Percorso psicoterapia
Da 7 mesi faccio psicoterapia cognitivo comportamentale, per ansia dovuta principalmente a problemi di salute, da cui è scaturita paura di fare cosa da sola in autonomia, assumo anche ansiolitico.
Non ho però ancora avuto i benefici che speravo, ovvero non sono ancora tranquilla a fare cose da sola, quindi sto valutando se cambiare terapeuta o se attendere perché presto per avere concreti risultati.
La terapia non si concentra molto sull’affrontare questa problematica all’atto pratico ma andiamo molto Ad analizzare il funzionamento del pensiero, a parere della terapeuta necessario per arrivare in futuro a risultati.
Sto valutando in alternativa la terapia con ipnosi.
Attendo un gentile parere, grazie.
Non ho però ancora avuto i benefici che speravo, ovvero non sono ancora tranquilla a fare cose da sola, quindi sto valutando se cambiare terapeuta o se attendere perché presto per avere concreti risultati.
La terapia non si concentra molto sull’affrontare questa problematica all’atto pratico ma andiamo molto Ad analizzare il funzionamento del pensiero, a parere della terapeuta necessario per arrivare in futuro a risultati.
Sto valutando in alternativa la terapia con ipnosi.
Attendo un gentile parere, grazie.
Gentile utente,
spesso le persone che ci scrivono non sanno che tipo di terapia stanno effettuando, forse perché non hanno letto con attenzione il contratto preliminare che viene sottoscritto prima di iniziare una terapia (quello che si chiama "consenso informato"), oppure perché non hanno ben capito, non essendo degli addetti ai lavori, cosa stanno facendo e soprattutto perché lo fanno, ossia quali obiettivi sono stati concordati con il/la curante e per quali vie possono raggiungerli.
A volte invece le persone ci indicano il nome della terapia che stanno effettuando, ma ce la descrivono in termini che ci fanno pensare ad altro. Possono non aver compreso, ma può anche essere il curante a voler utilizzare a loro vantaggio varie tecniche e diverse strategie.
Prendo la sua email come esempio per chiarire.
Lei si presenta a noi parlando di un disturbo che non è lineare: "ansia dovuta principalmente a problemi di salute, da cui è scaturita paura di fare cosa da sola in autonomia".
Diciamo dunque che la sua "ansia" presenta almeno due aspetti: timore per la sua salute e timore di agire in autonomia.
Di fronte a questa situazione complessa, a lei stessa oscura, la sua terapia "non si concentra molto sull’affrontare questa problematica all’atto pratico ma andiamo molto Ad analizzare il funzionamento del pensiero".
Questo è comprensibile, dal momento che lei esterna problemi diversi: timore per la sua salute e timore di fare le cose da sola, e questi due elementi li presenta come se fossero congiunti da un nesso causale, mentre in realtà non sono correlati se non da una matrice comune: l'ansia.
Niente di strano dunque che la sua curante la stia invitando a mettere in discussione la modalità ansiogena di ragionamento che sostiene sia l'una che l'altra manifestazione sintomatica.
Non avendo qui la sua curante a chiarire come stanno le cose, noi non possiamo sapere se sono già stati tentati esercizi comportamentali o cognitivi specifici per ciascuno dei due sintomi e lei non ha risposto a questi tentativi, per cui la curante ha ritenuto meglio risalire al "funzionamento del pensiero", ossia a quella modalità di ragionamento che sta alla base della sua ansia, in qualunque modo si manifesti.
Vede bene che tutto ci porta ad una conclusione: il disagio che lei prova sul percorso che sta facendo ha come destinatario un interlocutore preciso: la sua curante.
Infatti è parte integrante del processo di cura accogliere le perplessità, le obiezioni, lo scoraggiamento del paziente, per valutarli assieme e farne strumento di terapia.
