane insieme all'assunzione di farmaci e da stati depressivi dovuti ad un padre completamente fuori di testa che mi hanno resa sicuramente una persona un po' borderline . Se le raccontassi la mia vita potrebbe scrivere un libro.
Sono consapevole che la malattia di mia moglie non è stato il motivo della destabilizzazione della coppia. Anzi, secondo me in quel momento lei si è iniziata a rendere conto che la vita è fatta di ore e minuti preziosi che non possono essere sprecati in una relazione non appagante. S'intende, nonostante i miei problemi io non ho mai toccato mia moglie , sono riuscito a portare la famiglia in un buon tenore di vita, ma i miei continui sbalzi di umore e il mio atteggiamento non mi hanno permesso di amare questa donna come avrebbe meritato. Adesso è tardi per ricostruire, nonostante io oggi sia una persona diversa .La terapia di coppia che ci permetta di lasciarci nel migliore dei modi non ci serve. Io anche se sono fuori dalla sua vita se lei vorrà ( come mi ha detto) sarò presente nel momento del bisogno, che sia di salute o di qualsiasi genere. È il minimo che io possa fare per rimediare alle mie mancanze. Sarei un bastardo se mi comportassi male anche dopo aver fatto i danni.Spero che lei trovi quella serenità che io non sono stato capace di darle.
L'analisi della rottura quindi è chiara e ben definita, il mio messaggio iniziale era egoisticamente rivolto a come gestire il futuro prossimo a venire, a come affrontare la solitudine che come le ho detto mi fa paura e mi affascina nello stesso momento. Grazie ancora.
[#4]
Gentile utente,
la consapevolezza verso gli elementi che hanno distrutto la sua relazione, sia pure tardiva, è arrivata: "i miei continui sbalzi di umore e il mio atteggiamento non mi hanno permesso di amare questa donna come avrebbe meritato".
Lei dice di essere oggi una persona diversa, ma riconoscere i propri errori non sempre è sufficiente per evitare di ripeterli, giacché tutti tendiamo a replicare il nostro copione e per uscirne occorre non solo una continua volontà, ma anche un lungo allenamento. Questo le può essere offerto dall'esperienza di libertà che sta per conoscere.
Preferisco chiamarla libertà anziché solitudine, perché le parole determinano i fatti e gli stati d'animo.
Il futuro, come dicono gli Stoici, non è del tutto in nostro potere ma nemmeno del tutto impossibile da orientare: dal modo come lei vorrà ricostruire sé stesso e le sue relazioni dipenderà il modo in cui vivrà questa seconda fase della sua vita.
Sia coraggioso, ottimista, e ricordi che non è un demerito farsi aiutare da un professionista, quindi osservare le cose da un punto di vista neutrale e più ampio, ma anzi un segno di saggezza.
Io le faccio molti auguri. Se le è utile, ci tenga al corrente.
la consapevolezza verso gli elementi che hanno distrutto la sua relazione, sia pure tardiva, è arrivata: "i miei continui sbalzi di umore e il mio atteggiamento non mi hanno permesso di amare questa donna come avrebbe meritato".
Lei dice di essere oggi una persona diversa, ma riconoscere i propri errori non sempre è sufficiente per evitare di ripeterli, giacché tutti tendiamo a replicare il nostro copione e per uscirne occorre non solo una continua volontà, ma anche un lungo allenamento. Questo le può essere offerto dall'esperienza di libertà che sta per conoscere.
Preferisco chiamarla libertà anziché solitudine, perché le parole determinano i fatti e gli stati d'animo.
Il futuro, come dicono gli Stoici, non è del tutto in nostro potere ma nemmeno del tutto impossibile da orientare: dal modo come lei vorrà ricostruire sé stesso e le sue relazioni dipenderà il modo in cui vivrà questa seconda fase della sua vita.
Sia coraggioso, ottimista, e ricordi che non è un demerito farsi aiutare da un professionista, quindi osservare le cose da un punto di vista neutrale e più ampio, ma anzi un segno di saggezza.
Io le faccio molti auguri. Se le è utile, ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 387 visite dal 19/01/2025.
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