Eludere la comunicazione a due vie col proprio curante e cercare al posto di essa altre soluzioni è il classico pretendere il colpo di bacchetta magica che risolve tutto, mentre la terapia della psiche si basa sul "mettere in movimento" tratti del pensiero, delle emozioni e dei comportamenti che sono rimaste "paralizzate", e questo avviene agendo direttamente sulla psiche, prendendo atto delle proprie modalità disfunzionali per cambiarle.
Ho parlato di comunicazione a due vie col curante perché la guarigione si realizza sia esprimendo in parole il proprio disagio sommerso, sia ascoltando le parole del terapeuta, cosa che non tutti i pazienti comprendono.
Provi a parlare alla curante di tutti i suoi dubbi e valuti i risultati.
Buone cose. Ci aggiorni, se le fa piacere.
spesso le persone che ci scrivono non sanno che tipo di terapia stanno effettuando, forse perché non hanno letto con attenzione il contratto preliminare che viene sottoscritto prima di iniziare una terapia (quello che si chiama "consenso informato"), oppure perché non hanno ben capito, non essendo degli addetti ai lavori, cosa stanno facendo e soprattutto perché lo fanno, ossia quali obiettivi sono stati concordati con il/la curante e per quali vie possono raggiungerli.
A volte invece le persone ci indicano il nome della terapia che stanno effettuando, ma ce la descrivono in termini che ci fanno pensare ad altro. Possono non aver compreso, ma può anche essere il curante a voler utilizzare a loro vantaggio varie tecniche e diverse strategie.
Prendo la sua email come esempio per chiarire.
Lei si presenta a noi parlando di un disturbo che non è lineare: "ansia dovuta principalmente a problemi di salute, da cui è scaturita paura di fare cosa da sola in autonomia".
Diciamo dunque che la sua "ansia" presenta almeno due aspetti: timore per la sua salute e timore di agire in autonomia.
Di fronte a questa situazione complessa, a lei stessa oscura, la sua terapia "non si concentra molto sull’affrontare questa problematica all’atto pratico ma andiamo molto Ad analizzare il funzionamento del pensiero".
Questo è comprensibile, dal momento che lei esterna problemi diversi: timore per la sua salute e timore di fare le cose da sola, e questi due elementi li presenta come se fossero congiunti da un nesso causale, mentre in realtà non sono correlati se non da una matrice comune: l'ansia.
Niente di strano dunque che la sua curante la stia invitando a mettere in discussione la modalità ansiogena di ragionamento che sostiene sia l'una che l'altra manifestazione sintomatica.
Non avendo qui la sua curante a chiarire come stanno le cose, noi non possiamo sapere se sono già stati tentati esercizi comportamentali o cognitivi specifici per ciascuno dei due sintomi e lei non ha risposto a questi tentativi, per cui la curante ha ritenuto meglio risalire al "funzionamento del pensiero", ossia a quella modalità di ragionamento che sta alla base della sua ansia, in qualunque modo si manifesti.
Vede bene che tutto ci porta ad una conclusione: il disagio che lei prova sul percorso che sta facendo ha come destinatario un interlocutore preciso: la sua curante.
Infatti è parte integrante del processo di cura accogliere le perplessità, le obiezioni, lo scoraggiamento del paziente, per valutarli assieme e farne strumento di terapia.
Eludere la comunicazione a due vie col proprio curante e cercare al posto di essa altre soluzioni è il classico pretendere il colpo di bacchetta magica che risolve tutto, mentre la terapia della psiche si basa sul "mettere in movimento" tratti del pensiero, delle emozioni e dei comportamenti che sono rimaste "paralizzate", e questo avviene agendo direttamente sulla psiche, prendendo atto delle proprie modalità disfunzionali per cambiarle.
Ho parlato di comunicazione a due vie col curante perché la guarigione si realizza sia esprimendo in parole il proprio disagio sommerso, sia ascoltando le parole del terapeuta, cosa che non tutti i pazienti comprendono.
Provi a parlare alla curante di tutti i suoi dubbi e valuti i risultati.
Buone cose. Ci aggiorni, se le fa piacere.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Gentile Utente di Medicitalia,
ho letto i suoi disturbi di salute nei consulti precedenti. È comprensibile che possa sentirsi spaventata.
Provo a chiederle se questo stato d'animo, che oggi pervade la sua vita, sia iniziato a 23 anni con i sintomi cardiaci che ha riscontrato, oppure se possa comunque riconoscerlo come una caratteristica di se stessa in linea generale. Potremmo cioè chiederci: è stata una persona un po' ansiosa fin da piccola oppure no?
In linea generale i benefici di una psicoterapia, di cui non possiamo entrare nel merito soprattutto senza conoscerla, non sono spesso rapidi né assoluti. Possono esserci piccoli passi buoni che nel tempo crescono, si fortificano e si stabilizzano.
Quindi una domanda è se ci sono stati questi piccoli passi in avanti e se può rivalutare le sue aspettative. Comprendo che il suo stato d'animo sia invalidante, immagino anche terribile a volte, e possa sentirsi esasperata. Non dev'essere facile.
Se invece è del tutto insoddisfatta continui a parlarne con la terapeuta, le chieda magari se può darle maggiori indicazioni sui tempi e continui a fare le sue doverose valutazioni.
Ha il diritto di scegliere il tipo di terapia che ritiene più giusto per sé, ci sono sempre delle propensioni che è importante seguire, misurandosi con esse e facendo i propri bilanci.
Dal mio punto di vista aggiungerei che, accanto alla scelta di una terapia di un certo orientamento (cognitivo-comportamentale o ipnosi, secondo la sua idea), sia anche importante fidarsi del professionista al quale si rivolge.
Sentire fiducia è importante, implica la possibilità di affidarsi, come dice la parola, potremmo anche dire di abbandonarsi, di lasciare cioè che qualcuno si prenda cura di lei, dei suoi stati d'animo e, simbolicamente, del suo cuore.
Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis
ho letto i suoi disturbi di salute nei consulti precedenti. È comprensibile che possa sentirsi spaventata.
Provo a chiederle se questo stato d'animo, che oggi pervade la sua vita, sia iniziato a 23 anni con i sintomi cardiaci che ha riscontrato, oppure se possa comunque riconoscerlo come una caratteristica di se stessa in linea generale. Potremmo cioè chiederci: è stata una persona un po' ansiosa fin da piccola oppure no?
In linea generale i benefici di una psicoterapia, di cui non possiamo entrare nel merito soprattutto senza conoscerla, non sono spesso rapidi né assoluti. Possono esserci piccoli passi buoni che nel tempo crescono, si fortificano e si stabilizzano.
Quindi una domanda è se ci sono stati questi piccoli passi in avanti e se può rivalutare le sue aspettative. Comprendo che il suo stato d'animo sia invalidante, immagino anche terribile a volte, e possa sentirsi esasperata. Non dev'essere facile.
Se invece è del tutto insoddisfatta continui a parlarne con la terapeuta, le chieda magari se può darle maggiori indicazioni sui tempi e continui a fare le sue doverose valutazioni.
Ha il diritto di scegliere il tipo di terapia che ritiene più giusto per sé, ci sono sempre delle propensioni che è importante seguire, misurandosi con esse e facendo i propri bilanci.
Dal mio punto di vista aggiungerei che, accanto alla scelta di una terapia di un certo orientamento (cognitivo-comportamentale o ipnosi, secondo la sua idea), sia anche importante fidarsi del professionista al quale si rivolge.
Sentire fiducia è importante, implica la possibilità di affidarsi, come dice la parola, potremmo anche dire di abbandonarsi, di lasciare cioè che qualcuno si prenda cura di lei, dei suoi stati d'animo e, simbolicamente, del suo cuore.
Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma e Pescara
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 441 visite dal 21/03/2025.
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